Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra

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La Luna è una severa maestra: краткое содержание, описание и аннотация

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La sala dell’ufficio immigrazioni era vuota, tranne che per una quarantina di uomini allineati lungo la parete, come se fossero nuovi deportati: indossavano tuta a pressione ed elmetto. Immaginai che fossero Terrestri diretti a casa, turisti sorpresi dalla rivoluzione, alcuni scienziati. Le tute sarebbero rimaste sulla Luna, gliele avrebbero fatte togliere appena a bordo. Li guardai e pensai ai sistemi di guida del nostro pilota. Quando la Lark era stata equipaggiata per il viaggio, erano state tolte tutte le cuccette meno le nostre tre. I nuovi passeggeri avrebbero dovuto affrontare l’urto dell’accelerazione distesi sul pavimento nudo. Se il pilota non stava più che attento, li avrebbe ridotti in poltiglia.

Nel parlai con Stu. — Non preoccuparti — mi rispose. — Il Comandante Leures ha portato a bordo imbottiture di gommapiuma. Non permetterà che si facciano del male: rappresentano la sua assicurazione sulla vita.

12

La mia famiglia, più di trenta da Granpà ai neonati, ci aspettava alla porta stagna del livello inferiore, e ognuno di noi ricevette la sua parte di singhiozzi, baci e abbracci. Questa volta Stu non si ritrasse.

La piccola Hazel improvvisò una vera cerimonia. Aveva con sé i Berretti della Libertà. Ne mise uno in testa a ognuno di noi e ci baciò; come a un segnale convenuto, tutti i membri della famiglia si infilarono il Berretto della Libertà e a me vennero le lacrime agli occhi. Forse è questo il patriottismo: sentirsi soffocare dai singhiozzi e tanta felicità nel cuore da sentirsi male. O invece era soltanto la gioia di essere tornato fra i miei cari.

— Dov’è Slim? — chiesi a Hazel. — Non l’avete avvertito?

— Non è potuto venire. Dirige il comitato per i festeggiamenti in vostro onore.

— Festeggiamenti? Ma a noi basta questo.

— Vedrai.

E vidi, infatti. Fu un bene che la mia famiglia fosse venuta a salutarci all’arrivo, altrimenti non ci saremmo visti per un bel po’ di tempo. Giungemmo a Luna City occupando un’intera capsula. La stazione Ovest della Metropolitana era invasa da una marea urlante, tutti con in testa il Berretto della Libertà. Noi tre fummo portati a spalla fino alla Vecchia Cattedrale, circondati da una guardia del corpo di ragazzi che ci aprivano la strada a gomitate, in mezzo alla folla che applaudiva e cantava. I maschi indossavano berretti rossi e camicie bianche, le ragazze maglietta bianca e pantaloncini rossi, dello stesso rosso dei berretti.

Alla stazione, e di nuovo quando ci fermammo alla Vecchia Cattedrale, fui baciato da donne che non avevo mai visto. Ricordo di aver sperato che le precauzioni prese in sostituzione della quarantena fossero efficaci. Altrimenti mezza Luna City avrebbe avuto il raffreddore o qualcosa di peggio. (Fortunatamente eravamo immuni e non ci furono epidemie. Ma ricordo ancora, ero un ragazzo allora, quando scoppiò il morbillo e morirono a migliaia.)

Ero molto preoccupato per Prof, anche. Quel ricevimento era troppo faticoso per un uomo che un’ora prima avevamo dato per spacciato. Lui non solo si divertì, ma fece un magnifico discorso nella Vecchia Cattedrale… alquanto scarso di logica ma ricco di frasi commoventi. C’era l’amore, la patria, la Luna, i compagni, gli amici, perfino la marcia a fianco a fianco e tutto pareva meraviglioso.

Avevano eretto un palco sotto il grande schermo televisivo del lato sud della piazza. Adam Selene ci salutò dal video e poi sullo schermo apparve la faccia di Prof che parlava, in modo che tutti lo vedessero e lui non dovesse gridare per farsi sentire. Ma dovette ugualmente fermarsi dopo ogni frase. I boati della folla superavano la voce dell’altoparlante al massimo volume, e indubbiamente le pause erano anche una buona occasione per riposare. Ma Prof non sembrava più vecchio, stanco e ammalato. Il ritorno al Sasso si era dimostrato il miracoloso rimedio di cui aveva bisogno. Lo stesso per me. Mi pareva meraviglioso essere del mio giusto peso, sentirmi pieno di energia, respirare l’aria pura e ossigenata della nostra grotta.

Era impossibile fare entrare tutta la popolazione di Luna City nella Vecchia Cattedrale, ma sembrava che l’avessero provato. Calcolai un’area di dieci metri quadrati e tentai di contare le teste, ma, arrivato a duecento senza essere nemmeno a metà, rinunciai. Il Lunatic valutò il numero dei presenti a trentamila. A me parve impossibile.

Le parole di Prof giunsero comunque a tutti i tre milioni di cittadini: televisione e radio le diffusero in ogni grotta. Prof colse l’occasione per accennare al futuro di schiavitù che l’Ente aveva programmato per i Lunari. Agitò il famoso schema del piano quinquennale. — Ecco! — gridava. — Le vostre catene! I ceppi alle gambe! Li volete portare?

— No!

— Sulla Terra dicono che dovrete restare schiavi! Dicono che useranno le bombe acca… e chi sopravvivrà dovrà arrendersi e portare le catene. Lo volete?

— No! Mai!

— Mai! — fece eco Prof. — Minacciano di mandare le truppe, nuove truppe per commettere violenze e assassinii. Noi le combatteremo!

— Sì!

— Combatteremo in superficie, combatteremo nelle grotte, combatteremo nei corridoi! Se dovremo morire, moriremo liberi!

— Sì! Ja! Da!

— E se moriremo, la storia scriverà: Queste sono state le giornate più gloriose della Luna! Libertà… o morte!

Mi sembrava di avere già sentito quelle parole. Ma uscirono dalla bocca di Prof con un tono così fresco e nuovo che mi unii agli applausi. Vedete, sapevo che non potevamo sconfiggere la Terra. Io sono un tecnico e so che a un missile non interessa quanto è coraggioso il nemico. Ma anch’io ero pronto: se guerra doveva essere, viva la guerra!

Prof lasciò che il frastuono degli applausi si chetasse, poi intonò l’ Inno di Battaglia della Repubblica , nella versione di Simon. Adam ricomparve sullo schermo e diresse il coro unendosi al canto mentre noi cercavamo di svignarcela con l’aiuto dei ragazzi di Slim. Ma le donne non volevano lasciarci andare e i ragazzi non avevano certo autorità nei loro confronti. Ci bloccarono a ogni passo. Erano le ventidue quando noi quattro, Wyoh, Prof, Stu e io, ci chiudemmo finalmente nella stanza L del Raffles , dove Adam si unì a noi per mezzo del video. Io e tutti gli altri stavamo morendo di fame; ordinammo da mangiare e Prof insistette per rinviare le discussioni politiche a dopo pranzo.

Alla fine, ci mettemmo al lavoro.

Adam ci chiese di leggere a voce alta lo schema del piano quinquennale dell’Ente, per lui e la compagna Wyoh. — Ma prima, compagno Manuel, potresti trasmettermi le registrazioni fatte sulla Terra per telefono? Le farò trascrivere per esaminarle. Finora ho soltanto i rapporti in codice inviatimi dal compagno Stuart.

Sapevo che Mike le avrebbe esaminate immediatamente, il giro di parole faceva parte del mito di Adam Selene. Decisi di parlare a Prof di mettere Stu al corrente della situazione. Se Stu doveva far parte della cellula esecutiva, era assurdo continuare a fingere con lui.

Impiegai cinque minuti per fornire a Mike, a supervelocità, le mie registrazioni, e un’altra mezz’ora per leggere a voce alta lo schema. Alla fine Adam osservò: — Professore, i festeggiamenti hanno avuto più successo di guanto mi aspettassi, grazie al tuo discorso. Penso che potremmo dichiarare immediatamente l’embargo del grano. Vorrei convocare stanotte stessa l’Assemblea per domani a mezzogiorno.

Dissi: — Quelle teste vuote andrebbero avanti per settimane a perdere tempo. Se devi impedirglielo, fai come per la Dichiarazione d’Indipendenza. Dopo una giornata di discussioni, tira fuori la mozione per l’embargo dopo mezzanotte, facendo intervenire i nostri uomini.

Mi rispose Adam. — Mi dispiace, Manuel, io mi sto mettendo solo ora al corrente di quello che è accaduto sulla Terra, ma tu sei rimasto un po’ indietro con gli sviluppi sulla Luna. Non è più la stessa Assemblea. Compagna Wyoming.

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