Jack Vance - Rhialto il meraviglioso
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- Название:Rhialto il meraviglioso
- Автор:
- Издательство:Fanucci
- Жанр:
- Год:1986
- Город:Roma
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«Il Giudicatore di Punta Eclisse, Sarsem, è inspiegabilmente assente. Devi condurlo qui a parlare con noi».
«Per un miserabile punto? La bilancia comincia a pendere troppo dalla vostra parte».
«Perché mai? Ti chiedo soltanto di localizzare un Sandestin».
«È un procedimento noiosissimo. Prima di tutto mi tocca andare a La, poi dovrò mettere il sale sulla coda almeno a diecimila Sandestin, seccando l’anima a questo e lusingando quest’altro, e infine dovrò informarmi sul richiamo personale di Sarsem».
«Non preoccuparti», disse Ildefonse. «Un intero punto è molto, certo ma, alla fine, potrai vantarti d’averlo del tutto meritato».
Rhialto aggiunse: «Posso dirti questo: se il nostro affare va in porto, non avrai di che lamentarti. Bada, non prometto niente».
«E va bene. Però dovete dissolvere la stasi: io uso il flusso temporale come un marinaio sfrutta il vento e le correnti».
«Un’ultima cosa: il tempo è di vitale importanza! Per te c’è poca differenza fra un secondo e un secolo; noi siamo più pignoli al riguardo. Fai in fretta», si raccomandò Ildefonse.
«Aspetta!», esclamò Rhialto. «Dobbiamo nascondere queste bottiglie. Parecchi Maghi hanno occhi di falco, e se notassero le etichette col loro nome pretenderebbero di sapere che significa. Mettiamole in quello stipo la in fondo».
Poco dopo, quando il Sandestin se ne fu andato, Ildefonse chiese a Rhialto se era tutto a posto. Lui accennò verso Vermoulian. «C’è ancora una cosetta che devo sistemare».
Giorni addietro, a Palazzo Falu, Vermoulian il Viaggiatore del Sogno s’era impossessato fra l’altro di un traduttore auricolare, e Rhialto aveva notato che ora lo portava inserito in un orecchio. Andò a sfilarglielo. Poi lui e Ildefonse si divertirono a fabbricarne un altro uguale, regolandolo però in modo che nel tradurre aggiungesse ad ogni frase insinuazioni oltraggiose e offese volgari.
«Adesso siamo pronti», ridacchiò Rhialto. «Ricordate di dichiarare chiusa la seduta alla svelta. Abbiamo da fare».
Ildefonse unì in cerchio pollice e indice, soffiò nel cerchio delle dita il controincantesimo che annullava la stasi temporale, e coi due Maghi di nuovo al posto che occupavano prima, il Conclave riprese come se non fosse mai stato interrotto.
Hache-Moncour terminò di sollevare cerimoniosamente un dito: «… vista la mia iniziativa, adesso si metta ai voti la mozione di Vermoulian».
Rhialto agitò le mani. «Gentiluomini, io propongo che la seduta sia aggiornata finché il collega Hache-Moncour non avrà completato la sua indagine. Allora avremo sufficienti informazioni su cui basare la nostra decisione».
Vermoulian, Hurtiancz e qualche altro ebbero borbottii di protesta, ma Ildefonse si affrettò a dichiarare: «Appoggio la mozione di Rhialto. Tutti sono favorevoli? Benissimo: per parere unanime la riunione odierna si aggiorna alla data che Hache-Moncour sarà così cortese da comunicarci una volta concluso il suo incarico. Adesso si è fatto buio, e ho la cena che mi aspetta. Buonanotte a tutti, Signori».
Stanchi e di malumore i Maghi si alzarono, gettarono qualche occhiata fosca a Rhialto e poi ciascuno abbandonò Palazzo Boumegarth coi suoi personali, diversi, e sovente spettacolari, incantesimi di viaggio.
8
Dopo cena, Rhialto andò a sedersi in poltrona nel piccolo studio di Ildefonse. Quest’ultimo piazzò intorno all’edificio numerosi incantesimi anti-spia, diede alcune istruzioni al maggiordomo, e raggiunse il collega con una bottiglia di vinello frizzante. Dinnanzi al caminetto acceso bevvero e chiacchierarono, fissando pigramente le fiamme.
«Una faccenda triste», sospirò infine Ildefonse. «Lascia in bocca un sapore amaro, come se ci fosse un Archveult all’opera. Spero che esca qualcosa di utile dalle tue bottiglie, o dalla testimonianza di Sarsem, altrimenti non avremo nulla di concreto su cui agire».
Rhialto depose il calice. «Vogliamo occuparci delle bottiglie? Oppure preferite andare a dormire?».
L’altro si alzò. «Non sono affatto stanco. Andiamo nella stanza da lavoro, coraggio! Studieremo ogni granello di quella polvere sotto il pantavisore: sopra, sotto, davanti e di dietro, finché ciascuno non ci avrà raccontato la sua storia. E poi tireremo le somme alla luce di quello che ci dirà Sarsem!».
Come quello di Rhialto, il locale da lavoro di Palazzo Boumegarth era assai vasto, con colonne che ne sorreggevano il soffitto, innumerevoli scaffalature colme di oggetti vari, nicchie segrete, tavoli ingombri di attrezzi, talismani e recessi che contenevano accessori protetti da vari incantesimi fra cui quello dell’invisibilità. Ildefonse allineò le bottiglie su un tavolo.
«E adesso al lavoro!», esclamò. Ne raccolse alcune e strizzò gli occhi esaminandone il contenuto. «Polverume, direi. Così, a un primo sguardo, vi annota che in quanto a indizi significativi andiamo male.»
«Non ne sono stupito. Ma ora mettiamo in funzione il vostro pantavisore, e vorrei consultare anche una copia di Tracce Caratteristiche: Polveri e Microrganismi degli Ultimi Eoni. L’avete?».
«Non fate domande simili a Ildefonse!», si vantò l’altro. Indicò un ripiano. «Tutto è già a portata di mano. Ordinerò a un Sandestin di registrare ogni nostra nota, per rendere il lavoro più agevole e spedito».
«Ottimo», approvò Rhialto.
Gli esami ed i controlli sui microscopici reperti procedettero con ordine ed efficienza. Uno alla volta le bottiglie furono vuotate, il contenuto venne passato al pantavisore, identificato e annotato nei più piccoli particolari. L’alba era già sorta da un pezzo quando i due Maghi finirono il lavoro e, dopo aver buttato giù un paio di compresse antisonno, uscirono sulla terrazza per far colazione e respirare una boccata d’aria.
A giudizio di Ildefonse i microreperti non avevano rivelato niente di troppo significativo, e fu con aria depressa che andò ad appoggiarsi alla balaustra. Fissando le scure acque dello Scaum mormorò: «Nel complesso, ci troviamo di fronte a indizi ambigui. Non possiamo provare nulla di certo. Abbiamo definito “insolite” molte cosucce, in specie nella polvere tratta da Vermoulian, Hurtiancz, Hache-Moncour, Dulce-Lolo e Byzant. D’altra parte “insolito” può essere semplicemente un caso particolare del “comune”, mentre ciò che abbiamo annotato come “comune” forse conteneva misteri al di là delle nostre capacità di osservazione».
«Condivido la vostra diagnosi», disse Rhialto. «Ma non il vostro pessimismo. Ogni reperto “insolito” racconta la sua storia, salvo che in un caso».
«Aha! Suppongo che vi riferiate a Vermoulian, che sulle scarpe aveva polvere unica come aspetto e colore, e diversa da tutte quelle classificate nel catalogo».
Rhialto sorrise e scosse la testa. «Non sto alludendo a Vermoulian. Nel suo caso direi che abbiamo analizzato polvere di sogno, un materiale proveniente dai suoi numerosi viaggi in lande dove la realtà è alterata e sognante. Il catalogo non può far testo nel suo caso. In quanto a Hurtiancz, so che è affetto da un’infezione fungoide ai piedi e che fa uso di varie polveri medicamentose. Possiamo senz’altro annotarlo fra i casi “comuni”. La polvere di Byzant è per lo più calcare fosforoso, spiegabile col suo particolare interesse per certe attività, e anche queste non sono contemplate dal catalogo. E circa le sorprendenti particelle multicolori di Dulce-Lolo, ricordo che alla recente “Sciarada Folleggiante” la sua parte richiedeva che si dipingesse su ogni piede un volto grottesco».
Ildefonse non nascose la sua meraviglia. «Per tutti gli Inferni! E a cosa doveva servirgli una bizzarria simile?».
«Per una commediola. Dopo il corteo, disteso sulla schiena, Dulce-Lolo alzava i piedi e recitava un dialogo a due voci, falsetto e basso. Evidentemente si è sporcato col pigmento anche gli stivali, perciò suggerisco di classificare anche lui fra i casi “comuni”.
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