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Fritz Leiber: L'alba delle tenebre

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Fritz Leiber L'alba delle tenebre

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L’alba delle tenebre

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— Ho atteso questo momento per tutta la vita — gli giunse la voce di Sharlson Naurya, velata da un’apparente stanchezza. — Come se per tutta la vita non avessi fatto altro che precipitare da quel ponte guardandoti in faccia e desiderando con tutta me stessa che arrivasse, per miracolo, il giorno in cui ti avrei raggiunto e ti avrei trascinato giù insieme a me. Adesso quel giorno è arrivato, ma significa ben poco.

L’ombra stranamente deformata di un uomo entrò nel suo campo visivo. Lei sollevò lo sguardo. L’Uomo Nero alzò una mano in segno di saluto. Era Dickon il responsabile di quella buffa alterazione della figura. Appollaiato sulla spalla di suo fratello, ne stava imitando il gesto di saluto. Il suo pelo ramato brillava alla luce del sole.

— Ritorno proprio ora dal Centro di Controllo — disse l’Uomo Nero. — Abbiamo preso contatto con le nostre forze nella maggior parte delle città chiave. Restano ancora da espugnare un paio di centri minori e qualche Santuario di campagna.

Poi, senza odio, ma con schietta curiosità, guardò Goniface, che stava lentamente distogliendo lo sguardo da Landa Maledetta. Gli occhi dei due capi si incontrarono.

In quello stesso momento, l’aria fu squarciata da un rombo lontano, che diventava a ogni istante più forte: una vibrazione e un rullio stranamente profondi, che sembravano squarciare la terra. Gli uomini e le donne che vagavano sui terrazzi alzarono di scatto la testa verso il busto del Grande Dio e gli operai che si stavano ancora affaccendando intorno al collo. Ma quel rumore era troppo forte per provenire da lì.

Il fragore riempì il cielo. Qualcosa stava arrivando dal sole e lo oscurava.

Un’aria di trionfo si fece strada negli occhi di Goniface, che fissavano quelli dell’Uomo Nero. — Avete vinto — disse — ma adesso avete perso. In ritardo forse, ma non troppo tardi, arrivano gli aiuti che abbiamo chiesto dal Cielo: un numero tale di macchine belliche da permetterci di rovesciare le sorti della battaglia e di impadronirci di nuovo della Terra.

Un boato, e una grande nube nera oscurò il Santuario. Un’enorme costruzione ellissoidale proveniente dalla direzione del sole apparì nel cielo di Megateopoli e si fermò sopra Landa Maledetta, mentre i suoi raggi repulsori, simili a enormi pilastri, scavavano nella terra grigia solchi profondi come pozzi. E mentre stava ancora oscillando sospesa da terra, sulla sua superficie lucente si aprirono portelli circolari.

Goniface attese che lo sgomento si dipingesse sul volto del suo nemico, ma attese invano.

Mentre il rombo si affievoliva, l’Uomo Nero gli sorrise con aria amichevole e, con tono indifferente, gli disse: — Oh, so tutto della nave di soccorso partita da Luciferopoli. Sono venuto proprio per vederla atterrare. Quello che hai appena detto a proposito del suo carico è in gran parte vero. Ma quello che forse hai dimenticato è che Lucifero è il nome della Stella del Mattino, Venere; e, sfortunatamente per la Gerarchia, anche uno dei nomi di Satana. Naturalmente, era comprensibile che voi non foste a conoscenza degli eventi accaduti di recente su Venere. Le comunicazioni erano piuttosto disturbate ultimamente, vero? E non solo perché il pianeta sta entrando in opposizione, immagino. Però io credevo che voi aveste intuito che la Stregoneria stava operando anche lì, e che nelle colonie la sua azione sarebbe stata più rapida che sulla Terra. Immagino che anche la conquista di Marte sia cosa fatta già da un po’ di tempo, ma poiché Marte si trova dalla parte opposta del Sole, ci vorranno ancora un paio di mesi, prima di averne la conferma.

Si voltò e alzò gli occhi. Dai portelli della nave spaziale stavano uscendo squadroni di diavoli neri, con grande sconcerto delle persone che vagavano sui terrazzi, che sembravano sul punto di fuggire in preda al panico.

— Sono tutti angeli, immagino — riprese l’Uomo Nero. — Truccati di nero e con qualche ritocco qua e là. Tranne quelli più grandi. Quelli li chiamate arcangeli e serafini, se non sbaglio.

“Vedi, in realtà si trattava della nostra nave di soccorso” proseguì con tono assente. “Immagino che Asmodeo avesse capito fin dall’inizio che, per aver successo, qualsiasi rivolta contro la Gerarchia sarebbe dovuta avvenire su base multiplanetaria. Tanto più che il potere della Gerarchia era meno solido nelle due colonie. A quanto mi è stato detto, sembra che Venere e Marte avessero la ragione dalla loro nella guerra interplanetaria che ha aperto la strada alla Gerarchia. Ci voleva una guerra come quella per cancellare l’Età dell’Oro, vero? E Landa Maledetta ne è un triste ricordo. A quell’epoca si usavano armi diaboliche, al confronto delle quali le nostre sono ben misera cosa.”

Lanciò a Goniface un’occhiata torva. Poi, con malcelata malizia, osservò: — Immagino che fosse rassicurante per i vostri preti sapere che potevano sempre contare su un aiuto dal Cielo, o addirittura cercarvi rifugio, in caso di bisogno. E deve essere stato con un certo ironico piacere che apprendevano che il mito dell’umanità che aveva dato l’assalto al Cielo non era una fandonia, ma storia vera…

Goniface non cercò di nascondere oltre il disgusto che provava per se stesso.

— Non c’è bisogno che ti ricordi — disse freddamente — che faresti bene, anzi sarebbe molto saggio da parte tua, ordinare la mia immediata esecuzione. A meno che tu non preferisca continuare a farti beffe di me in questo modo volgare.

L’Uomo Nero rise di cuore. — Oh sì, lo trovo così divertente — disse. — Sembra che io sia uno dei pochi ad avere uno spiccato senso dell’umorismo. — Lanciò una rapida occhiata a Sharlson Naurya, poi guardò nuovamente Goniface e la sua voce si fece seria. — No, temo che non potremo permetterci il lusso di una simile vendetta. Siamo troppo a corto di intelletti per sprecarne anche uno solo. La Gerarchia aveva il suo da fare a governare i cittadini comuni, per cui puoi facilmente immaginare quali problemi ci attendano. Non possiamo rinunciare a una mente come la tua. Penso che Fratello Dhomas sia disposto a mutare la personalità sia in un senso sia nell’altro; dopo tutto, a lui la sola cosa che interessa è il cambiamento. Ovviamente, potrebbe anche non funzionare, come nel caso di Jarles, ma prendendo le debite precauzioni, penso che valga la pena di tentare.

Quando il Sommo Gerarca fu condotto via, l’Uomo Nero e Sharlson Naurya indugiarono a osservare l’eccitazione della folla, incuriosita e spaventata al tempo stesso dalla vista dei piloti venusiani, che stavano sbarcando dai diavoli neri atterrati poco prima sui terrazzi più bassi. Poi si voltarono verso la Cattedrale, dove gli operai avevano pressoché completato il giro del collo del Grande Dio.

L’Uomo Nero guardò Sharlson Naurya e, sottovoce, le confidò: — In realtà non vedo l’ora di mettere le migliori menti della Gerarchia al servizio della nostra causa. Non è una fola che siamo a corto di gente capace, soprattutto in vista di quello che ci proponiamo di fare. E per giunta Asmodeo non è più con noi, pace all’anima sua! Quando penso a quello che ci aspetta! Per i primi giorni sarà tutto tranquillo, ma dopo… Per prima cosa il popolo vorrà far fuori tutti i preti. Sembra che in certi quartieri ci sia già chi ha preferito non perdere tempo. Noi rappresentiamo la loro unica protezione. In secondo luogo, i cittadini comuni credono ancora ciecamente nel soprannaturale. Si aspettano che la Stregoneria diventi la nuova religione e presumo che pensino già di andare in chiesa e di trovare l’immagine di Satanas al posto di quella del Grande Dio. Forse alcuni sono già delusi perché non stanno accadendo altri miracoli diabolici. Quando scopriranno che consideriamo finita la Stregoneria, alcuni cercheranno di farla rivivere per usarla contro di noi. E, forse, con il tempo altri cercheranno di riesumare il culto del Grande Dio. Per non parlare del fatto che dovremo aspettarci tentativi di controrivoluzione da parte della Gerarchia! Insomma, non credo che avremo una vecchiaia molto riposante, ammesso di arrivarci. Quando pensi alla mole di lavoro che comporterà l’istruzione dei cittadini comuni, la riorganizzazione del loro sistema sociale e il graduale passaggio a un’economia di tipo gerarchico… cioè volevo dire scientifico! Perché, naturalmente, per i primi tempi dovremo mantenere sia l’economia feudale sia quella gerarchica, il che, magari, potrebbe far venire in mente a qualche nostro collaboratore non troppo equilibrato l’idea di riportare in auge la Gerarchia sotto un altro nome, con vesti nere anziché rosse. Oh, non avere paura, avremo di che stare allegri!

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