Rorbert Jordan - Memoria di luce

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Nynaeve parve sconcertata. «Madre?»

«Sei più brava di me nella Guarigione.» Egwene sorrise. «Posso essere l’Amyrlin, Nynaeve, ma sono comunque Aes Sedai. Servitrice di tutti. Le mie forze ti saranno utili.»

Nynaeve annuì e si collegarono. Le due si unirono al gruppo di Aes Sedai che Romanda aveva messo a Guarire i profughi con le ferite peggiori.

«È stata Faile a organizzare la mia rete di spie» disse Perrin a Rand mentre si affrettavano verso l’accampamento di Perrin. «Potrebbe essere lì con loro stanotte. Ti avverto, non sono certo che tu le piaccia.»

Sarebbe una sciocca se le piacessi, pensò Rand. Probabilmente sa cosa mi occorrerà da te prima che tutto questo sia finito.

«Be’,» disse Perrin «immagino che le piaccia il fatto che ti conosco. È la cugina di una Regina, dopotutto. Penso che sia ancora preoccupata che tu impazzisca e mi faccia del male.»

«La follia è già arrivata» disse Rand «e ce l’ho in pugno. Per quanto riguarda farti del male, probabilmente ha ragione. Non penso di poter evitare di far del male alle persone attorno a me. È stata una lezione dura da imparare.»

«Hai lasciato intendere di essere pazzo» disse Perrin, la mano posata di nuovo sul martello mentre camminava. Lo portava al suo fianco, nonostante fosse molto grosso; era evidente che aveva dovuto costruire un fodero apposito. Un manufatto davvero sorprendente. Rand continuava a voler chiedere se fosse una delle armi forgiate con il Potere che i suoi Asha’man stavano costruendo... «Ma Rand, non lo sei. A me non sembri affatto pazzo.»

Rand sorrise e un’idea passeggera gli sfiorò la mente. «Io sono pazzo, Perrin. La mia follia sono questi ricordi, questi impulsi. Lews Therin ha cercato di prendere il sopravvento. Ero due persone, che combattevano per il controllo di me stesso. E una di loro era completamente pazza.»

«Luce,» mormorò Perrin «sembra orribile.»

«Non è stato piacevole. Ma... questo è il fatto, Perrin. Sono sempre più certo di aver bisogno di questi ricordi. Lews Therin era un brav’uomo. Io ero un brav’uomo, ma le cose sono andate storte: sono diventato troppo arrogante, ho presunto di poter fare tutto da solo. Avevo bisogno di ricordarlo; senza la pazzia... senza questi ricordi, sarei potuto andare di nuovo all’attacco da solo.»

«Perciò hai intenzione di collaborare con gli altri?» chiese Perrin, alzando lo sguardo verso il punto dove Egwene e gli altri membri della Torre Bianca erano accampati. «Questo assomiglia decisamente a eserciti radunati per affrontarsi.»

«Farò in modo che Egwene veda la ragione» disse Rand. «Sono nel giusto, Perrin. Abbiamo bisogno di rompere i sigilli. Non so perché lei si ostini a negarlo.»

«È l’Amyrlin ora.» Perrin si sfregò il mento. «È la Custode dei Sigilli, Rand. Sta a lei assicurarsi della loro integrità.»

«Proprio così. Motivo per cui la persuaderò che le mie intenzioni al riguardo sono corrette.»

«Sei certo di doverli rompere, Rand?» chiese Perrin. «Assolutamente certo?»

«Dimmi, Perrin. Se un attrezzo di metallo o un’arma si rompe, puoi rimetterlo assieme e farlo funzionare come si deve?»

«Be’, puoi farlo» disse Perrin. «Meglio di no. La grana dell’acciaio... be’, è sempre meglio riforgiarlo. Fonderlo, ricominciare da capo.»

«Qui è lo stesso. I sigilli sono rotti, come una spada. Non possiamo semplicemente rattoppare i pezzi. Non funzionerà. Ci occorre togliere i frammenti e creare qualcosa di nuovo da mettere al loro posto. Qualcosa di meglio.»

«Rand,» disse Perrin «questa è la cosa più ragionevole che chiunque abbia detto su questo argomento. Lo hai spiegato in questo modo a Egwene?»

«Lei non è un fabbro, amico mio.» Rand sorrise.

«Ma è intelligente, Rand. Più intelligente di ciascuno di noi due. Capirà se lo spieghi nel modo giusto.»

«Vedremo» disse Rand. «Domani.»

Perrin smise di camminare, il suo volto illuminato dal bagliore del globo evocato da Rand con il Potere. Il suo accampamento, accanto a quello di Rand, conteneva una forza vasta quanto qualunque altra in quel campo. Rand trovava ancora incredibile che Perrin avesse radunato così tanti uomini, inclusi — addirittura — i Manti Bianchi. Le spie di Rand indicavano che tutti nell’accampamento di Perrin parevano leali a lui. Perfino le Sapienti e le Aes Sedai che aveva con sé erano più inclini a fare ciò che Perrin diceva.

Perrin era diventato un Re, e questo era certo come il vento e il cielo. Un Re di tipo diverso da Rand: un Re del suo popolo, che viveva in mezzo a loro. Rand non poteva intraprendere lo stesso sentiero. Perrin poteva essere un uomo. Rand doveva essere qualcosa di più, ancora per un poco. Doveva essere un simbolo, una forza su cui tutti potevano fare affidamento.

Era qualcosa di terribilmente stancante. Non si trattava esclusivamente di fatica fisica, ma di qualcosa di più profondo. Essere ciò di cui la gente aveva bisogno lo stava spossando, erodendolo allo stesso modo in cui faceva un fiume con una montagna. Alla fine, sarebbe stato sempre il fiume a vincere.

«Ti sosterrò in questo, Rand» disse Perrin. «Ma voglio che tu mi prometta che non consentirai che si arrivi allo scontro. Non combatterò Elayne. Contrapporsi alle Aes Sedai sarebbe peggio. Non possiamo permetterà litigi.»

«Non ci saranno scontri.»

«Promettimelo.» ci volto di Perrin divenne così duro che si sarebbe potuto usarlo per spaccarti le pietre. «Promettimelo, Rand.»

«Lo prometto, amico mio. Ci porterò all’Ultima Battaglia uniti.»

«Va bene, allora.» Perrin entrò nel suo accampamento, annuendo alle sentinelle. Uomini dei Fiumi Gemelli, entrambi: Reed Soalen e Kert Wagoner. Rivolsero il saluto a Perrin, poi fissarono Rand e si inchinarono in modo un po’ goffo.

Reed e Kert. Li aveva conosciuti entrambi — Luce, li aveva perfino presi a modello, da bambino — ma Rand si era abituato al fatto che persone che aveva conosciuto lo trattassero come un estraneo. Sentì il manto del Drago Rinato indurirsi sopra di lui.

«Mio Lord Drago» disse Kert. «Siamo... intendo...» Deglutì e guardò il cielo, e le nubi che parevano avanzare lente verso di loro, malgrado la presenza di Rand. «La situazione sembra brutta, vero?»

«Spesso le tempeste sono brutte, Kert» disse Rand. «Ma i Fiumi Gemelli le superano indenni. E lo faranno ancora.»

«Ma...» disse di nuovo Kern. «La situazione sembra brutta. Che la Luce mi folgori, ma è così.»

«Sarà come vuole la Ruota» disse Rand, lanciando un’occhiata verso nord. «Pace, Kert, Reed» disse Rand piano. «Quasi tutte le Profezie si sono realizzate. Questo giorno è stato previsto, e le nostre prove sono note. Non le affrontiamo impreparati.»

Non aveva promesso loro che avrebbero vinto o che sarebbero sopravvissuti, ma entrambi si misero più dritti e annuirono, sorridendo. Alla gente piaceva sapere che c’era un piano. La consapevolezza che qualcuno aveva il controllo poteva essere il maggior sollievo che Rand era in grado di offrire loro.

«Ora basta importunare il Lord Drago con le vostre domande» disse Perrin. «Assicuratevi di sorvegliare bene questa postazione: niente sonnellini, Kert, e niente dadi.»

Entrambi gli uomini rivolsero loro il saluto mentre Perrin e Rand entravano nell’accampamento. Lì c’era più allegria che negli altri accampamenti a Merrilor. I fuochi da campo parevano un po’ più luminosi, le risate un po’ più forti. Era quasi come se, in qualche modo, la gente dei Fiumi Gemelli fosse riuscita a portare casa con sé.

«Li governi bene» disse Rand piano, muovendosi rapido accanto a Perrin, che annuì verso quelli che erano fuori di notte.

«Non dovrebbero aver bisogno che sia io a dir loro cosa fare, e questo è quanto.» Comunque, quando un messaggero giunse di corsa nell’accampamento, Perrin entrò immediatamente nel ruolo di comando. Chiamò il giovane allampanato per nome, e vedendo il volto arrossito e le gambe tremolanti del ragazzo — aveva paura di Rand — Perrin lo prese da parte e gli parlò piano, ma con fermezza.

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