J.K. Rowling - Harry Potter e l'Ordine della Fenice

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Harry Potter e l'Ordine della Fenice: краткое содержание, описание и аннотация

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Il quarto volume delle avventure di Harry Potter ci ha lasciato con il fiato sospeso: Lord Voldemort è tornato. Che cosa succederà ora che l’Oscuro Signore è di nuovo in pieno possesso dei suoi terrificanti poteri? Quanta morte e distruzione seminerà nel tentativo di riprendere il dominio dei mondo? Sono le stesse domande che si pone Harry Potter, disperatamente segregato — come tutte le estati — nella casa dei suoi zii Babbani, lontano dal mondo magico che gli appartiene. Ma qualcosa è cambiato anche in lui. Ormai quindicenne, lo ritroviamo divorato dalla frustrazione, dalla rabbia e dall’ansia di ribellione tipiche della sua età. In uno dei libri più attesi nella storia della letteratura, J.K. Bowling non cessa di stupirci. Tessendo un’altra stupefacente trama, riesce questa volta a dar voce alle inquietudini dell’adolescenza, ad arricchire il suo già mirabolante universo di nuove creature e nuovi indimenticabili personaggi, e anche a metterci in guardia contro la stupidità del potere e di chi lo usa per combattere il talento, il coraggio, la fantasia e la diversità.

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Si udirono dei passi affrettati e la madre di Ron, la signora Weasley, emerse da una porta all’altro capo dell’ingresso. Sorrise in segno di benvenuto correndo verso di loro, anche se Harry notò che era più magra e pallida dell’ultima volta in cui l’aveva vista.

«Oh, Harry, che bello vederti!» sussurrò, stringendolo in un abbraccio stritolacostole prima di spingerlo indietro e osservarlo con aria critica. «Hai l’aria patita; hai bisogno di mangiare, ma dovrai aspettare un po’ per la cena, temo».

Si rivolse alla banda di maghi alle spalle di Harry e sussurrò frettolosa: «È appena arrivato, la riunione è cominciata».

I maghi dietro Harry si produssero in mormorii d’interesse ed eccitazione e lo oltrepassarono diretti alla porta da cui la signora Weasley era appena arrivata. Harry fece per seguire Lupin, ma lei lo trattenne.

«No, Harry, la riunione è riservata ai membri dell’Ordine. Ron e Hermione sono di sopra, puoi aspettare con loro finché non sarà finita, poi ceneremo. E parla piano nell’ingresso» aggiunse, con un sussurro.

«Perché?»

«Non voglio che niente si svegli».

«Che cosa…?»

«Ti spiegherò dopo, adesso devo muovermi, devo andare alla riunione… ti mostro dove dormirai».

Premendosi un dito sulle labbra, passò in punta di piedi accanto a una coppia di tende lunghe e tarmate, oltre la quale Harry suppose ci dovesse essere un’altra porta, e dopo aver evitato un grande portaombrelli che sembrava fatto con una zampa amputata di troll presero a salire le scale buie, passando sotto una fila di teste vizze montate su targhe lungo la parete. Un’occhiata più da vicino svelò a Harry che le teste appartenevano a elfi domestici. Avevano tutti lo stesso naso simile a un grugno.

La meraviglia di Harry cresceva a ogni gradino. Che cosa diavolo ci facevano in una casa che sembrava appartenere al più Oscuro dei maghi?

«Signora Weasley, chi…?»

«Ron e Hermione ti spiegheranno tutto, tesoro, devo scappar via, davvero» sussurrò la signora Weasley distrattamente. «Ecco…» avevano raggiunto il secondo pianerottolo «…la tua è la porta a destra. Vi chiamo quando è finita».

E corse di nuovo giù per le scale.

Harry attraversò il lugubre pianerottolo, girò la maniglia a forma di testa di serpente e aprì la porta.

Colse un rapido scorcio di una tetra stanza con il soffitto alto e due letti gemelli; poi si udì un forte cinguettio, seguito da uno stridio ancora più forte, e il suo campo visivo fu completamente oscurato da una gran quantità di capelli molto cespugliosi. Hermione gli si era gettata addosso stringendolo in un abbraccio che quasi lo stese, mentre il minuscolo gufo di Ron, Leotordo, sfrecciava eccitato attorno alle loro teste.

«HARRY! Ron, è qui, Harry è qui! Non ti abbiamo sentito arrivare! Oh, come stai? Stai bene? Sei arrabbiato con noi? Scommetto di sì, lo so che le nostre lettere erano inutili, ma non potevamo dirti niente, Silente ci ha fatto giurare, oh, abbiamo tante cose da raccontarti, e anche tu hai delle cose da raccontare a noi… i Dissennatori! Quando abbiamo saputo… e quell’udienza al Ministero… è semplicemente vergognoso, ho studiato tutto, non possono espellerti, non possono e basta, nel Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni è previsto l’uso della magia in pericolo di vita…»

«Lascialo respirare, Hermione» disse Ron con un gran sorriso, chiudendo la porta dietro Harry. Sembrava cresciuto di parecchi centimetri durante il mese di separazione, ed era più alto e dinoccolato che mai, anche se il naso lungo, i capelli di un rosso acceso e le lentiggini erano gli stessi.

Sempre sorridendo radiosa, Hermione lasciò andare Harry, ma prima che potesse dire un’altra parola si udì un dolce sibilo e qualcosa di bianco calò dalla cima di un cupo armadio atterrando dolcemente sulla spalla di Harry.

«Edvige!»

La civetta candida come la neve fece schioccare il becco e gli mordicchiò l’orecchio con affetto mentre Harry la accarezzava.

«Era arrabbiatissima» disse Ron. «Ci ha quasi beccati a morte quando ha portato le tue ultime lettere, guarda qui…»

Mostrò a Harry il dito indice della mano destra, che esibiva un taglio quasi rimarginato ma profondo.

«Oh, sì» si scusò Harry. «Mi dispiace, ma volevo delle risposte, sapete…»

«Noi volevamo dartele, Harry» disse Ron. «Hermione era agitatissima, continuava a dire che avresti fatto qualche stupidaggine se fossi rimasto bloccato tutto solo senza notizie, ma Silente ci ha fatto…»

«…giurare di non dirmi niente» terminò Harry. «Sì, l’ha già detto Hermione».

Il bagliore tiepido che gli si era acceso dentro alla vista dei suoi due migliori amici si spense e qualcosa di ghiacciato gli invase la bocca dello stomaco. All’improvviso — dopo aver desiderato di vederli per un mese intero — avrebbe preferito che Ron e Hermione lo lasciassero in pace.

Calò un silenzio teso; Harry accarezzava Edvige meccanicamente, senza guardare nessuno dei due.

«Sembrava convinto che fosse la cosa migliore» disse Hermione, senza fiato. «Silente, intendo».

«Già» commentò Harry. Notò che anche le mani di lei recavano i segni del becco di Edvige e scoprì di non essere affatto dispiaciuto.

«Probabilmente pensava che eri assolutamente al sicuro con i Babbani…» tentò Ron.

«Davvero?» disse Harry, inarcando le sopracciglia. «Uno di voi due per caso è stato aggredito dai Dissennatori quest’estate?»

«Be’, no… ma è per questo che ha messo gente dell’Ordine della Fenice a sorvegliarti di continuo…»

Harry sentì un gran balzo nelle viscere, come se avesse saltato un gradino scendendo le scale. E così tutti sapevano che era seguito, tranne lui.

«Non ha funzionato tanto bene, però, vero?» chiese Harry, facendo del suo meglio per controllare il tono di voce. «Dopotutto ho dovuto badare a me stesso, no?»

«Era così arrabbiato» continuò Hermione, quasi intimorita. «Silente. L’abbiamo visto. Quando ha scoperto che Mundungus se n’era andato prima della fine del suo turno. Faceva paura».

«Be’, sono contento che se ne sia andato» disse Harry freddamente. «Altrimenti non avrei fatto nessuna magia e Silente probabilmente mi avrebbe lasciato tutta l’estate in Privet Drive».

«Non sei… non sei preoccupato per l’udienza al Ministero?» gli chiese Hermione piano.

«No» mentì Harry in tono di sfida. Si allontanò da loro e si guardò intorno, con Edvige rannicchiata sulla spalla, tutta soddisfatta, ma la stanza non aveva niente che potesse risollevare il suo umore. Era umida e buia. Una tela vuota in una cornice elaborata era l’unico arredo alla nudità delle pareti scollate, e mentre Harry le passava davanti gli parve di sentir ridacchiare qualcosa che non riusciva a vedere.

«E allora perché Silente aveva tanta voglia di tenermi all’oscuro di tutto?» chiese Harry, sempre sforzandosi di mantenere un tono di voce noncurante. «Per caso vi siete… ehm… presi la briga di chiederglielo?»

Alzò gli occhi appena in tempo per vederli scambiarsi uno sguardo: capì che si stava comportando proprio come avevano temuto. Ciò non migliorò per nulla il suo umore.

«Abbiamo detto a Silente che volevamo raccontarti che cosa stava succedendo» disse Ron. «Gliel’abbiamo detto, Harry. Ma al momento è davvero molto impegnato, l’abbiamo visto solo due volte da quando siamo qui e non aveva molto tempo, ci ha fatto solo giurare di non dirti cose importanti nelle lettere, ha detto che i gufi potevano essere intercettati».

«Però poteva tenermi informato, se voleva» ribatté Harry secco. «Non ditemi che non sa come mandare messaggi senza gufi».

Hermione scoccò un’occhiata a Ron e poi disse: «L’ho pensato anch’io. Ma lui voleva che tu non sapessi niente ».

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