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Bob Shaw: Il terzo occhio della mente

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Bob Shaw Il terzo occhio della mente

Il terzo occhio della mente: краткое содержание, описание и аннотация

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Fu mentre si versava il caffè della prima colazione che John Redpath s’accorse qualcosa di “strano”, di qualcosa “che non andava”, pur non riuscendo a capire che cosa fosse… Restò un momento a guardarsi intorno, poi tese l’orecchio per sentire se, tra i rumori familiari del mattino presto, nello stabile in cui abitava, ne mancasse qualcuno, ovvero ce ne fossero degli insoliti… Questo tradizionale (e insuperato) modo di cominciare una storia di fs, ben pochi oggi possono permetterselo. Bisogna infatti che un romanzo possa competere con i classici, per non deludere le aspettative suscitate nel lettore da un inizio di questo tipo. Ma per Bob Shaw, autore di “Quando i Neutri emergono dalla Terra”, la difficoltà non esiste: ogni suo nuovo romanzo, comunque cominci, s’impone immediatamente come un classico.

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Le cose stavano a quel punto quando, meno di tre ore prima, si era alzato per affrontare quella che sembrava la mattina di un martedì perfettamente normale…

Redpath interruppe le sue meditazioni. Una donna sulla quarantina, mora, si avvicinava già da un po’, e adesso era venuta a sedersi al suo fianco. Lui provò subito una doppia sensazione di meraviglia. In primo luogo, si stupì che la sua mente, che sino a quel momento aveva vagato fra i terrori più oscuri e le macchinazioni del fato, fosse così pronta ad abbandonare pensieri così esotici e astratti per concentrarsi su questioni di etichetta; e anche il suo secondo motivo di meraviglia apparteneva a quello stesso piano concreto, circoscritto. Redpath era cresciuto nel Sud Haverside, e per quanto avesse cercato di liberarsi dal provincialismo, certe convenzioni sociali facevano parte della sua natura. Secondo il protocollo delle Quattro Città, una donna sola in un parco che volesse restarsene tranquilla avrebbe sempre scelto una panchina o un sedile vuoti, e se proprio fosse stata costretta a dividere la panchina con uno sconosciuto si sarebbe seduta lontano da lui.

In questo caso, non solo la donna aveva evitato numerose panchine vuote, ma si era accomodata a fianco di Redpath, così vicina che i loro gomiti quasi si toccavano. E a Calbridge, persino una prostituta (tranne forse le più audaci) sarebbe stata più contegnosa. Redpath lanciò un’occhiata alla donna, con un certo interesse. Aveva una faccia scura e graziosa, occhi neri dalle grandi palpebre, e labbra generose dipinte di viola. Redpath pensò che sembrava una regina degli zingari; una regina i cui sudditi dovevano aver subìto brutte vicende, a giudicare dall’espressione di tristezza rassegnata. Era stata quell’espressione, più di ogni altra cosa, a fargli pensare che lei fosse sulla quarantina, perché in realtà possedeva il corpo pieno, rigoglioso di una giovane donna quasi arrivata al punto di dover intraprendere una dieta. Portava una giacca di velluto blu, una maglietta cremisi, jeans scoloriti e sandali marroni sporchi di polvere.

— Muoio dalla voglia di fumare — gli disse lei, con aria indifferente. — Hai una sigaretta, tesoro?

Redpath, che si era quasi convinto che la donna fosse davvero di origini zingare, fu sorpreso dal suo accento, tipicamente locale. — Mi spiace, non fumo.

Lei lo guardò alzando le sopracciglia, gli sorrise come se lo avesse sentito confessare un’eccentricità vergognosa che era disposta a perdonargli. — Allora fumerò la mia. — Tirò fuori un pacchetto, prese l’ultima sigaretta che restava, appallottolò il pacchetto e lo lanciò in mezzo al sentiero.

— Potrebbero darti una multa di cento sterline — disse Redpath.

— Se qualcuno riuscisse a farmi sganciare cento sterline sarebbe proprio un tipo eccezionale, tesoro. — Accese la sigaretta con un accendino da due soldi e aspirò profondamente.

Redpath notò che le unghie delle sue dita erano sporche e che le aveva dipinte con uno smalto marrone, in stridente contrasto col rosso delle unghie dei piedi. Per uno scherzo della memoria, gli venne in mente un compagno di classe delle superiori che si era costruito la fama di libertino ripetendo periodicamente: — Io vado forte con le puttane. — Al tempo stesso, e la cosa fu più sorprendente, sentì una forte attrazione sessuale nei confronti della donna, che sembrava l’antitesi di Leila Mostyn sotto ogni punto di vista.

“Calma, John” pensò, preoccupato. “Tu non sei il tipo che passa da una donna all’altra. Hai sempre sostenuto di essere un uomo, non una pallina da ping pong. Ricordi?”

— Che c’è? Oggi non lavori? — chiese la donna. — Sei in ferie?

— No. Ho deciso di prendermi un giorno di vacanza.

— Senza problemi? È proprio vero che certa gente se la passa bene.

— Avevo bisogno di un po’ di riposo. — Redpath si chiese quanto sarebbe durata quella conversazione dall’andamento bizzarro.

La donna sospirò. — Un po’ di riposo servirebbe anche a me. Lavoro sette giorni la settimana.

— Oh! E cosa fai?

— Ho una pensione, ci crederesti? — Lei uscì in una risata depressa. — Tengo gente in casa.

— Ma guarda! lo sto proprio cercando un nuovo alloggio. — Le parole gli erano uscite di bocca prima che riuscisse a soppesarne le conseguenze. Redpath si fissò le mani con una sensazione di estremo nervosismo.

— Sul serio? Ho il posto che fa per te. Come ti chiami?

— John. — Resistette all’impulso infantile di darle un nome falso. — John Redpath.

— Io sono Betty York. — La donna gli mise una mano sul braccio. — Ho il posto che fa per te, John.

— Io… — Redpath cercò di costringere il cervello a mettersi in azione. Era perfettamente convinto che la pensione di Betty York non gli sarebbe piaciuta, ma gli era difficile trovare un modo cortese per respingere l’offerta. — Pensavo a un monolocale.

— Non fa per te, tesoro. Troppe spese, e… — Le dita gli strinsero il braccio. — Non ci sono tutti i comfort di una vera casa.

— Sono abituato a prendermi cura di me.

— Ah, ma non è la stessa cosa, non credi? — Lo sfiorò col fianco, per rendere più chiaro il messaggio.

Redpath si sentì eccitato. Aveva bisogno di una sosta, di una vacanza dall’oneroso compito di essere John Redpath; e aveva bisogno di vendicarsi di Leila. A quanto pareva, gli si offriva l’occasione di prendere due piccioni con una fava. Con Leila tutto, specialmente il sesso, doveva essere soffuso della luce bianca della razionalità, reso asettico, ripulito di quegli elementi che potevano far sorgere sentimenti antichi come la passione, la vergogna, la collera, il desiderio, la gelosia, l’odio, il disgusto, il senso del peccato: tutti quei sapori amari che potevano mutare il vino dell’amore in una birra scura e pericolosa, rendendolo infinitamente migliore. Immaginava già l’espressione di Leila se le avesse detto che preferiva stare con una donna come Betty York, che traeva piacere dalla sua rozzezza e dalle sue battute volgari, dalle sue unghie dipinte tanto volgarmente, dalla sua convinzione di lawrenciana memoria che il sesso è sporco, e per questo meraviglioso. Leila avrebbe mostrato ripugnanza, ma per lo meno lui avrebbe saputo che si trattava di una reazione scatenata da lui solo. Avrebbe saputo su quale terreno si stava muovendo. Non sarebbe più stato costretto a restarsene in disparte mentre lei, una notte alla settimana, trovava altri uomini ripugnanti…

— Per te ho una stanza grande e bella — disse Betty. — Ci puoi vivere per sole venti sterline la settimana, da signore, tutto compreso.

— Tutto? — Redpath fece la sua imitazione di Groucho Marx, soffocando una punta di tristezza.

— Maiale! — Lei si allontanò un poco, rassicurata di vederlo comportare secondo una linea perfettamente comprensibile.

“Perché mai non c’è qui Boswell a registrare questo dialogo per i posteri?” Redpath guardò in giro per il parco, combattendo la sensazione d’irrealtà. I suoi occhi si posarono sulle isole di cespugli, sulle giovani signore con carrozzine, sul perimetro di case più avanti. Poi il suo sguardo incontrò la figura di un uomo, fermo all’ombra di un cespuglio a una ventina di passi da loro, e lui rabbrividì. L’uomo, che indossava una tuta marrone, aveva spalle grandi e curve, e un mento mostruosamente sporgente. Guardava Redpath e Betty York con un sorriso fisso, avido, che lo faceva sembrare quasi subnormale.

— Non guardare subito, però vorrei la tua opinione — sussurrò Redpath, abbassando gli occhi. — Quello è Igor o Quasimodo?

Come succede spesso quando si dice a una persona di non guardarsi attorno, Betty girò immediatamente la testa. — Di chi stai parlando, tesoro?

Redpath guardò di nuovo, e fu sorpreso di scoprire che quell’uomo strano era scomparso. I cespugli non erano abbastanza fitti da poterlo nascondere; per cui dovette concludere che l’uomo, ansioso di non farsi vedere, era fuggito al riparo dietro un albero.

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