«Guardate un po', ma guardate un po',» diceva Charlie. «Questo cambia ogni cosa.»
Il lato opposto della strada era quasi invisibile, nascosto da una spessa cortina di pioggia. Veniva giù a catinelle, sui tetti, sui marciapiedi. Le grondaie traboccavano, investite da torrenti d'acqua pieni di rifiuti. Gli adulti si buttavano nei portoni e nell'atrio degli edifici per ripararsi; ma per i bambini era una vera festa. Correvano, urlavano, sedevano sull'orlo dei marciapiedi e sguazzavano nei torrenti d'acqua sporca.
«Appena le fogne si bloccano, qui l'acqua sale a cinquanta centimetri. Alcuni di quei ragazzi annegheranno,» disse Charlie.
«È così ogni volta,» disse Newton il guardiano, con morbosa soddisfazione. «Basta uno spintone per i più piccoli, e nessuno se ne accorge finché non finisce di piovere.»
«Potrei parlarvi per un momento?» disse Tab toccando il braccio di Andy e appartandosi dal gruppo. Andy lo seguì cercando d'infilare l'impermeabile le cui pieghe erano appiccicate.
«Domani è il trentuno,» disse Tab. Con una mano tenne l'impermeabile teso mentre Andy lottava per infilare una mano nella manica chiusa che non voleva cedere.
«Penso che ti stia cercando un altro lavoro, vero?» disse Andy che pensava a Shirl e alla pioggia che cadeva a secchi, lì fuori.
«Non è quello che intendevo,» disse Tab, e mentre parlava si voltò a guardare la finestra. «È per Shirl… Deve lasciare l'appartamento domani, è obbligata. Ho sentito che quella megera della sorella di O'Brien ha noleggiato un rimorchio. Per prima cosa domattina porterà via i mobili. Vorrei proprio sapere che cosa intenda fare Shirl.» Le sue braccia erano incrociate sul petto e guardava imbronciato la pioggia che cadeva, con l'immobilità di una statua.
Non è affar suo, pensò Andy. Ma l'ha conosciuta assai prima di me.
«Siete sposato, Tab?» gli chiese.
Tab gli lanciò un'occhiata in tralice e rispose: «Sposato, felicemente sposato, con tre bambini, e non cambierei la mia sorte anche se mi offriste una di quelle regine della TV con due seni grandi come poponi.» Guardò bene Andy poi sorrise. «Nulla da temere. Il fatto è che le sono affezionato, ecco tutto, e mi preoccupo del suo domani.»
Non è un segreto, pensò Andy. «Viene ad abitare con me,» disse, «verrò qui stasera per aiutarla a trasportare le sue cose.» Guardò Tab che assentì con fare serio.
«Questa è una buona notizia, mi fa molto piacere. Spero che tutto vada bene, veramente.»
Si voltò per guardare la pioggia e Andy diede un'occhiata all'orologio. Erano quasi le otto e uscì in fretta. L'aria era fresca, più fresca che nell'atrio. La temperatura, da quando era cominciato a piovere, doveva essere scesa almeno di cinque gradi. Era probabilmente la fine dell'ondata di caldo, era durata a sufficienza. Vi erano già alcuni centimetri d'acqua nel fossato e la sua superficie era increspata dalle gocce che cadevano formando larghi cerchi. Prima ancora di avere attraversato tutto il ponte levatoio, Andy sentì che l'acqua gli era già entrata nelle scarpe. I suoi calzoni erano inzuppati, i capelli bagnati gli si erano appiccicati sul capo. Ma la sensazione di fresco era piacevole, non gliene importava niente, e non lo turbava neppure il pensiero del tenente Grassioli e del suo eterno malumore.
Piovve per il resto del giorno, che sotto ogni altro aspetto fu un giorno come gli altri. Grassioli lo rimproverò due volte personalmente, poi lo incluse in una strapazzata generale di tutta la squadra. Svolse un'indagine su due rapine semplici e su un'altra che comprendeva un'aggressione a mano armata, la quale si sarebbe presto tramutata in omicidio, perché la vittima declinava rapidamente in seguito a una coltellata ricevuta nell'addome. Si era accumulato più lavoro di quanto l'intera squadra fosse in grado di smaltire in un mese, e nuovi incidenti venivano segnalati mentre gli investigatori si occupavano ancora di sistemare quelli arretrati. Come previsto, egli non poté lasciare il Distretto alle sei. Ma, alle nove, una telefonata chiamò fuori ufficio il tenente, e tutta la squadra diurna ancora al lavoro, si dileguò dieci minuti dopo, a dispetto delle minacce lanciate da Grassioli al momento di uscire. Pioveva ancora, ma con meno impeto di prima, e l'aria era fresca dopo tanti giorni di calura ininterrotta. Mentre percorreva la Settima Avenue, Andy si rese conto che le strade erano quasi vuote ed era la prima volta in tutta l'estate che questo accadeva. Alcune persone uscivano sotto la pioggia, molte sagome oscure si stipavano in ogni portone, ma le strade e i marciapiedi erano stranamente deserti. Salire le scale di casa sua fu più difficile del solito. La gente che normalmente affollava il marciapiede si era seduta lì. Molti perfino dormivano sulle scale, distesi per traverso sui gradini. Ne spinse alcuni, inciampò sugli altri che non si volevano muovere, ignorando le loro imprecazioni. Era il preludio di ciò che sarebbe avvenuto in autunno, a meno che i proprietari dello stabile avessero assunto dei guardiani per buttar fuori tutti i senza-tetto. Ma non ne valeva la pena, perché i senza-tetto erano tanti e tornavano appena i guardiani voltavano le spalle.
«Ti rovinerai gli occhi a guardare continuamente quell'aggeggio,» disse a Sol entrando in casa. Il vecchio era disteso sul letto, con i guanciali appilati dietro le spalle e guardava un film di guerra alla TV. I colpi di cannone si susseguivano senza posa nell'altoparlante.
«I miei occhi erano già rovinati prima che nascessi, caro il mio sputasentenze, e vedo tuttora meglio di molti vecchi della mia età. Mi pare che tu faccia ancora gli straordinari…»
«Trovami un posto migliore e lascio subito quello,» rispose Andy, accendendo la lampada della sua stanza, e frugando nell'ultimo cassetto. Sol lo raggiunse e sedette sull'orlo del letto.
«Se cerchi la tua torcia, l'hai lasciata sul tavolo l'altra sera. Volevo dirtelo. L'ho messa nel cassetto di sopra, sotto le camicie.»
«Sei come una mamma per me.»
«Ah, sì? Ma non chiedermi soldi in prestito, figlio caro.»
Andy mise la torcia elettrica in tasca e sentì che era venuto il momento di parlare a Sol. Aveva rimandato la notizia finché poteva, e si chiedeva perché la cosa lo imbarazzasse tanto. Dopo tutto, quella stanza era tutta sua, dividevano le razioni alimentari e i pasti perché era più facile, e basta. Era stata una combinazione di comodo.
«C'è qualcuno che verrà a stare con me, qui, per un po' di tempo, Sol. Non so quanto tempo.»
«La stanza è tua, caro. Conosco il giovanotto?»
«Non direi. E poi non è un giovanotto.»
«Ah, ah, tutto si spiega.» Fece schioccare le dita. «Non sarà mica la puledrina di Big Mike, quella che tu vedi sempre?»
«Sì, è lei. Si chiama Shirl.»
«Un bel nome, una bella ragazza,» disse Sol alzandosi e andando verso la porta. «Sta' attento a non bruciarti le dita, ragazzo mio.»
Andy stava per dire qualcosa ma Sol era già uscito dalla stanza e aveva chiuso la porta dietro di sé. Un po' più forte del necessario. Quando Andy uscì, più tardi, egli non distolse lo sguardo dalla Tv né gli rivolse la parola.
Era stata una lunga giornata di lavoro e Andy aveva male ai piedi, al collo, agli occhi che gli bruciavano; si chiese perché Sol se la fosse presa. Non conosceva Shirl, quindi che cosa aveva da ridire? Attraversando la città sotto la pioggia che ora cadeva piano, pensò a Shirley e senza accorgersene si mise a fischiare. Aveva paura, era stanco, e desiderava tanto vederla. Le torri e le guglie di Chelsea Park si stagliarono davanti a lui attraverso la pioggia. Il portiere gli fece un saluto col capo mentre attraversava il ponte levatoio.
Shirl gli apri la porta, indossava quell'abito d'argento che aveva la prima sera che si erano incontrati, con un minuscolo grembiule annodato in vita. Un fermaglio d'argento le teneva a posto i capelli ed aveva un bracciale dello stesso stile al braccio destro e degli anelli su tutt'e due le mani.
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