Fred Hoyle - La Nuvola nera

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La Nuvola nera: краткое содержание, описание и аннотация

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L’ombra mortale di una nuvola di gas avvolge la Terra. Mentre i politici si agitano vanamente, alcuni scienziati giungono a una straordinaria scoperta: la Nuvola non è solo un ammasso di gas… In questo classico della fantascienza (1958), suspence, credibilità scientifica (Hoyle è uno scienziato), e infiniti spunti di riflessione sui rapporti scienza-politica.

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«Mi lasci andare per ordine. In febbraio ho stabilito di prendere in mano il controllo degli affari mondiali.»

Marlowe scoppiò a ridere.

«Oh, lo so che può sembrare ridicolo e melodrammatico. Eppure parlo sul serio, e non sono nemmeno affetto da megalomania. Almeno, non mi pare. Tutto si sarebbe limitato a un paio di mesi, dopodichè mi sarei tranquillamente ritirato al mio lavoro scientifico. In realtà non ho la stoffa del dittatore, e son contento del mio stato. Ma questa era un’occasione mandata dal cielo, una occasione perchè un poveraccio come me mettesse nel sacco i pezzi grossi.»

«Uno che sta in una magione simile non è un poveraccio,» disse Marlowe riponendo la pipa, mentre continuava a ridere.

«Mi lasci parlare un po’ di filosofia e di sociologia. Ha mai pensato, Geoff, che nonostante tutti i cambiamenti provocati dalla scienza — cioè dal nostro controllo sull’energia inanimata — noi abbiamo ancora la stessa vecchia gerarchia sociale? I politici in cima, poi i militari e in fondo i cervelli. Non c’è alcuna differenza tra questa organizzazione e quella di Roma antica, o addirittura anzi quella delle prime civiltà della Mesopotamia. La società in cui viviamo ha in sè una contraddizione mostruosa: la tecnologia è moderna, ma l’organizzazione sociale è arcaica. Sono anni che i politici cianciano della necessità di avere maggior numero di scienziati, di tecnici, e così via. Ma non pare che capiscano che esiste un numero assai limitato di sciocchi.»

«Sciocchi?»

«Si, la gente come lei e come me, Geoff. Noi siamo gli sciocchi. Siamo noi a pensare per conto di una massa sorpassata di deficienti, e poi ci lasciamo prendere in giro, perchè essi sono più abili trafficanti di noi.»

«Scienziati di tutto il mondo unitevi! È questo che vuol dire?»

«Non esattamente. Non voglio considerare gli scienziati come una classe staccata e contraria agli altri. È una questione più profonda. È un urto tra due maniere di pensare totalmente diversa. Oggi la società, nel suo aspetto tecnologico, base il suo pensiero sui numeri. In quanto all’organizzazione sociale invece basa il suo pensiero sulle parole. Qui sta il vero contralto, fra la forma mentis letteraria e la forma mentis matematica. Vorrei che conoscesse il nostro ministro dell’Interno, capirebbe subito quello che voglio dire.»

«E lei ha un’idea per cambiare tutto questo?»

«Ho un’idea per segnare un punto a vantaggio della forma mentis matematica. Ma non sono così asino da immaginare che la mia azione possa avere importanza decisive. Poi per fortuna pensai che mi sarebbe stato possibile fornire un buon esempio (una specie di locus classicus, per dirla nella lingua dei letterati) di come si prendono i politici per la coda.»

«Mio Dio, Chris, lei contrappone numeri a parole, ma in realtà non ho mai trovato una persona che dice più parole di lei. Mi vuol spiegare che cosa ha in corpo, e in termini più semplici?»

«Cioè in termini matematici? Bene, ci proverò. Supponiamo che, quando arriverà la Nuvola sia possibile sopravvivere. Parlo di sopravvivere, ma è quasi certo che le condizioni non saranno affatto piacevoli. Ci sarà da tremare dal freddo o da sudare dal caldo. È chiaro che molto probabilmente la gente non sarà in grado di andarsene in giro, come ha sempre fatto. Il meglio che possiamo sperare è che si riesca a sopravvivere, scavando una caverna, o una cantina e ficcandoci là dentro. In altre parole verrà a cessare ogni normale trasferimento da luogo a luogo. Quindi le comunicazioni, cioè il controllo delle cose umane, dipenderanno dalle informazioni elettriche. Tutto si comunicherà per mezzo della radio.»

«Vuol dire che la coerenza della società — la possibilità di non frammentarci in una miriade di individui sconnessi — dipenderà dalle comunicazioni radio?»

«Certo, non ci saranno più giornali, perchè i giornalisti saranno tutti in cantina.»

«È questa la sua conclusione, Chris? Nortonstowe diventerà una stazione radio pirata? Dovrò mettermi la benda sull’occhio!»

«Mi stia a sentire. Una volta che le comunicazioni radio abbiano assunto importanza predominante, sorgerà un problema vitale: quello delle informazioni. Il controllo delle cose umane passerà a poco a poco a coloro che sono in grado di maneggiarne almeno cento volte di più che tutti gli altri trasmettitori della Terra messi insieme.»

«Ma questa è fantasia, Chris! Tanto per cominciare, dove si trova l’energia necessaria?»

«Abbiamo i nostri generatori Diesel, e carburante a sufficienza.»

«Ma non si può generare tutta l’energia necessaria, una quantità sbalorditiva.»

«Non abbiamo bisogno di tanta energia. Non ho detto che ci occorra un’energia cento volte superiore a quella

I degli altri trasmettitori messi insieme. Ho parlato di capacità di maneggiare le informazioni, ed è una cosa completamente diversa. Non trasmetteremo nulla alle persone singole. Trasmetteremo, e con poca energia, ai governi di tutto il mondo. Diventeremo una sorta di agenzia di informazioni internazionale. Per tramite nostro i governi si scambieranno i messaggi l’uno con l’altro. In poche parole diventeremo il centro nervoso delle comunicazioni mondiali, ed è in questo senso che controlleremo gli affari mondiali. Forse questo discorso le parrà molto più prosaico di quel che le sia parso al principio; ma, se lo ricordi, io non ho un temperamento melodrammatico.»

«Comincio a capire. Ma come diavolo farà ad assumere tanta capacità di trasmettere informazioni?»

«Mi lasci prima spiegare la questione in teoria. In teoria è sempre stato possibile, in pratica non è stato mai realizzato, sia per inerzia, sia per una difficoltà: ogni messaggio deve essere registrato prima della trasmissione.»

Kingsley si accomodò su una poltrona.

«Naturalmente lei sa che, invece di trasmettere onde radio continue, come si fa di solito, si può anche trasmetterle, per così dire, a raffiche, a impulsi. Supponiamo di poter trasmettere tre tipi di impulsi: corti, medi, lunghi. In pratica l’impulso lungo potrebbe avere, credo, durata doppia dell’impulso corto, e quello medio una volta e mezzo. Con un trasmettitore che funzioni sulla lunghezza da 7 a 10 metri — la gamma solita per la trasmissione a grandi distanze — e con l’ampiezza usuale, potremmo trasmettere circa 10.000 impulsi al secondo. I tre tipi di impulsi potrebbero essere sistemati in un qualsiasi ordine prestabilito — 10.000 impulsi al secondo. Supponiamo ora di usare gli impulsi medi per indicare la fine di una lettera, di una parola, di una frase. Un impulso medio indica la fine di una lettera, due impulsi medi posti di seguito indicano la fine di una parola, tre la fine di una frase. Gli impulsi lunghi e quelli corti ci restano per trasmettere l’alfabeto Morse. In media occorrono tre impulsi per lettera. Calcolando una media di cinque lettere per parola, ciò significa che per ogni parola occorrono una quindicina fra impulsi lunghi e corti. Se poi vi comprendiamo anche gli impulsi medi, che distaccano le lettere, per ogni parola occorreranno venti impulsi. Perciò con una norma di 10.000 impulsi al secondo, possiamo trasmettere 500 parole al secondo, mentre un trasmettitore normale non ne passa mai più di 3. Avremmo una velocità superiore di almeno 100 volte.»

«Cinquecento parole al secondo. Dio mio che bella chiacchierata!»

«In realtà noi possiamo poi ampliare la nostra gamma, in modo da mandare fino a un milione di impulsi al secondo. Come vede non è impossibile giungere alle 10.000 parole al secondo. Il limite sta nella compressione e nella espansione dei messaggi. È chiaro che nessuno può parlare alla velocità di centomila parole al secondo, nemmeno i politici, grazie a Dio. Perciò i messaggi dovranno essere registrati su nastro magnetico, ed il nastro verrà scandito elettronicamente ad alta velocità. Purtroppo c’è un limite alla velocità dello scandimento, almeno con gli apparecchi di cui disponiamo oggi.»

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