Solomon sorrise. «So per esperienza che gli uomini non sono pericolosi in quanto tali. Solo gli ideali sono pericolosi. I Fuggiaschi potrebbero usarvi facendo di voi la personificazione di un ideale.»
Markham sbadigliò. «Personalmente non mi sento né un simbolo né un ideale. Sono soltanto un comune essere umano... irritato da troppi macchinari che camminano!»
«Allora spero, signore, che non vorrete mettere a repentaglio la vostra persona permettendo ai Fuggiaschi di idealizzarvi.»
«E se invece volessi?»
«Allora, signore, sarebbe necessario apportare qualche leggero cambiamento alla vostra personalità, così come se foste troppo irritato da tanto macchinario che cammina.»
«Grazie per l’avvertimento. Me lo ricorderò.»
«Grazie per il colloquio, signore. Non lo dimenticherò.» Guardò Vivain. «Vi chiedo scusa dell’intrusione, signora. Ho il permesso di ritirarmi?»
«Accordato» disse Vivain. «Penso, Solomon, che non dovresti misurare l’atteggiamento del signor Markham secondo la media contemporanea.»
Solomon si inchinò di nuovo «Se così fosse, signora, l’avrei già raccomandato per l’Analisi.»
Markham osservò l’androide che si allontanava. Rimase silenzioso, ascoltando attentamente per qualche momento. Poi disse: «E così, l’infallibile Solomon ha commesso il suo primo errore.»
«Cosa vuoi dire?»
«Si illude di poter stimare correttamente l’effetto di aver applicato qualche stimolo di paura a un essere umano.»
Vivain rabbrividì leggermente. «Vorrei che non avessi quell’aria così truce, caro.»
All’improvviso, Markham scoppiò a ridere. «Lotta o scappa» disse in tono allegro. «È sempre l’eterno dilemma.»
«Di che stai parlando?» chiese Vivain con voce petulante.
«Della differenza tra determinismo e libero arbitrio... tra androidi ed esseri umani.»
«Non mi piaci quando fai il misterioso.»
«Tu però ci guadagni molto da qualche dose occasionale di perplessità» ribatté Markham.
Rimasero nei giardini tropicali finché un androide gallonato venne a cercarli per annunciare che il Presidente Bertrand desiderava vedere Vivain e Markham nel suo studio privato.
Clement Bertrand si era tolto la maschera ufficiale. Nonostante la carnagione rosea e sana, la pelle liscia e levigata, ora dimostrava la stanchezza della sua età. Markham notò negli occhi del Presidente un’espressione di ansia. Bertrand congedò il servo androide, offrì da bere a Vivain e a Markham e scambiò con loro alcune frasi banali. Infine venne al sodo.
«Sono sufficientemente anziano, John, sufficientemente vecchio, per aver giocherellato un po’ quando il lavoro, diciamo così, era ancora socialmente desiderabile. L’elettronica era il mio passatempo. Lo dico perché voglio assicurarvi che in questa stanza non è inserito alcun trucco acustico.» Rise. «Solomon, essendo l’oggetto più vicino all’efficienza chimica pura, una volta ci si è provato. Ma io ho sistemato una serie di risonatori che rovinavano tutti i suoi tentativi. Sono lieto di dirvi che ha capito l’antifona.»
Markham sorrise. «Non immaginavo che foste un antiandroidi, signore.»
«Non lo sono» rispose con fermezza Clement Bertrand. «Ma sono contro i disturbatori... in ogni senso. Ed ecco perché ho voluto parlarvi. Pochi minuti fa ho visto Solomon. Ritiene che siate un pericolo potenziale per la Repubblica. Pensa che i Fuggiaschi vogliano servirsi di voi. Pensa inoltre che siate incline a lasciarvi usare. Cosa mi rispondete?»
«Non mi rendevo conto che gli androidi potessero essere programmati per il melodramma.»
«Non sviate la domanda. Avete incontrato qualche Fuggiasco?»
«Anche se l’avessi incontrato, non sarei tanto sciocco da dirvelo, signore.»
«Sciocco, o semplicemente cittadino responsabile? Quando foste creato cittadino della Repubblica, accettaste le responsabilità oltre che i privilegi.»
Markham si accigliò. «Mi riesce difficile considerare lo spionaggio come una responsabilità civile.»
Il Presidente scrollò le spalle con aria stanca.
«Se volete essere temerario, è affare vostro» disse. «Ma non date giudizi affrettati, e non sottovalutate io Psicoprop. E lo Psicoprop è Solomon. Ogni altro androide del dipartimento è fondamentalmente una estensione del suo cervello.»
«Grazie, signore. Non lo dimenticherò.»
«C’è anche un’altra cosa da ricordare. Poiché siete prima di tutto un cittadino, e in secondo luogo un essere umano, Solomon non può farvi niente fino al momento in cui commetterete un errore. Ma a quel punto non avete scampo. E sarà la fine di John Markham come lo conosciamo oggi.»
Markham guardò incuriosito il Presidente. «Da come parlate, signore, ho l’impressione che non siate completamente dalla parte di Solomon» disse.
Il Presidente Bertrand gli restituì l’occhiata con aria impassibile. «Può darsi, ma sono Presidente della Repubblica, e non voglio che si sviluppi alcuna situazione che possa condurre a una lotta diretta tra uomini e androidi. Perché gli androidi vincerebbero. Sono qui per servirci... con una magnifica organizzazione. Sono tutti ottimi servitori, ma potrebbero diventare nemici spietati, una volta ricevuto il programma adatto.»
«Presto o tardi» disse Markham, «la lotta scoppierà. A meno che l’umanità non scompaia prima. Ecco perché sarebbe meglio che scoppiasse presto, finché gli uomini hanno ancora un po’ di coraggio.»
Il Presidente Bertrand si riempì di nuovo il bicchiere. «È strano» disse pensoso, «come i filosofi, i santi, i criminali, e i rivoluzionari abbiano tutti in comune l’elemento violenza.»
«Forse la violenza giustificata è preferibile alla pace a tutti i costi.»
«Questo è un problema, lo so» disse lentamente Bertrand. «La violenza può avere giustificazioni? Voi parlate a nome di un mondo che ci diede i Nove Giorni. Io parlo per un mondo che è stato ricostruito dalle ceneri... Un tempo ho studiato filosofia sotto un certo Hyggens. Aveva un suo punto di vista molto interessante sulla violenza... nonché sugli androidi e sulla vita. Tra parentesi, oggi è un Fuggiasco.»
Markham si irrigidì suo malgrado.
«Non preoccupatevi» continuò il Presidente. «È ancora vivo e libero. Almeno spero. Ma se lo vedeste di nuovo, avvertitelo di non sperare in eterno nei miracoli.»
«Come fate a sapere che l’ho incontrato, signore?»
«Me l’avete lasciato capire voi stesso... Un’altra cosa. C’è il problema di voi e di mia figlia.» Guardò calmo Vivain che aveva ascoltato chiusa in un silenzio sbalordito. «Già, è insolito per te sentirmi parlare così, vero? Io sono il pupazzo decorativo, l’oratore, l’uomo pieno di paroloni vuoti. Ma talvolta, Vivain, è necessario immettere un po’ di significato in un fiume di parole. Ora, per esempio, il momento lo richiede. Nonostante quello che ho detto prima di cena, i Fuggiaschi sono diventati un problema serio. E loro lo sanno. Stanno cercando una forza unificatrice, un simbolo che possa dare fede agli incerti, attrarre quelli che ancora non si sono decisi. John non è ancora stato chiamato in causa. Potrebbe non esserlo mai. Potrebbe perfino orientarsi nella nostra società, e dimostrare così che Solomon ha torto. Ma non voglio che tu lo veda troppo, per un po’ di tempo. Per lo meno, non voglio che venga risaputo, né dagli androidi né dagli uomini, che tu lo vedi. Mi sono spiegato?»
«E con incredibile solennità, anche» disse Vivain. «Non sapevo che potessi fare del melodramma, Clement.»
«Infatti... Finché non ci sono costretto.»
«Ditemi, signor Presidente» disse Markham, che da un certo tempo stava riflettendo su un punto in particolare «se sono una potenziale minaccia, perché non mi rimandate in A.S. o qualcosa del genere?»
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