Qualcosa frugò nella mia anima. Tutto venne scavato portato alla luce come per un’ispezione, tutto si depositò sul pavimento della cella: i miei atti d’egoismo e viltà, i miei errori e i miei difetti, i miei dubbi, le mie disperazioni e, soprattutto, il più vergognoso dei miei atti: la vendita del documento dei Ricordatori al capo degli invasori. Osservavo quelle cose e capivo di essere indegno del rinnovamento. Questa casa poteva estendere di altre due o tre volte la durata di una vita; ma perché i Rinnovatori avrebbero dovuto offrire simili benefici a un uomo privo di meriti come me?
Rimasi a lungo a contemplare i miei errori. Poi il contatto s’interruppe e nella cella entrò un altro Rinnovatore, un individuo di notevole statura.
— La misericordia della Volontà è su di te, amico mio — disse, tendendo le dita (dita di lunghezza straordinaria) a incontrare le punte delle mie.
Udendo la sua voce profonda e scorgendo le sue dita bianche, riconobbi un uomo che avevo già incontrato fugacemente in passato, quando ero fuori delle porte di Roum, nella stagione precedente la conquista della Terra. Allora quell’uomo era un Pellegrino, e mi aveva invitato ad accompagnarlo nel suo viaggio verso Jorslem, ma io avevo rifiutato, perché Roum esercitava su di me il suo fascino.
— Vi è stato lieve il Pellegrinaggio? — gli chiesi.
— Mi è stato di grande valore — rispose. — E tu? Non sei più Vedetta, vedo.
— In un anno ho cambiato tre Corporazioni.
— E un’altra ancora ti attende — disse.
— Dunque, mi unirò a voi nei Rinnovatori?
— Non intendevo quella Corporazione, amico Tomis. Ma parleremo ancora di tutto ciò quando i tuoi anni saranno diminuiti. Hai ottenuto il rinnovamento, sono lieto di comunicarti.
— Nonostante i miei peccati?
— A causa dei tuoi peccati, quali essi sono. Domani all’alba entrerai nella prima vasca del rinnovamento. Io ti farò da guida nel corso della tua seconda nascita. Sono il Rinnovatore Talmit. Vai, adesso; quando tornerai chiederai di me.
— Una domanda…
— Sì?
— Ho compiuto il Pellegrinaggio con una donna, Olmayne, che prima era dei Ricordatori di Perris. Potete dirmi se anche lei ha ottenuto l’approvazione per il rinnovamento?
— Non so nulla di questa Olmayne.
— Non è una donna perfetta — dissi. — È vanitosa, prepotente e crudele. Ma credo che sia ancora possibile redimerla. Non potete fare nulla per aiutarla?
— Non ho alcuna influenza su cose del genere — rispose Talmit. — Deve affrontare l’esame come chiunque altro. Posso dirti questo, però: la virtù non è l’unico criterio che dà diritto al rinnovamento.
Mi accompagnò fuori dell’edificio. La fredda luce del sole illuminava la città. Ero come prosciugato, mi sentivo troppo vuoto per potermi rallegrare del prossimo rinnovamento. Era mezzogiorno. Ricordai l’appuntamento con Avluela, e feci il giro della casa del rinnovamento, con ansia crescente. Sarebbe venuta?
Mi attendeva davanti al frontone dell’edificio, a fianco di un fulgido monumento del Secondo Ciclo. Giacchetta scarlatta, gambali di pelliccia, scarpine lucide ai piedi, sporgenze eloquenti sulla schiena: già da lontano potevo capire che era un’Alata. — Avluela! — gridai.
Lei si volse. Sembrava pallida, minuscola, ancora più giovane dell’ultima volta che l’avevo vista. I suoi occhi frugarono il mio viso, di nuovo coperto dalla maschera, e per un attimo la vidi stupefatta.
— Vedetta? — chiese. — Vedetta, sei tu?
— Chiamami Tomis, adesso — le risposi. — Ma sono la stessa persona che conoscevi a Roum e in Agupt.
— Vedetta! Oh, Vedetta! Tomis. — Mi si gettò contro. — Quanto tempo è passato! Quante cose sono successe! — Adesso splendeva come un gioiello, e il pallore aveva lasciato le sue guance. — Vieni, cerchiamo un’osteria, un posto dove sedere a parlare! Come hai fatto a scoprire che ero qui?
— Tramite la tua Corporazione. Ieri sera ti ho visto volare.
— Sono giunta qui coll’inverno. Per un po’ mi sono fermata a Fars, a mezza strada dall’Ind, poi ho cambiato idea. Non potevo tornare a casa. Adesso vivo nei pressi di Jorslem, e faccio parte di… — Lasciò la frase a metà. — Hai ottenuto il rinnovamento, Tomis?
Stavamo scendendo dal poggio alla parte più bassa della città.
— Sì — risposi — mi ringiovaniranno. La mia guida è il Rinnovatore Talmit. Lo abbiamo incontrato da Pellegrino appena fuori Roum, ricordi?
Non ricordava. Ci sedemmo in una veranda annessa a un’osteria, e Servitori ci portarono cibo e vino. La sua allegria era contagiosa: solo a stare con lei mi sentivo già rinnovato. Parlò degli ultimi catastrofici giorni a Roum, quando era stata portata come concubina al palazzo del Principe; e mi raccontò il terribile momento in cui Gormon il Diverso aveva abbattuto il Principe di Roum, la sera stessa della conquista: Gormon si era annunciato non più come Diverso ma come un invasore travestito, e in un colpo solo aveva strappato al Principe il trono, la concubina, e la vista.
— Il Principe è morto? — mi chiese.
— Sì, ma non per l’accecamento. — Le raccontai come quell’uomo orgoglioso fosse fuggito da Roum travestito da Pellegrino; come io stesso l’avessi accompagnato a Perris; e come, quando stavamo coi Ricordatori, avesse avuto una tresca con Olmayne e fosse stato ucciso da suo marito, a sua volta assassinato da lei. — Ho rivisto Gormon a Perris — dissi. — Adesso si fa chiamare Vittorioso Tredici. Occupa una posizione elevata tra gli invasori.
Avluela sorrise. — Io e Gormon siamo rimasti assieme poco tempo, dopo la conquista. Voleva girare l’Eyrop; sono volata con lui fino alla Donsk e alla Sved, e lì il suo interesse per me s’è spento. Fu allora che mi accorsi di voler tornare a casa, in Ind, ma più tardi cambiai idea. Quando inizia il tuo rinnovamento?
— All’alba.
— Oh, Tomis, cosa succederà quando ritornerai giovane? Lo sapevi che ti amavo? Per tutto il nostro viaggio, e ogni volta che dividevo il letto con Gormon o mi univo al Principe, eri tu il solo che volevo! Ma naturalmente eri una Vedetta, e la cosa era impossibile. D’altra parte, eri così vecchio… Adesso tu non Vigili più, e presto non sarai nemmeno più vecchio, e… — La sua mano si posò sulla mia. — Non avrei mai dovuto allontanarmi dal tuo fianco. Ci saremmo risparmiati tutt’e due molte sofferenze.
— S’impara, soffrendo — le dissi.
— Sì. Lo capisco. Quanto occorrerà per il tuo rinnovamento?
— Il solito, anche se non ne ho un’idea precisa.
— E, dopo, che farai? Che Corporazione sceglierai? Non puoi fare la Vedetta, non oggi.
— No, e nemmeno il Ricordatore. La mia guida, Talmit, ha parlato di un’altra Corporazione di cui non ha voluto precisare il nome, e dava per certo che sarei entrato a farne parte, dopo il rinnovamento. Ho creduto che intendesse dire che mi sarei fermato qui per diventare Rinnovatore, ma ha detto che si tratta d’un’altra Corporazione.
— Non i Rinnovatori — disse Avluela, e si sporse verso di me. — I Redentori — sussurrò.
— Redentori? È una Corporazione che non conosco.
— È stata fondata da poco.
— Ma se non nascono nuove Corporazioni da almeno…
— È a questa Corporazione che si riferiva Talmit. Tu saresti un membro ideale. Le capacità che hai sviluppato durante i tuoi anni di Vigilanza ti rendono molto prezioso.
— Redentori — ripetei, per saggiare il mistero. — Redentori. E cosa fa, questa Corporazione?
Avluela sorrise allegramente. — Redime le anime colme d’affanno e salva i mondi infelici. Ma non è ancora tempo di parlarne. Finisci ciò che hai da fare a Jorslem, e tutto ti sarà chiarito. — Ci alzammo. Le sue labbra sfiorarono le mie. — È l’ultima volta che ti vedo vecchio. Sarà strano, Tomis, incontrarti rinnovato!
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