Hal Clement - Coesistenza pacifica
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Rialzandosi, si diressero verso la riva, e Nick portò con sé la sacca.
«Non so ancora quante ne saranno necessarie,» disse. «Ma è sicuro che ce ne vorranno molte. Immagino che partiranno in sei, mentre gli altri due resteranno col gregge, come ha disposto il Maestro questa volta. Finché non tornano gli altri, possiamo soltanto cacciare, e fabbricare delle altre sacche.»
«C’è un altro problema,» disse Betsey, «sarà difficile reggersi in piedi su questi affari, e nello stesso tempo svolgere il lavoro desiderato dal Maestro. Dovremmo preoccuparci della stabilità, non solo del sostegno.»
«È vero,» ammise Nick, «forse, adesso che abbiamo fatto i nostri esperimenti, il Maestro vorrà fornirci delle altre informazioni. Se non lo farà lui, c’è un’altra persona che può aiutarci, quella di cui udiamo la voce grazie al Maestro… quella che si trova nella macchina che dobbiamo cercare… A proposito, Betsey, ho un’idea. Sai, lui ci ha spiegato la faccenda delle voci che possono essere spedite da un posto all’altro grazie a una macchina. Forse Fagin non è davvero con noi; forse quella è solo una macchina che trasmette la sua voce. Che ne pensi?»
«Interessante, e penso che sia possibile; ma che differenza fa?»
«È un’informazione; e Fagin dice sempre che più si sa, meglio ci si trova. Non credo che questo lo si sappia , per il momento, ma vale la pena di tenerlo presente, finché non avremo delle prove.»
«Adesso che tu ci hai pensato, forse lui ci risponderà, se glielo domandiamo,» esclamò Betsey. «Di solito lui risponde alle domande, tranne le volte in cui pensa che per il bene della nostra istruzione sia necessario che troviamo le risposte da soli; e come potremmo provare questo in via sperimentale… se non tagliando in due il Maestro?»
«È giusto. Adesso, però, la cosa più importante è progettare e costruire quella imbarcazione. Lasciamo perdere questa domanda, per ora; avremo tempo in seguito per occuparcene.»
«Va bene.» Conversando erano giunti sulla cima della collina sulla quale si trovava la macchina, nel bel mezzo dell’accampamento. Così fecero rapporto sui risultati dei loro esperimenti. Fagin li ascoltò fino alla fine, in silenzio.
«Un buon lavoro,» disse, alla fine, «avete scoperto qualcosa, non tutto, ma qualcosa. La vostra domanda sulla stabilità è buona. Vi suggerirei di costruire un’intelaiatura di legno… oh, della forma e delle dimensioni approssimative della parete di una capanna, ma posata sul terreno. Poi le sacche possono essere assicurate agli angoli; così la cosa potrà essere abbastanza stabile.»
«Ma il legno affonda. Come possiamo costruire una barca col legno?»
«Consideratelo una parte del peso che le sacche… tra parentesi, chiamiamole galleggianti… devono trasportare. Avrete bisogno di un buon numero di galleggianti, ma non preoccupatevi per questo. Vi consiglierei di cominciare subito la costruzione dell’intelaiatura; sarete in grado di finire da soli, dato che c’è legna in abbondanza. Poi, man mano che saranno pronti i galleggianti, potrete assicurarli all’intelaiatura; uccidete tutti i giorni degli animali per difendere il gregge, così immagino che anche oggi potrete procurarvi delle pelli.
«Mentre fate questo, potete dedicare la vostra attenzione a un altro problema. Il batiscafo non è fermo in mare, ma si sta spostando verso la riva.»
«Ma questo non è un problema; anzi, direi che risolve i nostri problemi. Dovremo semplicemente percorrere la riva in direzione sud, finché non lo troviamo. Tu hai detto che con ogni probabilità il batiscafo si trova a sud.»
«Giustissimo. Il problema è che Veloce, in compagnia della sua tribù, sta evidentemente aspettando il batiscafo sulla riva. A rigor di termini, Easy non ha proprio riconosciuto Veloce, in parte perché lei non è in grado di distinguervi l’uno dall’altro, in parte perché è ancora troppo lontana dalla riva; ma proprio non riesco a immaginare di chi altro potrebbe trattarsi. Questo ci porta a domandarci se Veloce ha accettato la nostra offerta, o se invece progetta di tenere per sé il batiscafo e i suoi occupanti. Direi che è un po’ presto per avere una sua risposta; ma se non ne riceviamo alcuna entro oggi, credo che dovremo concludere di essere rimasti soli, e perciò agire di conseguenza.»
«E come?»
«È questo il problema che vi consiglio di affrontare immediatamente. Penso che la soluzione che troverete, qualunque essa sia, vedrà comparire l’imbarcazione; perciò, mettetevi a ragionare sulla questione.»
Il Maestro tacque, e i suoi allievi si misero all’opera. Come aveva detto Fagin, in giro c’era molta legna, dato che l’accampamento era recente. La maggior parte di questa legna, naturalmente, era inadatta per qualsiasi tipo di costruzione, possedendo la friabilità caratteristica di quasi tutti i vegetali di Tenebra; ma alcune specie possedevano diramazioni lunghe e ragionevolmente flessibili, e i due furono in grado di radunare nel giro di una ora una quantità da loro ritenuta sufficiente alla bisogna. Il lavoro vero e proprio cominciò quando essi dovettero tagliare la legna con le loro lame di pietra, e non fu certo una faccenda breve; fu poi indispensabile preparare il telaio di cui aveva parlato Fagin, e questo richiese dell’altro tempo. Una volta completato, il telaio si rivelò un rettangolo di quindici piedi per venti, composto da almeno tre dozzine di verghe di legno che un terrestre avrebbe molto verosimilmente chiamato «tronchi» e non rami. Il telaio pareva abbastanza solido. Considerandolo un «pavimento», Nick e Betsey non si sentirono particolarmente entusiasti; gli spazi erano piuttosto larghi, tanto da far passare i piedi, e i suddetti piedi erano ancor meno prensili di quelli degli esseri umani. I due nativi decisero, comunque, che questo era più un inconveniente che una seria manchevolezza, e la loro attenzione fu dedicata alla raccolta dei galleggianti.
Tutto ciò fu riferito al Maestro, che approvò. L’approvazione fu più casuale di quanto i due immaginassero, perché in quel momento l’attenzione di Raeker era assorbita da ben altro. Il batiscafo era ormai arrivato a circa cinquanta iarde dalla riva, e qui si era arenato, secondo Easy. Lei non era stata in grado di offrire né dati né opinioni sul motivo dello spostamento, e nessuno degli scienziati che avevano studiato per anni e anni il pianeta e la sua complessa morfologia era stato in grado di far meglio. La stessa Easy non pareva preoccuparsene; era completamente occupata da un’esercitazione pratica di lingua locale, fatta attraverso l’esigua distesa di liquido che divideva il batiscafo dal gruppo di Veloce. Raeker non aveva neppure il relativo conforto di poter udire la conversazione. I microfoni degli altoparlanti esterni erano, piuttosto ragionevolmente, collocati accanto agli oblò di osservazione, e così la ragazza si era trasferita in un punto dal quale sarebbe stato necessario urlare a gola spiegata per farsi udire a bordo della Vindemiatrix , E lei non si curava di gridare; anzi, non si ricordava neppure di Raeker né, per essere sinceri, neppure di suo padre. Non si era interessata della biologia, della geologia, né tanto meno della climatologia praticamente inesistente di Tenebra; il suo interesse per le operazioni di salvataggio, pur essendo profondo e personale, l’aveva portata ad attendere delle informazioni che in pratica erano sempre le stesse; ma qui aveva trovato delle creature viventi, delle persone alle quali poteva parlare… almeno, dopo un certo esercizio. Perché parlava, e solo in rare occasioni uno degli occupanti dell’astronave riusciva ad attirare la sua attenzione per un periodo sufficiente ad apprendere qualcosa.
Easy aveva appreso che Veloce era presente sulla riva, e Raeker girò per competenza questa informazione a Nick; ma quando vennero formulate delle domande più particolareggiate, per esempio a proposito delle intenzioni di Veloce nei riguardi della proposta che l’ex prigioniero di Nick doveva ormai avergli riferito, o sul modo in cui Veloce era riuscito a trovare con tanta sollecitudine il batiscafo, Raeker non riuscì a stabilire se il guaio era nell’incompleta padronanza del linguaggio locale da parte di Easy, nella mancanza di interesse della ragazza per le domande, o in una deliberata evasività nelle risposte di Veloce. La situazione, nel complesso, era irritante per un individuo che negli anni passati era riuscito ad esercitare un discreto controllo sullo svolgimento delle cose su Tenebra; per il momento, quasi tutti i suoi agenti non erano in contatto con lui, quelle che potevano essere chiamate le forze ribelli stavano operando liberamente, e l’unico essere umano che si trovava sul luogo stava anteponendo il pettegolezzo al lavoro. Naturalmente, il punto di vista del biologo era leggermente ristretto.
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