Tremando, giacque immobile sul giaciglio, mentre lo strascico amaro dell’esperienza dello pseudo-sogno persisteva in lui come una febbre.
Leah… scomparsa.
Il suo mondo… vuoto.
Le gallerie… popolate di mostruosi umanoidi che proiettavano echi urlanti pieni di scherno e privi di ogni suono. Creature mostruose che paralizzavano le loro vittime prima di portarle… dove?
Un Veggente entrò, depose una scodella di cibo sul tavolo, e se ne andò, senza profferire parola. Jared si avvicinò e afferrò la razione di cibo. Ma il suo interesse per il pasto era soffocato dall’angosciosa consapevolezza che, durante la sua ostinata ricerca del Buio e della Luce, tutti i mondi a lui familiari gli erano crollati attorno.
Il passo dell’irrevocabile mutamento era stato furioso e spietato, e lui sospettava cupamente che le cose non sarebbero, non avrebbero più potuto tornare come prima. Certo, gli esseri maligni nel loro abbigliamento bizzarro e straniero costituito da vestiti poco aderenti, avevano deciso di conquistare tutti i mondi e le gallerie e adesso stavano mettendo in opera il loro triste proposito con veemente determinazione. Ed era anche certo che l’inaridimento delle sorgenti calde e l’abbassamento del livello dell’acqua non fosse che un’altra fase del loro piano d’attacco.
E mentre avvenivano tutte queste cose lui aveva perso tempo a cercare qualcosa di triviale, nutrendo la convinzione vana che la Luce fosse desiderabile. Si era lasciato scivolare di mano i beni materiali di valore concreto, per darsi all’inseguimento di una brezza sfuggente in un interminabile corridoio.
Tutto sarebbe potuto andare diversamente se invece avesse organizzato i Livelli e li avesse guidati nella lotta per la Sopravvivenza. Forse ci sarebbe stata persino la possibilità di ritornare a uno schema normale di esistenza, con Della come Compagna di Connubio. Forse non avrebbe nemmeno scoperto che lei era… Diversa.
Ma ormai era troppo tardi. Era un virtuale prigioniero proprio in quel mondo che, nelle sue speranze, doveva fornirgli la chiave della sua futile ricerca della Luce. E, sia lui che i Veggenti, erano prigionieri indifesi dei mostri che dominavano nelle gallerie.
Spinse da parte la scodella del cibo e si passò una mano tra i capelli. Fuori dalla capanna, il mondo era animato dai normali effetti sonori di un periodo di attività in pieno corso: conversazioni eccitate, ad alta voce, bambini che giocavano e, più in lontananza, il suono delle rocce che venivano ammassate una sull’altra mentre gli uomini intenti a quel compito continuavano a sigillare l’entrata. Distrattamente, prese nota del fatto che questi ultimi rumori erano eccellenti sorgenti di echi.
Tra gli effetti sonori più vicini, riconobbe la voce di Della proveniente dalla capanna a fianco. Era una voce felice, piena d’eccitazione, che passava da un argomento a un altro con spumeggiante rapidità ed era a volte coperta dalle esclamazioni di molte altre donne. Da brani della conversazione, Jared comprese che la ragazza aveva già velocemente individuato tutti i parenti che aveva tra i Veggenti.
I tendaggi si aprirono e Mogan si presentò sull’entrata. La sua forma corpulenta, disegnata soltanto dai suoni in sottofondo, perforava rudemente il silenzio della capanna.
Il capo dei Veggenti chinò la testa in segno di saluto, con un movimento tutto particolare. — È tempo di assicurarci che tu sei uno di noi.
Jared simulò un’indifferente scrollata di spalle e lo seguì all’esterno.
Mogan gli fece strada lungo una fila di abitazioni, mentre molti altri Veggenti li seguivano.
Raggiunsero una radura e lì il capo si fermò. — Adesso faremo un po’ di lotta corpo a corpo… io e te.
Aggrottando le sopracciglia con aria ottusa, Jared ascoltò l’uomo.
— È il modo più sicuro per scoprire se stai realmente percependo, non sei d’accordo anche tu? — disse Mogan, allargando le braccia.
E Jared sentì che erano braccia enormi, per quanto sempre ben proporzionate con la massiccia taglia di quell’uomo. — Penso di sì — convenne, con una leggera sfumatura di futilità.
Una figura emerse dalla folla e, mentre si avvicinava verso di lui, riconobbe che si trattava di Della, piena di preoccupazione e timore, come dimostrava la leggerezza del suo respiro. Ma qualcuno l’afferrò per un braccio e la tirò indietro.
— Pronto? — chiese Mogan.
— Pronto. — Jared si preparò a sostenere l’urto.
Ma a quanto pareva il capo dei Veggenti non era affatto pronto… non ancora.
— Va bene, Owison — urlò, rivolgendosi al gruppo di persone che stavano ancora lavorando all’entrata. — Voglio il silenzio più assoluto, laggiù.
Poi si rivolse a coloro che li circondavano. — Nessuno faccia un solo rumore… chiaro?
Jared tentò di nascondere la disperazione che lo stava prendendo, e disse, sarcastico: — Stai dimenticando che ho ancora il naso. — Si rese conto, con estremo sollievo, che Mogan si era scordato anche del rumore della cateratta che, — fosse ringraziata la Luce! — non poteva certo esser ridotto al silenzio.
— Oh, non abbiamo ancora finito tutti i preparativi — ribatté l’altro, ridendo.
Molti Veggenti afferrarono Jared per le braccia mentre un altro lo prendeva per i capelli e gli tirava il capo all’indietro. Poi grumi di una sostanza umida e ruvida gli vennero ficcati negli orecchi fino a riempirli, e spinti anche all’interno delle narici… era fango!
Respinto in un vuoto silenzioso e privo di odori, Jared si portò subito le mani al volto. Ma, prima che potesse togliersi il fango dagli orecchi, Mogan gli si avvicinò rapidamente e l’afferrò per il collo in una stretta potente e dura come la roccia, sollevandolo in alto e scagliandolo con violenza a terra.
Disorientato, senza nessun suono od odore che lo potesse minimamente guidare, Jared si rialzò di scatto e avventò un colpo che bucò l’aria ed ebbe l’unico risultato di fargli perdere di nuovo l’equilibrio.
Lontana e indistinta, filtrata attraverso il fango che gli riempiva gli orecchi, gli arrivò la risata dei presenti. Ma l’eco era troppo vaga perché potesse fornirgli qualche indicazione della posizione di Mogan. Vibrando altri colpi a casaccio, Jared avanzò inciampando, in circolo, finché il capo dei Veggenti gli sferrò un secco pugno sul retro del collo, abbattendolo di nuovo.
Quando tentò di rialzarsi, stavolta, un colpo in piena faccia per poco non gli staccò la testa. E si sarebbe convinto che il pugno successivo avrebbe potuto completare quell’opera se l’incoscienza non l’avesse privato della capacità di essere certo di qualcosa.
Alla fine, rispose alla sensazione raggelante dell’acqua che gli veniva gettata sul volto e si alzò su un gomito. Il fango gli era fuoriuscito da un orecchio ed ora poteva sentire il circolo di uomini che percepiva con aria minacciosa verso di lui.
Dal mezzo della folla arrivavano le voci di Mogan e di Della: — Certo che sapevo che non era un Veggente — sosteneva la ragazza.
Irato, Mogan ribatté: — E nonostante ciò, l’hai condotto qui!
— È stato lui a condurre me. — E fece una risata sprezzante. — Non ce l’avrei mai fatta da sola. La mia unica possibilità era quella di lasciargli credere che ero convinta che anche lui fosse un Veggente.
— Perché non ci hai raccontato prima la verità?
— E dargli così la possibilità di attaccarmi prima che poteste fermarlo? Ad ogni modo, sapevo che l’avreste scoperto da soli, prima o poi.
Jared scosse la testa, stordito e confuso, ricordando gli avvertimenti di Leah contro quella ragazza e i suoi dubbi ricorrenti. Se fosse stato capace di ascoltare soltanto un poco oltre il lobo del suo orecchio, avrebbe sentito che Della lo stava sfruttando come semplice scorta nella sua ricerca del Mondo dei Veggenti.
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