Spider Robinson - Stardance

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Stardance: краткое содержание, описание и аннотация

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Shara Drummond ama talmente la danza da trasferirsi nello spazio pur di continuare a danzare. E oltre ad inventare una nuova forma d’arte riuscirà anche a sventare un’invasione aliena.
Vincitore dei premi Hugo e Nebula per il miglior romanzo breve
in 1978.

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«Questo è ciò che significa essere umani: perseverare.»

La sua danza diceva tutto questo con una serie di movimenti ciclici che avevano tutta la maestà solenne delle grandi sinfonie, diversi l’uno dall’altro come i fiocchi di neve, e altrettanto simili. E la nuova danza rideva , rideva del domani come rideva di ieri, e soprattutto rideva dell’oggi.

«Perché questo è ciò che significa essere umani: ridere di ciò che un altro chiamerebbe tragedia.»

Gli alieni sembravano ritrarsi da quell’energia feroce, sbalorditi, reverenti, un po’ atterriti dallo spirito indomabile di Shara. Sembravano attendere che la danza finisse, che lei si esaurisse, e la sua risata risuonava nel mio altoparlante mentre lei raddoppiava i suoi sforzi e diventava una girandola, un fuoco d’artificio. Cambiò il punto focale della sua danza: incominciò a danzare intorno a loro, in sprazzi pirotecnici di movimento che si avvicinavano sempre di più allo sferoide intangibile nel quale erano racchiusi. Gli alieni si rattrappivano per allontanarsi da lei, si ammucchiavano insieme al centro dell’involucro, non tanto minacciati fisicamente quanto intimoriti.

«Questo,» diceva il corpo di Shara, «è ciò che significa essere umani: suicidarsi con un sorriso, se diviene necessario.»

E di fronte a quella terribile sicurezza, gli alieni cedettero. Di colpo le lucciole e il pallone sparirono, altrove.

So che Cox e McGillicuddy erano ancora vivi, perché più tardi li vidi, e questo significa che probabilmente stavano dicendo e facendo qualcosa in mia presenza, ma io non li sentivo e non li vedevo, allora: per me erano morti come tutto era morto eccettuato Shara. Chiamai il suo nome, e lei si avvicinò alla telecamera accesa, fino a quando potei scorgere il suo viso dietro il cappuccio di plastica della tuta pressurizzata.

— Forse saremo trascurabili, Charlie — disse, ansimando per prendere fiato. — Ma, per Dio, siamo duri.

— Shara… adesso rientra.

— Sai che non posso.

— Adesso Carrington dovrà darti un posto a gravità zero per viverci.

— Una vita d’esilio? Per cosa? Per danzare? Charlie, non ho più nulla da esprimere.

— Allora verrò fuori io.

— Non essere sciocco. Perché? Per abbracciare una tuta pressurizzata? Per toccarci teneramente i cappucci per l’ultima volta? Balle. Finora è un bel finale… non roviniamolo.

Shara! — Crollai completamente, mi accasciai e incominciai a singultare.

— Charlie, ascoltami — disse lei, a voce bassa, ma con una concitazione che mi toccò nonostante l’angoscia. — Ascoltami, perché non ho molto tempo. Ho qualcosa da darti. Speravo che l’avresti scoperto da solo, ma… mi ascolti?

— S-sì.

— Charlie, la danza a gravità zero diventerà di colpo popolarissima. Io ho aperto la porta. Ma sai come sono le mode: rovineranno tutto, se non agirai in fretta. La lascio nelle tue mani.

— Cosa… cosa stai dicendo?

— Sto parlando di te, Charlie. Riprenderai a ballare.

Era la carenza d’ossigeno, pensai. Ma non aveva ancora esaurito l’aria fino a quel punto. — D’accordo. Sicuro.

— Per amor di Dio, smettila di fingere di assecondarmi… non sono impazzita, te lo garantisco. L’avresti capito anche tu, se non fossi così maledettamente stupido. Non capisci? In condizioni d’imponderabilità la tua gamba non ha niente!

Restai a bocca aperta.

— Mi senti, Charlie? Potrai ricominciare a ballare!

— No — dissi, e cercai una ragione per giustificare quel «no». — Io… non puoi… è… accidenti, la gamba non è abbastanza forte per lavorare all’interno.

— Dimentica per un momento che il lavoro all’interno sarà meno della metà di quel che farai. Dimenticalo, e ricorda il pugno sul naso che hai dato a Carrington, Charlie, quando hai scavalcato la scrivania, ti sei dato la spinta con la gamba destra.

Balbettai per un po’, e poi stetti zitto.

— Ecco, Charlie. Il mio dono d’addio. Lo sai, non sono mai stata innamorata di te… ma devi sapere che ti ho sempre voluto bene. Te ne voglio ancora.

— Ti amo, Shara.

— Addio, Charlie. Fai come ti ho detto.

Tutti e quattro i razzi di spinta si accesero contemporaneamente. La guardai discendere. Poco dopo che arrivò troppo lontana perché potessi vederla, ci fu una lunga fiamma dorata che s’inarcò sulla faccia del globo, svanì, e poi divampò di nuovo quando esplosero le bombole dell’aria.

C’è un vecchio tema banale per i telefilm: la minaccia dell’invasione aliena unifica l’umanità da un giorno all’altro. È realistico quanto l’idea «l’amore troverà la soluzione»… se quelle maledette lucciole dovessero ritornare, ci troveranno disorganizzati come lo eravamo l’ultima volta. È così.

Carrington, naturalmente, cercò di arraffare tutte le registrazioni e tutto il denaro… ma io e Shara non avevamo mai firmato un contratto, e il testamento di lei era molto esplicito. Allora cercò di corrompere il giudice, ma sbagliò la scelta, e quando la storia finì sui giornali e si rese conto dell’atteggiamento dell’opinione pubblica e privata, lasciò lo Skyfac con una tuta pressurizzata senza razzi di spinta. Credo che volesse finire com’era finita Shara, ma non era abituato alle attività extraveicolari e si mosse troppo tardi. L’ultima volta che lo videro, era diretto verso Betelgeuse. Il consiglio d’amministrazione dello Skyfac elesse un tizio che era molto ansioso di cancellare le macchie, e lui mi offrì l’uso continuativo di tutti gli impianti.

E così ne parlai con Norrey, e lei era libera: e fu così che si formò la Shara Drummond Company di Danza Neomoderna. Ci occupiamo dei bravi ballerini che sulla Terra non possono farcela per una ragione o per l’altra, ed è sorprendente che siano tanto numerosi.

Mi piace ballare con Norrey. Anche insieme, non siamo formidabili come lo era Shara da sola… ma ci armonizziamo bene. Nonostante le evidenti controindicazioni, credo che il nostro sarà un matrimonio riuscito.

È questa la cosa più straordinaria di noi umani: perseveriamo.

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