«Non mi bagnare,» gli disse, tendendogli il viso per baciarlo. «Mi sono messa le mie cose migliori per la nostra festicciola.»
«E io sembro un salame,» disse Andy togliendosi l'impermeabile.
«Sciocchezze, sembri uno che ha lavorato tutto il giorno in ufficio o non so come chiami quel posto dove lavori. Hai bisogno di rifarti. Appendi quella roba nella doccia e asciugati i capelli prima di buscarti un raffreddore. Poi vieni nel soggiorno, c'è una sorpresa.»
«Che cos'è?» le gridò quando si fu allontanata.
«Se te lo dico non sarà più una sorpresa,» rispose con l'affascinante logica femminile.
Shirl si era tolta il grembiulino e lo aspettava nel soggiorno, in piedi, fierissima, accanto al tavolo. Due lunghe candele facevano brillare le posate, la porcellana dei piatti, il cristallo dei bicchieri. Una tovaglia bianca ricadeva con pieghe gonfie dai bordi del tavolo. «E non è tutto,» disse Shirl puntando il dito verso l'estremità del tavolo dove, da un secchiello d'argento, spuntava il collo di una bottiglia.
Andy vide che il tappo era legato da rete metallica, e che il secchio era pieno di cubetti di ghiaccio e di acqua. Alzò la bottiglia, portò l'etichetta sotto la luce, e la lesse ad alta voce:
«“Vino francese di Champagne, vino raro, selezionato effervescente, di nobile origine. Artificialmente colorato, insaporito, addolcito e carbonato”.» Lo rimise accuratamente dentro il secchio. «Avevamo anche noi del vino, in California, quand'ero bambino e mio padre me lo aveva fatto assaggiare. Ma non ne ricordo il sapore. Shirl, finirai per viziarmi con queste blandizie. E mi hai anche imbrogliato, mi hai detto che tutti i liquori erano finiti, e invece avevi nascosto questa bottiglia.»
«Io, no! L'ho comprata oggi, intenzionalmente, per la nostra cena. È venuto l'uomo che forniva i liquori a Mike, sta nel New Jersey e manco sapeva che cosa gli era accaduto.»
«Ti sarà costato un capitale.»
«Meno di quanto credi. Gli ho rivenduto tutte le bottiglie vuote e mi ha fatto un prezzo speciale. Ora aprila per l'amor di Dio, e assaggiamolo.»
Andy ebbe il suo da fare col filo metallico che tratteneva il tappo. Aveva visto alla TV gli attori che stappavano bottiglie come questa, ma sembrava molto più facile. Vi riuscì finalmente e si udì un bang” ben chiaro quando saltò il tappo che attraversò tutta la stanza mentre Shirl accostava il suo bicchiere, per raccogliere la spuma come le aveva insegnato l'uomo dei liquori.
«Alla nostra salute,» disse lei e brindarono.
«È molto buono, non avevo mai assaggiato nulla di simile finora.»
«E nemmeno avrai assaggiato un pranzo come questo prima d'oggi,» disse Shirl correndo verso la cucina. «Ora siediti, beviti il tuo vino e guarda la TV, mi occorrono ancora cinque minuti.»
Il primo piatto era una minestra di lenticchie, ma con un sapore migliorato, più ricco del solito. Era sugo di carne, spiegò Shirl, quello dell'arrosto. Col tilapia servì una salsa bianca, con foglie di crescione sparse sopra, e pallottoline di crackers d'alga, poi insalata di crescione di mare. Il vino andava bene con tutto e Andy sospirava già di soddisfazione per il piacevole senso di insolita sazietà, quando Shirley portò il kofee e il dolce, una gelatina di agar-agar profumata, ricoperta di latte di soia. Andy brontolò un po' ma non fece fatica a mangiarlo.
«Tu fumi tabacco?» disse Shirl mentre sgomberava il tavolo.
Si appoggiò sullo schienale della poltrona, gli occhi socchiusi e squisitamente disteso. «Data la paga di un poliziotto, no di certo, Shirl. Sei proprio un genio in cucina, diventerò esigente se continuo a mangiare i tuoi manicaretti.»
«Bisogna viziare gli uomini, è più facile poi vivere con loro. Peccato che tu non fumi, perché ho trovato due sigari rimasti in una scatola che Mike aveva nascosto e che avevo messo via per qualche ospite speciale.»
«Portali al mercato delle pulci, li venderai bene.»
«No, non posso, non mi sembra giusto.»
Andy si alzò. «Se vuoi fare una cosa ben fatta, io so che Sol aveva l'abitudine di fumare. È il vecchio che sta con me, nella stanza accanto, te l'ho già detto. Lo metterà di buon umore. Siamo molto amici.»
«È una meravigliosa idea,» rispose Shirl intuendo un senso di timore nelle parole di Andy. Chiunque fosse quel Sol, Shirl voleva riuscirgli simpatica, dato che viveva nella stanza accanto. «Li metto nella valigia.» Portò il vassoio in cucina.
Dopo aver pulito i piatti andò in camera da letto a finire le valigie e chiamò Andy per aiutarla a prendere l'ultima valigia sullo scaffale più alto. Si cambiò per uscire e Andy l'aiutò ad aprire la chiusura lampo, gesto che ottenne esattamente l'effetto che lei scontava.
Era mezzanotte quando finì di riempire l'ultima borsa. Si era messa un abito grigio da passeggio ed era pronta a partire.
«Non dimentichi nulla?» chiese Andy.
«Non credo, ma darò un'ultima occhiata in giro.»
«Shirl, quando sei venuta, voglio dire quando ti sei installata qui, non hai portato con te biancheria, cioè asciugamani, lenzuoli… ?» Guardava in direzione del letto e pareva turbato.
«No, niente di tutto questo, avevo solo una borsa e alcuni abiti.»
«Speravo proprio che qualche lenzuolo fosse tuo. Vedi, io ne ho uno solo ed è già vecchio; costano un patrimonio oggigiorno; anche quelli usati.»
Lei rise. «Tu parli come se avessi intenzione di passare gran parte del tuo tempo a letto. Ora che mi ricordo, sì. Due lenzuoli erano miei.» Aprì la borsa e ve li infilò. «Quello, almeno, me lo doveva.»
Andy portò le valigie sul pianerottolo e suonò per far venire l'ascensore. Shirl rimase un momento a guardare l'appartamento prima di chiudere la porta e poi si affrettò a raggiungerlo.
«Ma non dorme mai?» chiese Andy mentre attraversavano l'atrio e si dirigevano verso Charlie che stava in piedi al suo posto davanti all'ingresso.
«Non ne sono sicura,» disse Shirl. «È sempre presente quando succede qualcosa.»
«Mi spiace vedervi andar via, signorina Greene,» disse Charlie quando gli furono vicini. «Posso prendere le chiavi dell'appartamento ora, se volete.»
«Sarà meglio che le diate una ricevuta,» disse Andy mentre lei porgeva le chiavi.
«Certo,» disse Charlie, «se avessi qualcosa su cui scriverla.»
«Qui, sulla mia agenda,» disse Andy. Alzò lo sguardo oltre la spalla del portiere e vide Tab che usciva dalla stanza dei guardiani.
«Tab? Che cosa fai qui a quest'ora della notte?» chiese Shirley.
«Vi aspettavo. Ho sentito che lasciavate la casa e volevo darvi una mano con le valigie.»
«Ma è tardi…»
«Ultimo giorno di lavoro. Devo terminare il mio compito. E non vorrete farvi vedere in giro a quest'ora della notte con delle valigie? Un sacco di gente vi taglierebbe la gola per molto meno.» Prese due delle borse e Andy prese la terza.
«Mi auguro che qualcuno mi venga a molestare,» disse «con a fianco una guardia del corpo di prim'ordine e un poliziotto. Tutto ciò per accompagnarmi a un paio di isolati di distanza.»
«Ne faremmo carne da polpette,» disse Andy riprendendosi l'agenda e aprendo la marcia verso la porta che Charlie manteneva aperta.
Fuori la pioggia era cessata e fra una nube e l'altra si vedevano le stelle. La temperatura era deliziosamente fresca. Shirley prese per il braccio ognuno dei suoi compagni e s'incamminò, uscendo dallo spiazzo illuminato dell'ingresso di Chelsea Park e inoltrandosi nell'oscurità della strada.
Era stata una strana esperienza, salire le scale al buio, dirigendo la luce sulla gente addormentata sui gradini, mentre Andy portava le sue valigie. Il suo amico Sol dormiva e avevano rapidamente attraversato la stanza, entrando in quella di Andy. Il letto era appena sufficiente per loro due, e lei era stanca, si era rannicchiata tutta contro di lui, con la testa sulla sua spalla e aveva dormito così saporitamente che non si era destata quando Andy si era svegliato, si era vestito, ed era uscito. Svegliandosi vide che il sole entrava nella stanza e arrivava sino ai piedi del letto, e quando appoggiò i gomiti sul davanzale della finestra, sentì quel buon odore di aria pulita, come lavata di fresco. Solo dopo un temporale, la città era così. La polvere e la caligine erano state portate via dall'acqua e l'aria era miracolosamente chiara. Sì vedevano in lontananza i profili angolosi degli edifici di Bellevue che si stagliavano al disopra di un groviglio di tetti neri come il catrame, e di muri di mattone macchiati. Il caldo era finito, scomparso con la pioggia, e questa era la cosa più importante. Shirl sbadigliò soddisfatta e si voltò a guardare la stanza.
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