Isaac Asimov - La Fine Dell'Eternita

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«Ah, volete dire dire la pupa? Accidenti! Non e un vero campo di forza?»

«Limitatevi a rispondere alla mia domanda,» aveva detto Harlan, balbettando un poco.

L'uomo lo aveva fissato, e una parte dell'entusiasmo era svanita.

«E nuova. E una Temporale.»

«Qual e la sua mansione?»

Lentamente, un sorriso era apparso sul volto dell'uomo, un sorriso chiaramente ironico.

«In teoria, sarebbe la segretaria del capo… si chiama Noys Lambent.»

«Va bene.» Harlan si era voltato, e se ne era andato.

Il primo viaggio di Osservazione di Harlan nel 482° era stato effettuato il giorno seguente, ma aveva avuto una durata di soli trenta minuti. Ovviamente, si era trattato di un viaggio di orientamento, che avrebbe dovuto riportarlo all'atmosfera del Secolo. Il giorno dopo aveva compiuto un viaggio di un'ora e mezzo, e il terzo giorno non vi era andato affatto.

Aveva impiegato il terzo giorno a consultare i suoi vecchi rapporti, ripercorrendo le tappe gia percorse due anni prima, ripassando la lingua del Secolo, riabituandosi alle usanze locali.

Un Mutamento di Realta aveva colpito il 482°, ma era stato minimo: una cricca politica che era stata al Potere ora ne era stata Esclusa, ma a parte questo non gli era sembrato di notare dei cambiamenti particolari nella societa dell'epoca.

Senza neppure rendersi conto di quanto faceva, aveva cominciato a consultare i suoi vecchi rapporti, alla ricerca di tutte le informazioni possibili sull'aristocrazia dell'epoca. Aveva avuto la certezza di avere compiuto qualche Osservazione, in quel campo.

E infatti non aveva trascurato quel fatto, due anni prima, ma aveva compiuto delle Osservazioni impersonali, distaccate. I dati raccolti riguardavano l'aristocrazia come classe sociale, e non gli individui.

Naturalmente, le sue Carte Spazio-temporali non gli avevano mai chiesto, ne permesso, di osservare l'aristocrazia dall'interno. I motivi di quel divieto non erano stati rivelati all'Osservatore, ne un Osservatore avrebbe dovuto interessarsene. Harlan aveva provato una certa impazienza, in quella circostanza, pensando che la sua curiosita sarebbe stata inutile.

In quei tre giorni aveva visto di sfuggita la ragazza, Noys Lambent, in quattro diverse circostanze. All'inizio egli aveva notato solo il suo abbigliamento e gli ornamenti.

Nelle occasioni successive, aveva notato altri particolari. Per esempio, aveva scoperto che la ragazza non era molto alta: ma il suo corpo era cosi snello, il suo portamento cosi eretto, e la figura cosi slanciata, da lasciare un'impressione di altezza superiore alla media. Harlan si era accorto, osservandola meglio, che doveva essere piu anziana di quanto non apparisse a prima vista. Forse era sulla trentina, non aveva comunque meno di venticinque anni.

Il comportamento di Noys Lambent era stato sempre tranquillo e riservato: gli aveva sorriso, una volta, quando Harlan l'aveva incontrata in un corridoio, poi aveva subito abbassato lo sguardo. Il Tecnico si era scostato, per non doverla toccare, poi si era allontanato, furibondo.

Alla fine del terzo giorno Harlan era giunto alla conclusione che i suoi doveri di Eterno gli lasciavano aperta una sola linea di comportamento. Certamente la situazione doveva essere molto comoda, per la ragazza, e con uguale certezza Finge non si era minimamente discostato dalla lettera della legge. Tuttavia l'indiscrezione mostrata da Finge nella faccenda, la sua leggerezza, andavano certamente contro lo spirito della legge, ed Harlan era stato convinto della necessita di fare qualcosa per rimediare.

Harlan aveva concluso che, malgrado tutto, non doveva esistere in tutta l'Eternita una persona piu antipatica di Finge. Le scusanti che aveva trovato, solo pochi giorni prima, per giustificare il comportamento dell'uomo, erano svanite.

Il mattino del quarto giorno Harlan aveva chiesto e ottenuto un colloquio privato con Finge. Era entrato nell'ufficio con passo deciso, e lui stesso si era sorpreso della brutalita con cui aveva affrontato subito l'argomento:

«Calcolatore Finge, suggerisco che la signorina Lambent sia ricondotta subito nel Tempo.»

Finge aveva socchiuso gli occhi. Con un cenno del capo aveva indicato una sedia ad Harlan, poi aveva appoggiato il mento sulla mani riunite, con i gomiti saldamente piantati sulla scrivania, e infine aveva scoperto i denti in quello che era stato solo il fantasma di un sorriso.

«Bene, sedetevi. Sedetevi, ripeto. Trovate che la signorina Lambent sia incompetente? Incapace? Inadatta al lavoro che svolge?»

«Per quanto riguarda la competenza e le capacita di questa donna, Calcolatore, non posso esprimere un parere. Dipende dall'impiego che ne viene fatto, e io non l'ho messa alla prova in nessun campo. Vi renderete certamente conto, pero, che nuoce alla moralita di questa Sezione.»

Finge lo aveva fissato con espressione remota, come se la sua mente di Calcolatore fosse stata immersa in pensieri astratti che nessun altro Eterno avrebbe potuto comprendere.

«In quale modo nuoce alla moralita di questa Sezione, Tecnico?»

«Non credo che abbiate bisogno di una mia risposta,» aveva detto Harlan, sempre piu in collera. «Il suo abbigliamento e esibizionistico, il suo…»

«Aspettate un momento, Harlan. Siete stato Osservatore in questa epoca. Sapete benissimo che il suo abbigliamento e quello tipico del 482°.»

«Nel suo ambiente naturale, nella sua societa, certo, non avrei critiche da rivolgerle, anche se sono pronto a dichiarare che il suo abbigliamento e audace perfino per il 482°. Concedetemi di poter esprimere un parere competente in merito. Qui, nell'Eternita, una persona simile e assolutamente fuori posto.»

Finge aveva assentito lentamente, e Harlan aveva avuto l'impressione che il Calcolatore si stesse divertendo. Il Tecnico si era ancor piu irrigidito.

«Si trova qui per uno scopo ben preciso,» aveva detto Finge. «Deve svolgere una funzione essenziale. La sua presenza e solo temporanea. Nel frattempo, cercate di sopportarla.»

Harlan aveva stretto la mascella. Lui aveva fatto una protesta, e Finge gli aveva ordinato di badare ai fatti suoi. Era stata questa la conclusione della frase. Aveva deciso, percio, di mandare al diavolo ogni prudenza. Avrebbe detto quello che pensava.

«Posso facilmente immaginare quale sia la 'funzione essenziale' della donna,» aveva detto, seccamente. «Non credo sara tollerato il modo in cui viene tenuta esposta cosi, apertamente.»

Si era voltato, rigidamente, e si era diretto verso la porta. La voce di Finge lo aveva costretto a fermarsi.

«Tecnico,» aveva detto il Calcolatore. «I vostri rapporti con Twissell forse vi hanno dato un'idea sbagliata della vostra importanza. Cercate di correggere l'errore. E nel frattempo ditemi, Tecnico: voi avete mai avuto una…» (aveva esitato, come per scegliere meglio la parola,) «…un'amica?»

Continuando a voltare le spalle a Finge, con una meticolosita offensiva e accondiscendente, Harlan aveva citato:

«Per impedire ogni coinvolgimento emotivo col Tempo, un Eterno non deve sposarsi. Per impedire ogni coinvolgimento emotivo con una famiglia, un Eterno non deve avere figli.»

Il Calcolatore aveva detto, in tono serio:

«Non ho parlato ne di matrimonio, ne di figli.»

Harlan aveva continuato la citazione:

«E possibile stabilire dei legami temporanei con una Temporale solo dopo averne fatto richiesta specifica all'Ufficio Permanente della Carta Spazio-temporale del Consiglio d'Ogniquando, e avere ottenuto un esatto Progetto di Vita della Temporale in oggetto. Successivamente il legame deve essere condizionato alle specifiche istruzioni della Carta Spazio-temporale concernente l'epoca in oggetto.»

«Verissimo. Avete mai chiesto l'autorizzazione per un legame temporaneo, Tecnico?»

«No, Calcolatore.»

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