Si alzò e aprì la porta; era tanto bassa che per passare dovetti chinarmi. L’interno era costituito da una sola stanza buia e pregna di fumo. Su un pagliericcio davanti al fuoco era steso un uomo molto più giovane e alto del nostro ospite. Aveva la stessa carnagione scura, ma era esangue e le guance e la fronte erano sporche di terra. Non c’erano altri giacigli, così stendemmo sul pavimento la logora coperta di Dorcas e vi adagiammo Jolenta. Per un istante aprì gli occhi. Erano privi di coscienza e il verde brillante di un tempo era sbiadito come uno straccio lasciato al sole.
Il mandriano scosse il capo e sussurrò: — Non vivrà più a lungo di quell’eclettico ignorante di Manahen. Forse meno.
— Ha bisogno d’acqua — disse Dorcas.
— Là dietro, nel barile. Vado a prenderla.
Quando la porta si richiuse alle spalle dell’uomo, presi l’Artiglio. La luce azzurra che emanò era tanto intensa che temetti potesse penetrare le pareti. Il giovane sdraiato sul pagliericcio respirò profondamente, quindi fece un lungo sospiro. Mi affrettai a ritirare la gemma.
— A lei non è servito — disse Dorcas.
— Forse l’acqua la rianimerà. Ha perso tanto sangue.
Dorcas si piegò a lisciare i capelli di Jolenta. Si staccavano come quelli delle vecchie e dei malati di febbre alta e molti restarono attaccati al palmo umido di Dorcas, ben visibili nonostante la luce bassa. — Sono convinta che sia sempre stata ammalata — commentò Dorcas. — Da quando la conosco. Il dottor Talos deve averle dato qualcosa che l’ha fatta stare meglio per un po’ di tempo, ma adesso che l’ha scacciata… lei pretendeva troppo, così lui si è vendicato.
— Non posso credere che sia stato tanto crudele.
— Nemmeno io ci riesco. Ascolta, Severian: lui e Baldanders faranno certamente qualche sosta per dare una rappresentazione e osservare il territorio. Forse riusciremo a ritrovarli.
— Osservare? — Dovevo apparire molto stupito.
— Io ho sempre avuto la sensazione che loro girovagassero non solo per guadagnare dei soldi, ma anche per scoprire che cosa stava succedendo nel mondo. Una volta il dottor Talos lo ha persino ammesso, parlando con me, ma non ho mai capito che cosa stessero cercando.
Il mandriano comparve con la zucca piena d’acqua. Sollevai Jolenta e la feci sedere e Dorcas le avvicinò la zucca alle labbra. L’acqua traboccò e bagnò il vestito lacero di Jolenta, ma un po’ riuscì a scenderle in gola e quando la zucca fu riempita una seconda volta lei riuscì a deglutire. Chiesi al mandriano se sapeva dove fosse il lago Diuturna.
— Io sono solo un ignorante — rispose. — Non sono mai andato tanto lontano. Ho sentito dire che si trova da qualche parte… — Indicò. — Verso nord-est. Siete diretti là?
Assentii.
— Allora dovrete attraversare un brutto posto, forse molti brutti posti… certamente passerete dalla città di pietra.
— Qui vicino c’è una città?
— Sì, ma non è abitata. Gli eclettici ignoranti del luogo sostengono che qualsiasi direzione un uomo prenda la città di pietra si muove per aspettarlo lungo la strada. — Il mandriano rise sommessamente, quindi tornò serio. — Non è vero. Ma la città di pietra modifica il modo di avanzare degli animali che trasportano un uomo, così una persona se la ritrova davanti quando è convinto di essere riuscito a evitarla. Capite? Penso di no.
Ripensai ai Giardini Botanici e annuii. — Capisco. Vai avanti.
— Ma se siete diretti a nord-est, la dovrete attraversare per forza. Non modificherà nemmeno il vostro percorso. Alcuni non vedono altro che muri crollati. Ho sentito dire che delle persone vi hanno scoperto dei tesori. Altri fanno ritorno con delle nuove storie e altri ancora non tornano affatto. Nessuna di queste due donne è ancora vergine, penso.
Dorcas soffocò un’esclamazione. Io scossi il capo.
— Bene, perché sono le vergini di solito a non fare ritorno. Vi consiglio di attraversarla di giorno, con il sole sopra la spalla destra al mattino e in seguito nell’occhio sinistro. Se sopraggiunge la notte, non fermatevi e non fate deviazioni di lato. Avanzate diritti verso le stelle dell’Ihuaivulu, quando iniziano a brillare.
Annuii. Stavo per rivolgergli delle altre domande quando il malato aprì gli occhi e si mise a sedere. La coperta cadde e io notai che una fascia sporca di sangue gli avvolgeva il petto. Sobbalzò, mi guardò e urlò qualcosa. Immediatamente la fredda lama del mandriano premette contro la mia gola. — Non ti farà alcun male — disse questi al malato. Parlò nel suo stesso dialetto, ma lo fece lentamente, così riuscii a comprenderlo. — Non penso che ti abbia riconosciuto.
— Padre, ti dico che è il nuovo littore di Thrax. Ne hanno richiesto uno e i clavigeri dicono che sta per arrivare. Ammazzalo! Ucciderà tutti quelli che sono ancora vivi.
Sentirlo nominare Thrax, tanto distante, mi meravigliò. Mi sarebbe piaciuto interrogarlo. Penso che sarei riuscito a discutere con lui e con suo padre in maniera ragionevole, ma Dorcas colpì il vecchio alla testa con la zucca… un colpo inutile, decisamente femminile che servì solo a spaccare la zucca. Il mandriano reagì cercando di colpirla con il coltello uncinato a doppio taglio, ma io gli fermai il braccio e glielo ruppi, quindi spaccai il coltello sotto il tacco dello stivale. Il figlio, Manahen, cercò di mettersi in piedi; ma l’Artiglio, che gli aveva ridato la vita, non gli aveva restituito anche le forze, e Dorcas lo fece cadere riverso sul pagliericcio.
— Moriremo di fame — disse il mandriano. Il volto scuro era contratto per lo sforzo di non piangere.
— Ti sei preso cura di tuo figlio — gli dissi. — Fra poco lui sarà in grado di prendersi cura di te. Cosa gli è successo?
Nessuno dei due volle rispondere.
Curai l’osso rotto e lo steccai. Quella notte io e Dorcas mangiammo e dormimmo all’aperto, dopo aver avvertito i due uomini che non avremmo esitato a ucciderli se avessimo sentito la porta aprirsi o se avessero fatto del male a Jolenta. La mattina seguente, mentre loro dormivano, toccai con l’Artiglio il braccio fratturato del mandriano. Non molto distante dalla casa c’era un destriero legato a un picchetto; lo montai e riuscii a prenderne un altro per Dorcas e Jolenta. Mentre lo conducevo verso la casupola, vidi che i muri di zolle erano diventati verdi durante la notte.
Nonostante le parole del mandriano, speravo di imbattermi sulla strada in un luogo come Saltus, nel quale avremmo potuto trovare acqua pura e pagarci vitto e alloggio con qualche aes. Invece, arrivammo in quello che potrei definire a malapena un avanzo di città. L’erba ruvida cresceva fra le pietre del vecchio lastricato, che visto da lontano non si distingueva dalla pampa circostante. In mezzo all’erba giacevano le colonne cadute, simili a tronchi d’albero di una foresta devastata da un uragano terribile; qualche colonna si ergeva ancora, spezzata e dolorosamente bianca sotto il sole. Le lucertole dagli splendenti occhi neri e dalla schiena crestata erano immobili nella luce. Gli edifici non erano altro che ammassi sui quali cresceva l’erba alta ondeggiante nel vento.
Non vidi alcun motivo per modificare il nostro percorso, perciò avanzammo verso nord-ovest incitando i destrieri. A un certo punto notai le montagne che si ergevano davanti a noi. Erano incorniciate da un arco in rovina e non apparivano niente più di una pallida linea azzurra all’orizzonte; però esistevano, come esistevano i nostri clienti impazziti al terzo livello della segreta, sebbene non salissero mai un solo scalino e non uscissero nemmeno dalle celle. Il lago Diuturna si trovava da qualche parte in mezzo a quelle montagne. Anche Thrax era là; e le pellegrine, a quanto avevo saputo, vagavano fra quelle cime e quei burroni curando i feriti dell’interminabile guerra contro gli asciani. Anche la guerra era combattuta fra quei monti. Là, centinaia di migliaia di uomini morivano per conquistare un valico.
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