«Gli USSA e altri.»
«Ma come si può pensare che qualcuno sia in grado di mettere le mani su questi diamanti?»
«Be’, noi non ce la siamo cavata mica male» rispose van der Berg, indicando con un cenno del capo la parte posteriore della navetta. «Comunque, solo l’effetto psicologico sull’industria del diamante sarebbe enorme. Per questo tanta gente era ansiosa di sapere se la mia teoria era fondata o no.»
«E adesso che lo sanno, che cosa succederà?»
«Questo non mi riguarda, grazie a Dio. Però spero di aver dato un bel contributo al budget per le attività scientifiche di Ganimede.»
Nonché al budget mio personale, aggiunse dentro di sé.
«Ma che cosa diavolo ti è venuto in mente? Io morto? Ma se non mi sento così bene da anni!» gridò Heywood Floyd.
Chris Floyd fissava l’altoparlante paralizzato dallo stupore. Provava, oltre a un gran sollievo, una sorta di indignazione. Qualcuno — o qualcosa — gli aveva giocato uno scherzo atroce; e perché mai?
A cinquanta milioni di chilometri di distanza — avvicinandosi di parecchie centinaia di chilometri al secondo — anche Heywood Floyd era indignato. Però la sua voce suonava vigorosa e allegra, oltre che felice di sapere che suo nipote Chris era sano e salvo.
«Ho buone notizie da darti; la navetta verrà a prelevarvi per prima cosa. Paracaduterà materiale sanitario alla Galaxy e quindi verrà a prendervi per portarvi al rendezvous in orbita con la Universe. Percorse altre cinque orbite, l’astronave atterrerà; tu potrai salutare i tuoi amici quando saliranno a bordo.
«Non ho altro da dirti per ora… tranne che non vedo l’ora di rifarmi del tempo perduto. Aspetto la tua risposta tra… diciamo tre minuti.»
Per qualche istante vi fu assoluto silenzio a bordo della Bill Tee; van der Berg non osava guardare il suo compagno. Quindi Floyd attivò il microfono e disse lentamente: «Nonno… che bellissima sorpresa. Sono ancora sconvolto. Ma io ti ho visto su Europa; ti ho sentito parlare. Ne sono certo così come sono certo di aver sentito la tua voce poco fa…
«Bene, avremo tutto il tempo di parlarne più tardi. Ma ricordi di quando Dave Bowman è apparso a bordo della Discovery? Forse è stato qualcosa del genere…
«Ora noi staremo qui tranquilli ad aspettare che la navetta venga a riprenderci. Stiamo benissimo… qualche scossa sismica di quando in quando, ma nulla di pericoloso. In attesa di rincontrarti, ti abbraccio.»
Floyd non ricordava di essersi mai espresso in termini tanto affettuosi con il nonno.
* * *
Dopo il primo giorno, l’abitacolo cominciò a puzzare. Trascorso il secondo non sentivano più l’odore, ma entrambi erano d’accordo che il cibo non era particolarmente appetitoso. Facevano fatica ad addormentarsi, e si accusarono l’un l’altro di russare.
Il terzo giorno, malgrado le notizie che giungevano frequentemente dalla Universe, dalla Galaxy e anche dalla Terra, cominciò a prenderli una noia mortale. Inoltre avevano entrambi esaurito la loro scorta di barzellette sporche.
Ma quello fu l’ultimo giorno. Prima del tramonto venne la Lady Jasmine alla ricerca dei suoi figli sperduti.
«Baas,» disse il computer principale della casa «ho registrato il programma speciale da Ganimede mentre tu dormivi. Vuoi vederlo ora?»
«Sì» rispose il dottor Paul Kreuger. «Accelerato e senza sonoro.»
Sapeva che molte cose avrebbe potuto rivederle in seguito con calma. Per il momento voleva arrivare subito al sodo.
Passarono rapidissimi i titoli ed ecco sullo schermo Victor Willis che, da qualche parte su Ganimede, gesticolava freneticamente nel silenzio più assoluto. Il dottor Paul Kreuger, come molti scienziati seri, non aveva una buona opinione di Victor Willis, sebbene riconoscesse che la sua funzione aveva una certa utilità.
Victor Willis scomparve e venne sostituito da un altro soggetto molto meno agitato il Monte Zeus. Tuttavia anche lui era molto più attivo di qualsiasi normale montagna; il dottor Kreuger notò con stupore che era cambiato moltissimo dall’ultima trasmissione da Europa.
«Tempo reale» ordinò. «Il sonoro.»
«… quasi cento metri al giorno, e l’inclinazione è aumentata di quindici gradi. L’attività tettonica è ora molto violenta… ci sono grandi colate di lava ai piedi della montagna. Ho qui accanto a me il dottor van der Berg. Dottor van der Berg, qual è il suo parere?»
Mio nipote pare in ottima forma, pensò il dottor Kreuger, malgrado tutto quel che ha passato. È di buona razza, naturalmente…
«È evidente che la crosta non si è mai ripresa del tutto dall’impatto, e ora sta cedendo sotto il peso. Il Monte Zeus sta sprofondando fin da quando l’abbiamo scoperto, ma a una velocità che è enormemente aumentata da qualche settimana in qua. Ci si accorge del movimento da un giorno all’altro.»
«Quanto ci vorrà prima che scompaia del tutto?»
«Non credo che questo avverrà mai…»
Vi fu un rapido stacco e tornò a venir inquadrata la montagna. La voce fuori campo di Victor Willis continuò: «Questo è quanto il dottor van der Berg ha detto due giorni fa. Ha qualche altro commento da fare ora, dottor van der Berg?».
«Si direbbe che, ehm, mi sia sbagliato. Sta sprofondando alla velocità di un ascensore. È incredibile! Ora è alto cinquecento metri soltanto. Mi rifiuto di fare qualsivoglia previsione…»
«Molto saggio da parte sua, dottor van der Berg. Bene, questo accadeva ieri. Ora trasmetteremo una sequenza accelerata fino al momento in cui abbiamo perso la telecamera…»
Il dottor Paul Kreuger si sporse in avanti osservando l’ultimo atto del lungo dramma in cui egli aveva ricoperto un ruolo marginale ma essenziale.
Non c’era bisogno di accelerare ulteriormente: stava già vedendo gli avvenimenti svolgersi a una velocità di cento volte superiore a quella normale. Un’ora veniva compressa in un minuto — era la vita di un uomo compressa in quella di una farfalla.
Il Monte Zeus sprofondava sotto i suoi occhi. Schizzi di zolfo fuso s’innalzavano verso il cielo a enorme velocità, formando parabole di un blu elettrico scintillante. Era come una nave che sprofonda in un mare in tempesta circondata dai fuochi di Sant’Elmo. Nemmeno gli spettacolari vulcani di Io potevano paragonarsi a quella scena di violenza.
«Il più grande tesoro mai scoperto… scomparso per sempre» disse Victor Willis in tono reverenziale. «Purtroppo non possiamo mostrarvi il finale. Tra poco vedrete perché.»
Lo scorrere delle immagini rallentò fino al tempo reale. Il Monte Zeus emergeva ora per poche centinaia di metri soltanto, e le eruzioni di zolfo che lo circondavano avvenivano a una velocità più moderata.
All’improvviso l’inquadratura s’inclinò; gli stabilizzatori d’immagine della telecamera, che per giorni e giorni avevano lottato contro le scosse continue, a un tratto cedettero. Per un istante parve che la montagna avesse preso a risalire — ma era il treppiede della telecamera che cadeva. L’ultima scena da Europa fu un primo piano di un’onda rovente di zolfo fuso che si abbatteva sull’obiettivo.
«Perdute per sempre!» gemette Victor Willis. «Ricchezze immensamente più grandi di quelle che Golconda o Kimberley abbiano mai prodotto! Che perdita enorme e irreparabile!»
«Idiota!» brontolò il dottor Kreuger. «Ma non si rende conto…»
Era giunto il momento di scrivere un’altra lettera a Nature. Questo segreto era troppo grande per poterlo tenere nascosto.
56. LA TEORIA DELLA PERTURBAZIONE
Da: professor Paul Kreuger, F. R.S. etc.
A: banca dati di Nature (accesso pubblico)
Oggetto: MONTE ZEUS E I DIAMANTI DI GIOVE
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