Accade così quando si è dissanguati, pensò. Le sanguisughe mi hanno svuotato! Dio mio! Sarò mai capace di rimettermi in piedi? “Aiuto!” gridò senza emettere alcun suono. “Lona! Dove sei?”
Quando ebbe forza sufficiente ad alzare la testa, scoprì che se ne era andata. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso. Debolmente, centimetro per centimetro, si tirò su, a sedere sull’orlo del letto, fino a quando il peggio dello sfinimento non passò. Era una punizione del cielo per avere picchiato Lona? Questa fiacchezza si impadroniva di lui a ogni loro alterco.
Lona…
Uscì nel corridoio, tenendosi vicino alla parete. Probabilmente delle signore eleganti che gli passarono accanto lo credettero ubriaco. Sorrisero. Egli cercò di contraccambiare il sorriso.
Non la trovò.
Varie ore dopo si imbatté in Aoudad. Il piccolo uomo sembrava sulle spine.
— L’ha vista? — gracchiò, Burris.
— È a metà strada per Ganimede, a quest’ora. È partita col volo serale.
— Partita?
Aoudad annuì. — Nick l’ha accompagnata. Tornano sulla Terra. Che cosa le ha fatto? L’ha un po’ presa a schiaffi?
— Lei l’ha lasciata partire? — mormorò Burris. — Le ha permesso di uscire di scena? Che cosa ne dirà Chalk?
— Chalk è informato. Lei può credere che non avrei prima chiesto la sua approvazione? Lui ha detto sì, se vuol tornare a casa lasciate che torni. Mettetela sulla prima nave in partenza. E così abbiamo fatto. Ehi, Burris! Sembra pallido! Non credevo che la sua pelle potesse impallidire.
— Quando parte la prima nave dopo la sua?
— Domani sera. Ma non avrà mica l’intenzione di correrle dietro, vero?
— Che cos’altro, se no?
Sorridendo. Aoudad disse: — Non combinerà un bel niente, in quel modo. La lasci andare. Questo albergo è pieno di donne che sarebbero felici di prendere il suo posto. Rimarrebbe stupito, di quante sono! Alcune sanno che io sono con lei, e vengono da me, a chiedermi di combinare. Colpa del suo volto, Minner. Il suo volto le affascina.
Burris si girò per lasciarlo.
Aoudad disse: — Lei è scosso. Senta, andiamo a bere qualcosa.
Senza voltarsi, Burris rispose: — Sono stanco. Voglio riposare.
— Devo mandare una di quelle donne da lei, dopo un po’?
— Sarebbe il miglior modo di riposare, secondo lei?
— Be’, in realtà sì. — Rise amabilmente. — Non avrei nulla in contrario a occuparmene io; ma è lei che vogliono. Lei.
— Posso telefonare a Ganimede? Forse le potrei parlare mentre la sua nave fa rifornimento.
Aoudad lo raggiunse. — È andata via, Burris. Deve dimenticarla. Che cosa le procurava, se non delle difficoltà? Una ragazzina tutta pelle e ossa! Non andavate neanche d’accordo. Lo so. Ho visto. Non facevate che prendervi a male parole. Che bisogno ha di lei? Su, lasci che le dica di,…
— Ha con sé dei tranquillanti?
— Sa che non le fanno nulla.
Burris tese comunque la mano. Aoudad alzò le spalle e vi depose un tranquillante, Burris premette il tubetto sulla pelle. L’illusione della calma poteva valere ora, quasi quanto la calma autentica. Ringraziò Aoudad e si diresse deciso verso la propria camera, da solo.
Nell’andarci, incrociò una donna con i capelli che erano vetro filato rosa e con gli occhi che erano d’ametista. Indossava un abito castamente impudico. La sua voce, lieve come una piuma, gli accarezzò le guance senza orecchie. Egli passò oltre in fretta, tremante, ed entrò in camera.
27
Il vero guardiano del Graal
— Che bella storia d’amore sciupata — disse Tom Nikolaides.
Lona non sorrise. — Non aveva niente di bello. Sono lieta di andarmene.
— Perché ha cercato di strangolarti?
— Questo è stato solo al finale. Andava male da molto tempo prima. Non occorre arrivare a tanto, per star male.
Nikolaides la guardò fino in fondo agli occhi. La capiva. O, per lo meno, faceva mostra di capirla. — Verissimo. Peccato, ma tutti sapevamo che non poteva durare.
— Compreso Chalk?
— Specialmente Chalk. Ha predetto la rottura. È straordinaria la valanga di lettere che riceviamo: l’universo intero sembra desolato per il fatto che voi due vi siate lasciati.
Lona fece un sorriso di circostanza. Alzandosi in piedi, percorse la lunga stanza, con passi nervosi. Le placchette metalliche sotto i suoi tacchi ticchettavano sul pavimento lustro. — Verrà presto, Chalk?
— Presto. È molto occupato: ma appena mette piede qui, ti porteremo da lui.
— Nick, mi darà davvero i miei bambini?
— Speriamo.
Lei si avvicinò di colpo. Lo afferrò per il polso. — Speriamo? Speriamo? Me li ha promessi!
— Ma tu hai piantato Burris.
— L’ha detto anche lei, che Chalk lo prevedeva. La “storia d’amore” non doveva mica durare per sempre! Adesso è finita, io ho rispettato la mia parte dell’accordo, e Chalk deve rispettare la sua.
Lona si sentiva tremare i muscoli nelle cosce. Quelle scarpe alla moda, rialzate! Difficile stare in piedi. Ma la facevano più alta, più vecchia. Era importante avere anche esternamente l’aspetto di quel che era diventata internamente. Era invecchiata di cinque anni in cinque settimane, durante quel viaggio con Burris. Quella tensione continua… quel continuo bisticciare…
Soprattutto, dopo ogni baruffa, quel terribile accasciamento…
Era decisa a guardare dritto negli occhi il grassone. Se cercava di sgattaiolare, di non mantenere la promessa, gli avrebbe reso la vita difficile. Aveva un bell’essere potente: non poteva truffarla! Aveva fatto da balia e da infermiera a quel sinistro profugo di un altro mondo, abbastanza a lungo per avere diritto ai propri bambini. Aveva…
Improvvisamente, redarguì se stessa. Non è giusto, si disse. Non ho il diritto di calunniarlo. Non li ha cercati lui, i suoi guai. E io ho accettato volontariamente di condividerli.
Nikolaides interloquì, nell’improvviso silenzio. — E adesso che sei tornata sulla Terra, Lona, che progetti hai?
— Prima di tutto, regolare la faccenda dei bambini. Poi voglio scomparire per sempre dalla vita pubblica. Ho già avuto due passate di notorietà, una quando mi hanno preso i bambini, l’altra quando sono partita con Minner. Sono più che sufficienti.
— Dove andrai? Lascerai la Terra?
— Non credo. Resterò. Forse scriverò un libro. — Sorrise. — No, questa non sarebbe una soluzione eccellente, vero? Altra notorietà. Vivrò zitta zitta. Perché no, in Patagonia? — Guardò dritto davanti a sé. — Lei ha un’idea di dove sia adesso?
— Chalk?
— Minner — disse lei.
— Sempre su Titano, per quanto ne so. Con lui c’è Aoudad.
— Dunque sono lì da tre settimane. Immagino che se la spassino. — Le sue labbre presero una piega feroce.
— In quanto ad Aoudad, non ho dubbi in proposito — disse Nikolaides. — Dategli delle donne disponibili, in quantità, e se la spasserà dappertutto. Per quel che riguarda Burris, non sarei disposto a giurarlo. So solo che finora non accennano a tornare. Ti interessa ancora, non è vero?
— No!
Nikolaides si tappò le orecchie con le mani: — Va bene, va bene! Ti credo! Solo che…
La porta, all’altra estremità della stanza, si arrotolò in dentro. Entrò un brutto ometto dalle labbra lunghe e sottili. Lona lo riconobbe: era d’Amore, uno degli uomini di Chalk. Disse subito: — Chalk si è fatto vedere? Gli debbo parlare.
La spiacevole bocca di d’Amore fece il sorriso più largo che lei avesse mai visto. — State diventando davvero imperiosa, altezza, da un po’ di tempo. Niente più timidezza e gracilità… No. Chalk non c’è ancora. Lo aspetto anch’io. — Avanzò e Lona vide che lo seguiva qualcuno, un uomo di mezza età, pallido, dagli occhi dolci, completamente a suo agio, che sorrideva scioccamente. D’Amore disse: — Lona, le presento David Melangio. Ha certe abilità. Digli la tua data di nascita, lui ti dirà che giorno era.
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