— Neppure sapendo che eri… diverso da tutti gli altri?
— Volevo dire — si affrettò a spiegare, — che la maggior parte della gente era così gentile che riuscivo quasi a dimenticare che non ero come loro.
— Conoscevi perfino quella povera bambina Veggente — aggiunse Della pensosa.
— Estel. L’avevo sentita… cioè, l’avevo percepita soltanto una volta, prima di allora. — Le raccontò come aveva incontrato la bambina fuggitiva nel Passaggio.
Quando ebbe finito, Della gli domandò: — E hai lasciato allontanare Mogan e gli altri senza nemmeno dire loro che anche tu eri un Veggente?
— Io… ecco… — Inghiottì a vuoto, in evidente difficoltà.
— Ah — esclamò a un tratto la ragazza, come colpita da tardiva comprensione dei fatti, — dimenticavo… avevi con te il tuo amico Owen. Avrebbe scoperto il tuo segreto.
— Proprio così.
— E, in ogni caso, non potevi abbandonare il Livello Inferiore, sapendo quanto avevano bisogno di te.
Jared l’ascoltò con sospetto. Perché si era affrettata a provvedere a rispondere in vece sua quando si era trovato in netta difficoltà? Era come se si fosse divertita a liberarlo, dopo averlo messo capricciosamente nei guai. Forse lei sapeva che non era un Veggente? Ebbe la vaga sensazione che tutto il suo progetto di investigare sulla possibile relazione esistente tra i Veggenti, il Buio, gli Occhi, e la Luce stesse scivolando inesorabilmente in un oscuro vuoto di echi.
Ancora una volta, venne strappato alle sue riflessioni dal battito orrendo di ali mostruose, troppo lontane perché Della potesse distinguerle. Senza rallentare il passo, concentrò la sua attenzione su quel suono sinistro e minaccioso. I pipistrelli che li seguivano erano due, adesso!
L’unica soluzione logica, lo capiva chiaramente, sarebbe stata quella di fermarsi e affrontare subito i pipistrelli delle profondità… prima che ne attirassero altri al loro inseguimento. Tuttavia proseguì, nella speranza che la galleria si restringesse di quel tanto necessario per lasciar passare lui e la ragazza, ma non i mostri.
Rallentò il passo, aspettando che Della dicesse qualcosa e producesse degli echi efficaci.
Clop!
L’impatto della spalla contro una stalattite non fu altrettanto forte, stavolta. Lo fece semplicemente ruotare a metà su se stesso.
Irritato, tirò fuori con rabbia un paio di pietre-scandaglio dalla bisaccia e cominciò a batterle furiosamente una contro l’altra. Alla Radiazione quello che poteva pensare Della! Se la verità sul fatto che non era un Veggente doveva venire a galla, che lo facesse pure!
Ma Della si mise solo a ridere. — Usa pure le tue pietre se ciò ti farà sentire più sicuro. È capitata anche a me la stessa cosa, quando ho cominciato a percepire con una certa continuità per la prima volta.
— Davvero? — Si mise a camminare più svelto, adesso che era nettamente udibile ciò che si trovava dinanzi.
— Ti ci abituerai presto. Sono le correnti d’aria che danno tutto questo fastidio. Sono belle, ma noiose.
Correnti? Intendeva forse dire che in qualche maniera riusciva a percepire i movimenti lenti, roteanti, dell’aria nella galleria? Qualcosa che lui poteva sentire soltanto quando l’aria era ulteriormente agitata dal passaggio di una lancia o di una freccia?
Fu Della che inciampò, quella volta. Gli cadde addosso, facendo perdere ad entrambi l’equilibrio e mandandoli a rotolare contro la parete.
La ragazza si aggrappò a lui, e Jared poté sentire il tepore del suo respiro sul petto e le linee morbide del suo corpo.
La trattenne per un attimo, e lei sussurrò: — Oh, Jared! Saremo così felici! Non ci sono mai state due persone che hanno avuto tanto in comune come noi!
La sua guancia era liscia e vellutata — constatò Jared nel sentirla premuta contro la sua spalla — e la treccia dei capelli stretti da una fascia riposava soffice sul suo braccio, danzando leggiadramente ad ogni minimo movimento della testa di Della.
Lasciando cadere le due lance, le toccò il viso, e sentì il flusso regolare dei suoi delicati lineamenti, fermi e piacevoli dall’attaccatura dei capelli fino al mento. La vita della ragazza, che si adattava alla concavità dell’altra sua mano, era piacevolmente curva e cedevole, e si allargava a formare le anche snelle.
Fino ad allora non aveva mai compreso appieno che la ragazza avrebbe potuto facilmente diventare per lui qualcosa di più di un semplice strumento per raggiungere il suo fine. Ed era certo di aver avuto torto nel sospettare che stesse cercando di ingannarlo… tanto certo da scoprirsi a fantasticare di dimenticare tutto il resto e di sistemarsi assieme a lei in un piccolo Mondo remoto e lontano da tutti.
Ma la logica sobria della realtà emerse al disopra dei suoi sogni. Riafferrò bruscamente le lance, riprendendo con fare deciso il cammino nella galleria. Della era una Veggente; lui no. Lei avrebbe trovato la felicità nel Mondo dei Veggenti, e lui avrebbe dovuto accontentarsi della sua ricerca della Luce, sempre che fosse riuscito a cavarsela dalla sua coraggiosa invasione del dominio dei Veggenti.
— Stai percependo adesso, Della? — domandò cauto.
— Oh, io percepisco sempre. Presto lo farai anche tu.
In via di tentativo, ascoltò con la massima attenzione, con la debole speranza di notare qualche indiscernibile cambiamento nelle cose che la circondavano. Ma non sentì nulla. Doveva proprio essere come aveva sospettato in precedenza: la «diminuzione» che stava cercando era così piccola, che avrebbe dovuto trovarsi in presenza di una moltitudine di Veggenti perché il suo effetto cumulativo si potesse notare.
Ma no! C’era un approccio più diretto.
— Della, dimmi… cosa pensi tu del Buio?
Poté sentire distintamente l’eco che rifletteva la sua fronte corrugata mentre ripeteva la domanda e rispondeva, incerta: — Il Buio abbonda nei mondi…
— Maligni e cattivi, senza dubbio.
— Certo. Cos’altro, allora?
Era evidente che la ragazza non sapeva nulla del Buio. Oppure, anche se era in grado di percepirlo, non lo riconosceva per quello che era effettivamente.
— Perché ti preoccupi tanto del Buio? — gli domandò Della.
— Stavo soltanto pensando — improvvisò lui, — che il percepire deve essere qualcosa di opposto al Buio… qualcosa di buono e bello.
— Certo che è bello — l’assicurò lei, seguendolo intorno ad una depressione minore del terreno e lungo la riva di un corso d’acqua emerso all’improvviso. — E come potrebbe essere cattiva una cosa tanto meravigliosa?
— È… bello? — Tentò all’ultimo istante di eliminare l’inflessione interrogativa dalla frase, ma, ciò nonostante, venne fuori molto più simile a una domanda che a un’affermazione.
La voce di Della era animata ed espressiva. — Quella roccia là davanti… Percepisci come spicca contro il freddo sfondo del terreno, com’è tiepida e morbida! Ecco, adesso non c’è più, ma solo per un battito, sintantoché quell’alito di aria calda non sia passato. Eccola là di nuovo!
Jared l’ascoltava a bocca aperta. Com’era possibile che la roccia fosse là e scomparisse l’attimo successivo, per poi ricomparire di nuovo? Aveva continuato a riflettere i «click» dei suoi scandagli per tutto il tempo, senza interruzioni, sì o no? Diamine, quella roccia non si era spostata di un dito!
La galleria — poteva sentirlo bene — era ora larga e diritta, e non presentava ostacoli o pericoli. Perciò mise tranquillamente via le sue pietre.
— Stai percependo adesso, vero Jared? Che cosa percepisci ?
Esitò un attimo. Poi, d’impulso, disse: — Là nel ruscello… percepisco un pesce. Un grosso pesce, che risalta contro il freddo letto del fiumiciattolo.
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