— Anche se la prima cosa che faranno sarà di metterci al muro?
— Anche allora… È tutto in mano tua, Mike, e sono sicuro che non ci vorrà molto tempo.
Invece, passarono quindici giorni senza che arrivasse un altro messaggio, e la tensione crebbe a dismisura.
Anche Bronowski la tradiva. Il suo solito buonumore era sparito, e quel giorno entrò nel laboratorio di Lamont tetro e silenzioso.
I due si guardarono in faccia, e alla fine Bronowski disse: — In giro si dice che sei stato messo sotto inchiesta.
Quella mattina Lamont non si era fatto la barba, e si vedeva. Anche il laboratorio aveva un’aria di abbandono, come quando si preparano gli scatoloni per un trasloco. — E con questo? — Lamont alzò le spalle. — Non m’importa. Quello che mi preoccupa è il fatto che la Phisical Reviews abbia rifiutato il mio articolo.
— Ma mi avevi detto che te lo aspettavi.
— Sì, ma credevo che mi avrebbero comunicato i motivi del rifiuto. Avrebbero dovuto indicarmi i punti dove, secondo loro, c’erano errori o deduzioni sbagliate o presupposti non dimostrati. Qualcosa a cui avrei potuto controbattere.
— E non l’hanno fatto?
— Neanche una parola. I loro esperti non ritengono l’articolo adatto alla pubblicazione. Punto e basta. Non vogliono toccarlo nemmeno con un dito… È scoraggiante, davvero, la stupidità umana! Credo che non me la prenderei tanto se l’umanità si suicidasse a causa della sua crudeltà o anche solo per la sua temerarietà e imprudenza. Ma è così maledettamente poco dignitoso andare incontro alla distruzione per pura ottusità e stupidità! A cosa serve essere uomini, se poi si deve morire a questo modo?
— Stupidità — ripeté Bronowski, tra sé.
— Tu come la chiameresti? Mi mettono persino sotto inchiesta, perché vorrebbero licenziarmi a causa del gravissimo delitto di avere ragione!
— Pare che tutti sappiano che sei andato a trovare Chen.
— Proprio così! — Lamont posò due dita ai lati del naso e si massaggiò stancamente gli occhi. — È chiaro che l’ho scocciato al punto da indurlo ad andare da Hallam a riferirgli chissà cosa, e adesso mi si accusa di aver tentato di sabotare il Progetto Pompa con tattiche intimidatorie non giustificate e senza prove, violando l’etica professionale. Questo, naturalmente, mi rende inadatto a ricoprire un qualunque incarico presso la Stazione.
— Possono provarlo facilmente, Pete.
— Lo immagino anch’io. Ma non me ne importa.
— Cos’hai intenzione di fare?
— Niente — rispose Lamont, indignato. — Che facciano quello che vogliono! Io conto sulle lungaggini burocratiche. Per ogni atto dell’inchiesta occorreranno settimane, forse mesi, e nel frattempo tu continuerai a lavorare. Prima o poi i para-uomini risponderanno.
Bronowski assunse un’espressione infelice. — Pete, immagina che non succeda. Forse è arrivato il momento che tu ci ripensi.
Lamont alzò gli occhi a guardarlo con attenzione. — Cosa stai cercando di dirmi?
— Ammetti con quelli là di aver avuto torto. Copriti il capo di cenere e battiti il petto. Lascia perdere.
— Mai! Perdio, Mike, in questo gioco la posta in ballo è la Terra, con tutti gli esseri viventi che ci stanno sopra!
— Sì, ma perché te la prendi tanto? Tu non sei sposato. Non hai figli. So che tuo padre è morto, e non mi hai mai parlato di tua madre o di altri parenti stretti. Non credo che vi sia a questo mondo una sola persona a cui tu sia affezionato. Perciò, tira avanti per la tua strada e che vadano tutti all’inferno!
— E tu?
— Io farò la stessa cosa. Sono divorziato e non ho figli. Ho un’amica, una ragazza, ma non è una relazione seria. Finché dura, dura. Viviamo! Divertiamoci!
— E domani?
— Domani è un altro giorno! La morte, quando arriverà, arriverà in fretta.
— Non posso. Io non riesco a pensarla così… Mike, Mike ! Perché parli così? Stai cercando di dirmi che non ce la faremo? Che vuoi lasciar perdere i para-uomini?
Bronowski distolse lo sguardo, poi rispose: — Pete, ho ricevuto una risposta. Ieri sera. Avevo deciso di tenerla per me, oggi, e di rifletterci sopra, ma perché dovrei farlo?… Eccola qui.
Gli occhi colmi di domande inespresse, Lamont prese la lamina. Poi la guardò. C’erano molte parole, ma non segni di punteggiatura.
POMPA NON FERMA NON FERMA NOI NON FERMA POMPA NOI NON SENTE PERICOLO NON SENTE NON SENTE VOI FERMA FAVORE FERMA VOI FERMA COSÌ NOI FERMA FAVORE VOI FERMA PERICOLO PERICOLO PERICOLO FERMA FERMA VOI FERMA POMPA
— Al diavolo, sembrano disperati — mormorò Bronowski.
Lamont fissava ancora la lamina e non disse niente.
Bronowski riprese: — Scommetto che dall’altra parte c’è uno come te… un para-Lamont. E neanche lui riesce a convincere il suo para-Hallam a fermare la Pompa. Così, mentre noi li supplichiamo di salvarci, è lui che supplica noi di salvarli.
— Ma se noi mostrassimo questo… — cominciò a dire Lamont.
— Direbbero che è un falso, un imbroglio che tu hai architettato per tenere in piedi l’incubo concepito dalla tua mente malata.
— Lo diranno di me, magari, ma non possono dire una cosa del genere di te. Tu mi appoggerai. Potrai testimoniare che il messaggio l’hai ricevuto tu e come.
Bronowski arrossì. — A cosa servirebbe? Diranno che nel para-universo c’è un fissato come te e che Dio li fa e poi li accompagna. Diranno che il messaggio prova semplicemente che l’autorità costituita del para-universo è convinta che non esiste nessun pericolo.
— Mike, stammi al fianco, a lottare.
— Sarebbe del tutto inutile, Pete. Lo hai detto tu, stupidità. I para-uomini saranno anche più progrediti di noi, o più intelligenti se proprio insisti, ma è lampante che sono stupidi come noi, e questo chiude la questione. L’ha detto bene Schiller, e io gli credo.
— Chi l’ha detto?
— Schiller. Un drammaturgo tedesco di tre secoli fa. In una tragedia su Giovanna d’Arco ha scritto: “Contro la stupidità anche gli dei lottano invano”. Cioè, neanche gli dei possono farci niente. Io non sono un dio e sono stufo di lottare. Lascia perdere, Pete, e va’ per la tua strada. Forse il mondo durerà quanto la nostra vita, ma, se non sarà così, non ci possiamo far niente lo stesso. Mi dispiace, Pete. Hai lottato per una causa giusta, ma hai perso, e io sono stufo.
Se ne andò e Lamont restò solo. Rimase seduto sulla sua poltroncina, con le dita che picchiettavano, picchiettavano senza scopo sulla scrivania. E intanto, all’interno del Sole, i protoni si fondevano insieme con una briciola in più di avidità e a ogni istante quest’avidità aumentava di una briciola e sarebbe arrivato il momento in cui il delicato equilibrio si sarebbe spezzato…
— E sulla Terra non ci sarà più nessuno, vivo, per sapere che avevo ragione — gridò Lamont, battendo e ribattendo le palpebre per trattenere le lacrime.
PARTE SECONDA
…Neanche gli dei…
Dua aveva potuto allontanarsi dagli altri senza troppi fastidi. Se ne aspettava sempre, invece i guai non arrivavano. Mai guai seri, comunque.
E poi perché avrebbero dovuto arrivare?, avrebbe obiettato Odeen con il suo modo di fare un po’ saccente. — Sta’ qui — avrebbe detto. — Lo sai che Tritt si secca. — Lui non parlava mai delle proprie seccature: i Razionali non s’inalberavano mai per le sciocchezze. Eppure volteggiava su Tritt in continuazione, quasi quanto Tritt volteggiava sui bambini.
Ma poi Odeen la lasciava sempre fare a modo suo, se lei insisteva abbastanza, e intercedeva persino presso Tritt. A volte ammetteva addirittura di essere fiero delle sue capacità, della sua indipendenza… In fondo non era un cattivo sinistride, pensò Dua, con un vago slancio d’affetto.
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