Che cosa avrebbe fatto l’indomani? Yoninne pensò al minuscolo indumento verde di cui si era liberata. Poteva riutilizzarlo, a meno che non si fosse rotta la chiusura. Ma che le venisse un colpo se era disposta ad accettare di rendersi ridicola un’altra volta! Quel ragazzino viziato avrebbe dovuto abituarsi alla sua tuta. Leg-Wot sentì la mascella irrigidirsi e cercò di rilassarsi. Conosceva la posta in gioco, e sapeva bene come fosse importante continuare a incoraggiare Pelio. Senza di lui non avrebbero avuto alcuna protezione e, particolare ancora più importante, non sarebbero mai riusciti a rientrare in possesso della loro attrezzatura. Se Novamerika non avesse ricevuto messaggi, sarebbe passato forse più di un secolo prima che un’altra colonia rischiasse le proprie risorse per tentare un nuovo atterraggio sul pianeta. Più di un secolo prima che venisse scoperto il grande segreto di quel mondo.
Yoninne fissò il paesaggio rischiarato dal chiaro di luna. Non c’era scampo. Dopotutto, indossare quel costume non l’aveva uccisa. Era anche evidente che Pelio non la considerava affatto ridicola, ed era lui la persona da lusingare. Se il prezzo per mettere le mani su quel maser era solo un altro giorno di umiliazione, lei non si sarebbe tirata indietro.
Questa volta non ci furono contrattempi. Tornarono nel posto che Pelio chiamava la Sala Alta e trovarono quel servo speciale in grado di teletrasportarli all’interno del Torrione. Dalla polla di transito emersero in un ambiente vuoto, immenso e scarsamente illuminato. La luce, molto pallida, proveniva da macchie verdastre che sembravano galleggiare nel buio. A Yoninne furono necessari parecchi secondi per capire che quelle macchie erano della stessa sostanza cancrenosa e fungiforme che aveva già visto attaccata alle pareti della loro prigione di Bogdaru. Se non altro, il nuovo posto non puzzava e la fanghiglia non rendeva sdrucciolevole il pavimento, peraltro perfettamente asciutto.
La stanza era una caverna di forma elissoidale così lunga che le macchie luminose sulla parete più lontana sembravano poco più che piccole stelle nel buio. La polla di transito era sistemata su una sporgenza larga circa cinquanta metri che si protendeva in fuori nel punto in cui la parete laterale della caverna incominciava a curvarsi verso il soffitto. Yoninne si rese conto all’improvviso che quasi la metà delle lucine verdi in realtà erano immagini riflesse in un lago ovale che riempiva gran parte del pavimento della caverna. L’acqua era così immobile che lei non si sarebbe nemmeno accorta che c’era, se non avesse intravisto il debole riflesso dello scafo di una barca ancorato contro la riva più vicina.
Incominciarono a percorrere i gradini che scendevano dalla sporgenza. Come al solito, i servi di Pelio li seguivano a distanza.
— Questo è il Torrione della mia famiglia — annunciò il principe con evidente orgoglio. — Probabilmente rappresenta il miglior angeng del mondo. — Lei faticò a seguire il resto della descrizione, infarcito da troppe parole che non conosceva. Fu comunque in grado di comprenderne la storia generale. In origine, il Torrione era stato una caverna naturale con un’unica minuscola entrata, vicino alla Sala Alta. La Corporazione aveva sengato (sentito? visto? percepito?) la posizione esatta della caverna e aveva venduto l’informazione al Regno d’Estate. Gli antenati di Pelio vi erano entrati e l’avevano ampliata fino alle dimensioni attuali. L’unica via d’accesso era stata bloccata e da quel momento in poi mantenere la sicurezza era stata una questione relativamente semplice. Gli Azhiri non erano in grado di teletrasportarsi in un posto che non riuscissero a sengare, e a meno che non fossero Corporati l’unica possibilità che avevano di sengare una località era quella di raggiungere prima le sue immediate vicinanze, si parlava di metri, con un mezzo che non fosse il teletrasporto. Dopodiché, a quanto sembrava, il punto poteva essere sengato da qualsiasi distanza.
Una volta nell’arco di ciascuna generazione, il passaggio dalla Sala Alta al Torrione veniva sbloccato. I nuovi membri della famiglia reale salivano le ripide scale che si inerpicavano all’interno della parete di roccia fino alla Sala Alta e da lì attraversavano a piedi lo stretto pertugio che collegava la Sala Alta al Torrione. I pochissimi servi fidati destinati a diventare i sorveglianti della Sala Alta li accompagnavano solo nella seconda parte del pellegrinaggio. In pratica, gli esponenti di sangue reale erano gli unici a compiere il viaggio per intero.
La maggior parte dei servi di palazzo avevano compiuto il pellegrinaggio lungo le scale di pietra che portavano alla Sala Alta, sicché sapevano teletrasportarsi fin lassù e, all’occorrenza, rendere lo stesso servizio ai loro padroni. I sorveglianti della Sala Alta erano poi in grado di teletrasportare i visitatori all’interno del Torrione. Sembrava un buon sistema. A parte i componenti della famiglia reale, e naturalmente i Corporati, nessuno era in grado di raggiungere il Torrione senza aiuto.
— E il lago? Che funzione ha? — chiese Leg-Wot quando Pelio ebbe esaurito le spiegazioni. Il ragazzo continuava a dimostrarsi cortese, e difatti aveva acconsentito a condurla lì quella mattina, ma sembrava molto più taciturno e nervoso di prima. A volte, lei aveva la sensazione che non volesse nemmeno far udire le loro parole alle guardie del corpo. Yoninne non sapeva che cosa farci, e ora che la meta sembrava così vicina, quello strano atteggiamento incominciava a darle sui nervi.
Pelio la guardò prima di rispondere e un timido sorriso gli increspò il viso. Secondo i canoni umani aveva una faccia strana: tutta tonda, con la punta del naso e del mento appena percettibili. Yoninne non sapeva ancora leggervi bene i mutamenti di espressione. Di certo, nessun’altra persona aveva mai guardato lei in quel modo.
— Il lago serve per il teletrasporto — spiegò il ragazzo, con naturalezza. — Ci troviamo a una lega — un salto? - di distanza da cinque diverse strade reali, e grazie al lago i membri della mia famiglia possono trasferirsi rapidamente nel Torrione anche dall’esterno del palazzo. È proprio questo il punto della questione, capisci? La famiglia reale deve avere modo di mettersi al sicuro da qualsiasi eventuale attacco. Sempre che non sia un attacco da parte della Corporazione, si capisce.
Ecco di nuovo quel termine, “Corporazione”. Avrebbe dovuto cercare di saperne di più in proposito, ma per il momento la interessava molto di più mettere le mani sull’attrezzatura. Tra l’altro, non era detto che una volta rientrata in possesso del maser sarebbe riuscita tanto facilmente a chiamare aiuto. Non si trattava di una questione di potenza. Novamerika si trovava in congiunzione, a non più di cinquanta milioni di chilometri da loro. A quella distanza, il maser era tranquillamente in grado di mettersi in contatto con qualunque antenna di media grandezza, a patto che fosse orientata nella sua direzione. Ma che cosa sarebbe successo se lei, Ajao e l’equipaggio di Draere fossero già stati dati tutti per morti? L’unico motivo per cui i colonizzatori di Novamerika avrebbero continuato a orientare i ricevitori verso Giri sarebbe stato per captare i segnali della stazione telemetrica impiantata da Draere in quella dannata isola dimenticata da dio sull’altra faccia del pianeta. Ed era possibile che lei avesse più di un problema per sincronizzare le sue trasmissioni con quella stazione.
Arrivarono sul fondo del Torrione e Pelio fece strada attorno ai margini del lago. Quella palla di pelo a quattro zampe che il principe chiamava Samadhom continuò a tallonarli da vicino.
Gli occhi della ragazza ormai si erano abituati all’oscurità, e il posto le sembrava quasi un porto all’aperto, illuminato da centinaia di minuscole lune verdi. L’aria non era completamente immobile. Una brezza gentile le faceva ondeggiare il vestito attorno ai fianchi. Il suolo della caverna si rigonfiava verso il lago centrale, formando piccole montagnole che intralciavano il cammino. Pelio indicò i fori nelle pareti.
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