Raphael Lafferty - Maestro del passato

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Maestro del passato: краткое содержание, описание и аннотация

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Il “migliore dei mondi possibili” è Astrobia, pianeta costruito sul modello dell’Utopia, dove agi e ricchezze sono a disposizione di chi li vuole. Ma proprio quando il sogno sta per realizzarsi ecco scoppiare una crisi inspiegabile: perché la gente volta le spalle al benessere e sceglie di vivere nel pericolo, negli stenti? I capi di Astrobia non lo sanno, e decidono di chiedere aiuto al passato, cercando nella Storia un leader che possa salvare la loro civiltà perfetta. Inizia così uno dei romanzi più ironici e profondi degli ultimi anni. Un’opera inesauribile, allegorica e umana, che mostra realtà e sogno, mostri e astronavi, assassini meccanici e individui programmati. Un futuro di paria e di dominatori, dove il sublime si alterna al mediocre e dove sovrastano sulla scena figure misteriose: il Rimrock, la creatura oceanica, Evita, la strega bambina, e soprattutto il fondatore e insieme il più grande avversario dell’Utopia: Thomas More, il “Maestro del passato”.
Nominato per il premio Hugo in 1969.

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— Sei morto, vero? — gli disse Thomas. — Bene, hai vissuto anche tu la tua vita. Un olandese di mia conoscenza ti avrebbe ritratto mentre giaci nel letto, anche se sembri uno scheletro. Sei sempre un uomo notevole, anche se è rimasto molto poco di te.

Ma il vecchio Metropolita non era morto. Con gli occhi ancora chiusi, cominciò una sorta di canto liturgico molto antico:

Deus, qui beatos martyres tuos Joannem et Thomam, verae fidei et Romanae Ecclesiae principatus propugnatores, inter Anglos suscitasti; eorum mentis ac precibus concede; ut ejusdem fidei professione, unum omnes in Christo efficiamur et simus.

— I tuoi occhi sono chiusi, ma la tua voce è chiara, e sembri riconoscermi — disse Thomas. — Immagino di essere io il Thomam, ma chi è Joannem?

— San John Fisher — spiegò il Metropolita. — Siete stati santificati lo stesso giorno.

— Ah, già, ha perduto la testa sul patibolo quattordici giorni prima che io perdessi la mia, mi dicono. Non ho mai sentito l’orazione della mia messa, prima di oggi.

— Ma, ragazzo mio, chi mai può sentirla, a parte quelli che sono dall’altra parte?

— Non hai seguaci? Non hai nessuno che ti assista?

— Sicuro che ho seguaci, Thomas. Ne ho ancora cinque o sei. Qualcuno di loro viene a darmi un’occhiata ogni tanto. Ho tutto quello di cui ho bisogno.

— Hai da mangiare e da bere?

— Sì, ma non ho uno stomaco che possa accettarli. Sono divorato dal di dentro. Là, nella credenza… versati un buon bicchiere di vino, e versane uno più piccolo per me.

— Riesci ad aprire gli occhi? — gli chiese Thomas, mentre versava il vino.

— Posso sforzare i muscoli, ma non serve. Sono cieco.

— Così, tutto finisce qui? Tu sei l’ultimo?

— No, non sono l’ultimo, Thomas. C’è la promessa. Noi dureremo finché non finirà il mondo.

— Ma tu morirai presto, vecchio.

— Molto presto, Thomas. Trenta ore prima della tua stessa morte.

— Mi ricordi le parole di uno dei miei sostenitori. Parole ora strane e inutili: «Ma noi non siamo il mondo. Noi siamo un mondo diverso, e a noi non è stata fatta alcuna promessa.» Tu che ne dici, caro Metropolita?

— Sciocchezze, sciocchezze — rispose il Metropolita. — Noi abbiamo la Promessa. Ci è stata fatta qui su Astrobia, non molto tempo fa, nella maniera più strana e fiammeggiante che tu possa immaginare. Sappi che Cristo è stato su Astrobia in forma umana in compagnia di sant’Arpionalo e d’altri. Sappi che la Promessa di fuoco è stata fatta, e la fiamma si sta già levando.

— Nei tuoi cinque o sei seguaci?

— In quelli che mi sono vicini, Thomas. Più di cento in tutta Astrobia. La fiamma ritornerà a divampare. Se hai fede, allora anche le pietre e le zolle di Astrobia ti canteranno la Promessa. E se vuoi considerarla tutta una leggenda, almeno impara a conoscere le leggende! Scoprirai che abbiamo più leggende qui su Astrobia che mai sulla Vecchia Terra.

— Dormi, vecchio, tutto è finito.

— Non è mai finito, Thomas, c’è sempre speranza. Tu sei la prova vivente di ciò che non puoi vedere. Tu, piccolo uomo dalla faccia volpina, sei divenuto un santo.

— Come fai a sapere che ho la faccia volpina, se sei cieco?

— Tu sei il cieco, non io. — E il vecchio scheletro scoppiò a ridere. Bevvero il buon vino a parlarono per un poco. Poi un giovane che tossiva entrò per prendersi cura del Metropolita. Era ancora sporco del lavoro.

— Buona giornata, Thomas — disse il giovane. — A volte il vecchio vaneggia e a volte no. Sii paziente con lui.

Thomas si alzò per andarsene.

— Volgi il Tuo sguardo a noi, Signore, e riportaci la vita! — lo benedisse il vecchio Metropolita, con voce piena di speranza.

— E possa il Tuo popolo gioire con Te — gli rispose ritualmente Thomas. Poi se ne andò.

— L’ultimo — disse Thomas tra sé, quando fu nuovamente in strada. — è così che finisce, dunque.

Gli addetti al raccolto marino stavano rientrando con la barca piena di pesce crucco, da tritare per farne farina. Non era un lavoro massacrante, considerato il livello medio di Cathead, ma era un giorno di peste e tre uomini erano morti. Il capitano della barca sfilò gli stivali dai loro piedi (gli stivali dei morti portavano fortuna, ce n’era un vero e proprio mercato) e fece poi rotolare i tre cadaveri in mezzo al pesce con noncuranza, seppellendoli nella massa.

L’acquirente si avvicinò alla barca e controllò la merce. Vide una gamba che sporgeva e indovinò la forma dei tre corpi.

— Pesali insieme al pesce, prendo anche quelli — disse, — ma dovrò darti uno stoimenof d’etain in meno per ogni corpo. Non sono ricchi di fosforo e di zolfo come i pesci, e sono duri da tritare.

9. King-Maker, il Creatore di re

— Non mi aspettavo che tu non comparissi in Replica — disse Cosmos Kingmaker a Thomas. — La tua voce si sente magnificamente, la gente intorno a te è ben visibile, ma di te non si vede assolutamente nulla. E non credo che la tua invisibilità in Replica sia dovuta al fatto che vieni dal passato. Sei ben solido al tatto. Inoltre, come forse non sai, una persona su cento risulta invisibile in Replica. Naturalmente, tu compari in Video-Vista, ma quella ha soltanto due dimensioni, e raggiunge soltanto due sensi.

— È probabile che sia un vantaggio — commentò Thomas. — La mia voce è molto migliore del mio aspetto.

— Sì, sembra proprio che sia un vantaggio. Ti dà un tocco di mistero. La gente è molto interessata a te in questo momento. Vi sono sempre dei fattori inafferrabili in una faccenda come questa, ma stiamo andando molto meglio del previsto. Il tuo animale e la tua amante ci aiutano parecchio in questo: la gente prova un’istintiva fiducia per un uomo che ha un animale e un’amante. Proprio per questo il Partito moralista è passato dalla tua parte.

— Kingmaker, tu sei pazzo! Io non ho né l’uno né l’altra… Oh, vuoi dire Rimrock e la mocciosa impertinente? Ma Rimrock l’ansel è un uomo, non un animale.

— E la mocciosa impertinente è una donna e non una bambina, Thomas. Maledizione, mio padre l’ha posseduta una volta, molti anni fa. E le bugie che si raccontano su di lei non sono bugie. Ma entrambi piacciono alla gente, Rimrock ed Evita, ed entrambi possono parlare in tuo favore con eloquenza incredibile. Quasi tutti su Astrobia li hanno guardati ieri sera in Replica, quando hanno seminato un delizioso terrore in tutto il pianeta. La gente è affascinata dal loro modo di esprimersi (per fortuna nessuno sembra afferrare il significato delle loro parole). Tutt’e due peccano gravemente di eresia nei confronti dell’Ideale, Thomas, e se la gente li capisse sarebbero pericolosi. Quella sgualdrinella ha un mucchio di cose, oltre ai suoi paradossi.

— Mi ricorda la mia figlia più giovane — disse Thomas, — ma non è educata altrettanto bene. Dimmi, Kingmaker, non si può far niente per quella faccenda degli Assassini programmati? Anche l’altra sera, c’è mancato un pelo che mi prendessero! Mandali a uccidere qualcun altro, almeno per qualche giorno! Mi innervosiscono. Non so se ho nove vite, ma hanno già cercato di farmi fuori nove volte! E ogni volta si fanno più furbi. Non sono delle semplici macchine, ma imparano e si adattano, e non è possibile evitarli usando due volte lo stesso stratagemma. Io non rappresento un pericolo per il vostro Ideale! è una cosa che adoro, ne sono il sostenitore più devoto, e potrei in tutta onestà incidere anch’io sul mio petto le parole: «Non ho tradito l’Ideale». C’è qualcosa che non va, nella programmazione di quelle cose!

— No, Thomas, è impossibile che ci sia qualcosa che non va nel modo in cui sono programmati. L’Ideale è in pericolo, Thomas, e ogni uomo, per un capriccio delle circostanze, può diventare pericoloso, in un modo o nell’altro. In un certo senso però è vero: gli Assassini programmati sono troppo meccanici quando prendono alla lettera i loro programmi. Noi ti difenderemo, ma anche gli Assassini programmati vanno rispettati. Dobbiamo stare attenti a non smorzare il loro entusiasmo, frustrandoli irragionevolmente.

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