Kate Wilhelm - Gli eredi della Terra
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- Название:Gli eredi della Terra
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- Издательство:Armenia Editore
- Жанр:
- Год:1978
- Город:Milano
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Nominato per il premio Nebula per miglior romanzo in 1977.
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David improvvisò una sorta di tettoia contro il tronco della quercia, e si distese al riparo sotto di essa continuando a osservare la fattoria. Aveva usato rami di abete per fabbricarsi il riparo, e quando mezz'ora più tardi arrivò il temporale, egli rimase all'asciutto. Più sotto, rivoli d'acqua corsero giù per il pendio, anche l'orto ne fu invaso, e il cortile della fattoria: tutto sembrò ricoperto da un manto argenteo e scintillante, ma David sapeva che, da vicino, sarebbe stata soltanto una distesa d'acqua fangosa profonda una decina di centimetri. Il terreno della valle era troppo saturo per poter assorbire dell'altra acqua. Questa avrebbe continuato a ristagnare, lì, finché il suo livello non le avesse consentito di scorrere fino al Crooked River, che a sua volta stava gonfiandosi centimetro per centimetro verso il campo a est e il mais che vi era stato seminato.
Dopo tre giorni di pioggia continua, l'acqua cominciò effettivamente a invadere il campo di mais, e David provò pietà per quella gente che era costretta laggiù a guardare impotente. Continuavano a lavorare nell'orto, ma sarebbe stato un ben magro raccolto. Era giunto a contare complessivamente ventidue persone; pensò che dovevano esser tutti i presenti nella fattoria. Mentre nel pomeriggio la pioggia continuava a sferzare la valle, udì Mike che nitriva; strisciò allora fuori della tettoia e si alzò in piedi. Mike, immobile sul pendio della collina, non era granché infastidito dalla pioggia, e si trovava sottovento rispetto al rilievo. Tuttavia nitrì di nuovo, e poi una terza volta.
Cautamente, il fucile da caccia stretto in una mano, proteggendosi gli occhi dalla pioggia battente con l'altra, David aggirò lentamente la grande quercia. Una figura esitante saliva incespicando il colle, a testa china, fermandosi quasi ad ogni passo e poi riprendendo a salire, senza mai alzare la testa, probabilmente accecata dalla pioggia. Improvvisamente David scagliò il fucile sotto la tettoia e le corse incontro: — Celia! — gridò. — Celia!
Celia si arrestò e alzò la testa di scatto. La pioggia le ruscello giù per le guance e le appiccicò i capelli sulla fronte. Lasciò cadere lo zaino che l'aveva appensantita fino a quel momento e si precipitò verso di lui, e soltanto quando lui l'afferrò tra le braccia e la strinse a sé con forza, si accorse che anche lei stava piangendo.
La portò sotto la tettoia, le sfilò gli indumenti bagnati e l'asciugò. Poi l'avvolse in una delle sue camicie. Le labbra di Celia erano blu, la sua pelle sembrava trasparente, di un bianco spettrale.
— Sapevo che ti avrei trovato qui — lei gli disse. I suoi occhi apparivano enormi, d'un azzurro cupo, più cupo di quanto lui ricordasse, o forse apparivano così per contrasto col pallore cadaverico della pelle. In tempi che apparivano infinitamente remoti Celia era stata sempre abbronzata.
— Ed io sapevo che saresti venuta qui — replicò lui. — Quando hai mangiato per l'ultima volta?
Celia scosse la testa: — Non volevo credere che la situazione fosse così brutta, qui. Pensavo che fosse soltanto propaganda. Tutti laggiù sono convinti che sia propaganda.
David annuì e accese il fornello antivento. Celia sedeva strettamente avvolta nella sua camicia di lana a scacchi, e seguì i suoi movimenti con lo sguardo mentre apriva una lattina di stufato e la scaldava.
— Chi è quella gente là sotto?
— Forestieri. Nonna e nonno Wiston sono morti l'anno scorso. È arrivata quella banda. Hanno dato a zia Hilda e a zio Eddie una scelta: o accettare di vivere in loro compagnia o andarsene di lì. Non hanno dato a Wanda nessuna scelta: se la sono tenuta, e basta.
Celia guardò giù nella valle e annuì lentamente. — Non sapevo che fosse così brutto. Non volevo crederci. — Poi, senza voltarsi, gli chiese: — E mamma e papà?
— Sono morti, Celia. D'influenza, tutti e due. Lo scorso inverno.
— Non ho ricevuto nessuna lettera — lei proseguì. — Da quasi due anni. Sai, ci hanno costretto ad andarcene dal Brasile. Ma non c'era nessun mezzo di trasporto che potesse portarci fin quassù, a casa. Siamo andati in Colombia. Qui, all'inizio, ci hanno consentito di rimanere per tre mesi. Così hanno detto, all'inizio. Ma una notte, molto tardi, mancava poco all'alba, sono venuti da noi e ci hanno intimato di andarcene, subito. Erano scoppiati tumulti, sai.
David annuì, anche se lei stava fissando la fattoria sottostante e non poteva vederlo. Lui avrebbe voluto che scoppiasse nuovamente in lacrime, che piangesse per la morte dei suoi genitori, che gridasse disperata, per poterla stringere fra le braccia e confortarla. Ma Celia continuò a restar seduta, immobile, parlando con voce spenta:
— Venivano per noi, gli americani. C'incolpavano di averli lasciati morire di fame. Essi credono veramente che qui tutto vada ancora bene. Anch'io lo credevo. Nessuno presta fede ai resoconti. La folla stava venendo verso di noi. Siamo fuggiti su una piccola imbarcazione, una scialuppa. Eravamo in diciannove. Ci hanno sparato addosso, quando ci siamo avvicinati troppo a Cuba.
David le toccò il braccio. Celia si girò, con un fremito. — Celia, ora calmati e mangia. Non parlare più. Più tardi… più tardi potrai raccontarci tutto.
Lei lo fissò e scosse lentamente la testa: — Mai più. Non ne parlerò mai più, David. Volevo soltanto che tu sapessi che non c'era nient'altro che potessi fare. Volevo tornare a casa, e non c'era nessun modo per farlo.
Ora le sue labbra non sembravano più bluastre per il freddo. David provò sollievo quando cominciò a mangiare. Era affamata. Le preparò un caffè, l'ultima delle sue razioni.
— C'è nient'altro che vorresti sapere su quello che è successo qui?
Celia scosse la testa: — Non ancora. Ho visto Miami, e la gente. Tutti cercavano di andare da qualche parte e facevano la fila per giorni interi, in attesa dei treni. Stanno evacuando completamente Miami. La gente cade morta, e la lasciano lì, a marcire. — Ebbe un violento tremito. — Oh, non dirmi nient'altro, per ora.
La tempesta era cessata, e l'aria della notte era fresca. Eissi si rannicchiarono sotto una coperta e rimasero seduti senza parlare, bevendo caffè nero, caldo. Quando la tazza cominciò a inclinarsi nella mano di Celia, David gliela tolse e con dolcezza distese la ragazza sul giaciglio che le aveva preparato. — Ti amo, Celia — le disse sommessamente. — Ti ho sempre amato.
— Anch'io ti amo David. Da sempre. — I suoi occhi si erano chiusi e le sopracciglia, nere, spiccavano sopra il pallore delle guance. David si chinò sopra di lei, le baciò la fronte e le tirò la coperta più in alto, avvolgendogliela intorno al collo e alle spalle, e si soffermò a lungo a guardarla dormire, prima di distendersi al suo fianco e di addormentarsi anche lui.
Celia si destò una volta, durante la notte, gemendo, contorcendosi, e David la tenne stretta fino a quando non si fu quietata. Lei non si svegliò del tutto e farfugliò parole incomprensibili.
La mattina dopo essi lasciarono la quercia e iniziarono il tragitto verso la fattoria dei Sumner. Celia cavalcò Mike fino a quando non ebbero raggiunto il carro. Qui, ella giunse tremando per l'esaurimento, e le sue labbra erano di nuovo bluastre, anche se il mattino era già caldo. Sul carro non c'era spazio sufficiente perché lei potesse distendersi, così David imbottì il retro del sedile di legno col sacco a pelo e le coperte, perché lei potesse almeno appoggiare la testa e riposare quando la strada non era troppo accidentata e i sobbalzi non eccessivamente violenti. Celia ebbe un debole sorriso quando lui le coprì le gambe con un'altra camicia, quella che si era sfilato di dosso.
— Non è freddo, sai — lei lo rassicurò. — Quel dannato germe fa qualcosa al cuore, credo. Nessuno ha voluto dirci niente in proposito. I miei sintomi hanno colpito tutto il sistema circolatorio.
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