Hal Clement - Coesistenza pacifica

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«Non sono un tecnico,» rispose Raeker. «Ma anche io ho più o meno un’idea intorno al tempo necessario a fare questo, anche con l’aiuto della precedente esperienza. Io sono un biologo, e la mia opinione ragionata è che enti ambi i bambini saranno morti prima che un secondo batiscafo possa essere pronto. Se Rich e il drommiano vogliono tentare, non li scoraggerò senz’altro; la nuova macchina sarà utile, e potrei anche essermi sbagliato sul fattore tempo. Comunque, sono seriamente convinto del fatto che dovremo condurre il salvataggio secondo le linee prestabilite.»

«E il drommiano aveva ragione, a questo proposito?»

«Vuole dire sul fatto che noi progettiamo di far compiere le riparazioni dal gruppo di Nick? Sì. Non è ridicolo come cerca di farlo sembrare Aminadabarlee. Io ho allevato quelle creature per sedici anni; sono intelligenti come gli esseri umani, a giudicare dalla loro capacità di apprendere, e potranno senz’altro mettere a posto qualche filo.»

L’ufficiale apparve dubbioso.

«Purché mettano a posto i fili giusti ,» brontolò, «che cosa useranno, come isolante?»

«Producono una colla… ho insegnato loro come farlo… dopo qualche esperimento… estratta dalle scaglie degli animali. Dovremo assicurarci delle sue capacità isolanti, ma non mi preoccupo molto per questo.»

«Anche se lei crede che nel loro fluido organico si trova dell’acido solforico?»

«Le ho detto che non mi preoccupo molto ,» ammise Raeker. «Adesso il problema più importante è di unire i due gruppi. Lei è sicuro di non potermi fornire una valutazione più precisa della distanza attuale tra la macchina e il batiscafo?»

«Sicurissimo. Emettono delle onde di lunghezza diversa, e non ho alcun mezzo per valutare il fattore dispersivo dell’atmosfera del pianeta in quella parte dello spettro, lasciando stare altri problemi, come l’effettiva profondità dell’atmosfera e la conseguente aleatorietà delle misurazioni radio. Come le ho detto, ci sono cinquanta probabilità su cento che la distanza sia inferiore alle quaranta miglia, e nove su dieci che non sia superiore alle cento. Non posso fare di più, senza ricevere delle radiazioni che nessuna delle due macchine è in grado di trasmettere.»

«D’accordo, d’accordo. Dovrò cercare di ottenere delle informazioni da Easy, e cercare di confrontarle con le mappe di Nick. Per lo meno, non dovremo guidarli troppo vicino; Nick sarà in grado di vedere il batiscafo a una distanza di diverse miglia, grazie alle luci.» L’ufficiale annuì, e i due tacquero, osservando gli schermi. Non si vedeva nulla; se Easy era sveglia, come aveva dichiarato, non si trovava nella cabina di pilotaggio. Di quando in quando, i due uomini poterono udire dei tonfi e dei rumori stridenti; presumibilmente, l’astronave veniva ancora trasportata da una corrente, ma nessun segno particolare di riconoscimento aveva attirato l’attenzione della ragazza, tanto da farle fare rapporto.

Raeker alla fine si addormentò nella sua poltrona. L’ufficiale rimase sveglio, ma l’unico messaggio che ricevette diceva che Easy stava andando a dormire e che Aminadorneldo cominciava il suo turno di guardia. Apparentemente, neppure lui notò nulla di eccezionale; dopo che la bambina ebbe segnalato la sostituzione, l’altoparlante rimase silenzioso.

Per diverse ore il batiscafo continuò a procedere per la sua strada, ballonzolando allegramente. A volte si fermava per un istante, altre per diversi minuti; e sempre il viaggio riprendeva, quando i capricci della corrente riuscivano a sollevare il batiscafo o a rimuovere gli ostacoli che si frapponevano sulla sua strada, di qualunque natura essi fossero. Easy si svegliò di nuovo, e provvide al problema della colazione. Più tardi preparò un pranzo non troppo appetitoso… almeno, stando alle sue parole. Aminadorneldo fu gentile e questo proposito, incolpando del fatto le deficienze dei sintetizzatori. Anche il cuoco più provetto non può produrre grandi capolavori servendosi di aminoacidi, grassi e destrosio, e vitamine in polvere, sia pure in discreta quantità. La lunga notte di Tenebra continuò a consumarsi; Raeker passò un altro turno di guardia nell’osservatorio, portando Nick e Fagin in un punto che, secondo lui, era abbastanza vicino al rifugio degli esuli del villaggio. Una sola notte su di un pianeta che impiega circa cento ore per compiere la sua rotazione può diventare alquanto noiosa… anche se questo non si verifica, a volte. Questo pensiero venne a Raeker quando egli ricordò la notte durante la quale Veloce aveva fatto la sua incursione.

L’alba mutò lo stato delle cose… sfortunatamente, dato che gli era venuto di nuovo sonno. Nick riconobbe senza ombra di dubbio il terreno sul quale stavano camminando, e affermò con disinvoltura che avrebbero incontrato i suoi amici nel giro di due ore; arrivò il sostituto di Raeker, al quale fu necessario impartire un cumulo dettagliato e mastodontico di istruzioni; e dalla sala delle comunicazioni giunse notizia dell’arresto del batiscafo, che pareva definitivo.

«Per favore, vuole chiedere al tenente Wellenbach se può installare un impianto di comunicazione diretta tra il suo ufficio e questa sala?» domandò Raeker al messo che aveva portato la notizia. «Comincio a credere che dovrò parlare al batiscafo e ai miei allievi nello stesso tempo, nel prossimo futuro.»

«Certamente, signore,» rispose il messo, «sono certo che non ci saranno grandi difficoltà.»

«Va bene. Adesso vado a sentire il rapporto di Easy; tornerò qui subito dopo.»

«Ma lei non dorme mai, dottore?» domandò il sostituto.

«Dovrei, ma non potrò permettermelo, per qualche tempo. Lei rimanga al suo posto, quando io sarò ritornato, e mi fermi se comincerò a fare qualcosa di molto stupido.»

«Va bene.» L’altro si strinse nelle spalle. Raeker sapeva di non comportarsi in maniera molto ragionevole, ma non riusciva ad abbandonare, per il momento, il teatro dell’azione. Si diresse di corsa verso la sala delle comunicazioni.

C’erano Rich e Aminadabarlee. Il diplomatico umano aveva, a quanto sembrava, calmato il suo collega drommiano, almeno per il momento, dato che l’ingresso di Raeker non produsse alcuna esplosione. Easy stava parlando, quando entrò il biologo, e lui non disse nulla finché la ragazza non ebbe finito.

«…minuti da quando ci siamo mossi per l’ultima volta. Fuori non è aumentata la luce, ma non siamo più sballottati così forte; credo che la corrente sia più debole. Se ho tenuto conto del tempo esattamente, è passata da poco l’alba, così credo che l’acqua stia evaporando.» Fece una pausa, e Raeker fece notare la sua presenza.

«Immagino, Easy, che né tu né ‘Mina abbiate visto il minimo segno di creature acquatiche, durante il tragitto.»

«Solo delle piante, almeno credo che fossero delle piante.»

«E in questo momento?»

«Ancora niente.»

«Allora direi che non avete ancora raggiunto l’oceano. Secondo le informazioni di Nick, nell’oceano ci sono sicuramente degli animali… certo, immagino che potrebbero essersi spaventati a causa delle vostre luci. Potresti spegnerle per cinque minuti, e poi riaccenderle di colpo, in modo da poter scorgere gli eventuali… visitatori?»

«Va bene, purché possa tenere accese le luci della cabina di comando. Qui non ci sono oblò, perciò credo che sia possibile. Avrei paura, se dovessi spegnerle; potrei schiacciare i pulsanti sbagliati, al momento di doverle riaccendere, così al buio.»

«Hai più che ragione; non ci avevo pensato.»

«Quaggiù io ho pensato a tante cose, in queste tre settimane.»

Per un istante la maschera allegra che la bambina aveva conservato a beneficio del suo giovane compagno parve scomporsi, e tutti gli uomini videro una povera bambina dodicenne terrorizzata, il cui autocontrollo stava per raggiungere il punto di rottura. Rich si morse le labbra e strinse i pugni; gli altri esseri umani evitarono il suo sguardo. Aminadabarlee non mostrò alcuna emozione; Raeker si domandò se egli fosse capace di provarne. Poi la maschera ritornò al suo posto, e l’allegra ragazza che tutti avevano conosciuto prima dell’incidente si rivolse al bambino drommiano.

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