— Allora perché hanno dato il via alla Pompa, se è pericolosa? E perché continuano a farla funzionare?
Lamont stava imparando ad arrivare al compromesso da più di una direzione. Avrebbe potuto dire a Chen che lui non era il primo a porsi quelle domande, ma così sarebbe parso condiscendente, forse addirittura impaziente. Decise quindi di non farlo.
— Erano ansiosi, proprio come noi, di mettere in funzione qualcosa che in apparenza era il non plus ultra delle fonti di energia — spiegò. — Ma adesso ho ragione di credere che ne siano preoccupati come lo sono io.
— Anche su questo punto abbiamo soltanto la vostra parola. Non avete nessuna prova effettiva del loro modo di pensare.
— Nessuna che io possa presentare all’istante.
— Allora non basta.
— Possiamo forse rischiare di…
— Non basta, professore. Non esiste nessuna prova. Non mi sono guadagnato la mia reputazione sparando a caso o al buio. I miei missili sono filati ogni volta dritti sul bersaglio, perché sapevo quello che facevo.
— Ma se ottengo la prova…
— Allora vi sosterrò. Se la prova mi soddisferà, vi assicuro che né Hallam né lo stesso Congresso saranno in grado di resistere all’ondata che solleverò. Perciò, trovate la prova e poi tornate da me.
— Ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi.
Chen si strinse nelle spalle. — Forse. Molto più probabilmente scoprirete di avere torto e non a sarà più bisogno di nessuna prova.
— Io non ho torto. - Dopo un profondo respiro, Lamont riprese, in tono confidenziale: — Signor Chen, con ogni probabilità nel nostro universo esistono trilioni su trilioni di pianeti che ospitano la vita e, fra essi, possono essercene miliardi abitati da esseri intelligenti che possiedono una tecnologia molto progredita. Lo stesso può essere vero nel para-universo. Nella storia dei due universi dev’essere successo parecchie volte che un paio di pianeti sono entrati in contatto e hanno dato inizio a uno scambio come il Pompaggio. È probabile che esistano decine, o addirittura centinaia di Pompe sparse nei punti di intersezione dei due universi.
— Pura illazione. Ma, se anche fosse?
— Allora sarebbe probabile che in decine, oppure in centinaia di casi, la mescolanza delle leggi di natura sia andata avanti abbastanza da far esplodere il sole di quel determinato pianeta. Poi l’effetto dell’esplosione può essersi propagato nello spazio, e l’energia di una supernova, aggiunta al mutamento delle leggi di natura, può aver dato origine a esplosioni a catena di tutte le stelle vicine, che a loro volta ne hanno fatto esplodere altre. Col tempo, forse un intero nucleo galattico, o un braccio galattico finiranno con l’esplodere.
— Queste sono tutte fantasie, frutto della vostra immaginazione, naturalmente!
— Davvero? Ci sono centinaia di quasar nel nostro universo. Corpi relativamente piccoli, delle dimensioni di alcuni sistemi solari ma che brillano della luce di cento galassie di estensione normale.
— Con questo volete dire che le quasar sono ciò che resta di pianeti che hanno fatto funzionare Pompe Elettroniche?
— Secondo me, sì. Nei centocinquant’anni da che sono state scoperte nessun astronomo è ancora riuscito a determinare quale sia la fonte della loro energia. Non c’è niente in questo universo che la giustifichi, niente! Dunque, ne consegue che…
— E nel para-universo? Anche quello è pieno di quasar?
— Non credo. Nel para-universo le condizioni sono diversissime. In base alla para-teoria sembra certo che la fusione nucleare abbia luogo con molta più facilità là che da noi; per cui le stelle, in media, devono essere molto più piccole delle nostre. Dovrebbe anche occorrere una quantità iniziale di idrogeno molto più piccola per produrre la stessa energia che produce il nostro Sole. Un quantitativo uguale a quello del nostro Sole là esploderebbe spontaneamente. Perciò, man mano che le nostre leggi lo compenetreranno, nel para-universo la fusione dell’idrogeno avverrà con un po’ più di difficoltà e le para-stelle cominceranno a raffreddarsi.
— Be’, questo non è un gran disastro — commentò Chen. — Anche loro possono utilizzare la Pompa per ottenere tutta l’energia di cui hanno bisogno. In base alle vostre ipotesi, dunque, stanno benone.
— Non proprio — disse Lamont, che fino a quell’istante non aveva fatto mente locale alla situazione del para-universo. — Non appena noi saremo esplosi, alla fine, il Pompaggio si fermerà. Loro non possono far funzionare la Pompa senza di noi, e ciò significa che si troveranno con una stella che si raffredda sempre di più e senza l’energia della Pompa. Potrebbero stare anche peggio di noi! Noi ce ne andremo in un lampo, senza dolore, mentre la loro agonia sarà lunghissima.
— Avete una bella fantasia, professore — disse Chen, — ma non servirà a convincermi. E non credo di riuscire a far fermare il Pompaggio solo sulla base della vostra fantasia! Lo sapete cosa vuol dire la Pompa per l’umanità? Non vuol dire soltanto energia gratuita, pulita e in abbondanza. Guardate le conseguenze! Vuol dire che l’uomo ben presto non sarà più costretto a lavorare per vivere. Vuol dire che per la prima volta nella storia l’umanità potrà dedicare l’insieme dei suoi cervelli migliori al ben più importante problema dello sviluppo del suo vero potenziale.
“Vi faccio un esempio. Con tutti i progressi che ha fatto la medicina negli ultimi duecento e cinquant’anni, siamo riusciti ad allungare la durata della vita umana appena appena oltre il secolo. I gerontologi continuano a dire e a ripetere che, in teoria, non esistono ostacoli per l’uomo sulla strada dell’immortalità, ma finora a questo problema non è stata dedicata sufficiente attenzione.”
Con ira, Lamont esclamò: — L’immortalità! Chi parla adesso di un sogno irrealizzabile?
— Forse voi siete un buon giudice in materia di sogni irrealizzabili, professore — replicò Chen. — Ma io intendo far cominciare le ricerche sulla questione dell’immortalità. E non cominceranno, se la Pompa smette di funzionare, perché dovremmo tornare all’energia dispendiosa, all’energia in quantità limitata, all’energia sporca! I due miliardi di uomini che vivono sulla Terra dovrebbero rimettersi a lavorare per vivere e il sogno irrealizzabile dell’immortalità resterebbe un sogno irrealizzabile!
— Lo resterà comunque. Nessuno diventerà mai immortale, anzi, nessuno riuscirà ad arrivare in fondo alla sua vita di durata normale!
— Ah, ma questa è solo la vostra teoria!
Lamont soppesò le possibilità che ancora gli restavano e decise di giocare d’azzardo. — Signor Chen, poco fa ho detto che non potevo spiegare come mai conoscessi lo.stato d’animo dei para-uomini. Be’, adesso ci proverò. Da un po’ di tempo stiamo ricevendo loro messaggi.
— Sì, lo so, ma siete riuscito a decifrarli?
— Abbiamo ricevuto una parola in inglese.
Chen corrugò la fronte. Poi, di scatto, infilò le mani in tasca, stese davanti a sé le gambe corte e si appoggiò allo schienale della sua poltrona. — E che parola era?
— Paura! — Lamont non giudicò necessario accennare all’errore di ortografia.
— Paura — ripeté Chen. — E, secondo voi, cosa significa?
— Non è evidente che anche loro hanno paura del fenomeno del Pompaggio?
— Niente affatto. Se ne avessero paura, fermerebbero tutto. Secondo me, hanno paura, d’accordo, ma che lo fermiamo noi. Voi gli avete fatto capire le vostre intenzioni e, se noi lo fermassimo, anche loro sarebbero costretti a farlo, no? L’avete detto voi che non possono far funzionare la Pompa senza di noi! Quindi, è un teorema con due soluzioni, e io non mi meraviglio che abbiano paura!
Lamont rimase in silenzio.
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