Isaac Asimov - La Fine Dell'Eternita
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«Si,» aveva risposto brevemente Harlan.
«Finge mi ha chiamato,» aveva aggiunto Twissell, «E si e raccomandato con me di riferirti che il Mutamento ha avuto un successo completo.»
Harlan aveva scrollato le spalle, e poi si era accorto che gli occhi del Calcolatore lo stavano fissando, imperiosi e penetranti. Si era sentito a disagio.
«Si, Calcolatore?»
«Niente,» aveva detto Twissell, e forse si era trattato del peso della vecchiaia troppo grave sulle sue spalle, ma la sua voce era sembrata incomprensibilmente triste. «Credevo che volessi dirmi qualcosa.»
«No,» aveva risposto Harlan. «Non avevo nulla da dire.»
«Be', allora, ci vediamo domani, all'ora di apertura, nella Sala dei Calcolatori, ragazzo. Ho molte cose da dirti.»
«Si, signore,» aveva risposto Harlan. Era rimasto per diversi minuti a fissare lo schermo vuoto.
Quelle parole erano sembrate quasi una minaccia. Finge aveva chiamato Twissell, dunque. Che cosa gli aveva detto, oltre a quanto Twissell aveva rivelato?
Ma una minaccia esterna era stata l'unica cosa veramente necessaria ad Harlan, in quel momento. Combattere uno stato d'animo era come lottare con un bastone contro le sabbie mobili. Combattere Finge era una cosa completamente diversa. Quel breve colloquio aveva fatto ricordare ad Harlan l'arma in suo possesso, e per la prima volta, dopo molti giorni, aveva recuperato in parte la fiducia in se stesso.
Era stato come se una porta si fosse chiusa, e un'altra si fosse aperta. Harlan si era immerso in una febbrile attivita, dopo l'assoluta apatia dei giorni precedenti. Era andato nel 2456°, e aveva piegato il Sociologo Voy ai suoi desideri, ottenendo la risposta desiderata.
C'era riuscito perfettamente. Aveva ottenuto l'informazione cercata.
E molto di piu. Molto di piu.
Apparentemente, la fiducia viene sempre premiata. C'era un proverbio del suo Secolo natale che diceva, «Stringi con fermezza la rete, e diventera un bastone con il quale potrai battere il tuo nemico.»
In sostanza, Noys non aveva alcun analogo nella nuova Realta. Nessun analogo. Poteva quindi assumere una nuova posizione nella nuova societa nel modo piu discreto e conveniente, oppure poteva rimanere nell'Eternita. Non c'era alcun motivo per negargli la relazione anche in veste ufficiale, se non quello puramente teorico della sua violazione della legge… e lui sapeva fin troppo bene come rendere nulla questa possibilita.
Cosi aveva preso il cronoscafo nel 2456°, ansioso di raggiungere Noys e annunciarle la grande notizia, finalmente inebriato dal successo dopo giorni e giorni trascorsi a rimasticare l'amarezza della sconfitta.
E in quel preciso momento, il cronoscafo si fermo.
Non rallento; si fermo, semplicemente. Se il movimento fosse stato lungo una delle tre dimensioni dello spazio, una fermata cosi brusca avrebbe disintegrato il cronoscafo, fondendo il metallo e uccidendo sull'istante Harlan.
L'arresto brusco, invece, produsse una violenta ondata di nausea ad Harlan, e gli diede una fitta acutissima di dolore.
Quando riusci di nuovo a vedere chiaramente, si volse verso il temporometro, e lo guardo, con occhi ancora annebbiati. La data era: 100.000.
Il numero lo spavento. Era troppo perfetto.
Si volse ai controlli, febbrilmente. Che cosa era successo?
Anche questo lo riempi di paura, perche non riusci a vedere nulla fuori posto. La leva era in posizione. Non c'era alcun corto circuito. Tutti gli indicatori erano nello spazio nero, che indicava i limiti di sicurezza. Non c'era nessun guasto al sistema di energia. La lancetta sottile che indicava il consumo di mega-megacoulomb d'energia rivelava che l'energia veniva consumata costantemente, nella quantita esatta.
Che cosa aveva fermato il cronoscafo, allora?
Lentamente, e con considerevole riluttanza, Harlan tocco la leva di guida, muovendola in posizione neutra. La lancetta dell'energia si sposto, obbediente, sullo zero.
Sposto la leva nella direzione opposta. La lancetta sali di nuovo, e questa volta il temporometro ricomincio a indicare in senso inverso la lunga teoria dei Secoli.
Indietro… indietro… 99.983… 99.972… 99.959.
Harlan sposto di nuovo la leva. Questa volta, di nuovo avanti. Lentamente. Molto lentamente.
Gradualmente, 99.985… 99.993… 99.997… 99.998… 99.999… 100.000…
Il cronoscafo si fermo. Nulla poteva superare il 100.000°. L'energia di Nova-Sole veniva consumata silenziosamente, in quantita incredibile, senza alcuno scopo.
Inverti di nuovo la posizione della leva, si riporto molto piu indietro nel tempo, ritorno avanti, alla massima velocita. Di nuovo fermo!
Harlan strinse i denti. Aveva il respiro affannoso, il volto contratto. Si sentiva un prigioniero… un prigioniero che si lanciava ciecamente, inutilmente, contro le sbarre della prigione.
Quando si fermo, dopo una decina di tentativi, il cronoscafo non si mosse dal 100.000°. Quella era la massima distanza raggiungibile nel tempo. Non era possibile andare oltre.
Gli venne l'idea di cambiare cronoscafo. Qualcosa gli diceva, pero, che sarebbe stato inutile.
Nel vuoto silenzio del 100.000° Secolo, Andrew Harlan usci dal suo cronoscafo, e scelse a caso un'altra gabbia.
Un minuto piu tardi, stringendo la leva di guida, osservo la cifra sul temporometro, e capi che non avrebbe potuto passare neppure da quella parte.
Si senti pervadere dall'ira cieca, rabbiosa, di chi ha percorso una lunga strada e scivola su un sassolino in vista del traguardo. Proprio in quel momento! Quando le cose si erano messe al bello, inaspettatamente, quando tutto si era volto in suo favore, incontrava il disastro! La maledizione prodotta da quel lieve errore di calcolo, nell'entrare nel 482°, pesava ancora su di lui.
Rabbiosamente, abbasso la leva, spingendola fino in fondo, alla massima velocita possibile, a ritroso nel tempo. Almeno adesso lui era libero, libero di fare tutto cio che voleva. Ora che Noys era irraggiungibile, chiusa al di la di una barriera, fuori della sua portata, cos'altro avrebbero potuto fargli? Cos'altro doveva temere?
Ritorno nel 575°, e usci dal cronoscafo di corsa, senza curarsi di coloro che avrebbero potuto vederlo. Si diresse verso la biblioteca della Sezione, senza rivolgere la parola a nessuno, senza guardare nessuno, prese cio che voleva senza guardarsi intorno, per vedere se lo osservavano. Che importanza aveva?
Poi ritorno nel cronoscafo, e abbasso ancora la leva, muovendosi ancora a ritroso nel tempo. Sapeva esattamente cio che avrebbe dovuto fare. Guardo il grande orologio, passandogli davanti, l'orologio che indicava i tre turni di lavoro del fisiogiorno. In quel momento Finge doveva essere nel suo alloggio privato… ed era meglio cosi.
Harlan si sentiva ardere dalla febbre. Quando arrivo nel 482°, aveva la bocca secca e impastata, provava un bruciore al petto, sentiva un ronzio continuo. Ma sentiva anche la solida massa dell'arma che teneva sotto la camicia, saldamente premuta dal suo gomito, ed era solo quella che importava.
L'Assistente Calcolatore Hobbe Finge sollevo lo sguardo, all'entrata di Harlan, e la sorpresa fu sostituita da un vago allarme, nei suoi occhi.
Harlan lo osservo per qualche istante, permettendo che l'allarme aumentasse, aspettando che si trasformasse in paura. Poi avanzo, descrivendo un semicerchio, in modo da mettersi tra Finge e lo schermo di comunicazione.
Finge era seminudo; aveva indosso solo i pantaloni. Il grosso torace flaccido era quasi privo di peli, il petto era grasso, quasi femminile. Lo stomaco molliccio sporgeva dalla cintura.
Aveva un aspetto poco dignitoso, penso Harlan con soddisfazione, poco dignitoso e insignificante. Tanto meglio.
Infilo la mano destra sotto la camicia, e impugno con fermezza l'arma.
«Nessuno mi ha visto, Finge, cosi non guardare verso la porta,» gli disse, in tono aspro. «Non verra nessuno. Devi capire, Finge, che hai a che fare con un Tecnico. Lo sai cosa significa?»
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