Vernor Vinge - Naufragio su Giri

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Naufragio su Giri: краткое содержание, описание и аннотация

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Come il pianeta Tschai della celebre quadrilogia di Jack Vance, anche Giri non scherza: creato fin nei minimi dettagli dalla fantasia di Vernor Vinge, è un mondo pittoresco e avventuroso popolato da una miriade di razze e tribù bellicose, alle quali non è per niente facile inculcare il concetto di Pax Galattica. Ma questo sarebbe niente se almeno su Giri ci fosse una remota possibilità di sopravvivenza…
Invece: sostanze velenose e piante poco raccomandabili, complotti di corte e intrighi tribali, violenze e pericoli, guerre e sacrifici. I due terrestri sbarcati su questo mondo pazzesco per una spedizione scientifica, e costretti a restarvi loro malgrado, si accorgeranno che c’è poco da stare allegri soprattutto quando, per tentare l’unica via di fuga, dovranno partecipare a un piano sanguinoso e assecondare la volontà di un principe folle.

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Ajao era steso su un morbido divano all’ombra di una veranda pensile. A parte le condizioni della tuta di volo, che era fradicia, e un certo indolenzimento delle gambe, si sentiva proprio bene. Quella non era di certo la cella di una prigione. L’arredamento e il gusto artistico dell’insieme non avevano nulla a che vedere con l’ambiente in cui Pelio li aveva in precedenza sistemati. Accanto al divano era sistemato un tavolino lungo e basso, sulla superficie del quale erano dipinte due figure circolari, ciascuna con un diametro superiore al metro. Sembravano proprio carte geografiche, con il blu che rappresentava l’oceano, e i verdi, il bianco e i marrone a indicare le terre emerse. Alcuni punti erano segnati da scritte nell’alfabeto sillabico Azhiri. C’erano anche dei piccoli mostri marini dipinti nel blu… Perbacco! Erano davvero mappe, e precisamente proiezioni ortografiche polari. Un disco rappresentava l’emisfero settentrionale e l’altro quello meridionale. Che strana proiezione da scegliere. I continenti equatoriali risultavano tanto distorti da sembrare irriconoscibili.

Alle sue spalle si udirono dei passi. Bjault si girò di scatto e si trovò davanti l’uomo che l’aveva salvato. Lo sconosciuto si chinò sul divano e gli offrì qualcosa di scuro e di molto freddo. Una bevanda ghiacciata! C’erano proprio tutti i comfort di una società tecnologica… Ajao accettò automaticamente il bicchiere.

— Dove sono? — chiese mentre l’altro si sistemava su una vicina poltrona. Sembrava un po’ più vecchio di Pelio e apparteneva con ogni probabilità a una diversa razza Azhiri. La sua pelle era di un grigio molto scuro, l’altezza arrivava quasi al metro e sessanta e la corporatura era più snella rispetto a quella degli altri indigeni. Il gonnellino verde aveva un paio di lune argentee e stilizzate incollate su un fianco.

— Quasi nel cuore del centro d’affari di Dhendgaru, e precisamente qui — rispose l’uomo, indicando una chiazza grigia su una delle mappe. Spostò il dito di circa un centimetro. — E qui si trova il Palazzo d’Estate, a meno di due leghe di distanza. Non ti ho portato lontano e… sei libero di tornarci. — Alzò bruscamente lo sguardo su Ajao. — Ma prima devo parlarti. Sono Thengets del Prou, secondo Corporato residente a Dhendgaru.

L’archeologo aguzzò le orecchie, colpito dalla parola “Corporato”. — Thengets del Prou — ripeté, pronunciando il nome con cura. — Io sono Ajao Bjault.

Prou sorrise. — Avrei capito che sei uno straniero e che non vieni dal Regno d’Estate anche se il tuo aspetto non ti avesse già tradito. La gente del Regno d’Estate ha sempre molte difficoltà con le consonanti sospese del mio nome.

— Allora neanche voi siete di queste parti?

— Oh, no. Sono nato nel Grande Deserto ed ero il secondo figlio di un capotribù del Popolo della Sabbia.

Bjault ricordò i particolari che Leg-Wot gli aveva raccontato a proposito di quella razza. — Ma… la vostra gente non è nemica del Regno d’Estate?

Il sorriso di Prou si accentuo. — Certo. E probabilmente, se il mio destino non fosse stato diverso, io stesso sarei diventato un capo combattente e avrei strisciato nella sabbia per attaccare di sorpresa una delle oasi del Regno d’Estate. Ma non ricordo niente della mia famiglia. Avevo meno di un anno quando sono stato accolto all’interno della Corporazione. È stata una fortuna, sotto un certo aspetto. Succede che ogni tanto qualche bambino sfugga, e le conseguenze per il villaggio in cui abita sono terribili. Si conoscono casi di bambini dotati di un Talento superiore alla media che hanno soggiogato villaggi isolati e ucciso chiunque si opponeva ai loro capricci. Bambini così devono essere allevati da adulti altrettanto forti, i Corporati appunto, che sappiano instillare in loro una coscienza.

Prou sprofondò meglio nella poltrona e incurvò un piede scalzo sul bordo del tavolo con la carta geografica. Non aveva nulla del severo formalismo che Ajao aveva notato in altri Azhiri. Il Corporato sembrava una di quelle rare persone capaci di svolgere il proprio lavoro con eccezionale bravura, divertendosi e apprezzando per questo l’intero universo. La casuale noncuranza dell’Azhiri ricordava a Bjault l’atteggiamento di certi suoi studenti vicini alla laurea, molti anni prima sul Mondo Natale.

Ajao cercò di soffocare l’istintiva simpatia che sentiva per quell’uomo. C’erano ragioni obiettive per fidarsi di lui? L’archeologo sorseggiò la sua bevanda acida e alcolica e cercò di mascherare l’indecisione. Come si spiegava la comparsa improvvisa di Prou, proprio in tempo per salvarlo dai rapitori?

— Dovete avermi sorvegliato a lungo — disse alla fine.

Il Corporato ebbe un attimo di esitazione, poi annuì. — Ero a Bogdaru quando vi hanno catturato. Ho cercato di raggiungervi prima che arrivassero le truppe del Regno d’Estate, ma era troppo rischioso. Il Prefetto del luogo mi sorvegliava da vicino.

Ajao inarcò un sopracciglio. — Mi avevano detto che la Corporazione era al di sopra dei governi e delle loro leggi.

Prou rise. — A qualcuno può anche sembrare che lo sia. Certo abbiamo molti poteri fisici. Possiamo sengare qualunque cosa su Giri e persino sulle lune, e siamo quindi in grado di teletrasportare oggetti dovunque, senza prima compiere pellegrinaggi dal punto di partenza a quello di arrivo, come la maggior parte della gente normale è costretta a fare. Scaviamo i laghi di transito semplicemente rengando a terra le rocce dalle lune. E se dovesse mai succederci di affrontare una battaglia, un Corporato da solo può distruggere un’intera città sommergendola di pietre.

La voce di Prou non tradiva spacconate, e Ajao capì che quell’uomo stava dicendo la pura verità. Se una roccia lunare di cento tonnellate veniva scambiata con un volume equivalente di… aria, per esempio, la rete di energia potenziale liberata sulla superficie di Giri sarebbe stata pari a quella di una piccola bomba a fissione. Forse questo spiegava la pianura vitrea fotografata da Draere nell’emisfero meridionale.

— Ma sai quanti Corporati ci sono in tutto il mondo? — continuò Prou.

Ajao scrollò la testa.

— Meno di seicento, un quarto dei quali sono ancora bambini. Seicento su quattrocento milioni di Azhiri normali. Sì, abbiamo potere, ma siamo tenuti a rispettare la Convenzione. Se mai i civili e gli eserciti reali si unissero contro di noi, riuscirebbero a distruggere la Corporazione, anche se a prezzo di milioni di vite.

Un equilibrio di tre forze, pensò Ajao. I Corporati con i loro temibili poteri, le aristocrazie nazionali con i loro eserciti ben addestrati e i civili con il numero. Comunque si combinino, in due possono sopraffare il terzo. Così ogni regno deve trattare i suoi sudditi con una certa giustizia, indipendentemente dalla struttura più o meno feudale, e la guerra aperta tra i vari regni è da evitare per non indebolire l’aristocrazia rispetto ai Corporati e ai civili.

— Ed ecco finalmente perché tu e la tua compagna siete così importanti, Adgao. Siete witling, eppure i poteri che dimostravate a Bogdaru erano grandi come quelli di qualunque Corporato. Ho visto il mostro volante abbattuto dalle truppe di Ngatheru. In un modo o nell’altro, la vostra esistenza cambierà il mondo intero. Voglio che questo cambiamento sia per il meglio… o forse sarebbe più obiettivo confessare che desidero avere una certa possibilità di controllo su questa futura evoluzione. In ogni caso, non potevo permettere che il reparto di spionaggio del Regno d’Estate vi tenesse per sé. Ho inviato una lettera anonima al principe Pelio per informarlo della vostra cattura. Il principe ha un discreto potere, e di certo è l’uomo più eccentrico di tutta la corte. Ho puntato su di lui per togliervi dalle grinfie di Ngatheru. In seguito avrei potuto entrare in contatto con voi, per cercare di convincervi a chiedere la protezione dei Corporati. Pelio non avrebbe potuto lamentarsene con suo padre a meno di non rivelargli anche il proprio tradimento. Inoltre, ero sicuro che voi avreste accettato volentieri, una volta capito che con noi sareste stati più al sicuro.

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