Bjault si mise a camminare lungo il margine del bosco e ascoltò il fruscio degli animali che correvano avanti e indietro tra gli alberi tropicali a foglia larga. Sembravano relativamente mansueti e qualcuno si azzardava a saltellare qua e là attraverso il sentiero. Davanti a lui, una creatura simile a un topo tese una specie di ragnatela serica tra due alberi. Ajao si trovò improvvisamente a riflettere su un fatto sorprendente: non aveva ancora visto nessun tipo di vita animale diversa da quella dei mammiferi. Tutte le caselle di un ecosistema erano rispettate, si capisce. C’erano degli “uccelli”, se così si potevano chiamare, e i mostri muniti di pinne che aveva visto rappresentati sugli affreschi Azhiri testimoniavano l’esistenza di una certa vita marina. Eppure, gli uccelli avevano una pelliccia e allattavano i loro piccoli, mentre dalle illustrazioni era evidente che i mostri marini respiravano aria. C’era persino una specie simile a un insetto, ma visto da vicino sembrava piuttosto un toporagno in miniatura.
Bjault riusciva a formulare un’unica spiegazione, in proposito. I primi mammiferi avevano fatto la loro comparsa sulla scena cinquanta o cento milioni di anni prima, quando Giri era abitato anche da rettili e da insetti. Ma uno di questi mammiferi si era rivelato un mutante con caratteristiche che non avevano uguali in nessuno dei mille e mille mondi che l’uomo aveva visitato. Quell’animale era in grado di teletrasportare la materia, o di rengare in termine Azhiri. Probabilmente all’inizio si trattava solo di rengare masse minuscole per pochi centimetri. Ma bisognava considerare un particolare: se il materiale teletrasportato andava a finire nel cervello o nel cuore del nemico, era probabile che quel nemico ne restasse ucciso. Così, il fortunato mutante capace di rengare era padrone indiscusso del proprio territorio. Considerato poi quanto fossero rare le mutazioni, non stupiva che nessun’altra specie avesse imparato a usare il Talento, né a sviluppare un adeguato mezzo di difesa. Tutta l’altra fauna di grandi dimensioni era stata spazzata via, e ora ogni creatura discendeva da quell’unico sbaglio della natura. Bjault rabbrividì.
Naturalmente, la razza Azhiri era comparsa milioni di anni più tardi, proprio come l’Homo sapiens aveva avuto il proprio sviluppo negli ultimi stadi dell’evoluzione dei mammiferi. Ma mentre i loro precursori animali erano stati in grado di teletrasportare solo una piccola frazione della loro massa corporea, un Azhiri ben allenato poteva rengare intere tonnellate di materia. La maggior parte degli Azhiri, almeno. Pelio rappresentava l’eccezione, era in qualche modo uno storpio. Apparentemente non riusciva nemmeno a difendersi contro il Talento.
Bjault notò una piccola polla di transito seminascosta tra gli alberi sul fianco della collina. Abbandonò la spiaggia per raggiungerla. Non che ce ne fosse motivo, ma non aveva nient’altro da fare. Doveva pazientare per un altro giorno, o forse due. Leg-Wot era ormai vicina a recuperare la loro attrezzatura. Entrò nello spiazzo e si avvicinò al bordo di marmo della polla. Sulla superficie dell’acqua galleggiavano foglie e altri piccoli detriti, il che lasciava supporre che la polla fosse poco usata. Bjault si chiese in che modo gli Azhiri riuscissero a evitare gli incidenti. Prima o poi, qualche povero diavolo si sarebbe tuffato nella polla proprio mentre arrivava qualcun altro e sarebbe rimasto tagliato a metà, con la parte inferiore del corpo teletrasportata nel punto da cui il nuovo venuto era partito, dovunque fosse. Forse la chiaroveggenza della razza, sengaggio o come altrimenti la chiamavano, era ancora più efficace di quanto gli avesse riferito Leg-Wot.
Gli venne in mente all’improvviso che c’era un’altra ragione per cui non si verificavano incidenti. Era necessaria dell’energia per infrangere un solido o un liquido, per spezzare i legami molecolari lungo la superficie di taglio. Se, come sembrava, gli Azhiri non spendevano energia per portare a termine i loro giochetti, c’era solo un caso in cui si poteva tagliare un oggetto mediante l’uso del Talento, e cioè quando i materiali lungo la spaccatura erano chimicamente identici sia ai punti di partenza che a quelli di arrivo. Solo allora si verificava una spesa minima di energia netta durante lo scambio di teletrasporto. Di conseguenza si potevano rengare due identici volumi di acqua. O, se si voleva uccidere qualcuno, bastava rengare due volumi esattamente uguali del midollo oblungato della vittima designata, e in pratica rimescolargli il cervello. I witling dovevano condurre un’esistenza davvero precaria, su Giri.
Bjault si guardò pigramente intorno nello spiazzo. Proprio sotto i suoi occhi, all’improvviso, si materializzò un uomo che da tre o quattro centimetri di altezza atterrò sull’erba folta. Lui raddrizzò bruscamente la schiena, non prima che altri due uomini comparissero dal nulla davanti a lui.
— Non ti muovere, witling — disse il primo. — Il principe ha richiesto la tua presenza. — Tutti e tre indossavano i gonnellini regolamentari dei soldati di guardia, ma si dimostravano stranamente tesi e misteriosi. Ajao aveva dovuto trattare con militari e burocrati per oltre. un secolo, tanto che ormai aveva un sesto senso per captare le loro bugie. Quei tre si comportavano come soldati in territorio straniero. Lui fece un passo indietro, verso il sentiero che portava alla spiaggia. Uno dei tre scomparve, solo per riapparire più in basso lungo il tracciato. In quello stesso istante, una folata di vento straordinariamente violenta colpì Ajao alle caviglie, togliendogli l’appoggio dei piedi. I due individui rimasti si avvicinarono, afferrandolo per le braccia. — Possiamo ucciderti prima ancora che incominci a gridare. Se non ci ostacoli forse ti lasceremo vivere. — Ajao strinse i denti per il dolore e la paura, mentre veniva trascinato attraverso il prato, verso la polla di transito. Si trattava di un rapimento, non delle brutalità di un pugno di carcerieri! E la differenza non era affatto accademica. Lui rischiava di non vedere mai più né Yoninne né il maser.
I rapitori stavano per raggiungere la polla quando il tizio che si era messo di guardia più in basso gridò, e l’urlo fu seguito da un rumore secco e improvviso, come quello di un tuono caduto molto vicino. Ajao si voltò in tempo per vedere il corpo dell’uomo che andava a schiantarsi contro il tronco di un albero all’altro lato dello spiazzo. Proprio sul limite della radura era comparso un quarto individuo, un Azhiri dalla pelle scura, con un semplice gonnellino verde. Non si muoveva, ma i rapitori di Bjault impallidirono per la paura.
— Un Corporato! — gridò uno dei due, e quando si rivolse di nuovo al prigioniero aveva scritta chiaramente negli occhi l’intenzione di uccidere.
Si udì un secondo tuono e il potenziale assassino venne letteralmente spazzato via. Ajao ricadde pesantemente al suolo e non sentì più nulla.
Al di là del parapetto, la città si stendeva a perdita d’occhio. Presi singolarmente, gli edifici erano belli, con le strutture in pietra e legno amalgamate con cura. Anche quelli più grandi, alti tre o quattro piani, erano parte di un immenso giardino. Viticci e rampicanti erano stati guidati sulle grate dei balconi e sulle verande dei tetti per creare, con le loro tonalità verdi e marrone, un gradevole contrasto contro l’azzurro delle strutture di legno esterne.
Doveva essere una città, ma gli edifici distavano sempre almeno un centinaio di metri l’uno dall’altro. In mezzo c’erano alberi, fiori, giardini senza sentieri e minuscoli laghetti. L’insieme ricordava ad Ajao il piano urbanistico delle città che aveva appena incominciato a costruire sul Mondo Natale poco prima che venisse lanciata la Spedizione Novamerika, quarant’anni prima. La costruzione di quelle città era possibile grazie alla tecnologia avanzata del Mondo Natale, che impiegava elicotteri da trasporto comandati elettronicamente. Gli Azhiri ottenevano i medesimi risultati senza l’impiego di macchine. Ajao se ne sentiva un po’ invidioso. Le città potevano anche spaziare trenta chilometri da est a ovest, e gli Azhiri sarebbero stati in grado comunque di passare da una parte all’altra, con la stessa rapidità con cui avrebbero compiuto uno salto di due metri.
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