— Immagino che tu creda di poter scappare per andare a dire ai mostri come possono entrare, eh? — iniziò in tono minaccioso.
Jared fece risuonare ancora le pietre, con movimenti rapidi e precisi, e colse le impressioni del Veggente che cominciava la sua carica verso di lui.
Ma proprio in quell’attimo un’esplosione, come il rombo di mille cateratte, scosse il mondo. Nello stesso tempo, uno scoppio grande e rabbioso del ruggente silenzio dei mostri penetrò nel regno dei Veggenti, proveniente dalle vicinanze dell’entrata bloccata. Il battito successivo, tutti quelli che erano sotto di loro cominciarono a urlare e a fuggire freneticamente da tutte le parti, mentre il tunnel riaperto eruttava un cono continuo e impietoso di suoni silenziosi.
Jared si arrampicò sulla cima della collinetta, trascinandosi dietro Della. Mogan, stordito, indietreggiò assieme a loro.
— Per la Luce Onnipotente! — bestemmiò il capo dei Veggenti. — Che cosa sta succedendo, in nome della Radiazione?
— Non ho mai percepito nulla di simile! — esclamò Della, terrorizzata.
Sensazioni intense e dolorose assalirono gli occhi di Jared, confondendo — ma in qualche modo completando — la sua impressione uditiva del mondo intero. I riflessi dei rumori restituivano uno schema più o meno integrale delle fessure che si aprivano nella parete lontana. Tuttavia, erano associate in qualche strana maniera con quella parete anche alcune zone di suono silenzioso concentrato, che mettevano in risalto con estrema chiarezza ogni dettaglio della sua superficie, come se Jared ne stesse sfiorando con la mano simultaneamente tutta l’ampiezza.
All’improvviso, la parete svanì in un relativo silenzio e lui riuscì a collegare quel nuovo sviluppo con il fatto che il furioso cono sonoro si era spostato e stava passando in quel momento attraverso un altro segmento dello schema sonoro generale. Adesso gli sembrava di essere totalmente consapevole della presenza, della dimensione e della forma di ogni capanna che si trovava al centro della zona abitata. Il silenzio fiero e urlante toccava tutti gli oggetti all’interno del suo raggio uditivo e li proiettava nella sua coscienza con spietata crudeltà.
Jared si coprì gli occhi con le mani ed ottenne un immediato sollievo, mentre ascoltava i mostri umanoidi che si riversavano in massa dalla galleria. E, con loro, arrivarono i familiari sibili.
— Non abbiate paura! — gridò una delle creature.
— Getta un po’ di Luce da questa parte! — strillò un’altra.
Le parole riecheggiarono nella mente del giovane. Che cosa volevano significare? Dunque la Luce era realmente associata con questi esseri maligni? Come faceva qualcuno a gettare la Luce? Già una volta, in precedenza, aveva assurdamente immaginato che la sostanza che queste creature proiettavano di fronte a loro nei corridoi potesse in qualche modo essere la Luce. Ma aveva subito rifiutato quella possibilità, proprio come si trovava costretto a rigettarla anche adesso.
Involontariamente aprì un attimo gli occhi, e subito rimase immobile, esterrefatto da una nuova sensazionale scoperta. Per un momento gli parve quasi di identificare la mancanza di qualcosa, proprio come già una volta, tempo addietro, aveva immaginato di essere sul punto di mettere il dito sopra la «diminuzione» che stava cercando. Adesso era convinto ancor più fermamente che nel mondo dei Veggenti non c’era un’indefinibile «qualcosa» rispetto a prima che arrivassero le creature maligne!
— I mostri! — gridò Mogan. — Stanno arrivando qui!
Della strillò e gli echi della sua voce riportarono l’impressione di tre di quelle creature che si arrampicavano di corsa sulla collinetta.
— Jared! — La ragazza gli strinse un braccio. — Andiamo…
Ssshhh. Un sibilo si udì all’improvviso.
Della scivolò e, prima che potesse afferrarla, precipitò rotolando lungo il pendio. Freneticamente, Jared si lanciò dietro di lei, ma fu subito trattenuto da Mogan. — Non possiamo più aiutarla — l’ammoni il capo dei Veggenti.
— Sì, se la raggiungiamo prima che…
Ma il capo dei Veggenti interruppe la sua protesta, facendolo voltare con le sue mani possenti e spingendolo nel fiume. Poi lo seguì nell’acqua.
Prima che Jared potesse protestare, Mogan lo trascinò sotto la superficie e cominciò così la disperata nuotata controcorrente. Jared si dibatteva ostinatamente cercando di sfuggire alla morsa dell’altro, ma la combinazione tra la forza del gigante e la minaccia di affogare sommerse il suo tentativo di resistenza e non gli rimase altro da fare che lasciarsi rimorchiare, totalmente impotente.
Quando furono, a suo giudizio, circa a metà del canale sotterraneo, la corrente lo scagliò contro un masso e tutta l’aria che era riuscito a trattenere nei polmoni gli sfuggì in un gemito involontario. Mogan si spinse verso il fondo e Jared resistette freneticamente all’istinto di aprire la bocca per respirare. Ma infine dovette cedere e una grande massa d’acqua gli invase la trachea.
Riprese i sensi al movimento ritmico delle grosse mani del Veggente che gli premevano con forza sulla schiena per poi ritirarsi lentamente. Jared tossì, vomitando acqua tiepida.
Mogan smise di pompargli aria nei polmoni e lo aiutò a mettersi seduto. — Immagino di avere avuto torto nel pensare che tu fossi d’accordo con quelle creature — disse poi, in tono di scusa.
— Della! — esclamò Jared continuando a tossire. — Devo tornare là dentro!
— È troppo tardi. Il posto pullula di mostri.
Jared ascoltò ansiosamente in direzione del fiume. Tuttavia non riuscì a udire da nessuna parte l’acqua che avrebbe dovuto circondarli. — Dove ci troviamo? — domandò.
— In una galleria secondaria. Dopo averti trascinato a riva, mi sono dovuto sbrigare a portarti via prima che ci attaccassero i pipistrelli.
Sentendo gli echi delle sue parole, Jared distinse i dettagli di un tunnel che andava allargandosi in avanti, dopo una strettoia alle loro spalle. E proprio da lì provenivano le strida infuriate dei pipistrelli che non riuscivano a passare attraverso le pareti della galleria, troppo strette per loro.
— Non siamo diretti verso il corridoio principale, vero? — domandò, con aria piuttosto delusa.
— Siamo nella direzione opposta, ma è sempre meglio che combattere i pipistrelli delle profondità a mani nude.
Jared si alzò, sostenendosi contro la parete. Forse ci sarebbe stata una piccola possibilità di sorprendere i mostri nella galleria maggiore, ma fu costretto cupamente ad ammettere che i pipistrelli avevano eliminato anche quella piccola possibilità. — Dove porta questo corridoio?
— Non sono mai passato da questa parte.
Rendendosi conto di non avere scelta, Jared seguì le riflessioni delle loro voci lungo la galleria.
Soltanto più tardi, quando inciampò per la seconda volta, si domandò perché mai dovesse procedere a tentoni in un corridoio silenzioso senza far risuonare un paio di scandagli. Si chinò a terra e tastò il suolo finché trovò un paio di pietre quasi identiche; poi riempì l’aria con i «click» prodotti dai loro urti nel cavo della sua mano, prima di riprendere il cammino.
Dopo un po’, Mogan disse: — Te la cavi piuttosto bene con quei sassi, eh?
— Mi arrangio. — Poi Jared si rese conto che non aveva nessun motivo per rispondere in tono così brusco, a meno che si fosse risentito con il Veggente per non avergli permesso di tentare di raggiungere Della… un tentativo che sarebbe certamente fallito in ogni caso.
— Ho avuto modo di fare molta pratica — aggiunse con voce più affabile.
— Immagino che siano la cosa migliore per chi non è in grado di percepire — azzardò Mogan, — ma temo che il rumore finirebbe per farmi impazzire.
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