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Frank Herbert: Il cervello verde

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Frank Herbert Il cervello verde

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In un mondo sovrappopolato, che cercava spazio vitale nella giungla, l’Organizzazione Ecologica Internazionale sterminav sistematicamente dei voraci insetti che rendevano inospitali quelle zone. Uomini come Joha Martinho e i suoi aiutanti usavano bombole schiumogene mortali e nuove armi a vibrazione per ripulire l’inferno verde del Mato Grosso. Ma, per ragioni sconosciute, le aree già disinfestate completamente incominciarono a essere di nuovo assalite dagli insetti malgrado le impenetrabili barriere. Dalla giungla si sentirono strane storie… insetti divenuti enormi… creature dalle sembianze umane, ma i cui occhi avevano quel particolare scintillio degli insetti.

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«Negli ambienti di Dublino il nome di Joao Mar­tinho è famoso», disse Rhin.

«Ah sì?» fece lui. «Che cosa dicono?»

«Hanno parlato dei problemi sorti nella Pirati­ninga, è stato fatto il suo nome e quello di suo pa­dre.»

«Ah, capisco.»

«Circolano delle strane voci», osservò lei.

«Le trovi di cattivo augurio?»

«No, semplicemente strane.»

Strane, pensò lui. Quella parola gli provocò un momentaneo senso di sconforto, in quanto riecheg­giava il messaggio inviatogli dal suo paese, che lo aveva spinto a richiedere l’intervento di Rhin. La sua strana indolenza nel risolvere il problema sta sollevando inquietanti interrogativi. Il significato della parola e della frase era piuttosto palese. Chen-Lhu aveva captato l’impazienza che traspariva da quel messaggio: la scoperta di una catastrofe, che si profilava in Cina, poteva verificarsi da un mo­mento all’altro. E sapeva che non si fidavano di lui per via di un suo antenato di razza bianca. Disse abbassando il tono della voce: «Strano non è il ter­mine più adeguato per descrivere i bandeirantes che infestano di nuovo le zone Verdi.»

«Ho udito delle storie assurde», mormorò lei, «laboratori segreti dei bandeirantes… esperimenti illegali di mutamento…»

«Avrai notato, Rhin, che la maggior parte dei rap­porti su insetti strani, giganteschi, proviene dai ban­deirantes. Questa è l’unica stranezza secondo te.»

«È logico», fece lei, «i bandeirantes si trovano in prima linea, dove queste cose possono accadere.»

«Non mi dirai che tu, un entomologo, credi a que­ste assurdità», ribatté lui.

Rhin alzò le spalle, sentendosi stranamente per­versa. Travis aveva ragione, naturalmente; doveva essere così.

«Logico», proseguì Chen-Lhu, «strumentalizzare le più assurde dicerie per fomentare la paura detta­ta dalla superstizione fra i contadini tabareus: que­sta è l’unica logica, suppongo.»

«Così vuoi che mi lavori questo capo bandeirante», fece lei. «Che cosa dovrei scoprire?»

Dovrai scoprire quello che ti dirò io, pensò. Inve­ce disse: «Che cosa ti fa pensare che questo Martinho sia il tuo obiettivo? È un’informazione avuta a Dublino?»

«Oh», rispose lei, riuscendo a controllare uno scatto d’ira. «Non avevi un particolare motivo di far­mi venire qui. Il mio fascino era una ragione più che sufficiente!»

«L’hai detto!» Si volse e fece cenno a un came­riere che si avvicinò al tavolo. Subito dopo il came­riere si fece strada tra il gruppetto che stazionava all’entrata e parlò con Joao Martinho.

Il bandeirante lanciò una rapida occhiata a Rhin, quindi si volse per incontrare lo sguardo di Chen-Lhu. Questi fece un cenno col capo.

Alcune donne simili a farfalle di stoffa si erano unite al gruppo di Martinho. Lo sguardo dei loro oc­chi pesantemente truccati sembrava provenire da cavità sfaccettate.

Martinho si staccò dal gruppo e si diresse verso il tavolo contrassegnato dal fumo color ambra. Accennò un inchino a Chen-Lhu. «Il dottor Chen-Lhu, suppongo», disse. «Piacere di conoscerla. Come può l’OIE privarsi del suo direttore che si concede que­sto genere di distrazioni?» Con un gesto abbracciò l’atmosfera di frenetica tensione che regnava nell’A’Chigua.

E Martinho pensò: Ecco… gli ho manifestato i miei pensieri in modo che non possa fraintendermi.

«Mi concedo un po’ di svago», disse Chen-Lhu. «Un breve relax per dare il benvenuto a un nuovo membro del nostro staff.» Si alzò dal divano e ab­bassò lo sguardo su Rhin. «Rhin, ti presento il senhor Joao Martinho. Johnny, questo è il dottor Rhin Kelly di Dublino, il nostro nuovo entomologo.»

Intanto Chen-Lhu pensava: Questo è un nemico. Non devo commettere errori. È un nemico. È un nemico. È un nemico.

Martinho accennò un inchino. «Encantado.»

«Lieta di conoscerla, signor Martinho. Ho sentito parlare delle sue prodezze… persino a Dublino.»

«Persino a Dublino», ripeté lui. «Sono sempre stato favorito dalla sorte, ma mai come in questo momento.» La fissò con una intensità sconcertante, mentre si domandava quali compiti speciali le fos­sero stati affidati. Era l’amante di Chen-Lhu?

Il silenzio fu interrotto dalla voce di una donna seduta a un tavolo dietro Rhin: «I serpenti e i rodi­tori stanno esercitando una sempre crescente pres­sione sulla civilizzazione. L’ho letto nel…»

Qualcuno la zittì.

«Travis», disse Martinho, «francamente non capi­sco come possa una donna così affascinante essere chiamata dottore.»

Chen-Lhu fece un risolino forzato. «Attento, John­ny. Il dottor Kelly è il mio nuovo direttore setto­riale.»

«Un direttore itinerante, spero», ribatté Martinho.

Rhin lo guardò con freddezza; ma era una falsa freddezza. La franchezza di Martinho la eccitava e la spaventava al tempo stesso. «Sono stata messa in guardia circa il linguaggio adulatorio dei latini», disse. «È una caratteristica che si trasmette di pa­dre in figlio, mi hanno detto.»

La sua voce aveva assunto un tono gutturale che indusse Chen-Lhu a sorridere fra sé. Ricorda, questo è il nemico, pensò. «Vuole unirsi a noi, Johnny?»

«Mi evita la sfrontatezza di imporre la mia pre­senza. Tuttavia, come vede, sono accompagnato da alcuni dei miei bandeirantes.»

«Sembrano molto occupati», disse Chen-Lhu e fe­ce un cenno verso l’entrata, dove un gruppo di don­ne sfarfalleggiavano attorno agli amici di Martinho, meno uno. Donne e bandeirantes si stavano accomo­dando a un grande tavolo contrassegnato col fu­mo blu.

L’uomo rimasto solo distolse lo sguardo da Mar­tinho e lo posò sui suoi compagni attorno al tavolo, quindi si rivolse nuovamente verso Martinho.

Rhin lo studiò attentamente: capelli grigio cenere, faccia da ragazzo vecchio, deturpata da una cicatrice di acido che gli solcava la guancia sinistra. Le ricor­dava il sacrestano della sua parrocchia di Wexford.

«Ah, quello è Vierho», disse Martinho. «Lo chia­miamo il Padre. Non ha ancora deciso chi deve pro­teggere… i nostri fratelli Irmandades o il sottoscrit­to. Forse io ne ho maggior bisogno.» Fece un cenno in direzione di Vierho, quindi si volse e sedette vi­cino a Rhin.

Apparve un cameriere che depose sul tavolo un ca­lice trasparente colmo di una bevanda color oro, da cui spuntava un tubo di vetro.

Martinho lo ignorò continuando a fissare Rhin. «Allora, gli irlandesi sono pronti a unirsi a noi?»

«Unirsi a voi?»

«Sì, nella ricerca di un nuovo equilibrio ecolo­gico.»

La donna lanciò un’occhiata a Chen-Lhu che ri­mase impassibile, quindi rivolse nuovamente l’atten­zione su Martinho. «Anche gli irlandesi, come i cana­desi e i nordamericani, sono riluttanti, preferisco­no attendere.»

Martinho parve infastidito dalla risposta. «Voglio dire… che l’Irlanda ne valuta sicuramente i vantag­gi», disse. «Da voi non ci sono serpenti. Ciò deve…»

«Ciò è qualcosa che Dio ha fatto per mano di san Patrizio», ribatté Rhin. «Non riesco a immaginare che voi bandeirantes siate fatti della stessa pasta.» Lo disse in tono stizzito e se ne pentì immediata­mente.

«Avrei dovuto avvertirla, Johnny», si intromise Chen-Lhu. «Ha un temperamento irlandese.» E pen­sò: Sta recitando la commedia tutto a mio vantaggio, questo verme.

«Già», fece Martinho. «Se Dio non ha ritenuto di doverci sbarazzare degli insetti, forse sbagliamo nel cercare di farlo con le nostre mani.»

Rhin gli lanciò un’occhiata piena di sgomento.

Chen-Lhu soffocò uno scatto d’ira. Questo verme sta tentando di abbindolare Rhin per attirarla dalla sua parte. Deliberatamente!

«Il mio governo non riconosce l’esistenza di Dio», disse Chen-Lhu. «Forse se il buon Dio dovesse intro­durre uno scambio di ambasciate…» Batté la mano sul braccio di Rhin, e notò che stava tremando. «Co­munque, l’OIE è convinta che in capo a dieci anni la lotta sarà estesa fino a nord del confine del Rio Grande.»

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