La ciotola di essenza di Purvincolo cadde a terra e si ruppe. Harry si ritrovò in piedi, anche se non ricordava di essersi alzato. Grattastinchi schizzò via sotto un divano. Il sorriso di Ron e Hermione era svanito.
« Voi non sapete che cosa vuol dire! Voi… nessuno di voi… ha mai dovuto affrontare niente del genere! Pensate che basti imparare a memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c’è nulla fra te e la tua morte tranne il… il cervello, o il fegato, o quello che è… come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amici? Non ce l’hanno mai insegnato, in classe, ad affrontare una cosa come questa… e voi due ve ne state lì come se io fossi ancora vivo perché sono in gamba, mentre Diggory è stato uno stupido, ha sbagliato tutto… non lo capite, poteva capitare a me, sarebbe capitato a me se Voldemort non avesse avuto bisogno di me…»
«Non stavamo dicendo niente del genere, Harry» ribatté Ron, sbalordito. «Non diremmo mai niente su Diggory, noi non… hai frainteso…» Disarmato, guardò Hermione, che aveva un’espressione ferita.
«Harry» disse lei timidamente, «ma non vedi? È per questo che abbiamo bisogno di te… dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo… affrontare V-Voldemort».
Era la prima volta che pronunciava il nome di Voldemort e fu questo, più di ogni altra cosa, a calmare Harry. Con il respiro ancora affannato, ricadde sulla poltrona, rendendosi conto che la mano continuava a pulsargli terribilmente. Avrebbe tanto voluto non aver rotto la ciotola di essenza di Purvincolo.
«Allora… pensaci» disse piano Hermione. «Per favore».
Harry non trovò niente da dire. Già si vergognava della sua sfuriata. Annuì, a stento cosciente di quello che stava accettando di fare.
Hermione si alzò.
«Be’, io vado a letto» disse, con voce che si sforzava di essere naturale. «Ehm… ’notte».
Anche Ron si era alzato.
«Vieni?» chiese, a disagio.
«Sì» rispose Harry. «Fra… un minuto. Ripulisco qui e arrivo».
Indicò la ciotola rotta sul pavimento. Ron annuì e se ne andò.
« Reparo » mormorò Harry, puntando la bacchetta contro i frammenti di porcellana. Quelli si riavvicinarono in un baleno, e la ciotola tornò come nuova, ma non c’era modo di far tornare l’essenza di Purvincolo.
All’improvviso Harry si sentì così stanco che fu tentato di sprofondare di nuovo nella poltrona e dormire lì, ma si costrinse ad alzarsi e seguire Ron di sopra. La sua notte inquieta fu costellata di sogni di lunghi corridoi e porte chiuse a chiave, e il mattino dopo si svegliò con la cicatrice che bruciava di nuovo.
CAPITOLO 16
ALLA TESTA DI PORCO
Hermione non parlò più delle lezioni di Difesa contro le Arti Oscure per ben due settimane. Le punizioni con la Umbridge erano finalmente terminate (Harry dubitava che le parole incise sul dorso della sua mano sarebbero mai svanite del tutto); Ron aveva fatto altri quattro allenamenti di Quidditch e durante gli ultimi due nessuno gli aveva urlato contro; e tutti e tre erano riusciti a far Evanescere i loro topi nell’ora di Trasfigurazione (Hermione in realtà era arrivata a far Evanescere anche un gattino). L’argomento venne affrontato di nuovo in una tempestosa sera di settembre, mentre erano in biblioteca a studiare gli ingredienti per le pozioni di Piton.
«Mi domandavo» disse Hermione d’un tratto, «se hai più pensato a Difesa contro le Arti Oscure, Harry».
«Certo che ci ho pensato» brontolò Harry, «è difficile dimenticarlo con quella megera come insegnante…»
«Intendevo l’idea mia e di Ron…» Ron le lanciò un’occhiata allarmata e minacciosa. Lei gli rivolse uno sguardo torvo. «…Oh, insomma, la mia idea… che tu ci dessi delle lezioni».
Harry non rispose subito. Finse di consultare una pagina di Antiveleni Asiatici , perché non voleva dire quello che aveva in mente.
Nell’ultima quindicina di giorni ci aveva pensato molto. A volte gli era sembrata solo un’idea folle, come la sera in cui Hermione l’aveva proposta, ma altre volte si era ritrovato a pensare agli incantesimi che gli erano stati più utili durante i vari incontri con le Creature Oscure e i Mangiamorte… di fatto, aveva cominciato a progettare lezioni…
«Be’» disse lentamente, quando non poté più far finta di trovare interessante Antiveleni Asiatici, «sì, io… ci ho pensato, un po’».
«E allora?» chiese Hermione, impaziente.
«Non lo so» rispose Harry, prendendo tempo. Guardò Ron.
«Io ho sempre pensato che fosse una buona idea» disse Ron, molto più contento di unirsi alla conversazione ora che era sicuro che Harry non si sarebbe messo a urlare di nuovo.
Harry si agitò sulla sedia, a disagio.
«Ricordate che vi ho detto che è stata quasi tutta fortuna, vero?»
«Sì, Harry» disse dolcemente Hermione, «ma comunque, non ha senso far finta che tu non sia bravo in Difesa contro le Arti Oscure, perché lo sei. L’anno scorso sei stato l’unico a respingere completamente la Maledizione Imperius, sai evocare un Patronus, sai fare un sacco di cose che nemmeno i maghi adulti sanno, Viktor lo diceva sempre…»
Ron si voltò verso di lei così in fretta che si fece male al collo. «Ah, davvero? Che cosa diceva Vicky?» chiese, massaggiandoselo.
«Ah-ha» rispose Hermione in tono annoiato. «Diceva che Harry sapeva fare cose di cui nemmeno lui era capace, e lui era all’ultimo anno a Durmstrang».
Ron guardò Hermione con sospetto.
«Non sarai mica ancora in contatto con lui?»
«E se anche lo fossi?» disse Hermione con disinvoltura, ma era diventata un po’ rossa. «Non posso avere un amico di piuma…»
«Lui non voleva essere solo il tuo amico di piuma» protestò Ron.
Hermione scosse il capo esasperata, e ignorando Ron che continuava a guardarla, si rivolse a Harry: «Allora, che cosa ne dici? Ci insegnerai?»
«Solo a te e a Ron, d’accordo?»
«Be’» disse Hermione, di nuovo un po’ nervosa. «Ecco… ora non fare di nuovo il diavolo a quattro, Harry, per favore… ma secondo me dovresti davvero aiutare tutti quelli che vogliono imparare. Cioè, stiamo parlando di come difenderci da V-Voldemort. Oh, non essere patetico, Ron. Non sarebbe onesto non dare questa possibilità anche ad altri».
Harry ci pensò per un momento. «Sì» disse poi, «ma dubito che qualcuno a parte voi due voglia prendere lezioni da me. Io sono pazzo, ricordi?»
«Secondo me invece saresti sorpreso di vedere quanta gente è interessata ad ascoltarti» ribatté Hermione seria. «Senti» aggiunse, e si sporse verso di lui. Ron, che la guardava ancora accigliato, si chinò per ascoltare. «Sai che il primo finesettimana di ottobre si va a Hogsmeade? E se dicessimo a tutte le persone interessate di incontrarci al villaggio per parlarne?»
«Perché dobbiamo farlo fuori dalla scuola?» chiese Ron.
«Perché» disse Hermione, rimettendosi a copiare il diagramma del Cavolo Carnivoro Cinese, «non credo che la Umbridge sarebbe molto contenta di sapere che cosa abbiamo in mente».
* * *
Harry non vedeva l’ora di andare a Hogsmeade, ma c’era una cosa che lo preoccupava. Sirius aveva mantenuto un silenzio di tomba da quando era apparso nel fuoco all’inizio di settembre; Harry sapeva che lo avevano fatto arrabbiare raccomandandogli di non venire, ma temeva ancora che Sirius potesse gettare la prudenza al vento e arrivare lo stesso. Che cosa avrebbe fatto se il grosso cane nero gli fosse venuto incontro lungo la strada di Hogsmeade, magari sotto il naso di Draco Malfoy?
«Be’, non possiamo dargli torto se vuole andarsene un po’ in giro» disse Ron quando Harry confidò i suoi timori a lui e a Hermione. «Insomma, è stato in fuga per più di due anni, no? Certo, non sarà stato uno spasso, ma almeno era libero. E adesso invece è chiuso in casa con quell’elfo agghiacciante».
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу