Miro. Io non ho consolazione da dare a Miro. Non su questo mondo, non in questi giorni. Gli sono stati strappati il lavoro che per lui era vita, il suo corpo, le sue speranze per il futuro, e niente che io possa dire o fare potrà restituirgli questo. Vive nel dolore, costretto a vedere la donna amata trasformata in una sorella, i maiali ormai protesi verso altri essere umani in cerca di amicizia e di conoscenza.
— Miro avrebbe bisogno… — mormorò Ender fra sé.
— Miro ha bisogno di andarsene da Lusitania — disse Olhado.
— Mmh! — borbottò lui.
— Tu hai un’astronave, no? — disse Olhado. — Ricordo di aver letto una storia, una volta. O forse era un video. Su un antico eroe delle Guerre contro gli Scorpioni, Mazer Rackham. Aveva salvato la Terra dalla distruzione, ma i terrestri sapevano che sarebbe invecchiato e morto prima della battaglia successiva. Così lo mandarono via su un’astronave a velocità relativistica, in modo che il tempo rallentasse per lui. E quando tornò sulla Terra era trascorso un centinaio d’anni, ma lui ne aveva vissuti soltanto due.
— Tu credi che Miro abbia bisogno di qualcosa altrettanto drastico?
— Si avvicina una guerra. Ci saranno decisioni da prendere. Miro è il ragazzo più intelligente di Lusitania, e il migliore. Non è diventato matto, tu lo sai. Neppure nei momenti peggiori con papà… con Marcão, scusa, sono stato abituato a chiamarlo papà.
— Ed è giusto. Per molti versi lo era.
— Miro ci penserà, e deciderà quel che ci converrà fare. Lui ha sempre visto qual era la cosa migliore. Mamma dipendeva da lui. Da come la vedo io, quando la Federazione Starways manderà la flotta contro di noi avremo bisogno di Miro. Lui studierà tutti i dati, tutto ciò che apprenderemo negli anni in cui starà assente, li metterà insieme e ci dirà che cosa fare.
Ender non poté fare a meno di ridere, divertito.
— È un’idea tanto sciocca? — sospirò Olhado.
— Tu hai la vista più acuta di chiunque io abbia mai conosciuto — disse Ender. — Dovrò pensarci sopra. Ma non escludo che tu abbia ragione.
Per un po’ continuarono a volare in silenzio.
— Quando parlavo di Miro — mormorò Olhado, — dicevo tanto per dire. Stavo solo immaginandolo capace di agire come l’eroe di quella vecchia storia. Che probabilmente non è neppure vera.
— È vera — disse Ender.
— Come lo sai?
— Conoscevo bene Mazer Rackham.
Olhado fece un fischio. — Sei vecchio. Più vecchio di qualunque albero del pianeta.
— E più di qualunque colonia umana. Ma sfortunatamente questo non mi rende più saggio.
— Tu sei davvero Ender? Quell’ Ender?
— Ecco il perché del mio telecodice — annuì lui.
— È buffo. Prima che tu venissi qui il vescovo cercò di convincerci che eri Satana in persona. Della famiglia, soltanto Quim lo prese sul serio. Ma se il vescovo ci avesse detto che eri Ender , saremmo venuti all’atterraggio della navetta per lapidarti a morte.
— E ora perché avete cambiato idea?
— Ora ti conosciamo. La differenza sta tutta qui, vero? Anche Quim non ti odia più. Quando conosci veramente la gente, non puoi odiarla.
— O forse non puoi realmente conoscerla finché non smetti di odiarla.
— È un paradosso circolare? Dom Cristão dice che molte verità possono essere espresse soltanto con un paradosso circolare.
— Non credo che questo abbia molto a che fare con la verità, Olhado. È una questione di causa e di effetto. Cose che non possiamo mai identificare con precisione. La scienza rifiuta di definire «causa» un evento, salvo la causa originale: la prima pedina del domino, dopo la quale cadono anche tutte le altre. Ma quando si viene agli esseri umani, la sola causa che conta è quella che nasce in vista dell’obiettivo finale, lo scopo. Ciò che una persona ha in mente. Una volta capito quel che la gente vuole, non puoi più odiarla. Puoi averne paura, ma non odiarla, perché puoi trovare gli stessi desideri anche in fondo al tuo cuore.
— A mamma non va a genio che tu sia Ender.
— Lo so.
— Ma ti vuol bene lo stesso.
— So anche questo.
— E Quim… questa è buffa davvero, ma ora che sa che sei Ender gli piaci di più proprio per questo.
— E perché lui è un crociato, e io mi sono fatto la mia cattiva fama vincendo una crociata.
Olhado ebbe un sorrisetto. — Hai ucciso più esseri viventi che chiunque altro nella storia.
— Mia madre mi diceva sempre: sii il migliore, qualunque cosa fai.
— Ma quando hai fatto l’elegia per papà mi hai fatto sentire triste per lui. Tu riesci a far sì che le persone si amino l’un l’altra e si perdonino. Come hai potuto annientare quei miliardi di esseri viventi nello Xenocidio?
— Ero convinto di giocare un videogame. Non sapevo che quella era la realtà. Ma questa non è una buona scusa, Olhado. Se avessi saputo che stavo combattendo battaglie vere, avrei fatto la stessa cosa. Credevamo che loro volessero sterminarci. Eravamo in errore, però non avevamo modo di scoprirlo. — Ender scosse il capo. — Solo che io ne sapevo di più. Io conoscevo il nemico. Ed è così che le ho sconfitte, le Regine degli Alveari di tutti quei pianeti. Le conoscevo così bene da amarle, o forse le amavo tanto da conoscerle. E non volevo più combatterle, neppure per gioco. Ne avevo abbastanza. Volevo soltanto tornarmene a casa. Così misi fine a quello che credevo un gioco, e nell’ultima battaglia polverizzai il loro pianeta natale.
— E oggi abbiamo trovato un posto dove riportare alla vita l’ultima Regina. — Olhado s’era fatto serio. — Sei sicuro che non cercherà di vendicarsi? Come puoi dire che non tenterà di spazzar via l’umanità, a cominciare da te?
— Ne sono sicuro — disse Ender, — come posso esserlo di qualunque altra cosa.
— Non assolutamente sicuro — constatò Olhado.
— Sicuro abbastanza da ridarle il diritto alla vita — disse Ender. — Ma non possiamo pretendere l’assoluta certezza. Quando crediamo a fondo in una cosa, agiamo come se fosse vera. E questo tipo di sicurezza noi la chiamiamo conoscenza. Fatti. Scommettiamo la vita su di essi.
— Credo che tu stia facendo proprio questo. Scommetti la tua vita su di lei, su quel che pensi lei sia.
— Io sono molto più presuntuoso. Ci sto scommettendo anche la tua vita, e quella di tutti gli altri, e non ho neppure chiesto la loro opinione.
— È comico — disse Olhado. — Se domandassi a chiunque se si fiderebbe di Ender, per una decisione che coinvolge il destino della razza umana, mi risponderebbe di no senza esitare. Ma se chiedessi se si fiderebbe dell’Araldo dei Defunti, per la la maggior parte direbbero di sì. E nessuno immaginerebbe che stiamo parlando della stessa persona.
— Già — mormorò Ender. — È comico.
Nessuno dei due rise. Poi, dopo un lungo silenzio, Olhado ritrovò la voce. I suoi pensieri erano tornati all’argomento che gli stava più a cuore. — Non voglio che Miro se ne vada via per trent’anni.
— Diciamo venti.
— Fra vent’anni io ne avrò trentadue. Ma lui tornerà con l’età che ha adesso. Vent’anni. Dodici anni più giovane di me. Se mai ci fosse una ragazza disposta a sposare uno con gli occhi di metallo, potrebbe trovarmi sposato e con dei figli. Non mi riconoscerebbe neppure. Io voglio essere sempre il suo fratellino più piccolo. — Olhado deglutì. — Sarebbe come se lui morisse.
— No — disse Ender. — Sarebbe come se lui passasse dalla sua seconda vita alla terza.
— Anche questo è come morire — mormorò Olhado.
— È anche come rinascere — disse Ender. — E se uno sa che dovrà rinascere, può sopportare di morire.
Valentine chiamò il giorno dopo. Le mani di Ender tremavano nel battere le istruzioni sul terminale. Non si trattava di un semplice messaggio scritto, inoltre. Era una chiamata a voce, via ansible e in diretta, con precedenza assoluta sulla rete. Incredibilmente costosa, ma questo non era un problema. A emozionare Ender era il fatto che se Jane — con le comunicazioni ansible con i Cento Mondi interrotte — faceva passare quella chiamata, significava che era una cosa urgente. E solo allora Ender aveva riflettuto che Valentine poteva trovarsi in pericolo. La Federazione Starways doveva aver già capito che lui era coinvolto nella ribellione, e per loro sarebbe stato automatico piombare su sua sorella.
Читать дальше