Lei poteva anche dire di essere abituata ad aver a che fare con gente che pensava a lei come a un'assassina, ma questa era un'evidente bugia. La sua ira parlava molto più sinceramente delle sue parole. Baley si chiese di quali altre bugie fosse capace.
E ora Baley si trovava solo con Daneel. «Va bene, Daneel» disse. «Non sono completamente stupido.»
«Non ho mai pensato che tu lo fossi, collega Elijah.»
«E allora dimmi che cosa ti ha fatto dichiarare prima che sul luogo del crimine non è stata trovata l'arma del delitto. Finora non c'era nessuna prova, nulla di quanto ho udito poteva condurci a questa conclusione.»
«Hai ragione. Ho ulteriori informazioni che non ti sono ancora state date.»
«Ne ero sicuro. Che genere d'informazioni?»
«L'agente Gruer disse che avrebbe mandato una copia del rapporto sulla loro investigazione. Ho la copia. È arrivata stamattina.»
«Perché non me l'hai fatta vedere?»
«Avevo la sensazione che forse sarebbe stato più fruttuoso per te condurre la tua investigazione, almeno nelle tappe iniziali, conformemente alle tue idee, senza essere influenzato da conclusioni di persone che per loro stessa ammissione non hanno raggiunto conclusioni soddisfacenti. Ecco perché anch'io, sentendo che i miei processi logici avrebbero potuto essere influenzati da quelle conclusioni, non ho contribuito per nulla alla discussione.»
Processi logici! Balzò spontaneo alla mente di Baley il frammento di una conversazione che una volta aveva avuto con un roboticista. Un robot, aveva detto quell'uomo, è logico, ma non ragionevole.
«Alla fine sei entrato nella discussione» disse.
«Così ho fatto, collega Elijah, ma solo perché in quel momento avevo prove indipendenti che suffragavano i sospetti dell'agente Gruer.»
«Che tipo di prove indipendenti?»
«Che si potrebbero dedurre dal comportamento della signora Delmarre.»
«Sii più specifico, Daneel.»
«Considera il fatto che se la signora fosse colpevole e stesse cercando di provare di essere innocente, le sarebbe stato utile che il detective del caso la considerasse innocente.»
«Ebbene?»
«Se potesse deformargli il giudizio giocando sulla propria debolezza, potrebbe fare così, no?»
«Strettamente ipotetico.»
«Niente affatto» fu la calma replica. «Avrai notato, credo, che aveva concentrato interamente su di te la sua attenzione.»
«Ero io che parlavo» disse Baley.
«La sua attenzione era su di te fin dall'inizio, anche prima che potesse immaginare che avresti retto tu le fila del discorso. Infatti si sarebbe anche potuto pensare che lei si sarebbe logicamente aspettata che come aurorano avrei condotto io l'investigazione. Eppure si è concentrata su di te.»
«E che cosa ne deduci?»
«Che è su di te, collega Elijah, che ha appuntato la speranza. Sei tu il terrestre.»
«E questo che cosa significa?»
«Lei la Terra l'ha studiata. L'ha lasciato capire più di una volta. Sapeva di che cosa stavo parlando quando le ho chiesto di oscurare la luce esterna all'inizio del colloquio. Non si è sorpresa né ha mostrato di non capire, come avrebbe certamente fatto se non avesse avuto un'effettiva conoscenza delle condizioni della Terra.»
«Ebbene?»
«Visto che ha studiato la Terra, è del tutto ragionevole supporre che abbia scoperto una debolezza dei terrestri. Deve sapere del tabù della nudità, e di come un suo sfoggio possa impressionare un terrestre.»
«Ha… Ha spiegato il visionare…»
«Infatti. Eppure, ti è sembrata interamente convincente? Due volte si è permessa di farsi vedere in quello che si potrebbe definire un modo improprio di vestirsi…»
«La tua conclusione» disse Baley «è che sta cercando di sedurmi. È così?»
«Di distoglierti dalla tua professionale impersonalità. Almeno così sembra a me. E anche se non condivido le reazioni umane agli stimoli, da quello che è stato impresso nei miei circuiti di istruzione sarei portato a giudicare che la signora soddisfa qualunque standard di attributi fisici. Dal tuo comportamento, inoltre, mi sembra che tu ne fossi consapevole e apprezzassi il suo aspetto. Tenderei anche a pensare che la signora Delmarre abbia agito in relazione diretta alla propria convinzione che il suo modo di comportarsi ti avrebbe predisposto in suo favore.»
«Senti,» disse Baley a disagio «al di là dell'effetto che lei può esercitare su di me, sono ancora un rappresentante della legge in pieno possesso del mio senso di etica professionale. Mettitelo in testa. E ora vediamo il rapporto.»
Baley scorse il rapporto in silenzio. Lo finì, tornò all'inizio e lo lesse una seconda volta.
«Questo introduce un nuovo dettaglio» disse. «Il robot.»
Daneel Olivaw annuì.
«Lei non ne ha parlato» disse Baley pensoso.
«Le hai fatto la domanda sbagliata» chiarì Daneel. «Le hai chiesto se era sola, quando ha trovato il corpo. Le hai chiesto se qualcun altro era presente sulla scena del delitto. Un robot non è “qualcun altro”.»
Baley annuì. Se fosse stato un sospettato e gli avessero chiesto se c'era qualcun altro sulla scena del crimine, sarebbe stato molto improbabile che rispondesse: «Nessuno, se si eccettua questo tavolo».
«Immagino che avrei dovuto chiedere se era presente qualche robot» disse. (Maledizione, quali erano le domande da fare su quello strano mondo?) «Fino a che punto è valida una prova robotica, Daneel?»
«Che cosa vuoi dire?»
«Un robot può testimoniare, su Solaria? Può servire da prova?»
«Perché dovresti dubitarne?»
«Un robot non è umano, Daneel. Sulla Terra non può essere un testimone legale.»
«Eppure può esserlo l'impronta di un piede, collega Elijah, anche se è meno umana di quanto lo sia un robot. A questo proposito, la posizione del tuo pianeta è illogica. Su Solaria, quando è attinente, una prova robotica è ammissibile.»
Baley non discusse la cosa. Stava rimuginando questa storia del robot, con il mento su una mano.
Al massimo del terrore, mentre stava davanti al corpo del marito, Gladia Delmarre aveva chiamato i robot. Ma quando questi erano venuti, lei aveva già perso conoscenza.
I robot avevano dichiarato di averla trovata là, di fianco al cadavere. E c'era qualcosa di altrettanto presente: un robot. Quel robot non era stato chiamato: era già lì. Non faceva parte della servitù. Nessun altro robot l'aveva mai visto prima, né conosceva le sue funzioni, né il suo incarico.
E nulla poteva essere stato scoperto dal robot in questione. Non funzionava bene. Quando l'avevano trovato, i suoi movimenti erano disorganizzati e sembrava che lo fosse anche il funzionamento del suo cervello positronico. Non era in grado di dare le risposte giuste, né verbali né meccaniche, e dopo un esauriente esame di un esperto di robotica, era stato dichiarato irrecuperabile.
L'unica sua attività che avesse ancora tracce di organizzazione era la sua costante ripetizione di: «Mi ucciderai… Mi ucciderai… Mi ucciderai…».
Non era stata ritrovata alcuna arma che avrebbe potuto essere stata usata per sfondare il cranio di un uomo.
Baley parlò all'improvviso. «Daneel, andiamo a mangiare. E poi vedremo ancora l'agente Gruer… O meglio, lo visioneremo.»
Quando il contatto fu stabilito, Hannis Gruer stava ancora mangiando. Mangiava lentamente, dando con cura la caccia a ogni boccone su una gran varietà di piatti, sbirciando con ansia in ciascuno, quasi alla ricerca di qualche combinazione nascosta da trovare particolarmente soddisfacente.
Baley pensò: magari ha un paio di secoli e il mangiare gli è venuto a noia.
Gruer disse: «Vi saluto, signori. Hanno ricevuto il rapporto, immagino». Gli luccicava la testa calva, mentre si chinava sul tavolo a prendere un bocconcino.
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