Isaac Asimov - Il sole nudo

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Il sole nudo: краткое содержание, описание и аннотация

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Il Sole Nudo Ancora una volta un caso da risolvere.
Ancora una volta Uomo e Robot assieme.
Naturalmente, ancora una volta Baley e Olivaw.
E ricomincia il sottile duello tra uomo e robot, tra istinto e ragione. Un argomento che molti tratterebbero con superficiale banalità , ma che nella penna di Asimov raggiunge livelli di incredibile meraviglia.
Sarà  l’uomo a piegarsi alla razionalità  del robot, oppure R. Daneel Olivaw comprenderà  i meccanismi illogici del cervello umano?
Ancora una meravigliosa avventura che lascerà  il lettore estasiato.
La coppia più riuscita di tutta la letteratura di fantascienza.
Ancora una perla del geniale
Isaac Asimov.
Un romanzo degno del precedente (
) e un preludio eccellente al meraviglioso seguito:
.

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Come si aspettava, Gruer declinò. «Un appuntamento d'affari lo rende impossibile. Devo andare, mi dispiace.»

Baley si alzò. Sarebbe stato educato accompagnare Gruer alla porta. Lui, comunque, in primo luogo non era tanto ansioso di avvicinarsi alla porta e agli spazi non protetti. E, in secondo luogo, non era affatto sicuro che la porta ci fosse.

Rimase in piedi con aria incerta.

Gruer sorrise e annuì. «Ci vedremo ancora» disse. «Se volesse parlare con me, i suoi robot sanno il mio numero.»

E svanì.

Baley emise un'esclamazione acuta.

Gruer e la sua sedia semplicemente non erano più là. Il muro dietro Gruer e il pavimento sotto i suoi piedi erano cambiati con immediatezza esplosiva.

«Non è mai stato là in carne e ossa» disse Daneel calmo. «Era un'immagine tridimensionale. Ero convinto che lo sapessi. Anche sulla Terra avete cose del genere.»

«Non come questa» borbottò Baley.

Sulla Terra un'immagine tridimensionale era costretta in un campo di forza cubico che si stagliava scintillando contro lo sfondo. La stessa immagine sfarfallava un po'. Sulla Terra non era possibile scambiare un'immagine con la realtà. Qui…

Nessuna meraviglia che Gruer non portasse guanti. E non aveva bisogno nemmeno di filtri nelle narici, in quanto a questo.

«Ora ti andrebbe di mangiare, collega Elijah?» disse Daneel.

Il pranzo fu un cimento inaspettato. Apparvero dei robot. Uno apparecchiava la tavola. Uno portò il cibo.

«Quanti ce ne sono in casa?» chiese Baley.

«Circa cinquanta, collega Elijah.»

«Resteranno qui, mentre mangiamo?» (Uno aveva piantato la schiena in un angolo, con la sua liscia faccia luminescente voltata verso Baley.)

«È pratica usuale» rispose Daneel «per un robot fare così, nel caso siano richiesti i suoi servizi. Se non vuoi questo, non devi far altro che ordinare loro di andarsene.»

Baley scrollò le spalle. «Che restino.»

In condizioni normali Baley avrebbe potuto trovare il cibo delizioso. Invece mangiava meccanicamente. Notò distratto che anche Daneel mangiava, con una specie di compassata efficienza. Naturalmente più tardi avrebbe vuotato il sacco di fluorocarbonio in cui ora immagazzinava il cibo “mangiato”. Nel frattempo Daneel manteneva il suo travestimento.

«È notte fuori?» chiese Baley.

«Sì» rispose Daneel.

Baley fissava tetro il letto. Era troppo grande. Tutta la camera era troppo grande. Non c'erano coperte da rincalzare, solo lenzuola. Sarebbe stata una copertura insufficiente.

Era tutto così difficile! Era già passato per l'esperienza snervante di fare la doccia in un locale adiacente alla camera da letto. In un certo senso era il massimo del lusso, ma, d'altra parte, gli sembrava una sistemazione poco igienica.

«Come si spegne la luce?» disse all'improvviso. La testata del letto emetteva una pallida luce. Forse serviva a facilitare la lettura, ma Baley non era certo dell'umore adatto a leggere.

«Se ne prenderanno cura quando sarai a letto, una volta che ti sarai composto per il sonno.»

«I robot guardano, vero?»

«È il loro lavoro.»

«Giosafatte! Ma questi solariani non fanno nulla da soli ?» borbottò Baley. «Chissà come mai in bagno non è venuto un robot a strofinarmi la schiena.»

Senza alcuna traccia di umorismo, Daneel rispose: «Se lo avessi chiesto, uno l'avrebbe fatto. I solariani fanno quello che vogliono. Nessun robot fa il suo dovere se non gli viene ordinato, tranne, naturalmente, quando l'azione è necessaria per il bene degli esseri umani».

«Be', buona notte, Daneel.»

«Sarò in un'altra camera, collega Elijah. Se, in qualunque momento della notte, avessi bisogno di qualcosa…»

«Lo so. Verranno i robot.»

«C'è un interruttore sul comodino. Devi solo toccarlo. Verrò anch'io.»

Il sonno sfuggiva Baley. Questi continuava a immaginarsi la casa in cui si trovava, in equilibrio precario sulla superficie del pianeta, con il vuoto che aspettava di fuori, come un mostro.

Nel suo appartamento sulla Terra (nel suo riparato, comodo, affollato appartamento) se ne stava annidato tra molti altri. C'erano dozzine di piani e migliaia di persone tra lui e la superficie della Terra.

Anche sulla Terra, cercava di dirsi, c'era gente all'ultimo piano. Erano immediatamente adiacenti all'esterno. Certo! Ma era proprio questo che rendeva quegli appartamenti dei locali ad affitto infimo.

Poi si mise a pensare a Jessie, lontana migliaia di anni luce.

Desiderava tremendamente uscire subito dal letto, vestirsi e andare da lei. I pensieri gli si annebbiavano. Se ci fosse stato un tunnel, un bel tunnel sicuro che si faceva strada nella solida roccia e nel metallo, da Solaria alla Terra, avrebbe camminato e camminato e camminato…

Avrebbe camminato fino alla Terra, di nuovo da Jessie, verso il conforto e la sicurezza…

Sicurezza.

Gli si aprirono gli occhi. Gli si irrigidirono le braccia e si rizzò sul gomito, cosciente a malapena di quello che stava facendo.

Sicurezza! Quell'uomo, Hannis Gruer, era il capo della Sicurezza di Solaria. Così aveva detto Daneel. Che cosa voleva dire “Sicurezza”? Se voleva dire la stessa cosa che voleva dire sulla Terra, e certo era così, questo Gruer era il responsabile della protezione di Solaria da ogni invasione dall'esterno, come da ogni sovversione all'interno.

Perché s'interessava a un caso d'omicidio? Forse perché a Solaria non c'era polizia e il Dipartimento di Sicurezza era quello più vicino a sapere che cosa si fa in caso d'omicidio?

Gruer era sembrato a disagio con Baley, e poi c'erano quelle furtive occhiate che continuava a scoccare all'infinito in direzione di Daneel.

Forse sospettava le motivazioni di Daneel? A Baley era stato ordinato di tenere gli occhi bene aperti, ed era molto probabile che anche Daneel avesse ricevuto istruzioni simili.

Sarebbe stato naturale per Gruer sospettare una possibilità di spionaggio. Il suo lavoro rendeva necessario per lui sospettare tutto quello che in ogni caso fosse concepibile. E non avrebbe eccessivamente temuto Baley, un terrestre, rappresentante del mondo meno formidabile della galassia.

Ma Daneel era nativo di Aurora, il più antico, il più grande e il più forte dei Mondi Esterni. E questo era diverso.

Gruer, come ora Baley ricordava, non aveva rivolto una parola a Daneel.

E in quanto a questo, perché Daneel faceva tanto meticolosamente finta di essere un uomo? La prima spiegazione che Baley si era data, che fosse un gioco vanaglorioso degli aurorani che avevano progettato Daneel, gli sembrava banale. Ora gli sembrava ovvio che il travestimento fosse qualcosa di più serio.

Un uomo avrebbe potuto aspettarsi di usufruire di immunità diplomatica; di essere trattato con un po' di cortesia e di gentilezza. Un robot no. Ma allora, perché in primo luogo Aurora non aveva mandato un uomo? Perché barare tanto disperatamente? La risposta gli balenò subito in mente. Un vero uomo di Aurora, un vero spaziale, non avrebbe mai voluto mettersi in coppia tanto intimamente e per tanto tempo con un terrestre.

Ma se tutto questo era vero, perché Solaria avrebbe dovuto considerare tanto importante un solo omicidio da permettere a un terrestre e a un aurorano di venire sul pianeta?

Baley si sentiva in trappola.

Era intrappolato su Solaria dalle necessità della sua missione. Era intrappolato dal pericolo per la Terra, intrappolato in un ambiente a cui riusciva a resistere a malapena, intrappolato da una responsabilità che non poteva evitare. E, per rincarare la dose, era in qualche modo intrappolato in un conflitto tra spaziali, la cui natura non riusciva a capire.

4. Appare una aonna

Finalmente riuscì a dormire. Non ricordava quando era avvenuta l'effettiva transizione al sonno. C'era stato un periodo in cui i pensieri avevano incominciato a vagare sempre di più e poi la testiera del letto brillava e il soffitto risplendeva di una luce simile a quella del giorno. Guardò il suo orologio.

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