«Tu stesso, Thomas, hai preso parte alla morte di uno dei mondi precedenti. Hai qualche idea di ciò che è realmente avvenuto?»
Thomas non riusciva a capire bene a cosa mirasse Foreman. Per di più, Foreman, anche se parlava rapidamente e con la massima serietà, come se l’argomento fosse della massima importanza, sembrava stesse attento a qualcos’altro, sembrava in attesa di un segnale.
— Non è necessario che tu tenti di spiegarmi una cosa così difficile in questo momento — disse Thomas. — Se io muoio, allora, nell’istante del mio giudizio particolare, quell’Uno che ha più facilità di te nell’usare le parole mi aprirà le porte della conoscenza. Se invece non muoio, allora potremo parlarne con più calma.
— Stavo cercando il modo migliore per dirtelo, Thomas: tu morirai, questa mattina; ogni altra speranza è vana. Poiché io non credo nel Giudizio personale e neppure in quello universale, o in un qualsiasi Aldilà, non credo che ti saranno chiariti questi concetti, e perciò l’unico modo di apprenderli è quello di ascoltarmi, adesso. E voglio che tu mi ascolti.
— Oh. Per quanto riguarda la fine del mio mondo, Foreman, non ho proprio nessuna idea di ciò che è realmente accaduto. Posso proiettare la mia mente nel passato e cercare di ricostruire gli avvenimenti. Vedo la scena esattamente com’era, una casa, una città, un mondo, e mi dico che erano la casa, la città, il mondo in cui ho abitato, e che questa è la loro immagine subito dopo la mia partenza. E la cosa mi lascia perplesso. Sono veramente vissuto in quella casa e in quella città? Proprio io? Stento a riconoscere le pietre e i muri di legno, le persone che l’abitano, e tuttavia centinaia di esse hanno i nomi di gente che conoscevo bene. Non credo, come te, nella morte e nella rinascita istantanea dei mondi, ma nel mio mondo c’è stato un improvviso, drastico mutamento, più o meno nell’istante in cui la mia vita è bruscamente finita. E ne capisco molto poco.
«Foreman, vecchio falsario dalla voce melliflua, cosa vuoi dire quando affermi che io morirò questa mattina e che ogni altra speranza è vana? Dimmelo, o ti strangolo in questa stessa cella! Cosa sai, che io ignoro?»
— Niente, Thomas, niente del tutto. Non si presume forse che tu debba morire? C’è qualche dubbio a questo proposito? Chi sarebbe più felice di me se in qualche modo lo si potesse evitare?
— Foreman, tu parli con l’innocenza di un serpente che ha novantanove anni d’esperienza. Bene, continua pure con la tua storia. Io sono anche un critico di tesi storiche, un po’, e abbiamo ancora lunghe ore da passare in compagnia, prima della mia uccisione.
— Questa è un’altra cosa che cercavo di dirti il più gentilmente possibile, Thomas: non abbiamo lunghe ore, soltanto brevi minuti. C’è un ciclo, Thomas. Al tempo della nascita di Cristo, la schietta e crudele Repubblica di Roma (sotto il primo Imperatore, che si considerava un repubblicano) morì in un attimo, e un attimo dopo nacque l’Impero, già maturo. L’Impero: fu questione di un pomeriggio e di una sera. Ma tra i due mondi non c’era somiglianza: il primo, schietto e crudele, e il secondo, strano e contorto, crudele e pietoso tutt’insieme. L’Impero. Cinquecento anni dopo, accadde nuovamente. L’Impero si dissolse come brina al mattino, e fu sostituito dal Basso Medioevo, completamente diverso. Altri cinquecento anni, e l’Alto Medioevo s’insediò sul cadavere del Basso, e non vi fu mai tanta differenza fra due mondi. Dopo altri cinquecento anni l’Alto Medioevo morì (e tu con esso) e nacque qualcosa che tu non sai riconoscere, anche se portava dei nomi a te noti. E dopo altri cinquecento anni, anche quel mondo si spense. Un nuovo mondo nacque all’istante, e la prima colonia su Astrobia coincise con la rinascita. Divenne il mondo di Astrobia, mentre la Vecchia Terra perdeva la sua importanza e docilmente seguiva il nostro mondo. Questo è il mondo destinato a morire questa mattina, e il fatto mi preoccupa.
«Questa è la prima volta che il ciclo si completa su Astrobia. Ogni volta che ciò accade, la rinascita sembra essere più improbabile. Non so esattamente cosa accada quando un mondo muore: ci dev’essere, credo, un pizzico di lievito trascendente che lo fa risorgere. Qualcosa deve scatenare una reazione. Una reazione sta già prendendo forma a causa di quella che hai definito la ‘Legge per l’Interdizione dell’Aldilà’, e il sangue dell’agnello designato (tu stesso) le impedirà di sciogliersi. In precedenza cose altrettanto semplici, ma necessarie, hanno fornito il lievito. C’è l’ assoluta necessità che una piccola quantità di sostanza immateriale (qualunque sia il suo nome nell’equazione) sia aggiunta alla massa, più o meno ogni cinquecento anni. Potrebbe essere una semplice necessità chimica, il cui significato ci sfugge. Io, che ho cercato una fede ma sono stato incapace di trovarla, credo che non sia nient’altro, se non questo. Ma è necessario, ripeto, che qualcosa sia aggiunto di tanto in tanto, oppure i mondi non rivivranno. La tua morte, e la reazione da essa provocata, saranno il lievito, il granellino di pepe. Lo pianteremo subito.»
Battersea, va tutto bene? Stai guardando l’orologio? Ancora poche ore.
— Dieci minuti all’ora zero! — intonò una voce meccanica.
— Bene, Thomas — disse Foreman. — Adesso possiamo avviarci alla tua fine. Vieni, vieni.
— Adesso? Ma sei impazzito? Non sono ancora le otto. Io muoio a mezzogiorno. Niente è pronto, niente…
— Il patibolo è pronto, Thomas, e anche la lama è pronta. Venite, mie brave macchine, afferratelo! C’è un po’ della stoffa dell’eroe, in lui. Mi dispiace, Thomas, ma non c’era altro modo per farlo.
— Toglietemi di dosso le vostre zampe di latta, giocattoli del demonio! Morte e dannazione, chi ha cambiato l’ora, Foreman?
— Io, Thomas. Morirai alle otto. Non c’era altro modo.
— No, io muoio a mezzogiorno! Foreman, ti rendi conto di quello che stai facendo?
— Perfettamente. È chiaro che ho indovinato i piani di Battersea. A modo suo, era un ottimo generale dei guerriglieri, ma io ero il suo comandante. Lui, per me, è sempre stato un libro aperto, e ci ho messo poco a scoprire tutti i particolari.
— Perché mi assassini, Foreman? Ti ho sempre considerato un amico. E tu non nutrì nessuna lealtà verso l’Ideale di Astrobia.
— No, non nutro nessuna lealtà verso il cadavere di Astrobia, Thomas, e sono sempre tuo amico. Ti garantisco che non c’era altro modo per ottenere lo scopo. La reazione che si scatenerà dal tuo abbietto assassinio, insieme ad altre cose che sono andate maturando per tutto questo tempo, porterà a un risultato poderoso: la riscoperta dell’umanità!… Non credi che possa servire a far risorgere un mondo, Thomas? A volte basta un urto leggero per scatenare un’esplosione.
— Dico che nessun uomo ha mai ucciso un amico soltanto per una stupida sequela di parole come la tua.
— E io ti dico che è già accaduto molte volte. Pensa agli Assassinii, Thomas, tu che sei un critico di tesi storiche. Pensa agli Eroi: non sono stati assassinati molto più spesso da amici che da nemici? E probabilmente qualcuno di loro è stato perfino assassinato col suo consenso.
— Io non dò il mio consenso.
— Quando tutto il resto non aveva funzionato, quando un intero programma era risultato inutile, quando l’eroe sarebbe stato più utile morto che vivo, allora i suoi amici facevano di lui un eroe morto, per il suo bene e per il bene del programma. Potrei citarti una decina di casi famosi, ma non lo farò: anche dopo tanti secoli, sono guastati da troppa tendenziosità… Thomas, amico mio! Mi strangoleresti, se riuscissi a liberarti! Tenetelo ben stretto, guardie, e ora portatelo fuori. Bisogna fare in fretta, o qualcosa potrebbe rovinare tutto.
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