Rorbert Jordan - Memoria di luce
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«Vai» disse Egwene a Gawyn, intessendo a sua volta un passaggio, diretto ai terreni di Viaggio nell’accampamento della Torre Bianca lì vicino. «Fa’ venire tutte le Aes Sedai che possiamo svegliare. Di’ a Bryne di approntare i suoi soldati, di’ loro di fare come ordina Elayne e mandali alla periferia di Caemlyn tramite passaggi. Mostreremo solidarietà per l’Andor.»
Gawyn annuì, abbassando la testa per entrare nel passaggio. Egwene lo lasciò scomparire, poi si unì a Elayne vicino all’assembramento di soldati feriti e confusi. Sumeko, una delle donne della Famiglia, si era assunta il compito di assicurarsi che la Guarigione fosse impartita a coloro che si trovavano in immediato pericolo.
L’aria era densa della puzza di fumo. Mentre Egwene si affrettava verso Elayne, notò qualcosa attraverso uno dei passaggi. Caemlyn in fiamme.
Luce! Rimase sbalordita per un momento, poi proseguì. Elayne stava parlando con Guybon, il comandante della Guardia della Regina. L’uomo avvenente pareva riuscire a stento a rimanere in piedi, i suoi abiti e le sue armi spaventosamente ricoperti di sangue.
«Gli Amici delle Tenebre hanno ucciso due delle donne che avevi lasciato per mandare messaggi, maestà» stava dicendo con voce stanca. «Un’altra è caduta durante i combattimenti. Ma abbiamo recuperato i Draghi. Una volta... fuggiti...» Pareva addolorato per qualcosa. «Una volta fuggiti attraverso il buco nelle mura cittadine, abbiamo scoperto che diverse bande mercenarie stavano facendo il giro della città verso il cancello che Lord Talmanes aveva tenuto difeso. Per caso, si trovavano abbastanza vicino per aiutarci nella nostra fuga.»
«Hai agito bene» disse Elayne.
«Ma la città...»
«Hai agito bene» ripete Elayne, la voce decisa. «Hai recuperato i Draghi e salvato tutte queste persone? Farò in modo che tu sia ricompensato per questo, capitano.»
«Dà la ricompensa agli uomini della Banda, maestà. È stata opera loro. E per favore, se puoi fare qualcosa per Lord Talmanes...» Fece un gesto verso l’uomo svenuto che diversi membri della Banda avevano appena portato attraverso il passaggio.
Elayne gli si inginocchiò accanto ed Egwene si unì a lei. Sulle prime, Egwene credette che Talmanes fosse morto, tanto la sua pelle era annerita. Poi lui prese un respiro affannoso.
«Luce» disse Elayne, Sondando il suo corpo prostrato. «Non ho mai visto nulla del genere.»
«Lame Thakan’dar» disse Guybon.
«Questo va oltre le nostre capacità» disse Egwene a Elayne, alzandosi in piedi. «Io...» Si interruppe, sentendo qualcosa sopra i gemiti dei soldati e i cigolii dei carretti.
«Egwene?» chiese Elayne piano.
«Fa’ quello che puoi per lui» disse Egwene, alzandosi e precipitandosi via. Si fece largo tra la folla confusa, seguendo la voce. Era forse... sì, laggiù. Trovò un passaggio aperto al limitare dei terreni di Viaggio, con Aes Sedai dagli abiti più disparati che correvano a occuparsi dei feriti. Gawyn aveva svolto bene il suo lavoro.
Nynaeve stava chiedendo, decisamente ad alta voce, chi fosse al comando di tutta quella confusione. Egwene le si avvicinò dal lato e la prese per la spalla, sorprendendola.
«Madre?» chiese Nynaeve. «Cosa sono queste storie di Caemlyn che brucia? Io...»
Si interruppe nel vedere i feriti. Si irrigidì, poi cercò di andare da loro.
«Ce n’è uno che devi vedere per primo» disse Egwene, conducendola dove giaceva Talmanes.
Nynaeve prese un respiro brusco, poi si mise in ginocchio e scostò delicatamente Elayne. Nynaeve Sondò Talmanes, poi rimase immobile, gli occhi sgranati.
«Nynaeve?» disse Egwene. «Puoi...»
Un’ esplosione di flussi eruppe da Nynaeve come la luce improvvisa di un sole che spuntava da dietro le nuvole. Nynaeve intessé i Cinque Poteri assieme in una colonna radiosa, poi la mandò a insinuarsi nel corpo di Talmanes.
Egwene la lasciò al suo lavoro. Forse sarebbe stato sufficiente, anche se lui sembrava avere un piede nella fossa. Volesse la Luce, sarebbe vissuto. Era rimasta impressionata da lui, in passato. Pareva esattamente il tipo d’uomo di cui la Banda — e Mat — aveva bisogno.
Elayne era vicino ai Draghi e stava interrogando una donna con i capelli acconciati in trecce. Doveva essere Aludra, colei che aveva creato i Draghi. Egwene si diresse verso le armi, posando le dita su uno dei lunghi tubi di bronzo. Le erano stati consegnati rapporti su di essi, naturalmente. Alcuni uomini dicevano che erano come Aes Sedai, fatte di metallo colato in stampi e alimentate dalle polveri dei fuochi artificiali.
Sempre più profughi si riversavano attraverso il passaggio, molti dei quali abitanti di Caemlyn. «Luce» disse Egwene fra sé. «Ce ne sono troppi. Non possiamo ospitare tutta Caemlyn qui a Merrilor.»
Elayne terminò la sua conversazione, lasciando Aludra a esaminare i carri. Pareva che quella donna non fosse disposta ad andare a riposare per la notte e a occuparsene al mattino. Elayne si diresse verso i passaggi.
«I soldati riferiscono che la zona fuori dalla città è sicura» disse Elayne, passando accanto a Egwene. «Andrò a dare un’occhiata.»
«Elayne...» disse Birgitte, accorrendo alle sue spalle.
«Andiamo! Vieni.»
Egwene lasciò la Regina a quell’incombenza, indietreggiando per supervisionare il lavoro. Romanda aveva preso il comando delle Aes Sedai e stava organizzando i feriti, separandoli in gruppi a seconda dell’urgenza delle loro lesioni.
Mentre Egwene esaminava quel miscuglio caotico, notò un paio di persone in piedi lì vicino. Un uomo e una donna, Illianesi, a giudicare dall’aspetto. «Cosa volete voi due?»
La donna si inchinò davanti a lei. Era di carnagione chiara e capelli scuri, e aveva una solidità nelle sue fattezze, nonostante la sua corporatura alta e snella. «Sono Leilwin» disse in un accento inconfondibile. «Stavo accompagnando Nynaeve Sedai quando è stata diffusa la richiesta di Guarigione. L’abbiamo seguita qui.»
«Siete Seanchan» disse Egwene, sbigottita.
«Sono venuta a servirti, Amyrlin Seat.»
Seanchan. Egwene tratteneva ancora l’Unico Potere. Luce, non tutti i Seanchan che incontrava erano pericolosi per lei; tuttavia non voleva correre rischi. Mentre alcuni membri della Guardia della Torre giungevano attraverso uno dei passaggi, Egwene indicò la coppia seanchan. «Portate questi due in qualche luogo sicuro e sorvegliateli. Mi occuperò di loro più tardi.»
I soldati annuirono. L’uomo andò con riluttanza, la donna con più facilità. Non poteva incanalare, perciò non si trattava di una damane liberata. Questo non voleva dire che non fosse una sul’dam, però.
Egwene tornò da Nynaeve, che era ancora inginocchiata accanto a Talmanes. La malattia si era ritirata dalla pelle dell’uomo, lasciandola pallida. «Portatelo da qualche parte per riposare» disse Nynaeve con voce stanca a diversi membri della Banda lì presenti. «Ho fatto quello che potevo.»
Alzò lo sguardo su Egwene mentre gli uomini lo portavano via. «Luce,» sussurrò Nynaeve «mi è costato parecchie forze. Perfino con il mio angreal. Mi impressiona che Moiraine ci sia riuscita con Tam, così tanto tempo fa...» Pareva esserci una punta di orgoglio nella voce di Nynaeve.
Lei aveva voluto guarire Tam, ma non ci era riuscita... anche se, naturalmente, Nynaeve non aveva saputo cosa stava facendo, all’epoca. Aveva compiuto molti, moltissimi passi avanti da allora.
«È vero, Madre?» chiese Nynaeve alzandosi. «Di Caemlyn?»
Egwene annuì.
«Sarà una lunga notte» disse Nynaeve, guardando i feriti che continuavano a uscire dai passaggi.
«E domani sarà ancora più lungo» disse Egwene. «Ecco, colleghiamoci. Ti presterò la mia forza.»
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