Entrai in contatto.
Per un momento incontrai la resistenza che mi aspettavo, spaventosa e familiare. Come era successo con Diana, ogni difesa della sua mente si innalzò per impedirmi di entrare. Questa volta la colpii con un'onda d'urto; Callina si staccò da me e si portò le mani alla testa, come se con quel gesto potesse fermare il contatto mentale che le apriva la mente, strato dopo strato. Non si opponeva in modo attivo, ma il suo terrore passivo era ancor peggiore. Anche per me, era peggio di quanto avessi mai fatto in precedenza.
Dopo un momento di shock, Callina, pallida e tremante, interruppe il contatto e prese a singhiozzare. Io lasciai che piangesse, la presi tra le braccia, e e a poco a poco il pianto cessò.
«Ho cercato con tutte le mie forze…» mormorò.
«Lo so», risposi.
Callina aveva cercato in tutti i modi di sopportare l'insopportabile. Forse, nessuna donna avrebbe potuto sopportare quel tipo di rapporto assoluto con un uomo. Se io avessi continuato, fino a spezzare la sua resistenza — dopotutto, Marjus l'aveva sopportato e non era morto, e Callina era una Guardiana — sarei riuscito a imporglielo, ma non ero capace di torturare una donna così. Era peggio di uno stupro.
C'era però un'alternativa. Era drastica, ma io ero disperato.
«Puoi creare tu il rapporto?» le chiesi.
Era facile dirlo, ma interiormente tremavo. Mi metteva totalmente nelle sue mani. Lei era una Guardiana, ma non era abituata a creare un fuoco di concentrazione.
Sarei riuscito a sopportare l'abbattimento di tutte le mie barriere? Alcune le avevo innalzate, anni prima, per proteggermi dalla pazzia. Tuttavia, non potevo avere quel genere di esitazioni. Dovevo lasciarglielo fare, semplicemente perché ero più forte di lei.
Il suo contatto era incerto, approssimativo: un tormento. Era difficile resistere alla tentazione di allontanarla dalla mia mente, ma, facendo appello a tutto il mio autocontrollo, abbassai le barriere a mano a mano che lei le toccava.
Come ha fatto a diventare Guardiana , mi chiesi, se è una telepatica così maldestra?
Il collegamento mentale era più forte, adesso, ma Callina non faceva le mosse decisive che avrebbero fuso le nostre identità, e io non osavo muovermi.
Eravamo così vicini alla conclusione che io cominciai a fremere per l'insopportabile necessità di finire, anche a rischio di morire entrambi. La forza scorre verso il polo più debole, e io, che avevo scelto la parte passiva, ero sovraccaricato al limite della sopportazione. A quel punto non riuscivo né a vedere né a udire. Se avessi cercato di interrompere quella tortura, tutt'e due avremmo rischiato la morte. Ma sentivo che presto avrei dovuto correre quel rischio, e anche la morte sarebbe stata un sollievo.
Poi, con mio grande stupore, un nuovo contatto.
Regis!
Incredibilmente, per un singolo, insopportabile momento, si fuse con noi in un impossibile contatto a tre. La forza della fusione fu terribile, e abbatté ogni barriera in ciascuno di noi. Le nostre tre menti si unirono in un'immensa fiammata di forza, troppo vasta perché potessimo comprenderla.
Per non impazzire, interruppi il contatto. Eravamo tornati a essere tre persone distinte. Poi, quando riuscii di nuovo a vedere, Regis era con noi nella stanza, e tendeva le braccia verso di me, che stavo cadendo in avanti, privo di sensi.
«Maledizione, finirò per prendere il vizio», dissi io.
Ero di nuovo disteso sul lettino, e Regis e Callina mi guardavano con ansia. Mi rizzai a sedere, e Regis mi toccò la mano.
«Sei stato tu», mi disse, «a fare la parte più difficile.»
«Che cosa è successo?» domandai.
«Proprio tu non lo sai?» mi chiese Regis. «E, poi, come sono arrivato qui?»
Inghiottendo a vuoto, si voltò verso Callina. Anche se eravamo in rapporto, i nostri pensieri coscienti si erano separati, e io non potevo leggere nella loro mente. Ma un collegamento a tre ! Gli Alton potevano fare solo un collegamento a due, e con grave rischio! Tre!
Regis chiese: «Che cosa è successo? Io ho sentito solo una grande esplosione di forza. Poi è cessata, Lew, e ho temuto che tu fossi morto. Il mio solo pensiero è stato quello di raggiungere te e Diana. Non sapevo dove eravate, ero come impazzito, e l'istante successivo mi sono trovato qui, e ti ho visto cadere, e ho teso le mani per prenderti», terminò.
«Io e Callina abbiamo cercato di unire le nostre menti…»
«Callina?» chiese lui. Ci fissò, sgranando gli occhi.
La ragazza si alzò in punta di piedi e gli baciò la guancia.
«Regis», disse piano, «non siamo affatto gelosi. Possiamo fare posto anche a te.»
Regis appoggiò le mani sulle sue spalle.
«Non lo sa?» le chiese. «Neppure adesso?»
«La mia mente è sempre stata chiusa», rispose lei.
Regis si girò verso di me.
«Adesso che siamo tutt'e tre coscienti, e protetti, rimettiamoci in contatto e cerchiamo di scoprire che cosa sia, questa unione di tre menti, e che tipo di potere abbia. A quanto so, è qualcosa di nuovo e unico.»
Fu Callina a metterci in contatto, e questa volta non ci furono esitazioni da parte sua, e io la guardai con una sorta di orgoglio, con aria possessiva. Regis arrossì e distolse lo sguardo.
Se voi due continuerete a trasmettervi questo tipo di pensieri , ci giunse il suo commento divertito, è meglio che mi stacchi!
Poi il cerchio fu completo. Eppure, curiosamente, le nostre barriere erano intatte. Potevamo lavorare insieme, come una singola entità, ai livelli profondi, ma la nostra identità rimaneva inviolata. Eravamo tre persone diverse: solo per la fusione iniziale era stato necessario abbattere le barriere.
Eppure, tra noi c'era un accordo, un'unità che era quanto mai gradevole. Era come se per tutta la vita, fino a quel momento, fossi vissuto con solo un terzo del cervello.
Tre lettori del pensiero, anche se non in rapporto, erano necessari per usare la matrice di Sharra. Il nostro legame, fatto attraverso la Spada di Aldones, era adesso la nostra arma. Regis era la lama, io ero la forza che la impugnava, perché la Dote degli Alton, la mia capacità di imporre il rapporto mentale, era la mano che guidava il colpo. E Callina, posta tra lama e impugnatura, era l'elsa della spada, l'isolamento occorrente.
Era anche evidente il motivo che aveva portato a servirsi del simbolismo della spada. Io e Ridenow, Alton e Hastur, mano e lama, non potevamo congiungere i nostri poteri senza esaurirci nella lotta tra noi, a meno che tra le nostre Doti inconciliabili non ci fosse Callina.
Tutte queste spiegazioni si presentarono in modo spontaneo nella nostra mente. Forse era una sorta di memoria razziale dei Comyn, forse era una conoscenza che ci veniva trasmessa dalla Spada; in ogni caso, non erano ricordi consci. Regis era il fuoco, la sorgente di energia — la matrice, se vogliamo — che, unita alla Spada stessa, ci permetteva di attingere al potere di Aldones, figlio di Hastur che a sua volta era il figlio della Luce… quello che la mia razza chiamava un dio.
Una parte di me, quella che aveva studiato sulla Terra, mi diceva che si trattava di qualcosa di razionale, di forze naturali e di leggi scientifiche, ma c'era anche una piccola componente che non riuscivo a spiegare. Sentivo la presenza di un'entità vivente, nella Spada, e questa presenza era come un'ossessione.
Avevo sentito il tocco demoniaco di Sharra. Quello di Aldones non era malvagio, ma in qualche modo mi inquietava ancor di più. L'infinito bene è terrificante come il male infinito.
Ero ancora debole, però, e Regis ( Risparmia le forze, Lew; presto ne avremo bisogno! ) sciolse il collegamento. In un certo senso, la cosa mi dispiacque; la mente di un uomo è un luogo spaventosamente solitario. Eppure, non sarei riuscito a sopportare ancora a lungo il contatto.
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