Patricia McKillip - L'erede del mare e del fuoco

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L'erede del mare e del fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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La terra di Hed, è risaputo, non è mai stata una fucina di eroi. Tutti i suoi abitanti — compresi i principi che la reggono — sono contadini, ed anche Morgon, Signore di Hed, è un contadino. Ma non solo questo. Perché in un mondo da cui la magia è misteriosamente scomparsa in un remoto passato, e nel quale il sapere esoterico è affidato ai Signori degli indovinelli, Morgon può essere considerato un adepto, il miglior allievo della scuola di Caithnard, unico risolutore di un indovinello rimasto inspiegabile per oltre settecento anni. E poi Morgon ha tre stelle in fronte, identiche a quelle incise su un’arpa che solo lui può suonare e sull’elsa di una spada che solo lui può impugnare. Così, senza volerlo, il principe di Hed viene coinvolto in un viaggio fantastico e in un’avventura misteriosa, nel viaggio verso la montagna di Erlenstar assieme all’arpista del Supremo, per cercare risposta a una domanda che neppure lui ancora conosce. Con l’aiuto di Raederle, la donna che ama e per la quale ha vinto una sfida, Morgon affronterà un difficile cammino esistenziale e avventuroso, cercando la soluzione dell’enigma che lega passato e futuro, e combattendo Ohm, il mago corrotto che vuole alterare gli equilibri del mondo.

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— Può darsi — ipotizzò Goh, — che egli abbia qualche spiegazione da dare personalmente alla Morgol.

— No — disse Raederle. — Ha affermato che non intende andare a Herun.

Le altre tacquero. Il vento si stava levando, dolce e profumato, avido come un cacciatore di avventurarsi fra i boschi del sud. Lyra fissò il mantello gettato nella cenere. Con voce atona disse: — Posso anche credere che abbia tradito il Portatore di Stelle, ma come faccio a credere che volesse tradire la Morgol? Lui l’amava.

— Andiamocene — la incitò Kia sottovoce. — Torniamo a Herun. Nessuna di noi sa più cosa fare. Questa è una terra selvaggia e pericolosa, e non è la nostra terra.

— Io verrò a Herun — stabilì Tristan, sorprendendole col suo tono deciso. — Dovunque sia. Voglio dire, se è lì che Morgon sta andando.

— Se partiamo via fiume — disse Raederle, — possiamo arrivare là prima di lui. Corbett è… dov’è Bri Corbett? Vi ha permesso di seguirmi da sole?

— Non abbiamo pensato di fermarci a domandare il suo permesso — disse Lyra. Le guardie stavano per rimontare a cavallo. — Ho portato il tuo sauro. L’ultima volta che ho visto Corbett stava andando a cercarti nelle miniere, con Danan Isig e i suoi minatori.

Raederle infilò un piede nella staffa e si tirò in sella rigidamente. — Sul serio? Perché mai credeva che fossi scesa nelle miniere?

— Perché lo fece anche Morgon — disse Tristan, — quando era suo ospite. — Salì agilmente sul robusto pony che le ragazze avevano acquistato per lei. Era ancora tesa e preoccupata; anche lo spettacolare profilo dell’Isig si guadagnò uno sguardo di disapprovazione dai suoi occhi. — Questo è quanto ha detto il Re. Io m’ero alzata presto ed ero venuta in camera tua, perché avevo fatto un brutto sogno e volevo parlarti. La tua camera era vuota. C’era soltanto quel fuoco nel camino, un fuoco bianco come una rapa. Mi ha spaventato, così ho svegliato Lyra. E lei è andata a svegliare il Re. Ci ha detto di stare in casa mentre gli altri esploravano le miniere. E aveva paura che ti avessero rapita. Ma Lyra ha detto che te n’eri andata di tua volontà.

— Come potevi saperlo? — chiese Raederle, stupita.

Avviandosi al trotto fra gli alberi, le guardie formarono un circolo irregolare intorno a loro. Lyra si strinse nelle spalle. — Perché avresti preso la sacca, riempiendola con tutto il cibo che c’era nella stanza? Inoltre non ti eri neppure sdraiata sul letto. Così, mentre Danan cercava nella sua casa, io sono scesa in città e ho svegliato le ragazze. Ho lasciato un messaggio a Danan, dicendogli dove ci dirigevamo. Trovare le tue tracce non è stato difficile; il terreno è soffice, e hai lasciato un pezzo d’orlo del vestito fra gli sterpi, sul fiume. Ma il cavallo di Goh ha messo uno zoccolo su uno dei tuoi fili intrecciati, ed è scappato. Ci abbiamo messo un’ora per riprenderlo. Poi Kia è finita su un altro di quegli intrecci, e si è perduta fra i cespugli prima che capissimo dov’era sparita. Abbiamo sprecato un sacco di tempo per rintracciarla. Dopo questo fatto ho aperto la strada io, per eliminare quei tuoi dannati fili. Ma non è stato facile capire perché i nostri cavalli inciampavano su cose che sembravano non esserci, e perché lungo il fiume c’erano montagne di rovi dentro cui le tue tracce andavano a sparire. E quando siamo arrivate in riva a quel lago… — Tacque, come incapace di esprimere a parole lo stupore che l’aveva fulminata. Raederle l’aveva ascoltata con espressione contrita.

— Come immaginare che foste voi? Mi spiace. Ha… ha funzionato?

— Se ha funzionato? Abbiamo trascorso un pomeriggio intero cercando di aggirarlo lungo la riva. Ma è stato impossibile: più si andava avanti e più quel lago sembrava allargarsi. Finalmente Goh ha notato che non c’erano tracce indicanti il tuo passaggio, e io ho cominciato a capire che cosa doveva essere. Ero così sudata e stanca che ho fatto girare il cavallo, dritto nel lago. Non m’importava se mi fossi bagnata o no. E l’acqua è svanita. Ho guardato dietro di me e ho visto un’estensione di territorio asciutto, e ho capito che avevamo seguito la riva di un lago fatto di niente.

— Se ne stava lì, col cavallo immerso nell’acqua fino alla pancia e bestemmiava — disse Imer con un sogghigno. — Quant’era buffa! Ma poi, quando siamo tornate di nuovo presso il fiume e abbiamo visto quella buchetta che avevi scavato, abbiamo imprecato un bel po’ anche noi. Io avrei creduto che soltanto un mago potesse fare quelle magie con l’acqua.

Raederle chiuse il pugno per nascondere il segreto stampato sul suo palmo. — Non lo avevo mai fatto prima — disse. Quelle parole parvero poco convincenti anche ai suoi stessi orecchi. Provò un senso di vergogna, quasi che, come Deth, anch’ella avesse presentato un volto falso a chi si fidava di lei. L’antichissima e silente parete dell’Isig le sovrastava, e nella luce viva del mattino gli immensi picchi sembravano più amichevoli. D’improvviso chiese, stupita: — Non mi sono allontanata molto, non è vero?

— Per me ti sei allontanata fin troppo — commentò Lyra.

Giunsero a Isig a mezzodì del giorno successivo. Bri Corbett accolse il ritorno di Raederle con evidente sollievo e ritrovò il suo sorriso brusco, si trattenne con loro per il tempo necessario ad ascoltare il conciso resoconto di Lyra, e poi scese a Kyrth a cercare un’imbarcazione. Raederle scambiò solo poche parole, sia con Corbett che con Danan, e fu lieta che il Re della montagna si trattenesse dal farle domande. Tutto ciò che lui disse, con una sensibilità che la sorprese, fu: — Isig è la mia casa, la dimora dei miei pensieri e del mio cuore, e tuttavia dopo tanti secoli è ancora capace di sorprendermi. Qualunque sia il segreto che sta chiuso nella vostra anima, ricordate questo: Isig è un luogo di grande tristezza ma anche di grande bellezza, e io non vorrei che fosse altrimenti, perché nel rivelarsi a un visitatore talora gli apre la porta anche verso verità interiori.

Corbett ritornò a sera, dopo aver preso accordi per l’imbarco di tutti loro, bagagli e cavalli compresi, su due grandi chiatte cariche di merci che si apprestavano a partire per Kraal all’alba. Il pensiero di un altro viaggio giù per il Fiume Inverno le mise tutte di cattivo umore, ma quando furono su quel corso d’acqua la cosa si rivelò molto meno spiacevole che all’andata. La corrente s’era placata, le acque chiare dell’Ose avevano ripreso il sopravvento, ripulendo le rive e il fondale dai detriti e dai tronchi spezzati. Le chiatte filarono lisce al centro del fiume sulla spinta della corrente. Sulla riva settentrionale poterono vedere che gli acquitrini erano scomparsi, e che i contadini di Osterland stavano ricostruendo alacremente stalle e recinti. L’aria che spirava dal sud era odorosa e stimolante, le raffiche di brezza increspavano le acque come se ali di uccelli le sfiorassero; il sole scintillava sul metallo caricato nelle chiatte, scaldando il legno e le corde.

Appoggiata alla balaustra, giorno dopo giorno e senza quasi vedere il panorama che le scorreva davanti agli occhi, Raederle non si rese conto che il suo costante silenzio metteva a disagio gli altri. La sera prima del loro arrivo a Kraal restò immobile a lungo nel crepuscolo, mentre merletti d’ombra creati dagli alberi scivolavano su di lei, e soltanto quando la vegetazione fu divenuta un’unica parete scura nelle tenebre notò che Lyra era venuta a fermarsi accanto a lei. Ebbe un lieve sussulto.

Col volto arrossato dalla debole luce che usciva dalla cabina della chiatta, Lyra mormorò: — Se dopo essere giunte a Corona troveremo che Morgon è stato lì e se n’è già andato, tu cosa farai?

— Non lo so. Lo seguirò.

— Tornerai a casa tua?

— No. — Il tono deciso della sua voce sorprese lei stessa. Lyra fissò lo sguardo nell’acqua scura, accigliandosi, e il suo volto attraente parve simile all’orgoglioso profilo inciso su una moneta. Raederle trovò in lei sentimenti che un tempo erano stati anche i suoi, la sicurezza, la certezza di chi sa a quale posto appartiene, e per un attimo ebbe una disperata nostalgia della sua casa.

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