Gianni Rodari - La torta in cielo
Здесь есть возможность читать онлайн «Gianni Rodari - La torta in cielo» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: Сказка, Детская проза, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:La torta in cielo
- Автор:
- Жанр:
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:5 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 100
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
La torta in cielo: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La torta in cielo»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
La torta in cielo — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La torta in cielo», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
- Su, su, lavora, - la esortava di quando in quando Paolo. - No, non di là: scava in questa direzione, dobbiamo seguire il raggio se vogliamo arrivare al centro.
- Peccato. Sento qui a destra un freschetto... Ci dev'essere del gelato, in questa torta.
- Peccato che non abbiamo portato la bussola per orientarci.
- Cos'importa? Qui è torta dappertutto: a nord, a sud, a est e a dovest.
- Si dice ovest, non dovest. Te l'avrò insegnato dieci volte.
- Eh, lo so che sei bravo. Però la scommessa l'ho vinta io. Uhm... in questo punto hanno messo troppo liquore. Senti, non ci ubriacheremo mica? Ahi! Adesso piove... Fammi provare... Volevo ben dire: non è acqua, è marsala. Aiuto, si sprofonda! Ah, no, meno male. Stiamo camminando sui savoiardi. Sotto i piedi, a dire la verità, io preferisco i croccanti: sono più solidi.
Paolo non cessava un attimo di spalare. Senza aprire bocca catalogava mentalmente i materiali che venivano a contatto con la sua paletta: "Marmellata di lamponi... uva sultanina... crema... gelato di pistacchio..."
Improvvisamente si fermò e strinse il braccio a Rita in segno di allarme.
- Spegni la pila, - le ordinò in un soffio.
- Ci si vede lo stesso. Come mai?
- Zitta: guarda anche tu.
Nella parete di avanzamento la paletta aveva aperto un pertugio, dal quale usciva un tenue raggio di luce. Rita guardò... C'era una grotta, di là... E in mezzo alla grotta, seduto per terra, un uomo scriveva febbrilmente su alcuni fogli che teneva appoggiati alle ginocchia, alla luce di una torcia elettrica infilata in un arancio candito.
- Ma quello è Geppetto! - bisbigliò Rita.
- Sì, e tu sei la Fata dai capelli turchini... Non dire sciocchezze. Lasciami riflettere.
Trascorsero un paio di minuti, durante i quali Paolo e Rita si alternarono in osservazione davanti al pertugio.
- Hai pensato?
- Non ancora.
- Dimmi almeno cosa devi pensare, così posso pensare anch'io. Ad aspettare mi annoio tanto.
- Chiamiamolo pure "il signor Geppetto", tanto per dargli un nome, - rispose Paolo. - Ma chi è? Che ci fa qui dentro? Come c'è venuto?
- Non so. Forse ha fatto come noi. E poi, vedi, scrive: sarà uno scrittore. Un giornalista.
- Bene, ora hai qualcosa a cui pensare. Ma sta' zitta, prima che si accorga di noi.
Rita si chetò e cominciò a leccare la parete di gelato. Ma il silenzio scelse proprio quell'attimo per scoppiare come una bomba.
- E' Zorro! - esclamò Rita. - Ha fiutato le nostre tracce e ci ha seguiti.
- E ora ci rovina tutto, - disse Paolo. Anche lui, purtroppo, ad alta voce: l'eccitazione del momento gli aveva fatto dimenticare le regole della prudenza. Mentre Zorro si precipitava tra le loro gambe abbaiando festosamente, Paolo rimise l'occhio al pertugio e fremette: il misterioso "signor Geppetto" era balzato in piedi, allarmato, e tendeva l'orecchio.
- Buono, Zorro, - bisbigliò Paolo.
Il cane si accucciò, scodinzolando.
- Il "signor Geppetto" ci ha sentiti, - informò Paolo. - Fa il giro della sua grotta, orecchiando alle pareti...
- Mi sembra il momento di tagliare la corda.
- Aspetta. Voglio scoprire...
- Sì, così lui scopre noi, e siamo fritti.
- Zitta. E' qui.
Il misterioso abitatore della torta, esplorando le pareti della sua grotta, era giunto presso il pertugio scavato dalla paletta di Paolo qualche minuto prima. Paolo poté studiarselo da vicino. Era un uomo quasi vecchio, quasi calvo, quasi curvo: tutto un po' "quasi", tranne gli occhiali, che non erano "quasi" spessi, ma spessi del tutto, due lenti della grossezza di un dito, dietro le quali scintillavano due occhi neri, mobilissimi. Vestiva una lunga palandrana grigia, qualcosa fra il camice di un magazziniere e il grembiule di un droghiere. Dal colletto sbottonato e ciancicato gli usciva un brandello storto di cravatta.
- Scappiamo, Paolo.
Ma Paolo era come inchiodato al pertugio. Non se ne staccò nemmeno quando il "signor Geppetto" vi incollò a sua volta gli occhiali. Di qui e di là dalla parete (gelato di pistacchio, a quanto sappiamo) quattro occhi curiosi si fissarono nelle rispettive pupille. Paolo si sentì un brivido freddo corrergli la schiena, ma non si mosse. Il misterioso e certamente falso Geppetto non dovette provare nemmeno un briciolo di paura, perché gridò qualcosa con voce irritata: - Squak squok karapak pik!
Questi furono, all'incirca, i suoni che colpirono le orecchie di Paolo e di Rita. E quelle di Zorro che balzò sulle quattro zampe e riprese ad abbaiare.
- Brek brok karabrok puk! - gridava il vecchio. E mentre gridava cacciò le mani nel pertugio per allargarlo. Ne fece in pochi attimi un finestrino e vi si affacciò, continuando a gracidare nella sua lingua incomprensibile.
- Presto, scappiamo! - gridò Paolo. Fece qualche passo all'indietro, senza perdere di vista il volto inquadrato nella parete verdastra, illuminato dalla pila curiosa e tremante di Rita. E allora vide, o gli parve di vedere, la luce di un sorriso disegnarsi dietro, sotto e tutto intorno agli occhiali... Poi, via, a gambe, a quattro gambe, lui e Rita, a quattro zampe e una coda ritta per aria Zorro, via tutti e tre a rompicollo, per la lunga galleria, pesticciando affannosamente nello zabajone, nel rosolio, nelle paludi di marmellata, urtando nelle pareti di panna e di pasta frolla.
Ecco un chiarore, laggiù... E' notte, fuori, ma tutti i riflettori sono accesi e puntati sulla torta... Paolo riflette disperatamente, mentre allarga l'apertura per uscire... Poi getta la pila giù per la scarpata e grida:
- Prendi, Zorro.
Il cane non se lo fa dire: si getta abbaiando all'aperto, si lancia giù per la scarpata, per recuperare la pila, fedele al vecchio gioco cui Paolo e Rita l'hanno addestrato... Tutti i riflettori lo inseguono, sciabolando sulla collina. In basso scoppia una confusione infernale...
Ancora una volta le idee di Paolo hanno funzionato. I due fratelli si gettano giù, nella zona che i fari impazziti hanno lasciato al buio... rotolano tra i piedi dei vigili del fuoco, che non li hanno visti scendere e li ricacciano a urlacci:
- Indietro voi, dove andate?
- ...In salvo!
- O mamma, - esclamò ad un tratto Rita. - Ho perso una scarpa.
- Dove?
- Non so, credo nello scendere. Torno a riprenderla.
- Brava, così ti acchiappano e salta fuori tutta la storia.
- E la torta se la mangiano loro. Hai ragione, è meglio sacrificare la scarpa.
La mamma non era ancora rincasata. Arrivò una mezz'ora più tardi, quando Diomede, visto che i marziani non mostravano cattive intenzioni, permise agli abitanti del Trullo di uscire dalle cantine.
- Siete stati buoni? Avete avuto paura?
- Sì, mamma, - rispose Paolo alla prima domanda.
- No, mamma, - rispose Rita alla seconda.
- Bravi, - disse la sora Cecilia. - Ora vi preparo la cena.
"Aiuto", pensò Rita. Ma non disse nulla.
La scarpa di Cenerentola
Quando i riflettori, abbandonando Zorro al suo destino, tornarono a gettare una luce uniforme su tutta la collina, un pompiere notò una scarpa infantile, a cinque o sei metri dal suo naso, all'interno della zona proibita.
- Quella scarpa prima non c'era, - disse. - Ho tenuto d'occhio questo pezzo di terra per tutta la sera e ne ho contato i sassi uno per uno. Vi dico che quella scarpa un momento fa non c'era... E ora che ci penso, ho l'impressione di aver visto un'ombra scendere di lassù, mentre succedeva tutta quella confusione per uno stupido di cane...
- Porta la scarpa al comando e levati il pensiero, - gli suggerì un collega.
- Sicuro che ce la porto. E subito.
Diomede, ossia l'intero comando, accolse l'oggetto con qualche risatina. Il generale domandò ai presenti se per caso lo scopo dell'Operazione E.S. fosse quello di aprire un negozio di scarpe usate. I presenti, tra cui si distinsero per le risatelle più scientifiche il professor Terenzio e il professor Rossi, osservarono che la scarpina aveva la suola bucata in due punti: forse i marziani usavano portare scarpe simili in testa, a guisa di elmo, infilando le antenne nei due buchi.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «La torta in cielo»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La torta in cielo» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «La torta in cielo» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.