Un tic mi fece tremare la guancia sinistra. «E sei stato capace di fermarti, pur sapendo di avere tutto in pugno?»
«Sì.» Colpì la base del macigno, s’inginocchiò, raccolse una manciata di sabbia e la fece scorrere tra le dita. Non mi guardò. Dopo un po’ disse: «Era un atto di grandezza morale, mi domando, o solo un atto di viltà? Tu cosa ne pensi, Leo?»
«Devi dirmelo tu.»
«Sai dove stava portando il mio lavoro?»
«Questo penso di averlo capito prima di te,» dissi. «Ma non intendevo fartelo notare. Dovevo lasciare che fossi tu a decidere. Neppure una volta mi avevi fatto capire di avere visto le implicazioni più importanti, Jack. A quanto potevo immaginare io, pensavi di essere alle prese con le forze della coesione interatomica, ma non avevi ancora messo a punto una teoria per spiegare le tue intuizioni.»
«Infatti. Durante il primo anno e mezzo.»
«E poi?»
«E poi conobbi Shirley, ti ricordi? Lei non capiva molto, di fisica. Sociologia, storia: quelli erano i suoi campi. Le descrissi il mio lavoro. Lei non capiva, perciò glielo spiegai in termini più semplici, e poi ancora più semplici. Era un buon esercizio per me, tradurre in parole ciò che in realtà era stato soltanto un mucchio di equazioni. E alla fine dissi che stavo scoprendo ciò che tiene insieme gli atomi, internamente. E lei osservò: ’Quindi potremmo farli a pezzi senza far scoppiare niente?’ ’Sì,’ dissi io. ’Potremmo prendere qualunque atomo e liberarne abbastanza energia da mandare avanti una casa, suppongo.’ Shirley mi diede un’occhiata strana e disse: ’Sarebbe la fine di tutta la nostra struttura economica, non è vero?’»
«E prima non ti era mai venuto in mente?»
«Mai, Leo. Mai. Ero quel ragazzo magro uscito dal MIT, no? Non mi preoccupavo della tecnologia applicata. Shirley mi sconvolse. Cominciai a fare calcoli, e poi chiamai la biblioteca e feci cercare dal computer alcuni testi d’ingegneria, e Shirley mi tenne una piccola lezione di economia elementare. E allora capii; sì, maledizione, qualcuno poteva prendere le mie equazioni e trovare un modo di liberare un’energia illimitata. Era E — MC 2 , tutto daccapo. Fui preso dal panico. Non potevo assumermi la responsabilità di sovvertire il mondo. Il mio primo impulso fu di venire da te per chiederti cosa dovevo fare.»
«E perché non venisti da me?»
Jack scrollò le spalle. «Era la via d’uscita più facile. Scaricare il fardello su di te. Comunque, mi resi conto che probabilmente avevi già intuito il problema, e che mi avresti detto qualcosa in proposito, se non fossi stato convinto che l’aspetto morale dovevo risolverlo da solo. Così chiesi quell’anno di aspettativa, e passai il tempo pasticciando con l’acceleratore mentre ci pensavo sopra. Pensai ad Oppenheimer ed a Fermi ed agli altri che avevano costruito la bomba atomica, e mi chiesi che cosa avrei fatto al loro posto. Lavoravano in tempo di guerra, per aiutare l’umanità contro un nemico veramente feroce, eppure anche loro erano stati assillati da dubbi. Io non stavo facendo qualcosa che avrebbe salvato l’umanità da un pericolo chiaro e imminente. Svolgevo soltanto una ricerca gratuita che avrebbe sfasciato il sistema monetario mondiale. Vedevo me stesso come un nemico dell’umanità.»
«Con la vera conversione d’energia,» dissi io, sottovoce, «non vi sarebbero più la fame, la cupidigia, i monopoli…»
«E ci sarebbe anche un sovvertimento generale della durata di cinquant’anni, mentre prenderebbe forma il nuovo ordine di cose. E il nome di Jack Bryant sarebbe maledetto. Leo, non me la sono sentita. Non sono stato capace di assumermi la responsabilità. Alla fine del terzo anno, lasciai perdere tutto. Abbandonai il mio lavoro e venni a rifugiarmi qui. Ho commesso un delitto contro la scienza per non commetterne uno peggiore.»
«E te ne senti colpevole?»
«Naturalmente. Ho la sensazione che tutta la mia vita, in questi ultimi dieci anni, sia stata la penitenza della mia fuga. Ti sei mai chiesto che razza di libro sto scrivendo, Leo?»
«Molte volte.»
«È una sorta di saggio autobiografico: un’Apologia pro vita sua. Spiego il progetto su cui stavo lavorando all’Università, e come arrivai a comprenderne la vera natura, perché smisi di lavorare, e quale è stato il mio atteggiamento nei confronti di questo rifiuto. Il libro è una disanima delle responsabilità morali della scienza, si potrebbe dire. E come appendice, includo il testo completo della mia tesi.»
«Così com’era il giorno in cui smettesti di lavorare?»
No,» disse Jack. «Il testo completo. Ti ho detto che le soluzioni erano in vista, quando piantai tutto. Ho finito il mio lavoro cinque anni fa. C’è tutto nel manoscritto. Con un miliardo di dollari ed un laboratorio decentemente attrezzato, qualunque grande società appena un po’ sveglia potrebbe tradurre le mie equazioni in un sistema energetico perfettamente efficiente, grosso come una noce e capace di funzionare per sempre mediante l’immissione di un po’ di sabbia.»
In quel momento, mi sembrò che la Terra avesse sobbalzato leggermente sul proprio asse. Dopo una lunga pausa, dissi: «Perché hai aspettato tanto prima di affrontare l’argomento?»
«Quella stupida trasmissione dell’altra sera mi ha dato la spinta decisiva. Il cosidetto uomo del 2999, con quei suoi discorsi idioti di una civiltà decentrata in cui ogni individuo è autosufficiente perché può contare sulla conversione totale dell’energia. È stato come avere una visione del futuro… un futuro che io ho contribuito a formare.»
«Ma non crederai davvero…»
«Non so, Leo. È certamente un’assurdità immaginare un uomo che scende in mezzo a noi arrivando da mille anni nel futuro. Ero convinto quanto te che quell’individuo fosse un impostore… fino a quando ha cominciato a parlare del decentramento.»
«L’idea della liberazione totale dell’energia atomica è in circolazione da parecchio tempo, Jack. Quell’uomo è stato abbastanza intelligente da afferrarla e sfruttarla. Non significa per forza di cose che provenga dal futuro e che le tue equazioni siano state utilizzate veramente. Scusami, Jack, ma temo che tu abbia sopravvalutato la tua unicità. Hai preso un’idea dalla massa dei sogni dei futurologi, e l’hai trasformata in realtà, d’accordo: ma questo non lo sa nessuno, tranne te e Shirley, e non devi lasciare che quell’impostore ti induca a credere…»
«Ma supponi che sia vero, Leo.»
«Se è veramente questo che ti preoccupa, perché non bruci il tuo manoscritto?» suggerii.
Mi guardò, scandalizzato e sconvolto come se gli avessi proposto di automutilarsi.
«Non potrei mai farlo.»
«Proteggeresti l’umanità dal sovvertimento che ti fa sentire tanto colpevole.»
«Il manoscritto è al sicuro, Leo.»
«Dove?»
«Nel sotterraneo. Ho costruito una camera blindata e l’ho collegata al reattore della casa. Se qualcuno cerca di entrare in quella camera a mia insaputa, le sicure scattano ed il reattore fa saltare in aria la casa. Non ho bisogno di distruggere quello che ho scritto. Non cadrà mai in mani indegne.»
«E tuttavia, tu presumi che sia caduto in mani indegne nei prossimi mille anni; e così, nel tempo in cui è nato Vornan-19, il mondo vive già grazie al tuo sistema energetico. Esatto?»
«Non so, Leo. È una faccenda pazzesca. Ho l’impressione di essere anch’io sul punto d’ammettere.»
«Diciamo, per amor di discussione, che Vornan-19 non è un simulatore e che quel sistema energetico è in uso nel 2999. Si? Bene, ma non sappiamo se si tratta del sistema ideato da te. Supponiamo che tu bruciassi il tuo manoscritto. Questa azione cambierebbe il futuro, in modo tale che l’economia descritta da Vornan-19 non esisterebbe mai. Lui stesso scomparirebbe nel momento in cui il tuo libro finisse nell’inceneritore. E in questo modo sapresti che il futuro sarebbe stato salvato dal fatto terribile che tu avevi creato.»
Читать дальше