— Non l’hai sentito perché non l’ho detto — precisai. — Il suo nome è Jolenta. — Mentre pronunciavo il suo nome la guardai e, alla luce del fuoco, capii che non si trattava più della bella donna che Jonas aveva amato.
— L’ha morsa un pipistrello? Da un po’ di tempo sono diventati particolarmente forti. Anch’io sono stato morso da loro, un paio di volte. — Fissai bruscamente Hildegrin e lui aggiunse: — Oh, sì, ho avuto modo di vederla prima, giovane sieur, nello stesso modo in cui ho visto te e la piccola Dorcas. Non avrai creduto che tu e l’altra ragazza abbiate lasciato i Giardini Botanici da soli, vero? Parlavi di recarti a nord e di batterti a duello con un Septentrion. Ti ho visto combattere e decapitare quel tale… tra l’altro, ho collaborato alla sua cattura, perché ero convinto che venisse veramente dalla Casa Assoluta… ed ero in mezzo alla folla che guardava te sul palcoscenico, quella notte. Ti ho seguito fino all’incidente alla porta, il giorno dopo. Ho visto voi due e lei, sebbene ormai di lei non rimangano altro che i capelli, e forse neanche.
Merryn domandò alla Cumana: — Devo dirlo, Madre?
La vecchia assentì. — Se riesci, figlia.
— La donna era soggetta a un incantesimo che la rendeva bella. Adesso l’incantesimo sta svanendo velocemente a causa del troppo sangue perduto e delle fatiche sopportate. Domani mattina ne sarà rimasta solo qualche traccia.
Dorcas arretrò: — Una magia?
— La magia non esiste. Esiste solo la conoscenza, più o meno occulta.
Hildegrin stava guardando Jolenta con espressione pensierosa. — Non immaginavo che l’aspetto di una persona potesse mutare tanto. Potrebbe essere utile, è vero. La tua padrona è in grado di farlo?
— Potrebbe fare molto di più, se volesse.
Dorcas mormorò: — Ma come è possibile?
— Sono state immesse nel suo sangue delle sostanze estratte dalle ghiandole di certi animali che hanno modellato la sua figura. Le hanno conferito una vita sottile, seni grossi come meloni e così via. Probabilmente le hanno persino ingrossato le gambe. Una pulizia profonda e dei decotti risanatori le hanno ringiovanito il volto. Anche i denti sono stati puliti e alcuni sono stati sostituiti con false corone… una adesso è caduta, se guardi bene. I capelli sono stati tinti e resi più folti grazie a fili di seta colorata cuciti sulla cute. Sicuramente la maggior parte dei peli corporei è stata eliminata e almeno questo miglioramento resterà immutato. E soprattutto, le è stata promessa una grande bellezza, mentre era sotto incantesimo. Simili promesse vengono credute più intensamente di quanto possa fare un bambino, e la sua convinzione suscitava la convinzione altrui.
— Non si può fare più niente per lei? — domandò Dorcas.
— Io non ne sono in grado e la Cumana non fa niente di simile se non in casi estremi.
— Ma sopravviverà?
— Te l’ha detto anche la Madre… anche se lei forse non lo vorrebbe.
Hildegrin si schiarì la voce e sputò oltre il tetto. — Allora è tutto a posto. Per lei è stato fatto tutto il possibile. Adesso possiamo parlare del motivo per cui siamo qui. Come tu hai detto, Cumana, è un bene che siano arrivati loro tre. Mi hanno riferito il messaggio e sono amici del Signore delle Fronde, come me. L’armigero può aiutarmi a portare questo Apu-Punchau e, dal momento che i miei due compagni hanno perso la vita durante il viaggio, la sua collaborazione mi sarà gradita. Cosa ci proibisce di proseguire?
— Niente — mormorò la Cumana. — La stella è all’ascendente.
— Se dobbiamo aiutarvi a portare a termine qualcosa, non abbiamo forse il diritto di sapere di cosa si tratta? — chiese Dorcas.
— Si tratta di riportare in vita il passato — rispose Hildegrin con solennità. — Rituffarci nel tempo della trascorsa grandezza di Urth. Qualcuno viveva esattamente qui dove ci troviamo adesso e sapeva cose che potrebbero mutare tutto. Io ho intenzione di riesumarlo. Sarà il punto culminante, se lo posso dire, di una carriera già ritenuta piuttosto stupefacente negli ambienti informati.
— Hai intenzione di aprire la tomba? — domandai. — Sicuramente, anche servendosi dell’alzabo…
La Cumana allungò una mano per accarezzare la fronte di Jolenta. — Noi la chiamiamo tomba, ma non lo era. Era la sua casa.
— Ecco, vedi — spiegò Hildegrin, — ho fatto alcuni favori a questa Castellana, di tanto in tanto. Più di uno, se lo posso dire, e più di due. Alla fine ho pensato che fosse arrivato il momento di ricevere una ricompensa. Ho parlato della mia idea al Signore della Foresta, stai tranquillo. Ed eccoci qui.
— Mi sembra di aver capito che la Cumana servisse Padre Inire — dissi.
— Lei paga i suoi debiti — annunciò Hildegrin orgogliosamente. — La gente di un certo livello lo fa sempre. E non è necessario essere una veggente per capire che qualche amico dall’altra parte può essere utile, nel caso che quella parte esca vincitrice.
— Chi era Apu-Punchau? — domandò Dorcas alla Cumana. — E per quale motivo il suo palazzo è ancora integro mentre tutto il resto della città è in rovina?
Vedendo che la vecchia esitava a rispondere, Merryn disse: — Non è più nemmeno una leggenda, perché nessuno ricorda questa storia, neanche gli eruditi. La Madre ci ha raccontato che il suo nome significa Testa del Giorno. Comparve qui in mezzo al popolo negli coni più antichi e insegnò molti meravigliosi segreti. Scompariva spesso ma tornava sempre. Alla fine non fece più ritorno e gli invasori devastarono la sua città. Adesso tornerà per l’ultima volta.
— Veramente? Senza magia?
La Cumana guardò Dorcas con occhi che rilucevano come stelle. — Le parole non sono altro che simboli. Merryn preferisce definire la magia come ciò che non esiste… quindi non esiste. Se tu intendi definire magia quello che stiamo per compiere, la magia esiste, mentre la mettiamo in pratica. Nell’antichità, in una terra lontana, esistevano due imperi separati dalle montagne. Uno vestiva i propri soldati di giallo, l’altro di verde. Combatterono per cento generazioni. Ma vedo che l’uomo che è insieme a te conosce questa leggenda.
— Dopo cento generazioni — continuai io, — venne in mezzo a loro un eremita che consigliò l’imperatore dell’esercito giallo di vestire i suoi soldati di verde e viceversa. Ma la battaglia andò avanti senza mutamenti. Nella mia borsa ho un libro intitolato Le meraviglie di Urth e del cielo e riporta questa storia.
— È il più saggio fra i libri scritti dagli uomini — disse la Cumana. — Nonostante siano pochi coloro che riescono a trarre beneficio dalla sua lettura. Figlia, spiega a quest’uomo, che è destinato a diventare un saggio, cosa faremo questa notte.
La giovane strega assentì. — Il tempo esiste in tutta la sua estensione. Le leggende narrate dagli epopti si basano su questo principio. Se il futuro non esistesse già, come potremmo incamminarci incontro a esso? E se il passato non esistesse ancora, come potremmo abbandonarcelo alle spalle? Durante il sonno la mente è accerchiata dal tempo ed è per questo che a volte sentiamo le voci dei nostri morti e ci vengono date notizie sugli avvenimenti che devono ancora avvenire. Quelli che, come la Madre, hanno imparato a mettere la propria mente in quella condizione anche da svegli, vivono circondati dalla propria vita, come l’Abraxas che riduce tutto il tempo a un istante eterno.
Soffiava un leggero vento, quella notte, ma in quel momento notai che era completamente calato. L’aria era immobile e silenziosa, così la voce di Dorcas, per quanto sommessa, sembrò squillare. — È questo che intende fare la donna che tu chiami Cumana? Entrerà in questa condizione mentale e chiederà al morto ciò che desidera conoscere?
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