— Che cosa fanno? — Quello che Dua diceva era affascinante. Affascinante in modo repellente.
— Fabbricano bambini meccanici ai quali insegnare. L’hai detto tu, Odeen. Preferisci insegnare che fare qualunque altra cosa, tranne imparare… e fonderti, naturalmente. I Razionali sono fatti a immagine mentale dei Duri, e i Duri non si fondono, e imparare è molto difficile, per loro, perché sanno già tantissime cose. Non gli resta altro divertimento che l’insegnare. Perciò hanno creato i Razionali al solo scopo d’insegnargli. Le Emotive e i Paterni sono stati creati perché erano necessari per perpetuare automaticamente il meccanismo che fabbrica i nuovi Razionali. E i Duri hanno costantemente bisogno di nuovi Razionali, perché quelli vecchi non servono più dopo che hanno imparato tutto quello che possono imparare. Infatti, quando i vecchi Razionali hanno assorbito tutto quello che possono, vengono distrutti, ma in precedenza gli hanno insegnato a chiamare il procedimento di distruzione “trapasso”, per non ferire i loro sentimenti. E naturalmente Emotive e Paterni trapassano insieme a loro. È logico! Dopo che hanno aiutato a formare una nuova triade non servono più a niente!
— Ma queste tue idee sono tutte sbagliate, Dua! — era riuscito a dire Odeen, con fatica. Non aveva argomentazioni da contrapporre a quella teoria da incubo, ma sapeva con una certezza indiscutibile che Dua aveva torto. (Eppure, dentro di lui, una punta di dubbio non gli diceva forse che quella certezza avrebbe potuto essergli stata instillata, tanto per cominciare?… No, certamente no, perché allora anche in Dua, sicuramente, sarebbe stata instillata la certezza di avere torto… Oppure, dato che lei era un’Emotiva fuori del comune, magari era un’Emotiva imperfetta, priva di quelle adeguate nozioni preventivamente instillate e mancante anche… Ah, cos’andava mai a pensare ! Era pazzo quanto lei!)
Dua stava dicendo: — Mi sembri sconvolto, Odeen. Sei proprio sicuro che io mi sbagli? Ovviamente, adesso loro hanno la Pompa Positronica e quindi tutta l’energia di cui hanno bisogno, oppure l’avranno tra poco. E presto saranno in grado di dare inizio a nuovi piccoli Duri. Forse ne sono già in grado. E così non avranno più bisogno delle macchine che sono i Morbidi, e noi verremo tutti distrutti… scusa, volevo dire: noi trapasseremo tutti.
— No, Dua — aveva detto lui, coraggiosamente e con forza, tanto per se stesso che per lei. — Io non so da dove tu abbia ricavato queste idee, ma i Duri non sono come dici tu. Noi non veniamo distrutti.
— Non mentire a te stesso, Odeen! I Duri sono proprio così. Sono pronti a distruggere un intero mondo di esseri-altri per il loro personale vantaggio, o addirittura un intero universo! Credi che si tratterranno dal distruggere pochi Morbidi, se non gli faranno più comodo?… Ma hanno commesso un errore. Qualcosa è andato storto nelle loro macchine e la mente di un Razionale è finita nel corpo di un’Emotiva. Io sono un’Emo-Sin, lo sai? Mi chiamavano così quando ero piccola, e dicevano giusto. Io ragiono come un Razionale e sento come un’Emotiva. E, grazie a questa combinazione, combatterò ì Duri.
Odeen si era sentito la mente in subbuglio. Dua era impazzita di sicuro, ma lui non aveva il coraggio di dirglielo. Anzi, doveva blandirla per riportarla a casa. Le aveva detto, con sincera convinzione: — Dua, quando trapassiamo noi non veniamo distrutti.
— No? Cosa ci succede allora?
— Io… io non lo so. Penso che entriamo in un altro mondo, un mondo migliore e più felice, e diventiamo… diventiamo come… be’, molto migliori di quello che siamo.
Dua aveva riso. — Dove hai sentito una storia del genere? Te l’hanno raccontata i Duri?
— No, Dua. Sono sicuro che dev’essere così, l’ho ricavato dal mio ragionamento. Ho pensato molto anche a questo dopo che tu te ne sei andata.
Dua aveva ribattuto: — Allora pensa di meno, così sarai meno stupido! Povero Odeen! Ciao, ciao! — Ed era fluttuata via un’altra volta, rarefatta, evanescente. Pareva stanchissima.
Odeen aveva gridato: — Aspetta, Dua! Non vuoi essere presente quando arriverà la tua nuova piccola mediana?
Lei non aveva risposto.
Lui aveva gridato ancora: — Quando tornerai a casa?
Lei non aveva risposto.
E lui non l’aveva seguita più, ma era rimasto a guardarla, disperato e infelice, mentre rimpiccioliva in lontananza.
Non aveva raccontato a Tritt di avere visto Dua. A cosa sarebbe servito? E dopo quella volta non l’aveva rivista più, anche se aveva continuato a frequentare i posti di ritrovo al sole preferiti delle Emotive della zona. Lo faceva ormai tanto spesso che di tanto in tanto qualche Paterno emergeva in superficie per osservarlo con sospetto. (Tritt era mentalmente un gigante a paragone di tutti gli altri Paterni!)
L’assenza di Dua divenne sempre più dolorosa da sopportare, con il trascorrere dei giorni. E, con il trascorrere dei giorni, Odeen si rese conto che, insieme al dolore, stava crescendo in lui una grande paura per quell’assenza. Ma perché?
Un giorno, tornando alla caverna di famiglia, trovò Losten che lo aspettava. Il Duro, serio e cortese, stava osservando Tritt che gli mostrava la nuova bambina, sforzandosi d’impedire a quel batuffolo di nebbia di toccare l’ospite.
Losten disse: — È una vera bellezza, Tritt. Si chiama Derala, vero?
— Derola — lo corresse Tritt. — Non so quando Odeen sarà di ritorno. Di questi tempi va sempre molto in giro e…
— Sono tornato, Losten — si affrettò a intervenire Odeen. — Tritt, per favore, porta via la bambina. Questo è un mio amico.
Tritt ubbidì e Losten si girò verso Odeen con evidente sollievo, dicendo: — Devi essere contento di aver completato la triade.
Odeen tentò di rispondere con una frase di circostanza, ma non ci riuscì e rimase silenzioso e impacciato. Negli ultimi tempi tra lui e i Duri era sorto un certo cameratismo, quasi un senso di uguaglianza, che gli aveva permesso di parlare con loro su un piano di parità. Poi la pazzia di Dua aveva rovinato tutto. Pur sapendo che lei si sbagliava, ogni volta che aveva visto Losten si era comportato rigidamente, così come faceva in quei lontanissimi giorni in cui si riteneva di gran lunga inferiore a loro, inferiore come… una macchina?
Losten parlò di nuovo e chiese: — Hai visto Dua?
Questa era una vera domanda, non una frase di cortesia, si accorse Odeen.
Rispose: — Una volta sola, Du… — (Per poco non disse “Duro signore”, come se fosse ancora un bambino o un Paterno.) — Una volta sola, Losten. Non ha voluto tornare a casa.
— Deve tornare a casa — dichiarò Losten, pacato.
— Non so come riuscirci.
Losten lo guardava con espressione molto seria. — Sai almeno che cosa sta facendo?
Odeen non osava alzare gli occhi. (Che Losten avesse scoperto qualcosa delle folli teorie di Dua? Cos’avrebbe fatto in proposito?) Si limitò a un cenno di diniego, senza parlare.
Losten disse: — È un’Emotiva molto fuori del comune, Odeen. Questo lo sai, vero?
— Sì — sospirò lui.
— E lo stesso sei tu, a modo tuo, e anche Tritt, a modo suo. Dubito molto che esista un solo Paterno al mondo che abbia il coraggio o lo spirito d’iniziativa di rubare una batteria di energia, oppure l’ingenuità perversa di farne quello che lui ne ha fatto. Voi tre formate la triade più fuori del comune di cui si abbia notizia.
— Grazie.
— Ma questa stessa triade possiede dei lati inquietanti, che non avevamo previsto. Per esempio, noi volevamo che tu insegnassi a Dua nel modo più dolce e più esatto possibile, per blandirla e convincerla a compiere le sue funzioni volontariamente. Non avevamo previsto la stravagante e generosa azione di Tritt proprio in quel momento. E nemmeno, per dirti tutta la verità, l’esagerata reazione di Dua al fatto che il pianeta dell’altro universo dev’essere distrutto.
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