Hal Clement - Coesistenza pacifica

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Easy stava fornendo una descrizione, affascinante e affascinata, degli eventi che si verificavano intorno al batiscafo; perché, anche se lei e il suo compagno avevano assistito ormai a molte piogge notturne, ora si trovavano per la prima volta in un posto dove potevano effettivamente osservare l’effetto della pioggia sul livello del mare. La riva era visibile, e l’aspetto del mare, che si gonfiava sotto l’influsso delle gocce che scendevano, era un fenomeno che i due bambini non avevano mai osservato in vita loro. Guardare la riva, in basso, era sconcertante; e il fenomeno continuò. Il batiscafo si sollevò con il livello del mare, e la superficie che si gonfiava trasportò lo scafo verso l’interno. Questo finché la densità del mare fu sufficiente a sostenere il batiscafo; quando poi questa condizione cessò, delle scosse avvertirono i due passeggeri che il movimento stava continuando.

«Non vedo più niente, papà,» disse alla fine Easy. «Ormai possiamo smettere di parlare. E poi, ho sonno. Svegliaci, se sarà necessario.»

«D’accordo, Easy.» Rich rispose anche a nome di Raeker e degli altri osservatori. «Nell’accampamento di Nick non succede niente, a parte la faccenda del vento, che sembra più insolita che preoccupante.» La ragazza apparì per un attimo sullo schermo, diede loro la buonanotte con un sorriso, e svanì; apparve poi il viso di Aminadorneldo, e poi le trasmissioni cessarono, per quella notte.

L’attenzione, naturalmente, si spostò sull’osservatorio, dove poteva essere vista la superficie di Tenebra. Comunque, non stava accadendo niente di nuovo. La macchina stava come al solito al centro del cerchio dei fuochi, un cerchio non troppo equamente distribuito, per la verità; intorno alla macchina c’erano i quattro nativi, distribuiti a intervalli non regolari, una volta tanto; tre d’i essi erano piuttosto vicini, nella parte nord-est, e il quarto percorreva inquieto gli altri tre quarti del circolo. Fu facile scoprire il motivo, dopo avere osservato la scena per pochi minuti; per ogni fuoco spento lungo il percorso della sentinella solitaria, se ne spegnevano almeno dodici nel residuo quarto di circolo. Era necessario accendere i fuochi che si erano spenti, e seguendo un ritmo davvero insolito. Non sembrava che ci fosse un grande pericolo, comunque; nessuno degli indigeni era stato colpito dalle gocce che si avvicinavano da quella parte, e il loro comportamento non denotava una eccitazione particolare.

Mentre Raeker mangiava, il suo assistente era riuscito a misurare la velocità del vento, regolandosi sulla velocità delle gocce su di un percorso prestabilito, e aveva scoperto che il vento marciava a due miglia orarie; e questo, come tutti sapevano, era un primato assoluto; la notizia si sparse tra gli scienziati, ma nessuno di essi fu in grado di dare una spiegazione del fenomeno, né di prevederne i più probabili effetti. Fu un membro dell’equipaggio, fuori servizio, il quale si era fermato per qualche minuto davanti alla porta dell’osservatorio, a tempo perso, a fare una domanda su quest’ultimo argomento.

«Quant’è lontano dal mare quell’accampamento?» fu la domanda.

«Circa due miglia dalla linea costiera diurna.»

«E da quella notturna?»

«Il mare raggiunge la valle, proprio sotto la collina.»

«È un margine di sicurezza sufficiente?»

«Certo. Le precipitazioni annue non variano di quantità. Il terreno si muove, naturalmente, ma sempre in maniera visibile.»

«Va bene tutto, ma allora, cosa farà questo vento alla linea costiera? Siccome il mare non è molto più denso dell’aria, di notte, direi che anche un uragano in miniatura come questo vento che va a due miglia all’ora dovrebbe causare delle belle differenze.»

Raeker parve sbalordito, per un istante; poi si guardò intorno. I volti di quelli che lo circondavano indicarono che nessuno aveva pensato a quello che era stato appena detto, ma che alcuni… e, come vide subito Raeker, quelli più qualificati… avevano capito che c’era del buono, in quelle parole. E lo aveva capito anche Raeker, e più ci pensava, più si sentiva preoccupato. La sua espressione parlò chiaro a Rich, che negli ultimi tempi non aveva perduto le sue grandi capacità di analisi.

«Lei crede che sia meglio farli spostare finché c’è tempo, dottore?» domandò.

«Non lo so. Non è possibile trasferire l’intero accampamento, visto che sono solo in quattro, e mi dispiace lasciare della roba che può essere portata via dall’acqua. Dopotutto, sono su quella collina, che si trova più in alto di cinquanta piedi del limite massimo raggiunto dal mare.»

«Cinquanta piedi sono sufficienti, per quel mare?»

«Non lo so. Non riesco a decidermi.» L’espressione che apparve sul volto di Rich fu difficile da interpretare; dopotutto, aveva passato la vita in una professione nella quale le decisioni venivano sempre prese al momento opportuno, accettandone nel contempo tutte le conseguenze.

«Direi che lei dovrebbe fare qualcosa,» disse il diplomatico. «Se il mare li raggiunge mentre sono lì, lei avrà perso tutto.»

«Sì, ma…»

«Ma niente! Guardi là!» Fu lo stesso membro dello equipaggio che aveva sollevato la questione del vento a interrompere la conversazione. Stava fissando lo schermo che mostrava la parte del mare, e Raeker e Rich capirono quello che aveva visto anche prima di guardare a loro volta. E il loro sospetto si rivelò fondato.

Diverse ore prima del normale, le lingue oleose del mare stavano scivolando intorno alla base delle colline orientali. Non fu pronunciata una sola parola per circa un secondo; poi Raeker passò a distruggere l’immagine che il diplomatico si era formato di lui… l’immagine di un «tipico scienziato», lento di mente, indeciso, privo di senso pratico. Con la salvezza del progetto e dei suoi allievi in evidente e immediato pericolo, Raeker pensò e agì con ammirevole sveltezza.

«Nick! Ascoltatemi tutti! Date un’occhiata a est, solo un secondo, poi mettetevi al lavoro. Assicuratevi che tutto il materiale scritto, soprattutto le mappe, sia messo al sicuro e legato alla zattera. Legate stretto, ma lasciate abbastanza corda per legarvi a vostra volta. Voi e le mappe siete le cose più importanti, e non dimenticatelo! Dopo avere provveduto a questo, fate del vostro meglio per legare le armi al vostro corpo o alla zattera. Svelti!»

Una domanda giunse da Nick:

«E il bestiame? Senza…» Raeker intervenne, senza aspettare la fine.

«Lascia perdere il gregge! C’è una grossa differenza tra quello che sarebbe bello fare e quello che è possibile fare! Non pensare più a niente, finché non siete tutti al sicuro, voi, le mappe, e le vostre armi!»

I tre compagni di Nick si erano messi al lavoro senza discutere; l’urgenza contenuta nella voce del Maestro fece obbedire in silenzio anche Nick, e un teso periodo di attesa iniziò nell’osservatorio. Gli uomini rimasero a osservare, impotenti e in silenzio, la corsa che si stava svolgendo tra l’oceano e il lavoro dei nativi… una corsa mortale.

Raeker notò che i tentacoli oleosi del mare erano molto più alti al centro che ai lati; evidentemente il mare era già stato molto diluito dalla pioggia. Questo significava che era assurdo aspettarsi che la zattera galleggiasse. Le sue sacche piene d’aria erano dense la metà di quanto non fosse denso l’acido allo stato puro. Una volta diluito l’acido, l’effetto dei galleggianti diventava quasi nullo.

Le cose si svolsero poi in maniera diversa, dimostrando che le sue supposizioni erano state quasi errate. Il mare torreggiò sulla collina, spegnendo i fuochi al primo colpo, e per un istante offuscò l’immagine trasmessa dagli «occhi» della macchina, quando scese a coprire l’accampamento. Poi gli schermi si rischiararono, e mostrarono le figure immobili dei quattro indigeni su di una zattera che sfiorava appena il fondo di quello che era diventato un oceano. La zattera si mosse, ma solo di pochi passi per volta; e Raeker, cupo, la fece seguire dalla macchina.

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