Hal Clement - Luce di stelle

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Luce di stelle: краткое содержание, описание и аннотация

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Chi non ricorda il pianeta Mesklin e i suoi straordinari abitanti, costretti a vivere in condizioni di gravità proibitive per gli esseri umani? Gli eroi meskliniti di Hal Clement tornano in questo romanzo, in sé pefettamente autonomo, che è di fatto il secondo capitolo della saga iniziata con
(
), tenuto a battesimo in Italia proprio sulle pagine di URANIA. Ancora una volta la pazienza, il coraggio e le straordinarie caratteristiche fisiche dei meskliniti permetteranno loro di avere ragione di un mondo in cui la forza di gravità è così schiacciante da rappresentare da sola il più terribile e immediato dei pericoli. Senza contare le numerose incognite di questa nuova e inedita missione nello spazio, scritta da un maestro della tecnologica…

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Dall’altra parte, sotto lo scafo, si era formata una profonda caverna buia impossibile da illuminare con i riflettori della Kwembly. Il capitano non provò alcun desiderio di entrarvi: con tutta probabilità vi avrebbe trovato i corpi dei due timonieri. La sua esitazione venne notata da sopra.

— Perché rimane lì immobile vicino al generatore? — borbottò McDevitt. — Cosa sta aspettando? Forse i rischi che già corrono non sono abbastanza?

— Dondragmer sa quello che fa. Conosce la situazione meglio di noi — ribatté Benj con un tono di voce tale da far girare bruscamente lo scienziato.

— Non capisco. Che succede? — domandò McDevitt.

— Beetchermarlf e l’altro mesclinita si trovano ancora là sotto, ecco cosa succede. Non avevano via di scampo: come potevano sfuggire all’acqua bollente? Scommetto che solo ora il capitano se ne è ricordato perché altrimenti non avrebbe dato il permesso di procedere dopo il primo tentativo, come non l’avrei dato io. Riesce a pensare a come sono ridotti ormai quei due poveretti?

McDevitt pensò rapidamente. Difficile convincere o anche solo confortare il ragazzo a quel punto con la sola forza della ragione, che d’altro canto gli suggeriva formalmente che Benj aveva ragione. In ogni caso decise di provare.

— Mi sembra una brutta situazione, ma la speranza è l’ultima a morire. Non mi sembra che la resistenza abbia fuso il ghiaccio tutt’intorno alla Kwembly, ma potrebbe averlo fatto; e anche se fosse così rimarrebbero delle speranze. L’acqua calda può aver formato delle aperture o delle rientranze nel ghiaccio e forse i due timonieri sono riusciti a riparare sul lato opposto della Kwembly invisibile alla telecamera. Tra l’altro, potrebbero benissimo trovarsi altrove.

— Il ghiaccio avrebbe potuto salvarli? Pensavo avesse detto che il liquido era gelato per via della perdita di ammoniaca, non per la temperatura dell’aria. L’acqua gela a zero gradi centigradi, cioè una temperatura da colpo di calore per un mesclinita.

— In effetti così si ritiene — ammise il meteorologo — ma personalmente non ne sarei troppo sicuro. Non esistono abbastanza studi sulle loro reazioni. Certo, i due mescliniti là sotto possono essere morti entrambi, ma sappiamo così poco di quanto è successo che sarebbe sciocco perdere ogni speranza. Limitiamoci ad aspettare: tanto a questa distanza non potremmo fare altro comunque. Anche Dondragmer sta aspettando, ma possiamo star certi che scenderà a controllare il più presto possibile.

Benj cercò di controllarsi e fece del suo meglio per pensare in termini positivi, ma gli occhi che avrebbero dovuto seguire le mosse di Stakendee non riuscivano a staccarsi dall’immagine del capitano.

Molte volte ancora Dondragmer si allungò sul ghiaccio per ritrarsi subito dopo, con estrema irritazione del ragazzo. Finalmente sembrò convinto della resistenza del ghiaccio e la sua figura avanzò centimetro dopo centimetro sulla nuova superficie gelata. Una volta allontanatosi completamente dal generatore, il mesclinita attese qualche istante come se temesse qualcosa. Il ghiaccio tenne, e Dondragmer riprese ad avvicinarsi alla Kwembly. Gli umani seguivano la scena passo dopo passo; Benj serrava i pugni per la tensione, ma anche McDevitt dava mostra di un insolito nervosismo.

Non riuscirono a sentire nulla, neppure il richiamo lanciato da Dondragmer che attraversò la struttura della nave e venne raccolto dal microfono della telecamera. Non riuscirono neppure a capire il motivo per cui il capitano mesclinita si girò improvvisamente proprio quando stava per entrare nella buia caverna. Poterono solo vederlo correre sulla superficie gelata gesticolando affannosamente verso i due marinai che seguivano la scena dal cornicione di ghiaccio rimasto attorno alla Kwembly, apparentemente indifferente alla sorte toccata ai suoi due timonieri.

12

Estrapolazione guidata

Dondragmer invece era tutt’altro che indifferente; solo, tendeva a focalizzare l’attenzione dove era necessario e non su situazioni in cui ormai l’azione poteva fare poco o nulla. Non aveva scordato il destino dei suoi due marinai, ma quando un fischio lontano portò le parole: “Eccolo, abbiamo trovato la fine del ruscello!” i suoi programmi cambiarono radicalmente e in modo drastico.

Non poteva vedere da dove provenisse la voce perché si trovava mezzo metro sotto il livello del suolo, ma Borndender riferì che le luci delle torce elettriche distavano al massimo tre-quattro-cento metri. Il capitano ordinò allo scienziato di salire in cima alla Kwembly per vedere meglio e riferire, mentre il suo assistente corse via in cerca di una fune per issare il capitano sul cornicione di ghiaccio. Questo però richiese tempo. Con notevole professionalità Skendra, l’assistente di Borndender, aveva riportato al loro posto dentro la Kwembly le funi usate per calare la barra metallica. Ma quando il marinaio arrivò al portello principale scoprì che l’accesso era bloccato da una patina di ghiaccio formata con tutta probabilità dal vapore e spessa quasi un centimetro. Tutta la sezione a tribordo della Kwembly era coperta di ghiaccio lucente e trasparente. Fortunatamente la maggior parte delle maniglie sporgeva abbastanza da fornire una sicura presa e consentirgli di arrampicarsi fino al portello sul ponte.

Contemporaneamente, Borndender avvisava che due luci avvicinavano dalla parte opposta dell’avvallamento formato dal fiume. A un ordine del capitano, un fischio potente si levò domandando ai due, distanti anche più di settecento metri, se avevano qualche informazione. Dondragmer e lo scienziato ascoltarono poi in silenzio la risposta quando questa arrivò: anche ai mescliniti riusciva difficile farsi sentire in modo chiaro tanto distante, soprattutto indossando due strati di spesso tessuto alieno. Mentre il capitano usciva dalla depressione tra le rocce, apprese che i due facevano parte del gruppo di Stakendee a cui era stato ordinato di discendere il corso d’acqua e che questo sfociava in una pozza semigelata a meno di un chilometro dalla Kwembly. I due non aggiunsero altro; evidentemente aspettavano di trovarsi più vicini per procedere con un rapporto completo.

Una volta arrivati alla Kwembly i due ripresero a parlare, anche se Dondragmer non riuscì a capire molto del loro racconto: quanto descrissero non corrispondeva a nulla di familiare.

— La portata del corso d’acqua rimane più o meno sempre la stessa fino alla fine — riferirono i due marinai. — Non abbiamo visto alcun affluente e ci sembra che l’acqua non stia evaporando. Una volta raggiunti i massi, il suo percorso si fa molto tortuoso. Da un certo punto in poi ci siamo imbattuti in una serie di strani ostacoli al suo percorso: si tratta di strani sbarramenti di ghiaccio che il corso d’acqua supera in parte girandovi attorno e in parte penetrandovi. A mezzo cavo di distanza abbiamo trovato un altro sbarramento, che l’acqua supera nello stesso modo. Era come se l’acqua fosse gelata man mano che penetrava tra le rocce, naturalmente solo l’acqua superficiale perché il ruscello continua a scorrere fino a sbucare nella pozza. Gli sbarramenti saranno alti al massimo una mezza lunghezza corporea e sembrano crescere ancora. Pensiamo che anche la pozza finale, quella poco distante dalla Kwembly, diverrà uno di quegli sbarramenti. A quel punto abbiamo visto una nuvola biancastra levarsi dalla Kwembly e ci siamo chiesti se era il caso di tornare per prestare il nostro aiuto, ma prima abbiamo concluso l’esplorazione come ordinato. La pozza semigelata non è ancora piena, ma senza dubbio l’acqua presto traboccherà e il ruscello dovrebbe tendere ad allontanarsi dalla nostra posizione.

— Bene — disse il capitano mesclinita. — Siete certi che la portata sia rimasta la stessa dall’inizio alla fine?

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