«Neville, non siamo lontani dall’uscita» bisbigliò dopo qualche istante, «la stanza rotonda è qui accanto… se tu riuscissi a raggiungerla e a trovare la porta giusta prima dei Mangiamorte, potresti portare Hermione nel corridoio e nell’ascensore… poi trovare qualcuno… dare l’allarme…»
«E innando du ghe gosa fai?» chiese Neville, asciugandosi il naso sanguinante sulla manica e fissandolo accigliato.
«Io devo trovare gli altri».
«Be’, li toveemo inscieme» disse Neville deciso.
«Ma Hermione…»
«La pottiamo connoi. La potto io… a cobbattee, scei meio du di me…»
Si rialzò, prese Hermione per un braccio e fissò Harry che, dopo una breve esitazione, la prese per l’altro braccio e lo aiutò a caricarsi il corpo inerte sulle spalle.
«Aspetta» disse, raccogliendo da terra la bacchetta di Hermione e consegnandola a Neville, «meglio che prendi questa».
Neville allontanò con un piede i pezzi della sua bacchetta, e insieme si avvicinarono alla porta.
«Mia nonna mi uggideà» biascicò Neville, gocciolando sangue a ogni parola, «era la vegghia bagghedda di papà».
Harry sbirciò cauto fuori. Il Mangiamorte con la testa da neonato continuava a urlare e agitarsi, rovesciando pendole e tavoli, frignante e confuso, mentre la vetrinetta — che Harry sospettava fosse stata piena di Gira Tempo — continuava a cadere, rompersi e aggiustarsi.
«Non si accorgerà di noi» sussurrò. «Vieni… stammi vicino…»
Sgusciarono fuori dall’ufficio e puntarono verso la stanza buia, in apparenza deserta. Non appena ebbero varcato la soglia, Neville vacillante sotto il peso di Hermione, la porta della Stanza del Tempo si richiuse alle loro spalle e le pareti cominciarono a ruotare. Un po’ stordito dal recente colpo alla testa, Harry socchiuse gli occhi barcollando finché la stanza si fermò. Con un tuffo al cuore, scoprì che le croci fiammeggianti tracciate da Hermione erano svanite.
«Da che parte credi che…?»
Ma prima che potessero prendere una decisione, una porta alla loro destra si spalancò e ne rotolarono fuori tre persone.
«Ron!» gridò Harry, correndo verso di loro. «Ginny… state tutti…?»
«Harry». Ridacchiando piano, Ron fece un balzo in avanti, gli afferrò la veste e lo fissò con sguardo annebbiato. «Eccoti qua… ah ah ah… come sei buffo, Harry… tutto in disordine…»
Ron era pallidissimo e qualcosa di scuro gli colava da un angolo della bocca. Dopo un attimo le ginocchia gli cedettero e, dato che era ancora aggrappato all’amico, lo trascinò con sé, costringendolo a chinarsi.
«Ginny» disse spaventato Harry. «Cos’è successo?»
Ma Ginny scosse il capo senza parlare e si lasciò scivolare lungo il muro fino a sedersi per terra, ansimando e stringendosi la caviglia.
«Se l’è rotta, credo» sussurrò Luna, evidentemente l’unica a non avere riportato danni, chinandosi su di lei. «Erano in quattro… ci hanno inseguiti dentro una stanza buia piena di pianeti; un posto stranissimo… ci siamo ritrovati a galleggiare nel buio…»
«Abbiamo visto Urano da vicino, Harry!» disse Ron, sempre ridacchiando. «Capisci? Abbiamo visto Urano… ah ah ah…»
Una bolla di sangue gli si gonfiò all’angolo della bocca ed esplose.
«…poi uno ha afferrato Ginny per un piede» riprese Luna, «e io ho usato l’Incantesimo Reductor per fargli esplodere Plutone in faccia, ma…»
Accennò a Ginny, che respirava affannosamente, gli occhi ancora chiusi.
«E Ron?» sussurrò Harry, mentre l’amico continuava a sghignazzare senza mollargli la veste.
«Non so con che cosa l’hanno colpito» rispose desolata Luna, «ma è diventato un po’ strano, e ho fatto fatica a portarmelo dietro».
«Harry» disse Ron, avvicinandogli le labbra a un orecchio senza smettere di ridere, «sai chi è quella ragazza? È Lunatica… Lunatica Lovegood… ah ah ah…»
«Dobbiamo andar via di qui» decise Harry. «Luna, puoi aiutare Ginny?»
«Sì». Luna infilò la bacchetta dietro l’orecchio e passò un braccio attorno alla vita di Ginny per tirarla su.
«È solo la caviglia, ce la faccio da sola!» protestò Ginny, ma un momento dopo barcollò e dovette aggrapparsi a Luna per non cadere. Harry si tirò sulle spalle un braccio di Ron, proprio come, tanti mesi prima, aveva fatto con Dudley. Si guardò attorno: avevano una possibilità su dodici di trovare l’uscita giusta al primo tentativo…
Trascinò Ron verso una porta, ma l’avevano quasi raggiunta quando se ne spalancò un’altra, e irruppero tre Mangiamorte, guidati da Bellatrix Lestrange.
« Eccoli! » strillò lei.
Diversi Schiantesimi attraversarono la stanza: Harry si tuffò oltre la porta che aveva davanti, scaricò Ron senza troppi complimenti e tornò indietro per aiutare Neville a trarre in salvo Hermione: appena in tempo per riuscire a sbattere la porta in faccia a Bellatrix.
« Colloportus! » gridò, mentre tre corpi cozzavano violentemente contro la porta, dall’altra parte.
«Non importa!» sentì gridare una voce d’uomo. «Ci sono altri modi per entrare… LI ABBIAMO IN PUGNO! SONO QUI!»
Harry si voltò: erano tornati nella Stanza dei Cervelli, dove tante altre porte si aprivano in ogni parete. Sentì molti passi affrettati nell’atrio alle loro spalle: a quanto pareva, altri Mangiamorte si erano uniti ai primi.
«Luna… Neville… aiutatemi!»
Corsero affannati da una porta all’altra, sigillandole; nella fretta, Harry finì contro un tavolo e lo superò rotolandoci sopra.
« Colloportus! »
Passi rapidi risuonavano dietro le porte, e a tratti qualcuna tremava e scricchiolava sotto l’impatto di un corpo pesante. Luna e Neville stavano bloccando quelle sulla parete opposta… ma quando Harry arrivò in fondo alla stanza sentì Luna gridare: « Collo… aaaaaaaaargh! »
Si voltò in tempo per vederla volare all’indietro: cinque Mangiamorte avevano fatto irruzione; Luna urtò un tavolo, vi scivolò sopra e atterrò dall’altro lato, afflosciandosi sul pavimento, immobile come Hermione.
«Prendete Potter!» strillò Bellatrix, lanciandosi verso di lui. Harry la schivò e attraversò di corsa la stanza, sapendo di essere al sicuro finché loro rischiavano di colpire la profezia…
«Ehi!» disse Ron, che si era rialzato e trotterellava verso di lui con passo incerto, ridacchiando. «Ehi, Harry, qui dentro è pieno di cervelli, ah ah ah, non è buffo, Harry?»
«Levati di mezzo, Ron, sta’ giù…»
Ma Ron aveva già puntato la bacchetta contro la vasca.
«Davvero, Harry, sono cervelli… guarda… Accio cervello! »
Per un momento ogni cosa sembrò raggelarsi. Quasi senza volerlo, Harry, Ginny, Neville e tutti i Mangiamorte si voltarono a guardare la vasca: simile a un pesce volante, un cervello schizzava fuori dal liquido verde; rimase sospeso un attimo a mezz’aria, poi volò roteando verso Ron mentre nastri di immagini in movimento se ne staccavano, srotolandosi come la pellicola di un film…
«Ah ah ah, Harry, guarda…» rise Ron, osservando il cervello vomitare le sue viscere sgargianti. «Vieni a toccarlo, Harry, certo che è strano…»
«RON, NO!»
Harry non sapeva che cosa sarebbe successo se Ron avesse toccato i tentacoli di pensiero fluttuanti, ma era certo che non fosse niente di buono. Si slanciò verso di lui, ma il cervello era già atterrato fra le mani tese dell’amico.
Al contatto con la sua pelle, i tentacoli cominciarono ad avvolgersi come funi attorno alle sue braccia.
«Harry, guarda qui… No… no… non mi piace… no, ferma… basta… »
I nastri sottili si stavano arrotolando attorno al petto di Ron, che tentò inutilmente di liberarsi, mentre il cervello aderiva al suo corpo come un polipo.
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