Roger Zelazny - Io, Nomikos, l'immortale

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Io, Nomikos, l'immortale: краткое содержание, описание и аннотация

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Anche pubblicato como “Io, l’immortale”.
“Io, Nomikos, l’immortale” è la secca risposta che Conrad Nomikos dà a chiunque voglia indagare sull’enigma del suo passato oscuro e misterioso. Tuttavia l’unica cosa che si sa con certezza sul suo conto è forse proprio questa: che il suo vero nome non è Conrad. Chi egli sia in realtà è una domanda cui è impossibile rispondere. Secondo alcuni egli ha avuto un tempo un nome diverso, quello del liberatore della Terra, l’uomo che ha combattuto contro l’impero stellare di Vega conquistando l’indipendenza del nostro mondo; secondo altri egli è invece Karaghiosis l’assassino; l’ipotesi più ardita è che si tratti di un essere vecchio quanto la storia della Terra, forse addirittura del mitico e temibile dio Pan! Per il momento Conrad deve fare da guida a un inviato del pianeta Vega, Cort Myshtigo, e condurlo a visitare le bellezze della Grecia antica e dell’antico Egitto rimaste ancora intatte dopo la breve guerra atomica che ha popolato di crateri radioattivi e di mostri mutanti il nostro pianeta.
Ma i fini dell’ambasciatore vegano in realtà sono ben diversi da quelli dichiarati: da questa visita dipende il futuro stesso dei Terrestri e la posizione che la Terra avrà tra i pianeti della Galassia, e il ruolo di Conrad Nomikos sarà molto più importante di quello di semplice accompagnatore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 1966.

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Giasone accudisce ancora le sue pecore dalle molte gambe nei luoghi alti, dove le dita di Aurora giungono per prime a tingere di rosa il cielo, e senza dubbio corrompe i giovinetti col suo canto.

Ellen è di nuovo incinta, tutta delicata e con la pancia grossa, e parla soltanto con George. George vuole tentare un piccolo esperimento di chirurgia embrionale adesso, prima che sia troppo tardi, e abituare suo figlio a respirare non solo l’aria ma anche l’acqua, per via della grande frontiera vergine che sta sotto il mare, dove i suoi discendenti potranno fare da pionieri, e per di più lui sarebbe il padre d’una nuova razza e potrebbe scrivere un interessante libro sull’argomento, e cose del genere. Comunque Ellen non è che vada matta per quest’idea, e così penso che gli oceani resteranno vergini ancora per un poco.

Oh sì, ho portato George a Capistrano qualche tempo fa, a vedere il ritorno dei pipiragni. Era davvero impressionante: riempivano di nero il cielo col loro volo, facevano i nidi nelle rovine, mangiavano i maiali selvatici, sporcavano di rifiuti verdi le strade. Lorel ha ore e ore di questo spettacolo su pellicola tre-di, e le proietta ad ogni festa dell’Ufficio. È una specie di documento storico, adesso che i pipiragni sono sulla via dell’estinzione. George ha tenuto fede alla parola, e ha dato il via ad un’epidemia slishi , e quelli cadono giù come mosche. Proprio la settimana scorsa me n’è caduto uno davanti ai piedi, con un gran tonfo, mentre me ne stavo andando da Mamma Julie con una bottiglia di rum e una scatola di cioccolatini. Quando ha toccato terra era bell’e morto. Gli slishi sono molto insidiosi. Il povero pipiragno ignora quello che sta accadendo; è lì che vola tutto contento, cercando qualcosa da mangiare, e poi zip !, lo slish lo frega, e quello vola giù nel bel mezzo d’una festa o nella piscina di qualcuno.

Per il momento ho deciso di tenere in piedi l’Ufficio. Organizzerò una qualche specie di parlamento dopo aver creato un partito d’opposizione alla Radpol. Ricin , forse, o una cosa del genere: Ricostruttori Indipendenti.

Buone vecchie forze della distruzione finale… Ne avevamo proprio bisogno, qui tra le rovine.

E Cassandra (la mia principessa, il mio angelo, la mia deliziosa signora) è contenta di me anche senza il fungo. M’è scomparso dopo quella notte nella Valle del Sonno.

Sua, naturalmente, era la nave d’eroi che Hasan aveva visto quel giorno a Pegase. Niente vello, comunque: soltanto le mie armi e cose del genere. Già. Mi ha fatto molto piacere sapere che la Golden Vanitie , una carretta che mi sono costruita tutta da solo, con le mie mani, è riuscita a tener testa persino allo tsunami che s’è levato dopo quel tremendo terremoto. Quando Kos ha cominciato a tremare, Cassandra era già fuori sul mare. E poi ha diretto le vele a Volos, perché sapeva che Makrynitsa era piena zeppa di miei parenti. Oh, una preziosa combinazione, che lei avesse avuto la sensazione del pericolo imminente, e si fosse presa a bordo tutta l’artiglieria pesante. (Una preziosa combinazione, inoltre, che sapesse anche come usarla). Dovrò imparare a prendere più sul serio le sue premonizioni.

Mi sono preso una bella villa piena di pace all’estremità di Haiti, dall’altra parte del porto. Ci vogliono solo quindici minuti di Lancia per arrivare in centro, e c’è una bella spiaggia e una notevole giungla nei dintorni. Debbo tenere una certa distanza, come ad esempio tutta l’isola, tra me e il mondo civile, perché ho questo…

Be’, questo problema logistico. L’altro giorno, quando gli avvocati si sono fatti vivi, non sapevano cosa significasse il cartello ATTENTI AL CANE. Adesso lo sanno. Quello che è finito in trazione non mi farà causa per danni, e George lo rimetterà a nuovo in un batter d’occhio. Gli altri se la sono cavata meglio.

Meno male che ero nei paraggi, comunque.

E così eccomi qui, in una posizione insolita, come sempre.

Tutto quanto il pianeta Terra è stato acquistato dal governo talerita dalla famosa e ricca gens degli Shtigo. La maggioranza degli emigrati voleva la cittadinanza vegana, piuttosto che restare sotto il governo talerita e lavorare nell’Impero in condizioni d’inferiorità, registrati come alieni. La cosa era matura da parecchio tempo, sicché l’unico problema era trovare l’acquirente adatto; perché il nostro ex-governo avrebbe immediatamente perso ogni ragione d’esistenza dopo la concessione della cittadinanza vegana. Finché nell’Impero Vegano c’erano dei terrestri tutto andava bene, ma adesso sono diventati tutti vegani, e quindi non possono più votare per loro; e di certo non saremo noi a farlo.

Per cui si rendeva necessario vendere tutto il pianeta; e gli unici clienti erano la gens degli Shtigo.

Ma il vecchio saggio Tatram ha capito subito che la Terra non apparteneva agli Shtigo. Sicché il contratto d’acquisto è stato fatto a nome di suo nipote, Cort Myshtigo.

E Myshtigo ha lasciato questo testamento, o ultime volontà o come diavolo volete chiamarlo, secondo lo stile vegano…

… in cui sono menzionato io.

… Ho… Uh… Ho ereditato un pianeta.

La Terra, per essere precisi.

Be’…

Accidenti, non la voglio. Cioè, è chiaro che per il momento me la trovo sulle spalle, ma ci sarà bene una scappatoia.

È stato quell’infernale Registro Generale, e quattro altri banchi-memoria di cui s’è servito Tatram. Stava cercando un amministratore locale che rimettesse un po’ in sesto la Terra e creasse un governo permanente sul luogo, e poi rinunciasse al pianeta non appena le cose avessero cominciato a funzionare. Voleva qualcuno che fosse sulla scena da un po’ di tempo, che fosse qualificato come amministratore, e che non desiderasse tenersi tutto per sé.

Tra i diversi altri, il cervello elettronico gli sputò fuori uno dei miei nomi, poi un altro (il secondo era classificato come «forse tuttora vivente»). Allora si diedero da fare con la mia scheda personale e con i dati dell’altro me stesso, e dopo un po’ la macchina tirò fuori altri nomi, tutti miei. Poi cominciò ad annotare discrepanze e somiglianze peculiari, fece delle ipotesi, e fornì risposte sempre più curiose.

A quel punto Myshtigo decise che io dovevo essere «ispezionato».

Cort venne a scrivere un libro.

In realtà venne a vedere se ero Buono, Onesto, Nobile, Puro, Leale, Fedele, Fidato, Indipendente, Gentile, Vivace, Sicuro, e Privo d’Ambizioni Personali.

Il che significa che lui era uno stramaledetto lunatico, perché ha risposto: «Sì, è tutte queste cose».

Devo proprio averlo imbrogliato.

Comunque forse aveva ragione per la mancanza d’ambizioni personali. Io sono un pigrone della malora, e non ho proprio nessuna voglia di tirarmi addosso tutti i mal di testa che nasceranno da questa Terra tormentata.

Ad ogni modo, ho intenzione di farmi qualche concessione per quanto concerne il mio benessere personale. È molto probabile che mi prenda altri sei mesi di vacanza.

Uno degli avvocati (non quello in trazione; quello col braccio ingessato) mi ha portato una lettera del Tipo Blu. Dice, in parte:

Caro Come-Diavolo-Ti-Chiami,

è piuttosto imbarazzante cominciare una lettera a questo modo, sicché rispetterò la tua volontà e ti chiamerò Conrad.

«Conrad», ormai sei al corrente della vera natura della mia visita. Sento d’aver fatto una buona scelta nel nominarti erede della proprietà comunemente indicata col nome di Terra. Non si può mettere in dubbio l’affetto che le porti: come Karaghiosis hai incitato gli uomini a coprirsi di sangue per difenderla; stai restaurando i suoi monumenti, proteggendo i lavori di maggior pregio artistico (e nel mio testamento, voglio ricordartelo, esigo che tu rimetta assieme la Grande Piramide), e la tua ingenuità e la tua forza, sia mentale che fisica, sono singolarmente sorprendenti.

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