Jack Vance - Rhialto il meraviglioso

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Rhialto il meraviglioso: краткое содержание, описание и аннотация

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9

Un’ora più tardi, sulla gelida cima di Punta Eclisse, i due Maghi osservavano a denti stretti il volto sconsolato di Sarsem. Il Sandestin aveva ripreso le sue fattezze da uccello, e nella sua voce pigolante vibrava una nota di angoscia: «Sono confuso. È un dilemma che sfugge al raziocinio. La fessura è introvabile. Garantisco che il Perciplex non può essere asportato attraverso di essa, ma ammetto d’essere stupito».

«Potrebbe esserci un’altra via di accesso alla caverna?», suggerì Rhialto.

«L’idea è plausibile», sospirò Sarsem. «Effettuerò un giro di sorveglianza negli ultimi cinque Eoni».

Il Sandestin scomparve, per fare ritorno da li a pochi secondi. «La caverna», riferì, «è stata aperta verso la valle per un breve periodo, durante il XVI° Eone. Attualmente l’ingresso non è più visibile. Benché perplesso, devo dire che questa è una buona notizia. Il nostro avversario è certo scornato e furente».

Rhialto lo guardò storto. «Che felice ottimismo!», mugolò.

Sarsem indicò il panorama sottostante. «Nel XVI° Eone, a quanto ricordo, laggiù si levavano tre picchi di roccia nera, e nella valle scorreva un fiume proveniente da est. Anche allora Punta Eclisse era un monolito che sfidava le tempeste. Vediamo… laggiù, ecco! Scendiamo nella valle, presso quei macigni giallastri».

Quando aveva a disposizione un veicolo, Ildefonse evitava gli incantesimi di viaggio. I tre risalirono sul piccolo velocifero e atterrarono sul fondo della valle dirupata. Sarsem fece loro strada giù per una scarpata, nell’ombra di un burrone colmo di pietrisco».

«Il luogo è irriconoscibile», borbottò il Sandestin. «Là si ergeva uno spunzone simile a un corno spezzato, e quelle due collinette arrotondate una volta erano altissime torri. Forse fra queste rocce… sì, l’ingresso era qui, dove ora questa frana di massi occlude tutto. State lontani: dovrò asportare una grossa quantità di detriti per mettere a nudo la parete granitica».

Sarsem tese le braccia, creando un’immensa pulsazione di energia che vibrò su tutto il versante dell’altura. Il pietrisco venne rovesciato di lato come da un’enorme pala, e nella nuda roccia apparve un cunicolo che s’immergeva nelle viscere della montagna.

I tre si mossero in quella direzione, e Ildefonse spedì un brillante fuoco fatuo a illuminare il passaggio. Ma Rhialto lo trattenne per un braccio. «Un momento!». Indicò una doppia serie di impronte che ancora si stagliavano nitide sul fondo sabbioso del cunicolo. «Sarsem, sei stato tu a lasciare quelle orme?».

«No, caro Signore. Quando io lasciai la caverna, a terra non c’era nessuna impronta. Ne sono sicurissimo».

«È chiaro che qualcun altro è venuto qui, dopo che tu ne sei uscito. E quest’individuo può benissimo essere Hache-Moncour, a giudicare dai residui dei suoi stivali».

Sarsem entrò nel passaggio tenendosi sospeso dal suolo, e il fuoco fatuo lo seguì docilmente. Quando ne tornò fuori, due minuti dopo, la sua espressione era grave. «Il Perciplex non è più dove lo avevo messo».

Rhialto accolse in silenzio quella dichiarazione. Ildefonse ebbe un gesto di rabbia. «Questa è una spiacevole notizia. Hai mancato al tuo dovere, Sarsem!».

«Badiamo al concreto», brontolò Rhialto. «La domanda ora è: dove si trova il Perciplex? Nel passato? Nel presente? Oppure è stato distrutto?».

«Chi può essere così sciagurato da distruggere Le Decretazioni?», gemette Ildefonse. «Solo un Archveult oserebbe tanto. No, io credo che il Perciplex sia tutt’ora intatto, da qualche parte».

«Anch’io sono incline a supporlo», annuì Rhialto. «Sarsem, tu hai osservato queste impronte. Sembra che siano state lasciate prima che la caverna venisse occlusa, cioè nel XVI° Eone. Che altro puoi dire?».

«Una cosa ho notato: se sono le impronte di qualcuno che cercava il Perciplex, costui ha fallito nell’impresa. Infatti le orme entrano nel cunicolo, oltrepassano la nicchia dove avevo celato il prisma, proseguono nella caverna centrale e qui girano intorno alle pareti più volte, a lunghi passi impazienti. Poi tornano fuori, ma stavolta con passi brevi e stanchi, il che denota delusione. Il Perciplex in quel momento era già stato portato via da qualcun altro».

Rhialto guardò Ildefonse. «Se ben ricordate, Hache-Moncour è venuto a Boumegarth con la polvere sotterranea ancora copiosa sui suoi stivali. La mia deduzione è questa: a meno che non abbia trovato il Perciplex subito dopo aver lasciato la caverna, egli ha fallito nella sua missione».

L’altro sbatté le palpebre, poi annuì. «Ma se questa ipotesi è valida, allora chi ha preso il prisma?».

Rhialto non rispose. Fissò duramente il Sandestin. «Sarsem, la tua condotta non è stata saggia come ti illudevi. Questo è imperdonabile».

«Ah, caro Signore, non dite altro! In segno di biasimo per me stesso, mi accollo di nuovo l’intera ipoteca! L’umiliazione e la vergogna saranno il triste fardello con cui sconterò la mia punizione».

«Non vogliamo infierire su di te», disse Ildefonse. «Ti offro l’opportunità di fare ammenda, ricercando il Perciplex per noi».

Il Sandestin si agitò, a disagio. «Devo deludervi una seconda volta. Non posso tornare nel XVI° Eone, Signori, poiché a tutti gli effetti la mia persona si trova già la. Ci sarebbe una sovrapposizione di identità, e verrei proiettato prima o dopo il momento cruciale».

«Cosa significa?», Ildefonse lo fissò senza capire.

«Non importa», mormorò Sarsem. «La limitazione è però effettiva».

Ildefonse rinunciò a fargli altre domande, e con un grugnito si tormentò la barba. «Ecco che abbiamo un altro problema!».

«Volendo, abbiamo anche la soluzione», osservò Rhialto. «Suggerisco che il Maestro si trasporti nel XVI° Eone per recuperare personalmente il Perciplex. Preparatevi, Ildefonse. So che voi…».

«Che cosa?», gridò l’altro. «Voi avete gettato il cervello dalla finestra, Rhialto! Io non posso andarmene, mentre l’Associazione è minacciata dalla sua stessa struttura. Fin’ora voi avete mostrato sagacia e decisione: siete voi l’uomo che può ritrovare ciò che è andato perso! Sarsem, non sei anche tu di questo avviso?».

«In questo momento la tristezza mi confonde ogni pensiero», lamentò il Sandestin. «Ciò malgrado, direi che la persona più ansiosa di rimettere il Perciplex al suo posto è anche la più adatta a cercarne le tracce, la nel passato».

Le raffiche dello Spazzino si facevano sentire anche fra i nudi burroni del fondovalle. Rhialto si strinse nel mantello. «Devo ammettere che c’è del vero in quanto dite. Se devo andare io, andrò».

I tre risalirono sul velocifero e fecero rotta a nord, verso i tiepidi colli di Ascolais. A Palazzo Boumegarth Rhialto si preparò con cura, mise in una bisaccia un bel po’ di monete d’oro, un. catalogo di semplici incantesimi, oggetti d’uso personale e il traduttore auricolare. Visto poi che c’era posto, decise di prendere con sé anche OsherI con il suo contenitore di folgorite.

Ildefonse esibiva sorrisetti incoraggianti. «Dopotutto, non è che una breve vacanza dagli aspetti piacevoli», disse a mo’ di consolazione. «Verrete a trovarvi sulla Terra di Shir-Shan, che a quell’epoca era considerata il centro dell’universo. L’Almanacco Storico elenca solo sei Maghi in attività, il più vicino dei quali abitante a nord nell’attuale Terra di Cutz. So che i cieli erano dominati da una creatura volante chiamata “grifoide”, simile a un pellicano dal becco cornuto e capace di parlare. Altre notizie utili sono queste: la cintura si portava con la fibbia allacciata sul fianco sinistro; solo gli acrobati, gli attori e i fabbricanti di salsicce usavano vestirsi di giallo, ed i grappoli d’uva venivano mangiati con coltello e forchetta».

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