Vernor Vinge - Naufragio su Giri

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Naufragio su Giri: краткое содержание, описание и аннотация

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Come il pianeta Tschai della celebre quadrilogia di Jack Vance, anche Giri non scherza: creato fin nei minimi dettagli dalla fantasia di Vernor Vinge, è un mondo pittoresco e avventuroso popolato da una miriade di razze e tribù bellicose, alle quali non è per niente facile inculcare il concetto di Pax Galattica. Ma questo sarebbe niente se almeno su Giri ci fosse una remota possibilità di sopravvivenza…
Invece: sostanze velenose e piante poco raccomandabili, complotti di corte e intrighi tribali, violenze e pericoli, guerre e sacrifici. I due terrestri sbarcati su questo mondo pazzesco per una spedizione scientifica, e costretti a restarvi loro malgrado, si accorgeranno che c’è poco da stare allegri soprattutto quando, per tentare l’unica via di fuga, dovranno partecipare a un piano sanguinoso e assecondare la volontà di un principe folle.

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Alla fine ritornò verso i soldati. — Dov’è? — chiese, sforzandosi di non far trasparire l’irritazione.

L’uomo scattò sull’attenti. — Dov’è chi? Oh, volete dire il capo sorvegliante di transito, Altezza? Si è dovuto assentare. — Fece una pausa e il principe riuscì quasi a leggergli negli occhi ciò che pensava. Se tu fossi un degno erede della corona non saresti obbligato a ricorrere all’aiuto dei servi per entrare e uscire dal Torrione. — Sarà di ritorno da un momento all’altro, Altezza.

Senza una parola, Pelio distolse lo sguardo e guidò la ragazza in una ritirata strategica verso un margine della stanza. Per un attimo si guardò attorno con occhio torvo.

— Che cosa c’è? — chiese Ionina con dolcezza. Tremava e aveva le braccia incrociate sotto il seno alto.

Pelio rimirò il suo incantevole viso scuro e sentì l’ira svanire a poco a poco. — In questo momento non c’è nessuno che ci possa rengare all’interno del Torrione.

Ionina corrugò la fronte. — Ma mi avevi detto che… voglio dire, non sei il figlio primogenito del re? Dovresti conoscere la strada meglio di chiunque altro, no?

Lui restò sbalordito. Come osa rinfacciarmi… Poi si rese conto con orrore che la ragazza non immaginava di certo che il principe ereditario fosse menomato quasi quanto lei. Abbassò la testa.

— Io sono come te, Ionina — confessò a bassa voce. — Non sono in grado di teletrasportarmi da solo. E nemmeno di uccidere a distanza. — Era la prima volta che una simile ammissione non gli causava dolore.

Ionina guardò verso l’altro lato della stanza, dove i soldati e le due guardie del corpo parlavano con indifferenza tra loro. Avevano l’aria di annoiarsi. Allungò distrattamente una mano per accarezzare la pelliccia umida di Samadhom.

— A proposito di quello che hai detto prima, avevi indovinato — dichiarò. — Nel posto da cui vengo, tutti noi siamo… witling.

Con quale naturalezza aveva pronunciato quelle parole! Per lui, l’asserzione era stata solo il modo di dare voce ai propri sogni, una folle speranza in cui non osava nemmeno credere. Ora, all’improvviso, scopriva che i suoi sogni erano realtà. Per di più, Ionina e Adgao sembravano così civilizzati… dovevano conoscere qualche magia. Che cosa, se non la magia, poteva sollevare un uomo al di sopra degli animali, se non possedeva Talento? Schiuse le labbra, ma le domande e gli interrogativi erano tanti e così in conflitto da ridurlo per un attimo al silenzio. Dov’era la terra magica di Ionina? Poteva rifugiarvisi anche lui?

Dalla polla di transito giunsero degli spruzzi, mentre due nuove persone arrivavano nella stanza e scattavano subito sull’attenti. Chiunque li seguisse doveva essere importante. Ci furono altri spruzzi, e finalmente due sagome emersero dall’acqua. Aleru! Anche nella penombra, Pelio riconobbe all’istante il fratello minore. Il secondo individuo, pesante, massiccio e dalla pelle chiara, era Thredegar Bre’en. Per quanto lui potesse ricordare, Bre’en era stato da sempre il rappresentante in seconda del Re delle Nevi al palazzo. Gli ambasciatori si susseguivano, ma Bre’en rimaneva. Shozeru e i suoi consiglieri si rendevano perfettamente conto che quell’uomo era tutto tranne lo sciocco integrale che sembrava. L’astuto esponente del Popolo delle Nevi era l’unico legame sicuro che il Regno d’Estate aveva con le innumerevoli vie di comunicazione delle terre artiche. Non importava quale banda fosse al potere ai poli, Bre’en riusciva sempre a rimanere a galla nelle alte sfere.

Aleru stava parlando con il suo compagno ancora prima che uscissero dall’acqua. — Te lo dico ancora, Bre’en, è una cosa seria. Siamo stanchi del continuo incoraggiamento che assicurate alla immigrazione illegale verso il Grande Deserto. L’attacco del Popolo della Sabbia all’oasi di Marecharu ci è costato molte vite. — Dopo di loro, altri quattro uomini, tutti vestiti con i pesanti stivali del Popolo delle Nevi, arrancarono per uscire dalla polla. Erano i servi personali di Bre’en.

Bastarono poche frasi perché Pelio capisse che Aleru parlava direttamente in nome del loro comune padre, il re. Per tradizione, il compito di portavoce diretto avrebbe dovuto spettare al primogenito, non appena fosse stato considerato abbastanza maturo e responsabile. Pelio deglutì a fatica e si ritirò il più possibile nell’ombra, augurandosi di diventare invisibile.

Invece, fu proprio quel movimento ad attirare l’attenzione di Aleru, che girò di scatto la testa per guardarli. — Chi diavolo… Pelio! — Il principe più giovane raddrizzò le spalle per salutare il maggiore. — Ciao, fratello. — Dietro di lui, Bre’en si inchinò leggermente.

Pelio rispose al saluto, e cercò di assumere un’aria perfettamente controllata. Suo padre aveva spesso osservato quanto lui e suo fratello fossero simili, sia nell’aspetto che nella voce. Era vero. Se non fosse stato per quella “lieve” deficienza da parte di Pelio, avrebbero tranquillamente potuto essere scambiati per la stessa persona. Ma proprio quella deficienza, insieme alla fatalità di essere nato prima di Aleru, li aveva sempre tenuti separati da un muro di odio e di invidia reciproci.

Aleru era una delle poche persone che conosceva tanto bene Pelio da vedere al di là dei suoi ingannevoli atteggiamenti.

Si guardò rapidamente intorno nella stanza, e parve indovinare che il fratello più vecchio era inchiodato lì per la momentanea assenza del capo sorvegliante. Fissò Pelio e sollevò le spalle, come per dire: Povero sciocco sempre in difficoltà. Poi tradì un attimo di sorpresa quando scorse nell’ombra la sagoma snella e scura di Ionina. La guardò a lungo e Pelio ne immaginò gli inutili sforzi per decidere da quale parte del mondo quella ragazza venisse. Persino il rappresentante del Popolo delle Nevi, Thredegar Bre’en, ora sembrava interessato, anche se il suo sguardo era un po’ più affabile e rilassato di quello di Aleru. Pelio cercò di contrastare la loro curiosità con la semplice forza dello sguardo. Dopotutto, fornire spiegazioni sulla ragazza sarebbe stato come ammettere che in lei ci fosse qualcosa di speciale. Alla fine, però, si sentì costretto a parlare.

— Vi piace? — chiese, sforzandosi di sorridere. — È una nuova concubina, regalo di non so più quale barone di una contea a sud di Tsarang. — Più oscure erano le origini della ragazza e meglio era. Tsarang si trovava dall’altra parte del mondo, così lontana dal vero e proprio Regno d’Estate che la sua lealtà risultava una questione di semplice teoria. Inoltre, la zona era circondata da terre abbastanza selvagge da giustificare anche l’esistenza di una creatura strana come Ionina.

— Molto graziosa, fratello. Un giorno ne avrò una anch’io.

— Certo. — Pelio annuì, e i due fratelli si fissarono negli occhi. Grazie alla rete invisibile di schermi protettivi stesi da Samadhom attorno a loro, Aleru non aveva modo di sengare che Ionina era una witling. Non che la cosa fosse di grande aiuto. Il giovane principe sapeva bene che il primogenito usufruiva molto raramente dell’harem regolamentare e che disprezzava le ragazze almeno quanto loro disprezzavano lui. Così, la conclusione che quella ragazza avesse in sé qualcosa di speciale era quasi inevitabile. Sarebbe riuscito anche a indovinare il terribile segreto che la rendeva così attraente agli occhi di Pelio?

Alla fine, con un gesto di esagerato rispetto, Aleru si mise sull’attenti. — Spero che vorrai scusarci, fratello — disse, prima di girarsi per andare verso il bordo della polla. Si accorse subito che Bre’en non aveva fatto alcun passo per seguirlo.

— Ehm… Altezza — biascicò quest’ultimo — potremmo rimandare la nostra discussione a più tardi? Sono sicuro che l’ambasciatore vorrà sentire le vostre parole di persona. Inoltre, non mi capita spesso l’occasione di parlare con il principe imperiale. Se è lui che un giorno dovrà governare Tutt’Estate, è necessario che la gente dei poli impari a conoscerlo.

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