Ron rimase stupito da questo aspetto della questione, ma la pena di replicare gli fu risparmiata dall’arrivo di suo padre e del fratello maggiore. La signora Weasley era così di buonumore che non brontolò nemmeno per il fatto che avevano portato con sé Mundungus; costui indossava un lungo cappotto stranamente rigonfio in punti improbabili e declinò l’offerta di toglierlo e riporlo con il mantello da viaggio di Moody.
«Be’, credo che un brindisi sia d’obbligo» disse il signor Weasley quando tutti ebbero da bere. Levò il calice. «A Ron e Hermione, i nuovi prefetti di Grifondoro!»
Ron e Hermione sorrisero e tutti bevvero alla loro salute e applaudirono.
«Io non sono mai diventata prefetto» disse Tonks allegramente alle spalle di Harry, quando tutti si spostarono verso il tavolo per servirsi. I suoi capelli quella sera erano rosso pomodoro e lunghi fino alla vita; sembrava la sorella maggiore di Ginny. «Il Direttore della mia Casa diceva che mi mancavano alcune qualità necessarie».
«Tipo?» chiese Ginny, che stava scegliendo una patata al forno.
«Tipo comportarmi bene» rispose Tonks.
Ginny rise; Hermione non sapeva se sorridere o no e scese a un compromesso bevendo un sorso troppo lungo di Burrobirra e soffocandosi.
«E tu, Sirius?» Ginny diede grandi pacche a Hermione sulla schiena.
Sirius, che era accanto a Harry, fece la sua solita risata simile a un latrato.
«Nessuno mi avrebbe voluto come prefetto, passavo troppo tempo in punizione con James. Il bravo ragazzo era Lupin, lui sì che ha portato la spilla».
«Silente sperava che sarei riuscito a esercitare un po’ di controllo sui miei migliori amici» aggiunse Lupin. «Inutile dire che ho fallito clamorosamente».
L’umore di Harry migliorò di colpo. Nemmeno suo padre era stato prefetto. All’improvviso la festa fu molto più divertente; si riempì il piatto, sentendosi ancora più affezionato a tutti quanti nella stanza.
Ron cantava le lodi della sua nuova scopa a chiunque volesse ascoltarlo.
«…da zero a settanta in dieci secondi, non male, vero? Se pensate che la Comet Duecentonovanta fa solo da zero a sessanta, e col vento in coda, secondo Quale Manico di Scopa… »
Hermione spiegava infervorata a Lupin le sue opinioni sui diritti degli elfi.
«Insomma è un’idiozia come la segregazione dei lupi marinari, no? Tutto per questa orribile idea che hanno i maghi di credersi superiori alle altre creature…»
La signora Weasley e Bill, al solito, stavano discutendo dei capelli di Bill.
«…stai esagerando, e sei così un bel ragazzo, starebbero molto meglio corti, vero, Harry?»
«Oh… non so…» disse Harry, un po’ allarmato nel sentirsi chiamato in causa; scivolò via verso Fred e George, che erano rincantucciati in un angolo con Mundungus.
Mundungus smise di parlare quando vide Harry, ma Fred gli strizzò l’occhio e gli fece segno di avvicinarsi.
«Tranquillo» disse a Mundungus, «possiamo fidarci di lui, è il nostro finanziatore».
«Guarda che cosa ci ha portato Dung» disse George, tendendo la mano verso Harry. Era piena di quelli che sembravano baccelli avvizziti. Emettevano un debole ticchettio, pur essendo completamente immobili.
«Semi di Tentacula Velenosa» continuò George. «Ci servono per le Merendine Marinare, ma sono una Sostanza Non Commerciabile di Classe C e quindi abbiamo avuto qualche difficoltà a procurarceli».
«Dieci galeoni per tutti, allora, Dung?»
«Con tutti i guai che ho passato?» protestò Mundungus, gli occhi iniettati di sangue ancor più dilatati del solito. «Mi spiace, ragazzi, ma fanno venti, non uno zellino di meno».
«A Dung piace scherzare» disse Fred a Harry.
«Sì, finora il massimo che ha preso è stato sei falci per un sacchetto di piume di Knarl» aggiunse George.
«Attenti» li mise in guardia Harry a voce bassa.
«A cosa?» chiese Fred. «La mamma è occupata con il prefetto Ron, siamo al sicuro».
«Ma Moody potrebbe avervi messo l’occhio addosso» osservò Harry.
Mundungus si guardò dietro le spalle, nervoso.
«Ha ragione» brontolò. «E va bene, ragazzi, facciamo dieci, se li prendete in fretta».
«Evviva, Harry!» disse Fred deliziato, dopo di che Mundungus si vuotò le tasche nelle mani tese dei gemelli e sgattaiolò via in direzione del cibo. «Meglio portarli di sopra…»
Harry li guardò allontanarsi, un po’ a disagio. Gli era appena venuto in mente che i signori Weasley avrebbero voluto sapere come facevano Fred e George a finanziare il negozio di scherzi quando, com’era inevitabile, l’avessero finalmente scoperto. Regalare ai gemelli la vincita del Tremaghi era sembrato semplice al momento, ma se avesse portato a un’altra lite domestica e a un distacco come quello di Percy? La signora Weasley avrebbe continuato a considerare Harry come un figlio se avesse scoperto che era stato lui a permettere a Fred e George di avviare una carriera tanto sconveniente?
Lì in piedi dove l’avevano lasciato i gemelli, con la sola compagnia di un senso di colpa alla bocca dello stomaco, Harry sentì pronunciare il suo nome. La voce profonda di Kingsley Shacklebolt sovrastava il chiacchiericcio circostante.
«…perché Silente non ha scelto Harry come prefetto?» stava chiedendo.
«Avrà avuto le sue ragioni» rispose Lupin.
«Ma avrebbe dato prova di aver fiducia in lui. È quello che avrei fatto io» insisté Kingsley, «soprattutto con La Gazzetta del Profeta che lo attacca ogni tre giorni…»
Harry non si voltò; non voleva che Lupin o Kingsley si accorgessero che aveva sentito. Anche se non aveva nemmeno un po’ di fame, seguì Mundungus al tavolo. La sua gioia per la festa era evaporata in fretta com’era venuta; desiderò essere di sopra, a letto.
Malocchio Moody stava annusando una coscia di pollo con quel che gli restava del naso; evidentemente non riconobbe alcuna traccia di veleno, perché strappò via una striscia di carne con i denti.
«…il manico è di quercia spagnola con una laccatura antimalocchio e controllo delle vibrazioni incorporato…» Ron stava spiegando a Tonks.
La signora Weasley si esibì in un gran sbadiglio.
«Be’, credo che sistemerò quel Molliccio prima di andare a dormire… Arthur, non farli andare a letto troppo tardi, d’accordo? Buonanotte, Harry caro».
Uscì dalla cucina. Harry posò il piatto e si chiese se sarebbe riuscito a seguirla senza attirare l’attenzione.
«Tutto bene, Potter?» borbottò Moody.
«Sì, bene» mentì Harry.
Moody bevve una sorsata dalla sua fiaschetta, l’occhio blu elettrico che guardava Harry in tralice.
«Vieni qui, ho una cosa che potrebbe interessarti» disse.
Da una tasca interna dell’abito estrasse una vecchia foto magica molto consunta.
«L’Ordine della Fenice originario» ringhiò. «L’ho trovata ieri sera mentre cercavo il mio Mantello dell’Invisibilità di riserva, visto che Podmore non ha avuto il garbo di restituirmi quello buono… ho pensato che alla gente qui sarebbe piaciuto vederla».
Harry prese la foto. Una piccola folla di persone, alcune che lo salutavano con la mano, altre che levavano i bicchieri, rispose al suo sguardo.
«Questo sono io» disse Moody, indicando se stesso senza che ce ne fosse bisogno. Il Moody nella foto era inconfondibile, anche se i capelli erano un po’ meno grigi e il naso intatto. «E vicino a me c’è Silente, dall’altra parte Dedalus Lux… questa è Marlene McKinnon: è stata uccisa due settimane dopo che la foto è stata scattata, hanno preso tutta la sua famiglia. Questi sono Frank e Alice Paciock…»
Guardando Alice Paciock Harry, già a disagio, sentì lo stomaco contrarsi; conosceva molto bene il suo viso tondo e cordiale anche se non l’aveva mai incontrata, perché era identica a suo figlio Neville.
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