— In un bosco, suppongo a cinque o dieci leghe a sud di qui. Ricordi quel che ti ho raccontato a proposito dell’Artiglio, mentre camminavamo?
— Mi pare di rammentare che tua bbia menzionato qualcosa del genere, ma non ricordo le tue parole — replicò, scuotendo il capo.
— Cosa ricordi? Dimmi tutto, ed io aggiungerò quello che so e quello che posso indovinare.
— Camminavo con te. Era molto buio… Sono caduto, o forse volato in esso. Ho visto la mia faccia moltiplicata molte volte. Ed una ragazza, con capelli simili ad oro rosso ed occhi enormi.
— Una bella donna?
— La più bella del mondo — annuì.
Alzando la voce, chiesi se qualcuno aveva uno specchio da prestarci per un momento. Foila ne prese uno da sotto il suo letto ed io lo tenni sollevato davanti al soldato.
— È questo il volto?
— Credo di sì — rispose, esitando.
— Occhi azzurri?
— … Non ne posso essere certo.
Restituii lo specchio a Foila.
— Ti ripeterò quello che ti ho detto lungo la strada, e vorrei che disponessimo di un luogo più appartato in cui parlare. Qualche tempo fa, un talismano è finito nelle mie mani. Vi è giunto in maniera innocente, ma comunque non mi appartiene, ed ha un grande valore… certe volte, non sempre, ma certe volte… esso ha il potere di guarire i malati e perfino di far rivivere i morti. Due giorni fa, mentre viaggiavo verso nord, mi sono imbattuto nel corpo di un soldato morto. Si trovava in una foresta, lontano dalla strada, ed era morto da meno di un giorno: direi che probabilmente era morto durante la notte precedente. In quel momento, ero molto affamato, quindi ho tagliato le cinghie del suo zaino ed ho mangiato la maggior parte del cibo che aveva con sé. Poi mi sono sentito colpevole per quello che avevo fatto, ho preso il talismano ed ho cercato di riportarlo in vita. Aveva fallito altre volte in passato, e per un po’ ho pensato che avrebbe fallito anche questa volta. Ma non è stato così, anche se il soldato è tornato in vita lentamente e, per molto tempo, ha dato l’impressione di non sapere chi fosse né cosa gli stesse accadendo.
— Ed ero io quel soldato?
Annuii, fissando i suoi onesti occhi azzurri.
— Posso vedere il talismano?
Lo tirai fuori e lo tenni sul palmo della mano. Egli lo prese, lo esaminò attentamente da tutti i lati e ne provò la punta contro il polpastrello.
— Non ha l’aria magica — osservò poi.
— Non sono sicuro che magico sia il termine giusto per definirlo. Ho incontrato alcuni maghi, e nulla in loro mi ha fatto pensare al modo in cui il talismano agisce. Qualche volta splende di luce… anche se adesso essa è molto debole e dubito che tu la possa vedere.
— Non ci riesco. Non mi sembra che ci sia alcuna scritta su di esso.
— Vuoi dire un incantesimo, oppure una preghiera. No, non ne ho mai notata nessuna, e l’ho portato con me per molto tempo. In effetti, non so nulla su di esso salvo che agisce talvolta, ma credo si tratti del tipo di oggetto con cui si fanno incantesimi e preghiere, e non un oggetto che derivi da essi.
— Hai detto che non ti appartiene.
— Appartiene a queste sacerdotesse — annuii, — alle Pellegrine.
— Tu sei appena giunto qui, due notti fa, come me.
— Sono venuto a cercare le Pellegrine, per restituirlo. È stato sottratto loro… ma non da me… molto tempo fa, a Nessus.
— E tu hai intenzione di restituirlo? — Mi guardò come se ne dubitasse in qualche modo.
— Alla fine, sì.
Si alzò in piedi, lisciandosi la tunica con le mani.
— Tu non mi credi, vero? — gli chiesi. — Non credi neppure ad una parola.
— Quando sono venuto qui, tu mi hai presentato agli altri, quelli con cui avevi parlato mentre giacevi sul tuo letto. — Si espresse lentamente, e parve riflettere su ogni parola. — Naturalmente, anch’io ho conosciuto alcune persone, là dove mi hanno sistemato. Ce n’è uno che non è ferito in modo molto grave. È solo un ragazzo, un giovane di qualche piccolo villaggio lontano da qui, e per lo più se ne sta seduto sulla sua branda a fissare il pavimento.
— Nostalgia di casa? — chiesi.
— Aveva un’arma ad energia — aggiunse il soldato, scuotendo il capo. — Un korseke… questo è quello che qualcuno mi ha detto. Hai familiarità con quelle armi?
— Non molta.
— Proiettano un raggio in avanti, ed allo stesso tempo due raggi laterali, avanti a sinistra ed avanti a destra. Non hanno un grande raggio di tiro, ma si dice che servano ottimamente per respingere un attacco in massa, e suppongo che sia vero.
Si guardò intorno per un momento, per verificare se qualcuno stesse ascoltando, ma nei lazzaretti è un punto d’onore trascurare completamente una conversazione che non è diretta a te: se così non fosse, i pazienti finirebbero ben presto per prendersi vicendevolmente per la gola.
— La sua centuria venne presa di mira da uno di quegli attacchi di massa e la maggior parte dei suoi compagni cadde in preda al panico e fuggì, ma lui non lo ha fatto, e non lo hanno abbattuto. Un altro uomo mi ha raccontato che alla fine c’erano tre muri di cadaveri davanti a lui. Li aveva abbattuti a mucchi fino a che gli Asciani non avevano dovuto arrampicarsi sui cadaveri per saltargli addosso. Allora è indietreggiato ed ha ripreso ad abbatterli.
— Suppongo abbia avuto una medaglia ed una promozione — osservai. Non potevo essere certo se era la febbre che stava tornando oppure il caldo del giorno, ma mi sentivo appiccicoso e come soffocato.
— No, lo hanno mandato qui. Ti ho detto che era solo un ragazzo di campagna. Ha ucciso in quel solo giorno più persone di quante ne avesse mai viste fino a quando si era arruolato nell’esercito, pochi mesi prima. Non è riuscito a superare la cosa, e forse non ci riuscirà mai.
— E allora?
— Mi sembra che il tuo possa essere un caso simile.
— Non ti capisco — obiettai.
— Tu parli come se fossi appena giunto qui dal sud, e suppongo che, se hai abbandonato la tua legione, questo sia il modo più sicuro di parlare. Comunque, tutti possono vedere che non è vero… la gente non si procura i tagli che avevi tu, a meno che non combatta. Sei stato colpito da schegge di roccia. Questo è quello che ti è accaduto, e la Pellegrina che ci ha parlato la prima notte che siamo arrivati lo ha visto subito. Così, io credo che tu ti trovi al nord da più tempo di quanto voglia ammettere, forse da più tempo di quanto tu stesso creda. Se hai ucciso un mucchio di gente, può essere bello per te credere di avere un mezzo per riportarla in vita.
— E questo ragionamento dove ti lascia? — replicai, tentando di sorridere.
— Dove sono adesso. Non sto cercando di dire che non ti devo nulla. Avevo la febbre, e tu mi hai trovato. Forse ero in delirio, ma credo più probabile che fossi privo di sensi, il che ti ha indotto a pensare che fossi morto. Se tu non mi avessi portato qui, probabilmente sarei morto davvero.
Fece per alzarsi, ma lo fermai, posandogli una mano sul braccio.
— Ci sono alcune cose che ti dovrei spiegare, prima che te ne vada, riguardo a te stesso.
— Hai detto che non sapevi chi ero.
— Non ho detto questo, non esattamente. Ho detto di averti trovato in una foresta, due giorni fa. Nel senso che intendi tu, non so chi sei, ma credo di poterlo sapere in un altro senso. Credo che tu sia due persone, ed io penso di conoscere una di esse.
— Nessuno può essere due persone.
— Io lo sono. Sono già due persone insieme. Forse più persone sono due esseri contemporaneamente di quante noi sappiamo. La prima cosa che ti voglio dire, però, è molto più semplice. Ora ascolta. — Gli diedi dettagliate indicazioni perché potesse ritrovare la foresta, e, quando fui certo che avesse capito, aggiunsi: — Probabilmente, il tuo zaino è ancora là, con le cinghie tagliate, quindi, se trovi il punto, non ti potrai sbagliare. C’era una lettera nel tuo zaino. L’ho presa e ne ho letta una parte: non portava il nome della persona a cui era indirizzata, ma, se l’avevi finita e stavi solo aspettando l’occasione per spedirla, deve esserci almeno una parte del tuo nome alla fine. L’ho posata per terra, è volata via per un tratto e si è fermata contro un albero. È possibile che tu riesca ancora a trovarla.
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